Moments- Prologo
Ero in quella casa, giocavo con la cosa più innocente al
mondo, la mia piccola Charlie. Aveva uno sguardo così felice.
Io,invece,
avevo paura, non volevo che tornasse.
Sentii
il rumore di una chiave entrare nella serratura. Presi la mia piccola
di corsa e la misi nella culla. Mi sedetti sul letto. La porta si
aprii. I suoi passi erano pesanti, era tornato a casa ubriaco per
l'ennesima volta.
Ho
fatto di tutto per scappare da lui, ma non ci sono riuscita, mi ero
pure tinta i capelli biondi e creata un'altra personalità,
ma lui mi spiava notte e giorno.
Sentii
una bottiglia cadere a terra. Si ruppe. Mi misi dietro la porta che
dava al salone e lo vidi, si stava sedendo sul divano. Aveva una barba
folta, gli occhi rossi e puzzava.
"Kate,
portami una birra"
Mi
urlò. Sapeva che ero a casa. Uscii dalla camera
assicurandomi che Charlie stesse bene. Il mio corpo era pieno di
lividi, non avevo più amici, quando lo avevo conosciuto non
era quel ragazzo orrendo che ora è diventato.
Mi
recai verso il frigo e lo aprii. Cercai a fondo, ma non c'era nessuna
birra. Mi avvicinai ad Edward. Mi guardava con lo sguardo di un
assassino, l'odiavo a morte. Era l'essere più ripugnante al
mondo.
"Non
ci sono birre."
Strinsi
i pugni. Sapevo che si sarebbe arrabbiato ed infatti lo fece. Si
alzò dal divano. Mi prese per il polso e mi buttò
al muro.
"Che
cosa, me le hai buttate tu, vero? Sei solo una puttana"
Il
mio cuore batteva a mille dalla paura. Vidi a rallentatore la sua mano
arrivare sul mio volto. Mi prese per il braccio e mi buttò
sul divano. Mi iniziò a baciare e a togliermi la camicia.
Cercai
di fermarlo, ma continuava ancora di più. Guardai il
tavolino accanto a me e presi un vaso. Lo strinsi bene e glielo ruppi
sulla testa, Edward svenii.
Ero
terrorizzata. Mi alzai dal divano, presi una valigia e ci misi tutti i
soldi e i vestiti miei e di Charlie. Presi in braccio la mia piccola ed
uscii da quella casa.
Fuori
pioveva, ma questo non poteva fermarmi. Misi il cappuccio alla mia
bambina che dormiva e corsi velocemente in cerca di un rifugio. Mi
sembrava di andare lenta, non potevo avere via di uscita da quella
vita.
Mi
misi le cuffie ed iniziai ad ascoltare la musica. Le lacrime scendevano
sul mio volto. Dovevo stare attenta a non cadere e non fare nulla di
sbagliato, perchè dovevo badare ad un'altra vita.
Londra
era bellissima vista da fuori, la cosa che mi piaceva di più
era il suo modo di essere caotica, così Edward aveva meno
possibilità di trovarmi.
D'un
tratto mi scontrai con un ragazzo. Era al telefono, ripeteva sempre
"Sì Danielle, va bene, Danielle" e sbuffava. Aveva
più o meno diciannove anni, la mia stessa età,
era abbastanza magro con i capelli marroni e gli occhi erano molto
profondi. L'unica cosa che gli dissi fu: "Scusa" e questo non mi
notò neppure.
Continuai
a camminare e mi ritrovai davanti ad un edificio. C'era un annuncio, lo
presi. Lessi molto attentamente: "Si cerca un pianista per i One
Direction."
Io
sapevo suonare il piano, lo avevo studiato per sette anni, poi
è arrivata Charlie ed ho smesso. Continuai a camminare verso
la mia vita, se mi prenderanno avrò più
possibilità di stare lontana da Edward. Guardai un'ultima
volta la mia piccola e la baciai sulla guancia. Era il mio angelo
custode, era tutta la mia vita.
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