Touch me, please di senny (/viewuser.php?uid=170557)
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Note: Salve!
:) Non ho mai scritto nulla in vita mia, questo è
un puro tentativo! Ringrazio tanto tanto la mia beta, che
(incredibilmente) non ha ancora visto la serie, e io l’ho
costretta a leggere questa roba… Vabbè, volevo
dirvi che le canzoni che mi hanno ispirato sono “The
Reason” degli Hoobastank (il cui testo secondo me
è perfetto per Sherlock) e “Ora il mondo
è perfetto” dei Planet Funk (non la radio edit,
quella originale, che potete trovare qui
http://www.youtube.com/watch?v=urNXvOZ-Gkc ). Detto ciò, vi
lascio alla lettura!!
P.S. Volevo ringraziare anche la mia sister, che mi ha introdotto in
questo fantastico mondo, grazie cara!! :)
Touch me, please.
Siamo seduti sul divano, uno di fronte all’altro, John mi
sfiora le costole, nel punto dove sono stato ferito dal coltello di un
assassino restio a farsi catturare. Lo osservo mentre muove
delicatamente le mani sul mio petto, osservo i suoi occhi concentrati,
c’è un fondo di tristezza, tristezza sempre
presente da quando sono ricomparso, anche se è
già passato un mese e mezzo, anche se è tornato
con me a Baker Street, anche se ride alla mia ironia che solo lui
capisce…
È la prima volta che mi sfiora da quando mi ha tirato un
pugno dritto sulla mascella il giorno in cui sono apparso nel suo
appartamento; da quel momento ha accuratamente evitato ogni contatto
fisico, se ci è capitato di sfiorare qualche parte del corpo
si è ritratto immediatamente, come se potessi fargli del
male. Anche adesso, mentre mi disinfetta la ferita e ci mette sopra un
cerotto, sta attento a entrate in contatto con la mia pelle il meno
possibile, usa un tocco professionale, da medico, non da amico, non
quello che voglio io, voglio le sue dita sul mio corpo, che mi
accarezzano, ho bisogno che mi accarezzi, che mi abbracci, voglio
sentire la sua pelle sulla mia, ne ho profondamente bisogno e lui me lo
nega.
-Dovresti fare più attenzione…- dice con tono
serio e preoccupato, mentre finisce di medicarmi e raddrizza la schiena.
-Anche tu sei ferito- allungo una mano verso la tempia su cui ha un
piccolo taglio. Si allontana immediatamente sottraendosi alle mie dita,
si alza e va verso il bagno, lasciandomi solo sul divano con un nodo
all’altezza dello sterno che si fa sempre più
pesante, che non riesco più a sopportare, non capisco
perché faccia così da quando sono tornato. Mi
infastidisce, non posso, non voglio andare avanti così. Mi
alzo e mi avvio verso il bagno, lo osservo dalla porta mentre si
disinfetta la ferita, lui mi guarda un attimo dal riflesso dello
specchio e torna ad occuparsi della suo taglio.
-Mi fai passare?- chiede quando ha finito, voltato verso di me,
mantenendo una certa distanza tra noi due.
-John…- faccio un passo avanti per avvicinarmi, lui ne
approfitta per passare alla mia sinistra e sale velocemente le scale
verso la sua camera.
-John!- urlo dal basso, arrabbiato, lui mi ignora.
Questo è troppo,sono arrivato al limite, lo seguo, spalanco
la porta, lui è dalla parte opposta della stanza, vicino
all’armadio, stava per cambiarsi.
-Sherlock, ti prego…-
-John…- mi avvicino, c’è solo il letto
di ostacolo tra di noi, ci salgo sopra, in ginocchio, e continuo ad
avvicinarmi, lui fa un passo indietro fino ad arrivare con le spalle
alla parete, mi guarda, preoccupazione e tristezza, ancora.
Mi fermo sul bordo del letto, gli tendo una mano, la osserva e resta
immobile.
-John smettila!- sbotto infastidito, abbasso il braccio.
-Sherlock…- sospira, abbassa di nuovo lo sguardo.
-Ho bisogno di te, John…-
-Tu non capisci…- struscia le mani sul viso -…non
capisci quanto ho sofferto per un anno e mezzo… per me
è difficile adesso…- sospira, abbassa le mani.
-Anche io ho sofferto…- credi che per me sia stato facile?
Ti amo John, ti prego, smettila…
-è una cosa stupida, me ne rendo conto da solo, ma mi sento
più protetto se evito di… di toccarti o
sfiorarti… di concederti tutto me stesso,anche il lato
fisico, così soffrirei meno se tu sparissi di
nuovo… so che non è vero, che non funziona
così, però mi aiuta pensare che invece sia
vero…- ogni parola va a stringere il nodo nel mio petto, il
mio John distrutto, per colpa mia, la ferita ancora profonda dentro di
lui…
-Mi dispiace…- ritento –Ti prego… John-
alzo di nuovo la mia mano destra.
La osserva, poi, titubante, insicuro, avvina la sua, mi allungo
abbastanza da riuscire ad afferrarla e lo tiro delicatamente verso il
letto, lui si siede sul bordo, dandomi le spalle.
Lascio la sua mano, faccio scivolare lentamente le mie dita sulla base
del suo collo, le spalle, le braccia, godendo di quel contatto a lungo
desiderato.
Appoggio il viso tra il collo e la spalla destra, riempiendomi del suo
odore, mentre gli lego le braccia in vita. John nel frattempo resta
immobile, lascia che io lo esplori, tiene gli occhi chiusi, sento il
battito del suo cuore accelerare.
-Mi dispiace, John…- sussurro al suo orecchio, lui sposta le
sue mani sulle mie, accarezza le mie dita, lascio un bacio sul lato del
suo collo.
Ho bisogno di un contatto più forte, mi sposto davanti a
lui, salgo sulle sue cosce con le mie ginocchia ai lati delle sue
gambe, le mie mani sul suo viso, dita tra i capelli, le sue sui miei
fianchi, mi guarda con gli occhi lucidi, resto fermo a guardarlo per un
po’, piegato in avanti, pochi centimetri tra le nostre
fronti, mi avvicino lentamente e poggio le mie labbra sulle sue,
entrambi chiudiamo gli occhi, gioco un po’ con il suo labbro
inferiore.
Mi sposto a baciare lo zigomo, la mascella, il collo, lui lascia vagare
le sue mani sulla mia schiena, lo spingo piano sdraiato sul letto.
-Ti amo John-
Sospira, sento un brivido percorrergli la pelle, stringe di
più le braccia intorno alla mia vita, continua a tenere gli
occhi chiusi.
-Anche io ti amo-
Torno alla sua bocca, mentre comincio a sbottonargli la camicia, le sue
mani salgono lungo la mia schiena, le sue dita si intrecciano ai miei
capelli. Riesco a togliergli la camicia, finalmente posso analizzare
questo corpo, il suo, il suo che è mio, del mio John, posso
sentirlo con tutti i sensi, pelle calda, petto che si alza e si
abbassa, cuore veloce, odore di John, John.
Esploro con le labbra la sua carne scoperta, bacio, lecco, mordo,
voglio godere pienamente di ciò che ho tentato a lungo di
ottenere. Mi riapproprio della sua bocca, tutto si annulla intorno a
me, solo sensazione di completezza, di calore, mentre le nostre lingue
si incontrano e si accarezzano, niente di razionale, solo John, io e
John, John finalmente completamente mio.
Sposto una mano sul suo basso ventre, mi avvicino al bordo dei suoi
pantaloni, si irrigidisce, interrompe il bacio, mi blocca il polso,
spalanca gli occhi.
La paura di aver sbagliato, di aver rovinato qualcosa si impossessa di
me, lo guardo, lui guarda me, si rilassa ma non lascia il mio polso.
-Sherlock non… non affrettiamo le cose… io ho
bisogno di tempo…-
Il tono è tranquillo, no, non ho rovinato niente. Certo
John, ti darò tutto il tempo che vuoi, tutto il tempo di cui
hai bisogno.
Annuisco –D’accordo-
Lui sorride e rilascia il mio polso, sorrido anch’io, i suoi
profondi occhi blu che non mi stancherei mai di guardare, la tristezza
sempre presente lentamente diluisce, non sparisce del tutto, ma adesso
è lontana, non è qui con noi, il nodo nel petto
si scioglie completamente.
Lascio un altro bacio leggero sulle sue labbra, scivolo al suo fianco,
manteniamo il contatto visivo,. Il suo braccio destro ancora legato
alla mia vita, la mia mano destra ancora appoggiata sul suo petto.
-Posso restare qui stanotte?-
Sorride di nuovo, il sorriso di John…
-Certo-
Appoggio la testa sulla sua spalla, mi stringe di più a
sé, con la mano libera tira il lenzuolo fino a coprirci
entrambi, allungo anche una gamba a circondare le sue, mi rilasso tra
le sue braccia con il suono leggero del suo respiro ora tranquillo.
Aspetterò tutto il tempo che vuoi John, ora che tu sei mio e
io sono tuo.
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