Il trauma inizia alle 4.30 del
mattino. A quell'ora mi alzo
e lavo. Sveglio quel pover'uomo di mio padre e carichiamo le due
valigie e la
borsa del computer in macchina. Saluto mia madre e mia sorella mezza
intontita
dal sonno.
Per strada alle 5.00 non
c'è nessuno. Alle 5.30 sono
all'aeroporto. Saluto
mio padre e vado
verso il check in. Chiedo il posto corridoio. Mostro passaporto e ESTA
(il
visto elettronico.) Stampiamo la bellezza di tre carte d'imbarco.
Vediamo quale
perdo per prima. La mia valigia parte per la prima volta sul nastro.
Alle 6.00 ho passato i controlli di
sicurezza e mi trovo
nella zona imbarchi. Il mio è il numero 6.
Alle 7.00 il volo Alitalia parte con
puntualità. Grazie a
Dio.
Alle 8.20 sono a Roma Fiumicino.
Corro per mezzo aeroporto
per imbarcarmi per
il volo per Milano
Linate delle 9.00. Ci arrivo per soffio.
Alle 10 e qualcosa sono a Milano
Linate. Gran bella città
Milano. Peccato che io abbia sempre e solo visto uno dei suoi
aeroporti.
Qui ho un attimo di respiro. Passo il
controllo Passaporti
con velocità. In fondo lo faccio da anni. Con calma mi
dirigo verso l'ennesimo
imbarco e aspetto le 12.45 per volare verso New York.
Simpatiche
9 ore di
volo piene di turbolenze. Ultimamente non sto benissimo e questo non
aiuta.
Vomito anche il latte materno preso quando sono nata. All'ora di pranzo
per
evitare quell'odore nauseabondo costringo un hostess a darmi un
centinaio di
quei bei fazzoletti umidificati.
Finalmente alle 15.25 ora locale
(21.25 in Italia) arrivo al
J.F.K.
Naturalmente i simpatici Americani
hanno deciso che per
sicurezza (poveri li capisco anche) io devo fare un controllo
passaporti appena
arrivata, ritirare il mio bagaglio, uscire dall'aeroporto e rientrare
per il
prossimo volo.
Dopo giusto un paio di orette di fila
(un Air France a due
piani arrivato appena prima del mio) il poliziotto mi scannerizza la
retina e
prende le mie impronte digitali. Nota anche il centinaio di visti di
ingresso
negli USA. Mi chiedo quando non mi faranno più entrare.
Secondo me, un giorno di questi mi
diranno che ho esaurito
il numero massimo di ingressi possibili.
Rientro in aeroporto e faccio il
nuovo check in. Nuova carta
di imbarco. La valigia che se ne va sul nastro trasportatore. A volte
vorrei
essere trasportata anche io. La partenza è per le 19.00 (
1.00 di notte
italiana).
Imbarco. Posare il bagaglio a mano. Allacciare la cintura.
Decollo.
Altre simpatiche 6 ore in sedili
minuscoli con i muscoli
contratti e con quella puzza tremenda di cibo degli aerei. Vivo di
salatini,
acqua e coca cola da quasi 24 h.
Arrivo al LAX ( Los Angeles Airport)
alle 22.18 ora locale (
che poi sono 6.00 del mattino in Italia).
Ho superato abbondantemente le 24 h
in piedi e neanche
lo sento.
Ecco perché al controllo
passaporti mi devono ripetere due
volte la domanda e perché io rispondo in italiano invece che
in inglese.
Vedendo il mio passaporto uno dei controllori mi chiede da dove vengo.
Scopriamo
che la nonna di sua mamma veniva da una città vicina. Mi
lascia passare notando
il fatto che a breve cadrò svenuta se non mi muovo.
Recupero la mia valigia ( sono troppo
stanca anche per
gioire che non si sia persa in tutti sti cambi e non sia finita in
Tibet) ed
esco dall'aeroporto. Ci
vuole solo mezzora
per prendere un taxi. Evviva i voli notturni.
Mi faccio portare a casa, dove lascio
le valigie e mi cambio
velocemente. Sono le 23.45.
Grazie a Dio sono ancora in tempo.
Esco di casa e percorro a piedi i
pochi isolati che mi dividono
dal locale. Ho poco tempo ma la stanchezza non mi molla facilmente.
00.00 ( se preferite 8.00 del mattino
italiane, come mia
madre mi ha ricordato quando l'ho chiamata per farle sapere che ero
viva).
Entro sfoderando il mio migliore
sorriso e gridando sorpresa
Ricapitolando ho preso 4 aerei,
sopportato 4 decolli e 4
atterraggi, vomitato l'anima, non ho mangiato quasi nulla di solido,
fatto
controllare il mio passaporto un numero che non ricordo di volte.
Ma sono in tempo per fare una
sorpresa al mio fidanzato,
entrando alla mezzanotte del suo compleanno, nel locale dove sta
festeggiando e
dove sapeva che non potevo esserci perché l'unico volo
disponibile era dopo 2
giorni.
Ricordarsi di ringraziare suo
fratello per avermi retto il
gioco tutto sto tempo.
Vederlo sorridere mi scalda il cuore.
I suoi occhi sorpresi
mi fanno battere il cuore. Il suo abbraccio completa la mia
metà.
Dicono che per tutto il resto
c'è MasterCard. Per me ci saranno
24 h di sonno. Almeno.
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