juls
Capitolo VIII
“Quindi, mi stai dicendo che
un anonimo ti ha mandato un sms minaccioso? E credi che sia..
l’assassino dei tuoi?” Cory mi fissava dallo schermo del
computer, era visibilmente preoccupato, pronunciò le ultime
parole con paura, ma anche con disgusto. Come uno sputo. Io annuii in
fretta, ero spaventata. Sentivo che le lacrime pungevano i miei occhi,
avevo una grande, grandissima voglia di piangere. Il labbro inferiore
mi tremava leggermente, e la voce sembrava sempre più incrinata.
“Non so cosa fare Cory.. E se
fosse qui? Se mi avesse trovato? Magari vuole davvero finire ciò
che ha iniziato.” Gli risposi tremando, rivolgendo i miei
pensieri all’assassino.
“No, figurati, non può
essere lì, la polizia è ferma sul caso da mesi, si
sarebbe accorta se qualcuno avesse preso un biglietto diretto per
Doncaster.”
“A proposito del caso, ci sono
novità? Suppongo che quel bastardo sia ancora a piede libero..
Se solo sapessi dove trovarlo io..”
“Non potresti fare nulla Jan, o comunque io ti proibirei di farlo.. Non puoi sporcarti le mani per colpa sua..”
“Mi ha distrutto la vita Cory, non può passarla liscia. Ti prego, dimmi che ci sono novità..”
“Ce ne sono eccome. Non ci siamo sentiti per settimane, devo raccontarti tutto, quindi preparati. Nulla di buono.”
“Dimmi su.. Voglio sapere tutto”
“Ci sono due indagati, a
quanto pare gli unici con un movente, e un terzo, non ancora
certo.” Si bloccò, forse per cercare di capire la mia
reazione, ma cercai di mostrarmi impassibile. Cercai, appunto.
“Chi?” la mia voce era
di due ottave più alta, acuta e tremolante. Sentivo un peso
così grande all’altezza del petto, che sembrava non
volersene andare. Alla fine, avrebbe cambiato qualcosa, sapere chi era
stato? Era quella la domanda che Niall mi aveva posto qualche giorno
prima. E forse non sarebbe davvero cambiato nulla, in fondo nessuno
poteva ridarmi indietro la mia famiglia. Ma di certo, avrei voluto
vedere in faccia chi mi aveva fatto tutto quel male, chiunque fosse
stato meritava di pagare.
“Il primo è George Parker..” parlò con calma, come se stesse calibrando le parole meglio che poteva.
“Cosa? No, dai, non è possibile...” balbettai “praticamente mi ha salvato lui..”
“E’ questo il punto Jan.
Lui ha detto alla polizia di aver sentito delle urla da casa sua, ma
sua moglie dice di non aver sentito nulla, e Mirna di certo non
è sorda, è una delle più pettegole del vicinato,
sembra la versione trentenne della mia prozia Beth..”
“No, non è possibile ti dico.. e poi, non aveva neanche un motivo.. Non ti credo”
“Ecco, è questa la
parte difficile.. E’ venuto fuori che.. Dio, come cavolo te lo
dico..” sembrava davvero a disagio a parlarne, come se fosse una
fatica enorme per lui. Mi chiedevo cosa avesse di così
importante da dirmi. Mi stavo seriamente preoccupando, cosa poteva
essere di così terribile?
“Ecco.. Simon, tuo padre..
Ecco.. Aveva una relazione con Mirna.” Ed eccola lì,
quella verità che mai avrei pensato potesse esistere, quelle
parole che sembravano così sciocche e prive di senso,
così false. Sta scherzando, pensai. Ma lui era serio,
tremendamente serio. Bugiardo, fu il secondo pensiero. E lo sapevo che
lui era un perfetto bugiardo, nessuno capiva mai quando mentiva, ma
quella volta.. Sentivo che forse non stava mentendo.
“Con relazione intendi..”
“Sì, extraconiugale.. Quando George l’ha scoperto,
secondo Mirna, è andato su tutte le furie, l’ha minacciata
più volte, e ora lei è terrorizzata, è andata a
vivere con una sua amica e collega per il momento. Non sapevo come
dirtelo Jannie..”
“Io.. chi è l’altro?” mormorai cercando di
mostrarmi impassibile, come se quello di cui stavamo parlando fosse una
storia sentita al telegiornale, letta in una rivista, estranea a me.
“L’altro è Carlos.”
Carlos era il socio di mio padre. Nonché il mio padrino. Erano
grandi amici, lui e papà. Sapevo che aveva qualche problema di
soldi, ma per quanto grave potesse essere, era possibile che
l’avesse trasformato in un assassino?
“L’ultimo, beh.. è mio padre.” Buttò
lì Cory, come se nulla fosse. Come se le nostre famiglie non
fossero state ostili l’una con l’altra, durante la nostra
infanzia. Come se suo padre non avesse rubato tutti quei soldi alla mia
famiglia, per poi finire dritto in galera, dopo essere stato trovato in
aeroporto diretto alle Bahamas con la sua amante. Era quello il motivo
per cui quando ero piccola, io non dovevo essere amica di Cory. Con il
passare del tempo, e con il divorzio dei suoi genitori, i miei avevano
acconsentito alla nostra amicizia, ma non avevano mai perdonato suo
padre, che aveva rischiato seriamente di mandarci sul lastrico.
Incantata. Non riuscivo a parlare, a muovere un solo muscolo facciale.
Poi sentii una serie di lacrime che cominciavano a scorrere l’una
dopo l’altra sulle mie guance, e iniziai a singhiozzare. Non
capii quanto tempo passò, mentre ignoravo la voce sempre
più alta di Cory che usciva dalle casse del pc, ma ad un certo
punto la porta della mia camera si aprì, e Niall corse verso di
me spaventato.
“Ehi.. ehi..” cominciò a sussurrarmi
nell’orecchio, per calmarmi. Mi passò un braccio attorno
alle spalle per confortarmi, e poi notò il mio notebook posato
sul letto, con il viso di Cory ancora lì a guardarmi,
scombussolato.
“Forse non avrei dovuto parlartene Jan..” si scusò lui.
“Che succede?” domandò curioso Niall, mentre mi accarezzava i capelli con una mano.
“Hanno.. tre sospetti. Tre Niall. Uno di quei tre uomini mi ha
rovinato la vita..” e ripresi a singhiozzare sconvolta, mentre
lui mi teneva tra le braccia nella sua salda presa. Gli stavo bagnando
tutta la maglietta del pigiama, probabilmente avrebbe trovato righe di
mascara colato sulle sue spalle, ma non sembrava importargliene
più di tanto. Come avrebbe fatto un fratello, si prese cura di
me, facendo attenzione che mi addormentassi, per poi chiacchierare con
Cory del più e del meno. Chiusi gli occhi, e con un grande
sforzo mi abbandonai al sonno. Almeno non avrei pensato a quella brutta
situazione fino al giorno dopo.
*
Quella mattina mi svegliai terribilmente in ritardo, non avevo
programmato la sveglia, sentivo chiaramente la voce di zia Carol dalla
cucina. Feci per alzarmi, ma ero bloccata, stretta nell’abbraccio
di Niall, che era rimasto con me tutta la notte. Un sorriso
involontario mi sfiorò il viso. Cominciavo a vedere quello che
somigliava ad uno spiraglio di luce, grazie a persone come lui.
Sgusciai da quelle braccia calde e forti e mi alzai in piedi ancora
intontita per andare al bagno. Mi guardai allo specchio, sembravo uno
spaventapasseri, ma il tempo a mia disposizione era spaventosamente
poco. Mi sciacquai il viso alla bell’e meglio, cancellando
qualsiasi traccia delle lacrime, e notai che i miei occhi
non
erano poi tanto rossi e gonfi come credevo. Mi lavai i denti, mentre
con una mano spazzolavo i capelli. Mi truccai in velocità e
tornai in camera, dove trovai mio cugino ancora sotto le coperte.
Qualche ciuffo biondo spuntava da sotto la trapunta colorata. Provai a
scrollarlo un po’, ma senza grossi risultati. Spalancai allora la
finestra, il freddo di Doncaster sfiorò il mio viso per poi
riempire la mia stanza. Come avevo previsto, Niall si svegliò di
scatto. Un irlandese doc come lui, che odiava da morire il freddo.
Fosse stato per lui, ci saremmo dovuti trasferire tutti alle Hawaii.
Certe cose non le avrei mai capite.
“È tardi..” osservò leggendo l’ora sul suo orologio da polso.
“Grazie, Capitan Ovvio. Ora muoviti che dobbiamo andare a scuola!”
Senza curarmi della sua presenza mi liberai del pigiama e indossai la
divisa della scuola. Odiavo quella stupida divisa, non mi era mai
piaciuta. Calze grigie, gonna a scacchi, camicia bianca, giacca e
cravattino rosso scarlatto, stringate nere o grigie. Era noioso vedere
come fossimo tutti vestiti uguali, omologati.
Infilai qualche libro nella borsa e corsi giù per le scale. Mi
sedetti a tavola sbuffando, sotto lo sguardo curioso di zia Carol, che
mi diede una tazza di latte con i cereale, su cui mi tuffai affamata.
“Come stai tesoro?” mi domandò tranquilla.
Già, come stavo? Meglio, decisamente meglio. Ma il solo pensiero
delle indagini, di quello che era saltato fuori, mi faceva accapponare
la pelle. Lei però non doveva sapere. In fondo, neppure io avrei
dovuto essere al corrente di tutte quelle cose.
“Sto meglio grazie.. Sembra che la cosa stia diventando
più gestibile.. Cerco di andare avanti..” Che bugiarda. E
l’Oscar per migliore attrice protagonista va a.. me. Odiavo
mentire, ma non credevo di avere altre alternative. Alzai le spalle
lentamente e portai un cucchiaio di cereali alla bocca, masticando
rumorosamente.
“Che cosa sta facendo Niall?” mi domandò dubbiosa.
“Non ne ho idea, ma spero tanto che si muova o arriveremo in ritardo..”
Osservai l’orologio e impallidii all’istante. Mancavano
venti minuti alla campanella che segnava l’inizio delle lezioni e
dovevamo andare a piedi. Neanche correndo in bicicletta, sfidando il
freddo, ce l’avremmo fatta in così poco tempo. E la colpa
era senz’altro del biondino che aveva un’agilità
pari a quella di un bradipo. Sì, sarebbe stato in grado di
schiantarsi contro un qualsiasi muretto.
“NIAAAAAALL!!!” urlai nervosa io. Lui scese le scale in
tutta calma, ancora un po’ assonnato e si versò del
caffè, stando bene attento a non macchiare quella maledetta
divisa scolastica.
“Pensi di muoverti?” gli domandai.
“Ci fono quavi” borbottò infilandosi in bocca una
fetta biscottata ricoperta di marmellata. Svuotò in fretta una
tazza di latte e si infilò la giacca, mentre io facevo lo
stesso.
“Tutto ok?” mi domandò, mentre stavamo uscendo, con un debole sorriso.
“Più o meno.” Risposi io. Non riuscivo mai ad
arrabbiarmi con lui, mai. Era sempre così gentile, sembrava non
farmi innervosire apposta, era dolce nella sua ingenuità. Sotto
il mio sguardo si sedette sui gradini della veranda sbuffando, proprio
come avevo fatto io il giorno prima.
“Ho capito che non arriveremo mai alla prima ora, ma possiamo
cercare di arrivare almeno entro sera? Non sei d’aiuto
così!!” sbottai.
Niall mi guardò spaesato e poi scoppiò a ridere come un demente. Fu allora che cominciai
ad innervosirmi. Ok, no, ammetto di essere stata nervosa fin dal mio risveglio, ma forse stava sfiorando il limite.
“Ehm.. non uccidermi.. mi sono
scordato di dirti che viene a prenderci Louis..” sputò in
fretta e furia, tanto che ci misi un po’ a comprendere il
significato di quelle parole. Traduzione per la sottoscritta: da quando
mi ero svegliata mi stavo facendo pale mentali per niente. Prima che
potessi aprire bocca per lamentarmi o per emettere un qualsiasi altro
suono, un Porsche nero si fermò elegantemente davanti a casa
nostra, e al volante vedevo chiaramente il ragazzo che avevo consolato
la sera precedente. O meglio, un ragazzo piuttosto familiare a lui.
Aveva qualcosa di diverso. Il sorriso che mostrava sventolando la mano
a mo’ di saluto, era un sorriso vero. I suoi occhi azzurri, che
avevo visto cupi e tristi, come un cielo azzurro coperto da nubi
grigiastre, ora erano l’eco di quel bel sorriso che aveva
stampato in faccia. Lo salutai con la mano, sorridendo di rimando. Ero
contenta che si sentisse meglio. Niall mi aprì la portiera e fui
costretta a sedermi nei sedili posteriori, che in una macchina del
genere erano minuscoli e molto scomodi.
“Buon giorno bei
cuginetti!” esclamò Louis non appena mio cugino si
allacciò la cintura di sicurezza. L’auto partì
veloce come una scheggia, tanto che mi scapparono un paio di
esclamazioni poco educate, mentre vedevo che fuori dal finestrino le
case si facevano sempre più sfuocate. Evidentemente a Louis
piaceva la velocità, e in quelle stradine sconosciute si trovava
a proprio agio, il che era un bene, dato che se al suo posto ci fosse
stato Niall ci saremmo ritrovati schiantati chissà dove
già da un bel pezzo. Ho già menzionato i suoi ottimi
riflessi da bradipo? Un bradipo dolce e carino, però. I ragazzi
cominciarono a canticchiare qualche canzone che passava alla radio,
ignorandomi bellamente. Io mi divertivo a commentare le loro
fantastiche espressioni facciali tra me e me, senza parlare. Dopo
qualche minuto eravamo già arrivati nel parcheggio della Hall
Cross School, che cominciava a piacermi di meno, giorno dopo giorno.
Niall smontò dall’auto tranquillamente, sbattendomi la
portiera in faccia, come se avesse altro per la testa, smanettando con
il suo cellulare. Lo fulminai con lo sguardo ma lui ovviamente non se
ne accorse. Louis scoppiò in una risata cristallina, mentre
scendeva e spingeva il suo sedile in avanti, tendendomi una mano per
aiutarmi. La afferrai in fretta, anche perché avevo il terrore
di scivolare rovinosamente a terra.
“Ah, l’amore..”
commentò indicando la testa bionda di Niall che si allontanava
con il telefono appiccicato all’orecchio.
“Dici che Niall è
innamorato?” domandai allora curiosa. Me l’ero chiesta
spesso ultimamente, in effetti.
“Ne sono abbastanza certo, non
l’ho mai visto così felice. Sai, sei visibilmente
più felice quando..” lasciò teatralmente la sua
battuta scadente in sospeso. Io inarcai un sopracciglio e feci una
smorfia di disappunto.
“Comunque..”
continuò lui “.. non capisco perché non voglia
parlarcene!” spiegò lui ridendo, mentre ci incamminavamo
verso l’ingresso.
“L’ispettore Bradford
entrerà in azione” mormorai io tentando di essere seria,
anche se ammetto che non mi riuscì molto bene.
“Grazie per ieri
comunque” mi sussurrò quasi nell’orecchio, come se
non volesse farsi sentire. Gli sorrisi.
“Figurati, quando vuoi” risposi, alzando un poco le spalle.
Non parlammo più, e in silenzio ci avviammo verso le nostre rispettive aule. Ero calma e tranquilla,
quando sentii il mio cellulare che vibrava nella tasca della mia
giacca. Lo tirai fuori di soppiatto, dato che a scuola era severamente
vietato, sicura che avrei trovato un sms di Cory, come al solito.
Appena notai che sopra la bustina gialla vi era la scritta NUMERO
SCONOSCIUTO che lampeggiava sul display, il mio cuore fece una capriola
e poi cominciò a martellare sempre più velocemente, ne
percepivo il battito sulle tempie. Io iniziai ad indietreggiare,
finché non finii addosso al muro. Feci due respiri profondi e
poi aprii gli occhi per leggere il messaggio.
“Non coinvolgere i tuoi amici, se non vuoi che finiscano male anche loro.”
Mi sentii mancare e
mi lasciai scivolare a terra. Quando la campanella suonò, il
corridoio si riempì di frenetici ragazzi che entravano
all’ultimo minuto e correvano verso le loro aule. Quando
cominciai ad attirare verso di me qualche occhiata stranita, mi alzai e
mi avviai verso la classe di inglese, più pallida del solito.
Un’assenza durata
mesi. Sono completamente sparita da qui, e non sapete quanto mi
dispiace. Mi dispiace perché so che questa storia vi piaceva,
era apprezzata e seguita, le recensioni erano bellissime e io ero super
ispirata. Ma sapete, a marzo è venuto a mancare mio nonno, che
per me era tutto. Da lì, sono scivolata sempre più
giù. A scuola andavo male, è finita che ho perso
l’anno, per vari motivi (specie una prof di scienze troia,
dettagli) e mentre cercavo di tirare su varie materie, ho mollato EFP,
e tutto quanto. Quindi non solo ho mollato questa FF. Non ho più
letto, né recensito, né risposto alle vostre nuove
recensioni. Ora sono qui comunque.
Sapete chi mi ha dato la forza di postare? @__ohluna,
ovvero la mia Mari, che ho conosciuto su questo sito quasi due anni fa,
e che ho incontrato per la prima volta tre giorni fa, quando siamo
andate a vedere i Red Hot assieme. Non vi preoccupate, non vi
parlerò di quanto Kiedis fosse figo, anche perché le
parole non bastano davvero. Comunque, ho parlato con lei, e ora sono
qua.
Io non so se vi
interessi ancora questa cosuccia, però spero di sì.
Voglio finirla, anche perché la trama ce l’ho tutta in
testa, e non posso perdere così tutto il mio lavoro.
Se come al solito trovo
almeno 5 recensioni, pubblico il prossimo capitolo. Sennò mi
farò venire tremila complessi perché penserò che
non ve ne freghi nulla.. ecco quindi recensite numerose e fatemi
contentaaa <3
Vi voglio bene, a
tutte.. Grazie per i tweet di supporto e per le nuove recensioni..
Grazie per chi ha continuato a mettere la storia tra i preferiti e a
recensire nonostante io fossi un fantasmino.. Risponderò a tutte
voi il prima possibile!
Ah, e passate a leggere la FF della Mari, vi lascio il link QUI. Enjoy it!
È una cosa
meravigliosa.. e se notate un personaggio un po’ strano, una
certa Ginger, sappiate che è la ragazza che vi sta scrivendo
ora. Quella sono io al 100%.
Un bacione,
VI AMOOO <3
Juls
|