Psychopath
PSYCHOPATH
E finalmente anche questa giornata di lavoro è terminata.
Esco
dallo studio di
registrazione a passo lento, non ho fretta di tornare a casa. Oggi fa
veramente freddo fuori; è uno shock per le mie membra,
ancora
abituate al calore presente all'interno dell'edificio. Un brivido
percorre la mia schiena, facendomi tremare involontariamente; mi
stringo di più nel cappotto, affondando il viso nella grande
sciarpa di lana nera che indosso, quanto basta per stare al caldo e
continuare a guardare dove metto i piedi.
Nonostante
sia coperto dalla
testa ai piedi, due ragazzine alle quali sono appena passato accanto,
iniziano a spettegolare tra loro; sento il mio nome in mezzo a
quell'accozzaglia di gridolini isterici. Credevo di essere
irriconoscibile... Insomma: giacca pesante, sciarpa praticamente
più grande di me, cappello, mascherina e, come se non
bastasse,
anche un paio dei miei grandi occhiali da sole.Come avranno fatto a
riconoscermi...
Lo zaino.
Ma
come cavolo si fa, dico io?
Mi
hanno riconosciuto per lo zaino
borchiato!
Maledico
me stesso ed internet, e continuo a camminare a testa bassa,
ignorandole.
Arrivo
di fronte al mio
appartamento dopo qualche minuto; ho le mani congelate e tutte rosse
per il freddo, nonostante le abbia tenute all'interno delle tasche
imbottite del cappotto.
È
proprio all'interno di
esse che cerco le mie chiavi, che mi permetteranno di aprire il portone
che mi separa dalla mia "casa dolce casa".
Finalmente
entro all'interno del
condominio, di nuovo al riparo dal freddo; chiamo l'ascensore che una
volta arrivato mi porta al piano desiderato; il mazzo di chiavi ancora
tra le mani, pronto per essere usato nuovamente.
Entro all'interno dell'appartamento lasciando le scarpe all'entrata;
appendo il cappotto nell'apposito appendiabiti a parete e getto lo
zaino per terra, finalmente libero.
Strano,
non sento Koron abbaiare... non è nemmeno venuto a darmi il
bentornato come fa di solito. Starà dormendo?
"Koron..."
chiamo il mio piccolo cucciolo, guardandomi in torno.
Nulla,
solo silenzio.
"Koron"
chiamo di nuovo, stavolta a voce più alta, cominciando ad
avanzare per le stanze.
Ancora
silenzio.
"Ma..
Koron... Dove sei?" domando alle mute pareti.
Preoccupato
comincio a cercarlo per casa, ispezionando ogni stanza.
Passato
anche in bagno -vuoto
anch'esso come il resto della casa- mi soffermo per un momento di
fronte lo specchio. Sento il bisogno di rinfrescare il viso,
così apro il rubinetto, posto proprio al di sotto del grande
specchio, e l'acqua inizia a sgorgare copiosa, gettandosi all'interno
del lavabo. Giungo le mani e raccolgo una piccola quantità
d'acqua, che vado a passare sul viso; una, due, tre volte.
D'improvviso,
il suono di
più voci dialoganti tra loro mi fa sobbalzare violentemente,
bloccandomi poi sul posto. Mi giro lentamente nella direzione da cui mi
pare provengano presunte voci, ma al mio cospetto non trovo la
benché minima forma vivente; al suo posto, il grande
televisore
a 42" -visibile dalla mia postazione- è acceso su di un
programma del quale non conosco nemmeno titolo o genere.
Mi
chiedo come si sia acceso... Forse Koron si è finalmente
deciso ad uscire dal
suo nascondiglio e per sbaglio ha premuto un pulsante del telecomando...
Ridestandomi
dai miei pensieri,
mi accorgo dell'acqua che continua a scorrere incessantemente,
così mi appresto a chiudere il rubinetto. Prendo un
asciugamano
dall'armadietto apposito, e con quest'ultimo sul viso, mi muovo verso
il salotto.
Arrivo
davanti la tv, ma non trovo ciò che mi aspettavo di trovare.
Koron
non c'è; il
telecomando si trova dove lo avevo lasciato la sera prima: sullo
scaffale a fianco del grande schermo, comunque troppo in alto per
essere raggiunto da quell'esserino così piccolo.
Ma
come diamine si è accesa?
Rimanendo
con questo dubbio,
spengo la tv e mi dirigo nuovamente verso il bagno, per posare
l'asciugamano e spegnere la luce che avevo distrattamente lasciato
accesa.
A
quanto pare ho dimenticato
anche di chiudere il rubinetto, visto che l'acqua continua imperterrita
a sgorgare in massa e a riversarsi nel lavabo.
Però...Io
ricordo distintamente di averla chiusa... Ma che cavolo succede oggi?
Mi
appresto nuovamente a
chiuderla, quando altre voci sconosciute giungono alle mie orecchie
facendomi sobbalzare per la seconda volta in pochi minuti. Mi volto
ancora verso quelle voci sconosciute, e ancora una volta davanti ai
miei occhi si presenta la tv accesa su di un programma mai visto prima.
Ok,
adesso inizio ad avere un po di paura.
È
appurato che Koron non
è in casa, per non so quale arcano motivo, la casa
è
deserta -se escludo me stesso- e il telecomando è sempre al
suo
posto.
Cautamente
mi avvicino alla presa
elettrica al quale è collegato il cavo dell'alimentazione.
Per qualsivoglia motivo, adesso non potrà più
accendersi, risparmiandomi un infarto.
Torno
in bagno per sistemare tutto, quando rischio davvero di essere colpito
da un attacco cardiaco.
Di
nuovo le stesse voci, di nuovo provenienti dalla tv.
Ok,
adesso ho davvero paura.
Ho
staccato la spina, non è possibile che si sia accesa dal
nulla...
Un
nuovo suono colpisce le mie orecchie; sento il battito del cuore
notevolmente accelerato.
Mi
volto in direzione del suono, e rimango paralizzato.
Dalla
mia semi-acustica provengono le cupe note di "Taion".
Le corde si muovono, vengono premute, pizzicate, come se
un'entità invisibile stesse suonandola senza il mio
permesso,
precludendosi oltretutto alla mia vista.
Non
capisco cosa stia accadendo; mi sento il protagonista di un film
horror.
Il
respiro si fa più corto, vengo assalito dal panico, complici
le voci sghignazzanti in tv e "Taion",
così bassa e cupa.
D'un
tratto le voci in tv cambiano, diventano anch'esse più cupe,
macabre,
se così posso definirle, fino a sfociare in urla strazianti.
Ormai
attanagliato dalla paura,
urlo anch'io, ed esco il più velocemente possibile
dall'appartamento, scendo di corsa le scale, apro il cancello e mi
riverso in strada, il fiato corto per la corsa e la paura.
Il
rombo di un motore e di un clacson mi risveglia, e solo adesso mi rendo
conto di trovarmi nel bel mezzo della strada.
È
tutto troppo rapido per poter comprendere.
Un dolore lancinante si spande in tutto il corpo, lasciandomi senza
respiro. Rivolgo il mio sguardo al cielo ormai grigio e carico di
nuvole; poi, il
buio.
Mi sveglio di soprassalto urlando, il fiato corto, il viso rigato dalle
lacrime, grondante di sudore.
Mi
guardo intorno, gli occhi sgranati; cerco disperatamente di capire cosa
sia successo e, soprattutto, dove mi trovo.
Al
mio fianco, dei mugolii sommessi e piccoli movimenti.
"Mmh,
Taka... Che c'è? Hai fatto un brutto sogno?"
Il
biondo al mio fianco si alza,
mettendosi a sedere sul materasso; le bianche lenzuola scivolano sul
suo corpo esile, lasciando scoperto il petto muscoloso.
"Io...
Ero a casa e poi...." sono ancora completamente nel panico, e credo si
veda a miglia di distanza.
"Piccolo..."
le sua braccia mi
avvolgono in un caldo abbraccio confortante "è tutto passato
ora... era soltanto un sogno..."
Annuisco
senza proferire parola alcuna stringendomi nel suo abbraccio in cerca
di conforto.
Il
biondo si allontana da me, voltandosi in direzione del grande orologio
appeso nella nostra camera.
"Hey,
sono già le 8! Forza
piccolo, dobbiamo alzarci, altrimenti faremo tardi alle prove, e non ho
intenzione di sorbirmi un'altra sgridata da mamma chioccia!" sghignazza
il biondo chitarrista.
"Mh,
si..." rispondo soltanto.
Ci
prepariamo entrambi in
silenzio e una volta pronti, usciamo entrambi dal nostro appartamento,
dirigendoci verso l'auto parcheggiata.
Arrivato
di fronte la strada mi torna in mente ciò che ho vissuto in
quel sogno: il rumore del motore, del clacson...
Il
terrore mi assale nuovamente,
mentre le ultime immagini di quella fantasia scorrono di fronte agli
occhi, facendomi bloccare sul posto.
"Oi,
Taka... che succede?"
"Io..."
... ho paura.
Quel
sogno era talmente realistico che... Ho paura che possa accadere
davvero.
"Stai
bene?" chiede il mio uomo avvicinandosi nuovamente.
"S-si...
sto bene..." fisso ancora la strada di fronte a me. Al suo tocco, mi
ridesto e lo guardo negli occhi.
"Dai,
andiamo, o faremo tardi" annuncio cercando di sembrare il
più convinto possibile.
Il
biondo mi prende per mano, e insieme ci dirigiamo verso l'auto,
parcheggiata proprio dall'altro lato della strada.
Ci
troviamo al centro della
carreggiata, quando il rombo di un motore e il suono incessante e
fastidioso di un clacson mi penetra le orecchie. Il terrore mi assale,
facendomi fatalmente pietrificare e con me anche il mio uomo.
È
tutto troppo rapido per poter comprendere.
Un urlo arriva lontano alle mie orecchie; un dolore lancinante si
spande in tutto il corpo, lasciandomi senza respiro. Rivolgo il mio
sguardo al cielo azzurro sopra di me; poi, il buio.
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Rieccomi
con un altra one-shot!
Ancora
non riesco a capire perché tra gli avvertimenti non riesco
più a trovare "one-shot" ò-ò
Eniuei.
Per tutti quelli che hanno letto la mia Insomnia: questa
è l'idea iniziale di cui parlavo! xD
La
fic comunque, non ha nulla a che fare con Insomnia. u__u
Dunque,
i
protagonisti qui sono Ruki e Uruha. Potevo metterci chiunque, ma visto
che non aveva scritto ancora nulla su di loro... xD
La
parte
iniziale della fic è l'incubo di Ruki, mentre la seconda
parte
è la realtà. Possiamo considerare il suo un "sogno
premonitore", diciamo.
Anche
se
inizialmente non doveva finire così la fic. L'idea iniziale
era
quello di farlo impazzire e non farlo più uscire di casa per
paura di essere investito da quel camion. Ma siccome mi sono resa conto
che era un'idea assurda, ho pensato a qualcos'altro ed è
venuto
fuori questo.
E
poi nel sogno
muore solo lui (perché si, muore. Punto.) mentre nella
realtà diciamo che "trascina" con lui anche Uruha.
Vi
ricordo sempre il mio contatto fb http://www.facebook.com/?ref=tn_tnmn per
chiunque volesse aggiungermi C:
Non
credo di avere nient'altro da dire.
Ci
si vede alla prossima fic, un bacio
Polly~
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