Ad
un’ora da domani.
Le ovazioni si
sollevano.
Richiudi le ali.
Eccoti,
divinità scesa in terra, avvolto in spire sopra la tua casa.
Volgi lo sguardo in
basso, le pupille dei tuoi occhi gialli sono sottili anche se
è notte, e loro sono lì, così vicini
da sfiorare il muro stesso del tempio che ghermisci con i tuoi artigli.
La loro euforia per un
istante ti contagia, concedi un ruggito al cielo.
Ruggiscono con te, si
scansano al passaggio del Sacerdote.
Ti acquieti, non puoi
far altro, l’istinto è più forte di
ogni cosa. Forse, se non fossero tanto accecati da te, riconoscerebbero
quel tuo particolare comportamento.
Sei un drago a caccia,
stai per balzare sulla tua preda.
E pensi, per un
istante solo, quanto sarebbe facile ordinare. Non aspettano altro che
sentirti parlare: chiedi e ti sarà concesso.
S’immolerebbe per te, il Sacerdote, l’umano che
è la tua voce in terra. Però taci: hai altra
sorte in serbo per lui. È un brav’uomo, ti ha ben
servito in queste settimane, quasi potresti concedergli di farlo ancora.
Li sfiori appena,
ondeggi la lunga coda e ti diverti. Doni a quegli omuncoli la
più grande delle benedizioni: stanno carezzando un dio.
Ti fingi magnanimo
nella tua arroganza, quando in realtà la tua mente
è altrove.
Sei annoiato, alla
lunga tutto questo è pacchiano. Non credevi che saresti
stato tanto impaziente di concludere.
Sopporta ancora un
poco, la tua recita è quasi finita.
Una striscia di luce
bagna il cielo: è quello che stavi aspettando.
Fare
l’attore è stancante, spesso il pubblico non
capisce.
Ma tu porti pazienza
ancora un poco: il sipario dell’oro sta per chiudersi, ora ti
attende il tuo scroscio di applausi.
Arriverà
presto, e allora ti prenderai il sangue vero che tanto ami, che non
è quello dei sacrifici.
Inspiri a fondo, sta
arrivando e lo senti nell’aria: ad un’ora da
domani, già lo attendi.
Vedi
di sbrigarti, Cortés.
Note
dell’autore: Non sono affatto soddisfatta
di questa fanfiction scritta con una temperatura di trentotto gradi
all’ombra mentre cercavo di ripassare storia - indovinate un
po' l'argomento; ma dato che fa davvero troppo, troppo caldo anche solo
per pensare di ricorreggerla la lascio al vostro giudizio.
La storia che si cela
dietro questo racconto di trecentodiciassette parole (escluso il
titolo) è relativamente semplice: Hernàn
Cortés, partito per la conquista del Messico, conscio della
loro ingenuità, manda presso le popolazioni che vi abitano
il proprio drago perché incarni i panni del loro dio, il
Serpente Piumato Quetzalcóatl, assicurandosi la loro
sottomissione.
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