Capitolo 8:
Perché ti amo, amore mio.
E all’improvviso tutto si spacca.
Ti guardo e vedo un’altra nei tuoi occhi.
Il mio riflesso è solo un mero spauracchio,
nel tuo cuore son sepolte le mie ossa.
(Addio, amore mio; Shunkashuutou)
La consapevolezza della verità giunse a Shuukako come
l’infrangersi inevitabile di un vaso lasciato cadere nel
vuoto senza che alcuno si preoccupi di afferrarlo. Semplicemente stava
lì, davanti alla porta della stanza del signor Mitsutani, a
guardare un assassino di cui conosceva la faccia e la voce, ed eppure
non riconosceva. Perché non riusciva a concepire
l’immagine dell’uomo che amava sotto la luce del
sangue.
-Come hai potuto?- domandò a Natsuya, le lacrime sgorgavano
copiose dai suoi occhi -Natsuya!-
-Perché dai per scontato che sia stato io?-
domandò lui, senza scomporsi più di tanto.
Shuukako sobbalzò, presa in contropiede da quella domanda
gelida eppure così dolorosa.
Perché non riusciva a difenderlo?
“E’ perché è così
evidente!” le soggiunse in aiuto la propria mente, quella
piccola parte di lei ancora razionale “Perché
altrimenti sarebbe in questa stanza?”
Mafuyu le posò la mano sulla spalla e strinse calorosamente
in una morsa dolce per recarle un minimo di conforto.
-Lui non è Natsuya.- le disse semplicemente, come se
ciò potesse rasserenarla. Gli occhi di Shuukako si
sbarrarono di fronte alla verità cruda e semplice,
perché tutto allora si spiegava, ma il cuore doleva ancora
nonostante quel minimo sollievo. E se da un lato si chiarivano molte
cose, nuovi interrogativi si aggrovigliavano nella sua mente come
serpenti il cui veleno logorava anima e corpo.
Il resto dei presenti, eccetto Mafuyu, e forse Emily, rimase confuso a
quella rivelazione. Persino Iyv restò a bocca aperta,
perché aveva certo sospettato una soluzione così
romanzesca, ma era troppo… romanzesca, appunto, e
l’aveva accantonata nella sua mente per ricercare le prove ed
evitare di seguire immediatamente una pista che avrebbe potuto
rivelarsi fasulla.
La sua regola principale era: non concentrarti mai su un qualcosa,
vaglia le varie ipotesi, prendi tutto per plausibile e solo dopo
sfoltisci le idee, quando sarai sicuro che alcune possano essere
scartate.
E prove ce n’erano a favore di quella verità,
mancava il movente, e temeva di saperlo. Era in casi come quelli che
bisognava puntare il fascio di luce teatrale sul colpevole e farsi
spiegare, raccontare, ogni cosa.
-Tu lo sapevi?- domandò soltanto il falso Natsuya e Mafuyu
annuì.
-Non l’ho capito subito, purtroppo. Hai ingannato tutti.-
scosse il capo, deluso -Se avessi fatto più attenzione, lei
non sarebbe morta.- strinse i pugni fino a sbiancare le nocche.
-Non era tua madre al telefono, vero?- domandò ancora il
falso Natsuya e i presenti fissarono attoniti Mafuyu. Fu il
trillo del campanello a rispondere a quella domanda. Un suono acuto e
musicale che fece sobbalzare tutti. Il signor Hopkins scoccò
un’occhiata ad Emily, poi si precipitò ad aprire.
Il falso Natsuya fissò nuovamente Mafuyu, quasi volesse
incenerirlo con lo sguardo, ma quello non si lasciò
intimidire più di tanto.
Era furente.
Mafuyu non era un tipo molto espressivo, spesso lo si chiamava Principe
dei Ghiacci. Avevano composto anche una canzone su questo, quando erano
ancora tutti e quattro insieme.
Lui, Shuukako, Haruka e Natsuya.
Il falso rimase sconcertato nel leggere l’odio più
puro negli occhi scuri del cantante, mentre Shuukako stringeva le dita
sottili intorno ai lembi della manica della camicia.
-Mafuyu… - domandò tentando con scarsi risultati
di controllare il tremolio della voce. -Chi era al telefono?-
-Era- iniziò a dire quello, ma una voce tonante alle sue
spalle lo interruppe.
-Tsunayoshi!-
Si voltarono tutti quando sentirono lo scalpiccio di scarpe bagnate
nelle vicinanze della porta e un coro di sorpresa si levò
quando una testa rossa e fradicia fece capolino nella stanza. I
presenti guardarono prima il falso, poi quello che pareva il vero
Natsuya, con se fosse possibile, ancor più palese confusione
nel volto.
Hogan era estremamente sconcertato ed Helena sconvolta: aveva
chiacchierato con una ragazza morta e con il suo assassino che si
spacciava per qualcuno che gli somigliava incredibilmente e
quest’ultimo aveva anche baciato la ragazza
dell’altro che era appena arrivato a reclamare la propria
identità… cose così accadevano solo
nei fumetti o nei libri del mistero, come poteva non restarne
devastata? Non era finzione, non era intrigante o affascinante come
quando sfogliava le pagine dei suoi manga o dei suoi libri. Era
terribile, semplicemente terribile.
Come poteva Iyv sorridere quando svelava la verità dietro
alle menzogne più nere?
Blackmoore, con ancora la sigaretta stretta fra le labbra, stava dietro
questo nuovo arrivato, quest’apparizione, se così
si può dire. Sul suo volto vi era un’espressione
infastidita.
-Il medico legale mi ha detto tutto!- sbottò Natsuya
stringendo i pugni.
Le tempie fasciate dolevano per tanti motivi, la botta in testa, lo
stordimento, il viaggio aereo, ma lui doveva essere lì, in
quel momento. Doveva capire perché Tsunayoshi aveva preso il
suo posto a quel modo. Voleva solo quello e invece poi aveva incrociato
il dottor Blackmoore sotto il portico, intento a fumare. E per sbaglio,
perché, anche se era una cosa così semplice e
ovvia giudicando obiettivamente, Blackmoore non aveva capito chi fosse
e senza garbo gli aveva riferito di Haruka. Natsuya si
precipitò verso il ragazzo che fino a pochi giorni prima era
suo fratello e l’afferrò per il bavero. Lo scosse
con forza e rabbia, strattonandolo come una bambola di pezza.
-Perché l’hai uccisa?!- ruggì
tracimante di dolore e rabbia. Le lacrime gli imperlavano gli occhi
scuri privi delle lenti a contatto colorate. Tsunayoshi pareva assorto
in qualche elucubrazione mentale e fissava Natsuya senza cambiare
espressione. Questa sua inespressività urtò i
nervi dell’altro al punto che Hugh Hench e il signor Bowen
dovettero letteralmente strapparglielo dalle mani.
-Perché l’hai uccisa?!- gridò ancora
-Che ti ha fatto di male?!-
Tsunayoshi alzò le spalle e sui suoi occhi comparve
l’ombra d’un sentimento. Si raddolcirono e
colmarono di dolore, ma fu un attimo, perché poi il falso
verde delle lenti inghiottì nuovamente ogni cosa e
ciò che gli altri videro fu solo un volto inespressivo, non
toccato da quanto accadeva.
-Nulla.- gli rispose.
-Nulla?!- sbottò il ragazzo, strattonando il signor Bowen
con forza. -Nulla?! L’hai uccisa… per niente?!-
L’ennesimo strattone e per poco il giapponese, nonostante la
corporatura minuta non riuscì a sfuggire alla presa dei due
uomini. Mafuyu dovette dare loro man forte, ma non certo per il bene
dell’intruso omicida, quanto perché voleva sapere.
Poi avrebbe persino aiutato Natsuya o forse si sarebbe comportato
persino peggio, lasciando cadere la sua maschera fredda per sputare
fuori tutto il sentimento di cui era capace. Tutte le emozioni covate
in quel breve lasso di tempo, in quei pochi giorni che dovevano essere
il preludio, il cancello, ad un’avventura, ad un sogno carico
di emozioni da capogiro, si erano trasformate nella bocca vorace di un
baratro. E per cosa?
Per nulla?
Tsunayoshi, indifferente, scosse la testa e diede le spalle ai
presenti. Si diresse a passo lento verso la finestra e
guardò fuori.
-Era un ostacolo.- disse, senza smettere di fissare
l’incessante pioggia scrosciare sul giardino della villa.
-Un ostacolo?- ripeté incredulo Natsuya -Haruka, un
ostacolo?-
Tsunayoshi tacque qualche secondo, concedendosi di guardare ancora
all’esterno prima di rispondere, poi si rivolse al fratello,
addolorato. Le sopracciglia corrucciate e le labbra distorte in una
smorfia disgustata.
-Per noi!- affermò.
Gli occhi degli astanti, compresi quelli dei due agenti rimasti
nascosti nella villa secondo le direttive di Iyv e appena entrati nella
stanza, scorrevano confusi dall’uno all’altro dei
due fratelli, per non perdersi neppure un istante di quella
confessione, neppure un battito di ciglia, un leggero movimento delle
labbra.
-Per noi?!- ribatté Natsuya in preda ad una crisi di nervi
-Ti stai contraddicendo!-
Tsunayoshi deglutì, il suo sguardo
s’incupì -Me l’avevi detto tu.- rispose
lamentoso -Sempre insieme, sempre insieme… -
No, Natsuya non poteva davvero capire cosa passasse per la testa di suo
fratello, né perché rivangasse una promessa che
da bambini si rinnovavano spesso, seduti sul letto, nel parco, dopo
essere scappati dai bulletti della scuola oppure dopo qualche saggio
musicale. Una promessa che dava loro coraggio di affrontare quel mondo
così grande che incuteva tanta paura in due bambini. Una
promessa che però alla fine era l’equivalente del
“Quando sarò grande ti
sposerò!” detto alla mamma, o al papà.
Che Tsunayoshi fosse un tipo geloso Natsuya lo sapeva, ma non fino a
quel punto, non fino ad uccidere…
-Ma lei ti voleva portare via da me.- continuò, lamentoso -E
mi ha dato fastidio che tu m’ignorassi.-
Natsuya non riusciva proprio a capacitarsi di cosa dicesse il fratello.
Non riusciva a concepire che una gelosia così prepotente
giacesse latente in lui. Non in quel ragazzo che incamerava un successo
dietro l’altro e che, nonostante l’età,
aveva già un lavoro degno di nota e poteva considerarsi un
esempio da seguire per molti. A volte perdeva la calma, ma è
normale se un imprevisto ti da la zappa ai piedi. Chi non
s’infurierebbe?
-Ma io non t’ignoravo, Tsunayoshi, io- -Tu!- lo interruppe
quello avvicinandosi a passo svelto. Hugh Hench e il signor Bowen
temettero che Natsuya gli si scagliasse contro e Mafuyu si
preparò ad afferrare l’altro gemello per
trascinarlo via, ma quello non parve preoccuparsi e
gesticolò furiosamente -Tu preferivi passare tutto il tempo
con loro e l’hai baciata!-
Shuukako chinò lo sguardo. Già. Natsuya aveva
baciato Haruka, una volta… l’aveva odiata a morte
per questo, poteva dire di comprendere come si era sentito Tsunayoshi,
almeno un poco…
-Hai fatto l’amore con lei, non facevi che parlare di lei e
mi ferivi, mi ferivi in continuazione!- Tsunayoshi era agitato oltre il
limite in quel momento. Tentava di ostentare una certa calma, un certo
controllo di se con gesti plateali, ma non riusciva a dominarsi. Non
c’era mai riuscito, in effetti. Per questo sua madre e suo
padre l’avevano portato più volte da quel dottore
e questo tizio aveva detto loro che aveva un disturbo della
personalità e da allora aveva visitato un sacco di
ambulatori con un sacco di cretini che credevano di sapere leggere nel
suo cervello, ma nessuna delle loro presunte terapie faceva effetto. A
volte fingeva, in modo da non doverci più tornare. E
funzionava. Mamma e papà erano contenti quando si comportava
bene e non dava di matto e poteva giocare con Natusya. Ma poi erano
cresciuti e i pomeriggi da trascorrere insieme erano diventati
più rari e le visite dai medici sempre più
frequenti. Ma Natsuya non sapeva, lui non doveva sapere, altrimenti
avrebbe avuto paura.
-E io ero stanco di dividerti con lei, dovevo fare qualcosa, lo
capisci?- esclamò con un lungo sospiro guardando prima
Shuukako, poi suo fratello. Lei rimase spiazzata.
Natsuya aveva fatto sesso con Haruka?
Si sentì profondamente stupida per aver creduto a tutte le
cose dolci che invece le diceva. Natsuya parve crollare di fronte alla
realtà dei fatti e scosse il capo. -Come hai potuto pensare
che così facendo non ti avrei allontanato, invece?-
A quelle parole Tsunayoshi parve inorridire, quasi sbiancò e
la voce uscì dalla sua bocca tremula ed insicura.
-Ma tu hai promesso… -
-Hai ucciso una persona, Tsunayoshi! Come posso perdonarti per questo?-
-L’ho fatto per noi!- sbottò -Se non si fosse
messo in mezzo quello là- indicò Iyv - sarebbe
andato tutto per il verso giusto!-
-In realtà chiunque sarebbe stato in grado di capire chi
c’era dietro all’omicidio.- disse
l’italiano attirando l’attenzione di tutti verso di
sé, compresa quella di Blackmoore che voleva davvero venire
a capo di quella storia assurda, ma più di ogni altra cosa,
era curioso di vedere che cosa avrebbe combinato Patrizio Vidali quella
volta.
Tsunayoshi strinse i denti.
-Ah, sì?-
L’investigatore annuì -Fin dall’inizio
c’era qualcosa che non quadrava.- disse -Perciò ho
buttato una piccola esca per sondare le reazioni dei presenti. E,
magicamente, abbiamo trovato l’arma nella valigia del signor
Mitsutani.- disse -Anche se tutti i sospetti fino a poco prima
portavano a Shuukako. A voi questo cosa fa pensare?-
-Che… - fu proprio Shuukako a rispondere, cupa -Che io abbia
cercato di sviare i sospetti da me.-
-Esatto.- rispose Iyv -Inoltre, forse è stata solo una mia
impressione, ma il Natsuya con cui abbiamo condiviso la serata sembrava
l’unico a considerare l’eventualità che
Mitsutani potesse essere colpevole mentre Mafuyu l’ha sempre
difeso a spada tratta. Inoltre, la chiamata di sua madre mi
è parsa molto sospetta. Sei un credibile bugiardo, ma non
troppo… -
Mafuyu annuì, stringendosi nelle spalle e Shuukako gli
strinse le dita intorno al braccio, per richiamare la sua attenzione.
-Perché non ci hai detto nulla?-
Mafuyu gettò un’occhiata verso Tsunayoshi -Non me
la sentivo di causarti un altro trauma e poi, quando ho provato a
contattare il detective questa notte sono stato quasi scoperto.-
tremò al solo pensiero. Se avesse varcato la soglia della
stanza, Tsunayoshi sarebbe corso ad ucciderlo.
-Mi dispiace… - disse a denti stretti soffocando un gemito.
Shuukako scosse la testa. Iyv riprese il suo discorso -Ho sempre avuto
l’impressione che l’assassino tentasse di sviare i
sospetti da se, ma non è stata Shuukako ad uccidere Haruka,
perché l’angolazione e la forza impressa
all’arma del delitto dimostrano che l’aggressore di
Haruka era molto più forte e leggermente più alto
di lei. Shuukako è più alta di Tsunayoshi, ma non
ha la stessa forza, suppongo. A causa della lama che le ha danneggiato
le corde vocali, non ha potuto chiedere aiuto. Ma ha lasciato un
messaggio. Adesso so cosa significa e perché
proprio Tsundere invece che Shuukako. Haruka aveva capito.-
Tsunayoshi strinse i pugni.
-Lei aveva capito a cena che non eri Natsuya.-
-Il formaggio!-esclamò Shuukako, colta da ispirazione
improvvisa.
-Il dottor Blackmoore ne ha trovato sulla scena del crimine e mi ha
domandato se per caso non avessi fatto uno spuntino nella stanza.- a
quel punto sorrise appena -Ma non mi permetterei mai di farlo,
perciò, poiché ho visto chiaramente che Haruka
non ha portato del cibo in camera, quel formaggio lì
c’è arrivato in un modo soltanto. Tsunayoshi, tu
te ne sei messo nel piatto durante la cena, ma Haruka ti ha avvertito e
hai dovuto rinunciarvi, così devi esserti nascosto qualche
pezzo per mangiarne di nascosto, questo perché a Natsuya non
piace il formaggio, giusto?-
Natsuya annuì.
-Ecco, quelle briciole le hai perse mentre uccidevi Haruka,
contaminando così la scena del delitto con prove a tuo
sfavore, ma non te ne sei accorto. Il messaggio che Haruka ha lasciato
prima di morire doveva essere “Tsunayoshi” ma tu
l’hai scoperta e hai tentato di rimediare, non hai scritto
Shuukako perché Haruka aveva già iniziato a
scrivere Tsunayoshi. Infatti, il “na” era
leggermente scarabocchiato perciò fin da subito ho pensato
che il messaggio fosse stato ritoccato.-
L’attenzione di tutti era ancora rivolta verso di Iyv che
proseguì, le sopracciglia corrugate in una smorfia di
concentrazione. -Quello che non capivo era il perché, anche
se adesso è tutto chiaro.-
Tsunayoshi sbuffò -Sì, è come ha detto
lei.- ammise -Ho aspettato che Mafuyu uscisse a fumare e mi sono chiuso
in bagno, così, quando ha salutato quel grassone-
indicò Hugh Hench che digrignò i denti per
l’offesa gratuita -sono uscito dalla stanza senza farmi
vedere. Shuukako aveva il phon acceso, diceva di doversi lavare i
capelli e dopo saremmo usciti in giardino a fare una passeggiata da
soli.-
Natsuya provò nuovamente l’insano desiderio di
spaccare la faccia a suo fratello, ma si trattenne, per stare a sentire
tutto il resto. Tutto il triste restante racconto.
Haruka mi ha aperto e io… - alzò le spalle e le
mani ruotarono verso il soffitto, sorrise innocentemente -Io sono
entrato, ho finto di baciarla, ma lei mi ha respinto, aveva capito che
ero io, così ho saltato i preamboli e l’ho uccisa.-
-Ma perché?!- sbottò Tsunayoshi
-Perché!? Così! A sangue freddo!-
-Perché volevo che lei sparisse dalla faccia della terra!-
esclamò indicando Shuukako che trasalì.
-Io?-
-Si, tu! Tu me l’hai portato via! Se non fossi mai entrata in
casa nostra, noi saremmo rimasti sempre insieme! Sempre!- Tsunayoshi si
scagliò contro di lei, con il pugno alzato, in quel momento
nei suoi occhi vi era solo pura e semplice rabbia,
nient’altro che furia cieca. Un forte pugno si
abbatté sul suo zigomo fratturandolo e respingendolo a
terra. Tsunayoshi ruggì, infastidito da
quell’interruzione e si rialzò, pronto a
riattaccare. Due paia di braccia lo afferrarono e lo trattennero mentre
Natsuya, davanti a Shuukako, si massaggiava la mano arrossata. Pareva
invecchiato di anni tanto era affaticato e sofferente nel corpo e nella
mente. Shuukako si appiattì contro la parete, ma non emise
un solo gemito di terrore, era una ragazza profondamente orgogliosa, si
chiuse la bocca con le mani e gridò interiormente per la
paura e la disperazione, tentando di conservare le lacrime che
tracimavano dagli occhi per dopo. Per quando tutto sarebbe davvero
finito.
-Natsuya!- urlò Tsunayoshi, i due poliziotti intervenuti lo
tenevano ben stretto. Dovettero buttarlo a terra per ammanettarlo, ma
lui neppure li vedeva. Erano ostacoli, solo ostacoli, fissava suo
fratello, lo implorava con le sue grida rabbiose e Natsuya non poteva
che stare a guardare. -Natsuya!!-
-Hai il diritto di rimanere in silenzio… - disse uno degli
agenti.
-Natsuya!-
-… qualunque cosa dirai, sarà usata contro di te
in tribunale… -
-Natsuya!- Tsunayoshi si contorse come una serpe sulla porta della
stanza, allungando il collo per non perdere di vista suo fratello e
quando lo vide stringere fra le braccia Shuukako per consolarla, la
disperazione si dipinse sul suo volto. Tutto il suo mondo
crollò definitivamente. Balbettò qualcosa e
riuscì con un forte strattone a sfuggire ai due agenti di
custodia, corse nel corridoio e raggiunse le scale. Lo inseguirono gli
agenti, lo seguì Iyv e Hogan gli andò dietro,
Natsuya corse anche lui, corse più veloce di tutti,
perché… perché era suo fratello,
probabilmente nel suo intimo aveva percepito una rottura, eppure non
riusciva a capire completamente. Tsunayoshi mise il piede sulla
balaustra e saltò.
-No!-
L’urlo di Natsuya riecheggiò per la tromba delle
scale, accompagnando la caduta del corpo di Tsunayoshi. Natsuya
andò a sbattere contro la ringhiera e rimase sporto a
guardare, con gli occhi sbarrati e le mani tese, invano, verso suo
fratello. Urlò ancora e Tsunayoshi, per un attimo, parve
sorridere. Pianse, l’assassino, ma la sua unica lacrima fu
travolta dal sangue che lo schianto fece spruzzare
tutt’intorno.
Quando Blackmoore controllò, era morto.
Hogan caricò i bagagli sulla macchina, Helena stava seduta
sul sedile davanti, ascoltando la musica col suo lettore mp3. Pioveva a
dirotto, come due giorni prima. La villa era avvolta in un manto
lugubre e plumbeo, l’acqua ne sciacquava via
l’immagine calda e accogliente. Iyv abbracciò
calorosamente Emily, strinse la mano al signor Hopkins.
-Perché non venite a stare da noi? Abbiamo posto per tutti.-
propose.
Emily scosse il capo. -Abbiamo del lavoro da sbrigare, coi ragazzi del
gruppo e… e poi… - in quel momento
guardò la villa -Devo prendere una decisione.-
Iyv annuì tristemente. Probabilmente quella villa non
sarebbe più stata “Villa Bloomfield”. Ma
chi l’avrebbe comprata sapendo quanto vi era accaduto?
Emily salutò nuovamente Iyv con un caldo abbraccio fraterno
e tornò in casa, dove l’attendevano la signorina
Salomè e il signor Bowen. Hugh Hench preparava la cena,
mentre gli Shunkashuutou erano tornati in Giappone, in tre. Blackmoore
e gli uomini della scientifica avevano preso i corpi di Tsunayoshi e
Haruka, anche se non vi era bisogno di ulteriori autopsie.
Lasciò la villa senza salutare l’investigatore che
tanto odiava col suo solito sarcasmo. Il signor Mitsutani aveva fatto
ritorno alla villa e aveva ricevuto le più sentite scuse da
parte di Iyv e Hogan per averlo usato come capro espiatorio.
L’uomo accordò il proprio perdono, ritenendo
necessarie le misure prese dall’investigatore. Quando era
tornato, i due corpi erano già stati rimossi e gli fu
risparmiata la vista del sangue di Tsunayoshi all’ingresso.
Iyv si mise al volante e agganciò la cintura di sicurezza.
Sistemò lo specchietto retrovisore e guardò
Helena. Non sorrideva, leggeva senza leggere uno dei suoi fumetti.
Hogan fumava e lui non se la sentì di levargli la sigaretta
di bocca.
Accese la macchina e parti, le luci dei fari tagliavano la nebbia e
accendevano la pioggia, come se il cielo piangesse lacrime di fuoco.
L’acqua s’infranse ritmicamente sul parabrezza
accompagnando il silenzio con il suo ticchettio monotono. Hogan spense
la sigaretta sul portacenere, poi frugò sul cruscotto,
trovò subito la sua rivista e lanciò
un’occhiata ad Iyv.
-Stavolta ti sei tenuto le manacce in tasca, eh?- lo
provocò. Iyv annuì, sorridendo appena. -Patrizio?-
Iyv lo guardò appena, sterzando.
-Va tutto bene?-
-No. Non va mai bene quando muore qualcuno.- disse tristemente. -Non a
quel modo. Se non si fosse buttato, probabilmente, si sarebbe ucciso
più tardi. Neppure lui ha retto… - la sua mente
tornò a quella volta. Scacciò il pensiero -La
mente umana è così fragile.-
-Non capisco però… - disse Hogan -Avrebbe dovuto
immaginare che suo fratello l’avrebbe odiato per quello che
ha fatto, perché è stato così idiota?
Avrebbero potuto scoprirlo… - scosse la testa e
alzò le mani al soffitto -E’ stato semplicemente
stupido ed avventato!-
Iyv tamburellò con le dita sul volante e scosse a sua volta
il capo -Credo fosse sociopatico.-
-I sociopatici non dovrebbero essere incapaci di provare sentimenti?-
-Al contrario, sono soggetti a scatti d’ira. Possono essere
disonesti e truffare creando altre identità, non possono
provare rimorsi però. E non hanno capacità di
pianificazione, ecco perché il suo piano era strutturato
così male. Poi aggiungici un amore ossessivo nei confronti
di suo fratello ed ecco il quadro completo.-
-Povera Haruka… - Helena si era tolta le cuffie e aveva
ascoltato buona parte della conversazione -Morire per… per
questo… -
-La mente umana è capace di atti così
subdoli… -
-E Shuukako e gli altri continueranno a lavorare per l’uscita
del disco?- domandò ancora Helena -La loro amica
è morta, come possono farlo?-
Iyv sospirò -Forse vogliono onorarla, forse lei avrebbe
fatto lo stesso, non possiamo saperlo.- La guardò dallo
specchietto -Per quanto ci si sforzi, non si può
mai comprendere fino in fondo ciò che una persona pensa,
perché agisce in un certo modo, se si potesse sapere, molte
cose non accadrebbero.-
E non si riferiva solo a quanto accaduto in quei giorni, Hogan lo
sapeva, Iyv parlava anche per se stesso, per darsi pace, per spiegarsi
ancora una volta come stavano le cose.
-Sono preoccupato per Emily.- disse Hogan -Vivere in una villa dove
sono stati compiuti due omicidi… -
Iyv trasalì scherzosamente. -Tu ti preoccupi per qualcuno?!-
frenò la macchina sollevando tutt’intorno alti
schizzi d’acqua, fortunatamente erano ancora su una strada
secondaria di campagna.
-Guarda che non sono senza cuore!- sbottò Hogan, poi
sfogliò con malagrazia la sua rivista -E, comunque, tu mi
hai fatto preoccupare anche troppo. La prossima volta che fai
così ti pesto a sangue.-
-Di che state parlando?- domandò Helena.
-Nulla.- tagliò corto il fratello.
-Di cose da uomini.- fece Iyv.
-Da uomini in generale o di cose che non dovrei sapere?-
-Dipende da cosa non dovresti sapere.- sorrise Iyv fissandola dallo
specchietto. Helena arricciò il naso e gli fece una smorfia.
-Ho capito, sono i vostri sporchi segreti. Vuol dire che
anch’io non vi dirò i miei.-
Hogan chiuse di scatto la rivista. -Quali segreti?- la
scrutò a lungo, mentre un terribile sospetto si fece largo
nei suoi pensieri -Non sarà per caso che
c’è qualche moccioso che ti ronza intorno?!-
-Chissà... - fece lei, nascondendosi dietro il fumetto per
sfuggire alla sua occhiata inquisitoria. Hogan diede immediatamente in
escandescenze, mentre Iyv si lasciò sfuggire una risatina
liberatoria. Certo non avrebbe dimenticato, non avrebbe potuto.
E’ tutto più facile se a morire sono i cari
altrui, è una cosa spiacevole, ma si va avanti. Haruka
però era troppo giovane, come Helena, come Adrienne. Il
mondo e gli uomini mietono troppe vittime innocenti, talmente tante che
alcune perdono la vita senza che nessuno possa fare nulla per salvarle,
come nel caso di Haruka. Helena era riuscito a strapparla via alla
leucemia, Adrienne ce l’avrebbe avuta sempre sulla coscienza.
Era accaduto, ormai, come aveva detto Hogan, ma ciò non
impediva al suo ricordo di tormentarlo. Come per gli amici di Sealand
che erano stati sacrificati, così anche la morte di Adrienne
nel suo cuore sarebbe stata l’ammonimento,
affinché continuasse a lavorare per impedire che altri
morissero a causa degli idoli del mondo.
Nascondendosi agli occhi dei più poteva fare molto,
sottrarsi alle catene della burocrazia e colpire a fondo, molto
più a fondo di chiunque altro. Grazie a ciò Hogan
ed Helena erano insieme a lui, prova vivente d’un lavoro ben
fatto, uno sprono a proseguire per quella via.
Rise, ringraziando in cuor suo di avere i due fratelli al suo fianco,
mentre Hogan continuava la sua ramanzina carica di sana gelosia
fraterna nei confronti di Helena. Lei lo istigava maliziosamente.
Piano piano, man mano che s’allontanavano dalla villa, il
malumore li lasciò, come un peso tolto gradualmente dal
cuore.
Non avrebbero dimenticato, la mente umana conserva ogni cosa, ma
tentarono di passare oltre.
Due settimane dopo i medici della famiglia Minami confermarono la tesi
di Iyv. Tsunayoshi era sociopatico, ma su richiesta di Natsuya, solo le
famiglie coinvolte nel lutto furono a conoscenza di quanto accaduto
durante il viaggio in America. Natsuya trascorse diverso tempo
ricoverato in ospedale per monitorare il suo stato di salute.
Esattamente un anno dopo questa vicenda, uscì il disco dei
Shunkashuutou intitolato ANO NATSU NO HI NO REQUIEM. Sulla copertina
dell’album vi era la foto più recente di Haruka,
scattata appena arrivati a villa Bloomfield. Sul retro, dietro i titoli
dei brani, l’ultima foto di Natsuya e Tsunayoshi. Per i fan
del gruppo fu un grandioso tributo, per i superstiti fu un doloroso
dovere. Metà dei pezzi erano cantati da Haruka e durante i
live la sua voce registrata accompagnava Mafuyu. L’altra
metà dei brani fu il frutto delle riflessioni e dei tormenti
che accompagnarono il gruppo in quel lungo periodo di sofferenza. Al
termine del tour, in comune accordo, gli Shunkashuutou cambiarono il
loro nome in KEISHOU, perché l’eredità
che ricevettero da quella tragedia fu cospicua quanto pesante per i
loro cuori.
Emily decise di non vendere la villa di famiglia, ma fece ristrutturare
da cima a fondo i locali in cui morirono Haruka e Tsunayoshi. Non
servì a molto, ma quella era la sua casa, un caro ricordo
dei suoi genitori, non avrebbe potuto mai lasciarla o, peggio,
distruggerla. Col passare del tempo riuscì a convivere con
l’angosciosa sensazione della morte sotto il suo stesso tetto.
Una volta tornato a casa con Hogan ed Helena, Iyv riportò
gli accadimenti sul suo registro, stendendo un approfondito rapporto.
Le scartoffie lo aiutavano a restare lucido e freddo, a ritrovare la
calma. Dopo aver apposto la firma, infilò il fascicolo in
una busta, dopodiché inviò un messaggio a
Blackmoore per farsi inviare il rapporto delle autopsie. Stranamente,
pensò, quello acconsentì senza creargli problemi,
segno che la vicenda aveva toccato anche lui, in qualche modo. Avrebbe
inviato il tutto alle autorità giapponesi e locali
l’indomani. Spense la lampada, con un sospiro mesto.
“Andare avanti.” Si disse “Ancora una
volta.”
Hogan lo aspettava sveglio a letto, leggeva e sembrava rilassato e
tranquillo, Iyv sorrise accoccolandosi al suo fianco, quello gli cinse
le spalle con il braccio e rimasero così, senza zuffe o
ironie, semplicemente vicini. Due uomini nello stesso letto, con un
passato torbido e mesto alle spalle ed un futuro ignoto ad attenderli.
In fondo, non decidiamo noi in che corpo nascere. La vita è
tutta una questione di fortuna. Iyv, aveva avuto la fortuna di nascere
con un cervello capace di vedere il lato leggero delle cose, Hogan era
stato sfortunato a crescere con un padre assente, ma era
così, inaspettatamente, prepotentemente buono e pronto a
sacrificarsi, che era riuscito a sopravvivere ed Helena… lei
non sarebbe stata con loro se non avesse avuto la fortuna di avere
Hogan a vegliare su di lei. Quel ragazzo, Tsunayoshi, era stato
semplicemente sfortunato, perché la sua fortuna era suo
fratello e questi aveva capito troppo tardi di contare così
tanto.
Perché
ti amavo alla follia
E’ forse questo il mio errore? No.
E’ l’oscuro abisso che mi ha inghiottito.
Non vedevo altro che te e son finito per cadere.
Addio.
Ti amo, amore mio.
(Addio, amore mio; Keishou)
Fine
Note:
Oddio, è finita!! Cavolo, quasi non ci credevo
più. Avrei voluto finirla da un pezzo, ma mi sono sempre
mancate le parole. Sapete come funziona, no? A volte è
difficile trovare le parole per iniziare, altre volte per finire... in
questo caso ci ho messo un pezzo a trovare un modo di concludere. Avevo
in mente di far rivivere ad Iyv ciò che gli era accaduto con
Adrienne, ma Tsunayoshi non aveva interesse di prendere in ostaggio
Helena. Era come un mulo col paraocchi. Mentre la sua fine l'avevo
concepita dall'inizio. Forse vi sembrerà romanzata questa
storia, lo so, è la mia prima, perciò,
sinceramente e senza essere cattivi (che sono carogna, ma sensibile)
ditemi che ne pensate e cosa secondo voi avrei dovuto cambiare.
E non dite i boxer a pallini di Hogan, perché quelli restano.
Scherzo non ha i boxer a pallini.
Vi lascio con la speranza di potervi presto proporre altro su questi
due, perché certo non mi tengo uno come Blackmoore
così solo per rompere, arriverà la resa dei
conti, prima o poi... ma ora stappiamo lo champagne e festeggiamo!
Hogan: E la mia settimana?
...
Alla prossima!
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