I can't be myself.

di Notalone
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I can't be myself.
 


Urlare, urlare forte.

Rannicchiarsi in un angolo a piangere, piangere, e piangere fino a che non sarebbe rimasto vuoto.

Perchè alla fine erano quelle le uniche possibilità che aveva.

Non poteva cambiare la sua vita, non poteva morire, non poteva fare niente, e solo a quel pensiero gli venivano le lacrime agli occhi e una gran voglia di picchiare qualcuno.

La verità, la dannatissima, terribile, e spaventosa verità era che lui era un debole.

Un debole che non aveva nemmeno la forza di dire a suo padre che non voleva che la sua vita fosse pianificata, che non voleva essere ciò che lui l'aveva fatto diventare.

Voleva essere libero, libero di vivere la sua vita, libero di amare, di correre, di pensare.

Ma non lo era. Non era libero di fare niente, perchè non aveva la forza di affrontare suo padre. Non aveva la forza di ammettere che non era felice, perchè, diciamolo, era molto più facile insultare tutti e mostrare la maschera del Malfoy stronzo ed irraggiungibile, che fare i conti con ciò che aveva dentro.

E si odiava per questo.

Ma che cosa avrebbe potuto fare? Che cosa avrebbe dovuto dire a suo padre?

Avrebbe dovuto dirgli che non era felice? Avrebbe dovuto confessare che si sentiva morto dentro?

No, troppo personale, troppo difficile da dire, perchè dirlo l'avrebbe reso vero, e lui non voleva, non voleva assolutamente che fosse vero. Voleva sparire, voleva annullare sè stesso e diventare davvero il Malfoy stronz e irraggiungibile, ma felice. Avrebbe voluto, ma non poteva, perchè ogni volta che si immedesimava nella parte, c'era una voce, in lui, che si chiedeva quando avrebbe potuto essere di nuovo il Malfoy triste e arrabbiato, il Malfoy spaventato ed insicuro.

Sè stesso.

Quando avrebbe potuto essere finalmente sè stesso senza deludere nessuno?

Quando le persone lo avrebbero amato per ciò che era?

Quando?

Una lacrima gli scivolò lungo il volto, mentre prendeva a pugni un cuscino, con tutta la forza che aveva in corpo.

 




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