Premessa
Avevo deciso. Nulla mi avrebbe fermato, aprii la finestra, il rumore
della sicura echeggiò lungo il corridoio, sordo, perdendosi
nel buio, a quell'ora non c'era nessuno, anche perchè; avevo
mandato via tutti; si, risi amaramente dentro me, ecco finalmente
essere il padrone di quel palazzo aveva portato i suoi frutti...
Sollevai il vetro, ed una sferzata di vento mi portò; un
attimo alla realtà, nuda, cruda, folle, caddi nella
solitudine dei miei ricordi...
A quel giorno d'inverno, quando con galanteria le offri il mio
giubbotto, mi presi un tal raffreddore da mancare per due lunghe
settimane... Buio, freddo...
Feci il primo passo, sarebbe finito tutto fra poco, ci saremmo
riuniti... forse...
Ed ecco un altro maledetto ricordo: Il nostro matrimonio, in chiesa,
lei bellissima, da mozzare il fiato, io sembravo uno scolaretto agli
esami, le mani sudaticce, appiccicose, la mia voce era chiusa in fondo
alla gola, dove un nodo "a gassa d'amante" per quasi tutta la
cerimonia, aveva sigillato.
Lei era fortemente credente ed era riuscita col tempo, anche se solo un
pochino, a convincermi di un aldilà, di un dio, di un
peccato... per amor suo avevo
creduto...
Per la cerimonia aveva insistito lei, adducendo che sposarsi in chiesa
era il suo sogno, uno splendido vestito bianco, almeno quattro
damigelle (le cuginette, figlie gemelle di una zia a me sconosciuta),
certo i cavalli bianchi erano un optional, ma ci accontentammo di una
vecchia macchina d'epoca, a cui ero veramente affezionato.
Lei mi prendeva sempre in giro, la chiamava "lo scassone", non avevo
trovato gli ammortizzatori originali, cigolava un pochino... Quante
risate e quante notti insonni a ripararla per il matrimonio, ma
all'ultimo ci ero riuscito... c'eravamo riusciti, tutte quelle notti
non ero mai stato solo, si era sempre prodigata per me.
Il ricordo mi bloccò la respirazione, singhiozzando ripresi
il controllo, ed avanzai verso il mio futuro o la mia fine.
Il freddo ora più intenso, mi fece barcollare, le dita della
mano destra, che ancora tenevano la finestra sollevata, persero
sensibilità ed io la presa, slittando sotto tutto il suo
peso, si chiuse, andando in frantumi, il freddo ne aveva reso fragili i
cristalli, alcuni caddero dentro, altri rimasero li, qualcuno mi
precedette, verso il baratro.
Il rumore, mi riportò nuovamente alla cruda
realtà avevo deciso di farla finita, ero un suicida, io che
per tutta la vita avevo avuto timore di invadere la vita degli altri
per non sconvolgere l'equilibrio precario in cui staticamente viveva
ogni essere senziente, ora ero pronto a distruggere la mia, odiavo
quelle onde di ricordi che mi assalivano, ad ogni respiro, tutto mi
ricordava qualcosa di lei. Dovevo chiudere la porta dei miei pensieri,
e l'unico modo era quello, perdonami amore, non potrò
mantenere la promessa che ti feci...
Come d'incanto, mi apparve lei esile, senza fiato, scarna, occhi
incavati, rossi, viso bianco cinereo, le sue labbra rosse come il
fuoco, risaltavano in tutto quel candore, io davanti a quella scena,
impotente, possedevo miliardi, ma non potevo salvare la vita della
persona che amavo, più della mia stessa vita...
Le avevano diagnosticato una malattia cardiaca, quando era troppo tardi
per poterla operare, non avevano neppure trovato il donatore, la
sorella era scomparsa anni prima senza poter dare alcuna avvisaglia del
male che era dentro di loro dalla nascita.
Le sue ultime parole furono rivolte a me: "Ti prego promettimi di farti
una vita nuova, con una ragazza bella almeno quanto me, se non di
più - sorrise scherzando anche in quel momento -
promettimelo..." ed io pur di non farla affaticare, lo giurai, sulla
mia vita.
Sorrise, e si addormentò tra le mie braccia, come se quella
promessa era l'unico motivo per cui aveva ritardato la sua partenza.
Qualcuno sollevò lo sguardo, e gridò. Dovevo fare
presto, prima che altri si accorgessero di me, i vetri rotti avevano
attirato l'attenzione di qualche passante cadendo di sotto.
Giù vedevo crearsi la folla di curiosi che
commentavano, Più in fretta, più in
fretta...
Un odore di cibo cinese, proveniente dal ristorante vicino, mi
portò alla memoria il giorno in cui ci eravamo conosciuti...
Pace a voi.
Non ci credo, era da un paio di
giorni che speravo riuscire a mettere le note dell'autore e
guarda un po' ho capito finalmente come si fa..
Bello.
Curiosità:
Il
matrimonio è il mio, Roberta, mia moglie, avrebbe voluto la
carrozza con i cavalli bianchi, ma a parte il costo esorbitante, era
troppo vistosa, per una coppia che preferisce l'anonimato in pubblico,
invece le damigelle sono realmente nostre cuginette (da parte di mia
moglie)Io in chiesa veramente ero emozionatissimo, con le mani sudate,
e così tanto imbranato da sbagliare durante la preghiera, lo
era anche lei, tanto da mettermi l'anello nella mano sbagliata, dove mi
hanno detto lo si tiene in caso di vedovanza (^^), la macchina era un
po' vecchiotta prstata da una mia vicina.
Che dire? Volevo solo farmi
conoscere un po', visto che le mie storie (per ora solo una),
vi accompagneranno per tanto tempo. Come inizio non
è male, certo la storia sarà
molto fantasiosa, ma per un Klinefelter è normale
vivere solo di immagini poichè, per noi, non esiste
altro.
Alla prossima dunque, sono ben
accetti commenti e recensioni, critiche e quant'altro.
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