Ciao!
Scusate il ritardo immane ma ho avuto un periodo lavorativo di
FUOCO!!! Mi occupo di tasse e col Governo Monti... XDDDDD
Comunque,
spero che il nuovo capitolo, a chi ha avuto pazienza di aspettare,
piacerà!
Un
bacio a
tutti!!!
Faccia
a faccia, dieci anni dopo
Irritato!
Athos non avrebbe saputo spiegare in altro
modo il suo
stato d'animo in quel momento, mentre sulla una carrozza si stava
recando presso la casa di Aramis, in centro Francia, in compagnia di
Bazin. Non aveva voglia di compiere quella missione, non aveva voglia
di rivedere Aramis. Non sapeva perchè se ne fosse andata,
non lo
aveva certo chiesto al capitano! E non lo avrebbe chiesto a lei!!!
Come non le avrebbe chiesto del perchè delle sue menzogne,
del
perchè di quel silenzio lungo dieci anni, del
perchè una donna
avesse deciso di entrare nel corpo dei moschettieri!
Era una missione quella, giusto? Quindi,
tutto il resto
non importava! E di certo non gli importava più di Aramis,
quello
che lei faceva, come lo faceva e perchè lo faceva, era
quanto di più
lontano ci fosse da lui. Freddezza, lucidità! Come in ogni
missione
da lui portata a termine! Così si sarebbe comportato,
semplice no?
Ne era convinto!!!
Ma era irritato lo stesso!
Con Aramis per tanti di quei motivi che
nemmeno aveva
chiari in testa, con De Treville che lo aveva incastrato in quella
missione, con d'Artagnan che era fuori Parigi e non poteva partire
subito per riprendersi i suoi figli, con il piccolo principe, Demian
e Julie che si erano fatti rapire da dei balordi e anche con Bazin
che era giunto a Parigi a sconvolgergli la vita! Lo guardò
in
cagnesco, mentre insieme viaggiavano sulla stessa carrozza... Bazin
era un omettino mite, semplice, un contadinotto che sembrava timoroso
al suo cospetto. Però l'umore di Athos era talmente nero
che,
nonostante tutto ciò, non riusciva per niente a provare
simpatia e
comprensione per quel pover'uomo che era evidentemente in
difficoltà
a rapportarsi con lui. "Quanto manca ad arrivare?" - gli
chiese freddo, ormai stufo di quel lungo viaggio in carrozza.
Bazin deglutì e si fece ancora
più piccolo in un
angolo del sedile, davanti a quel tono severo. "Poche ore
signore, solo poche ore! E giungeremo alla casa della mia signora!".
Anche lui non vedeva l'ora che finisse quel viaggio con quel
personaggio tanto indisponente...
"La tua signora..." - ripeté
lentamente
Athos... Aramis una signora? Era quasi ironico... Signora...
Può
considerarsi tale una persona che calpesta gli affetti altrui, che
butta alle ortiche anni di amicizia come se niente fosse? Non era
tanto la bugia di Aramis ad averlo fatto soffrire ma la
consapevolezza maturata in quei dieci anni che per lei il loro
rapporto non aveva voluto dire niente! Amici... Lo erano mai stati
davvero? Probabilmente no, a questo era giunto in conclusione...
"Oh si, la mia signora! La signora del
villaggio,
la nostra capa che ci protegge!" - rispose Bazin con un moto
d'orgoglio, mentre nella sua mente scorrevano le immagini di Aramis,
dei suoi lunghi capelli biondi, della sua figura slanciata mentre
galoppava a cavallo o si allenava con la spada.
Il sorrisetto di Athos si fece freddo e
beffardo. "Capa
del villaggio... Bah, attento mio caro sempliciotto Bazin, mai
fidarsi! Di nessuno!!!".
Bazin, a quelle parole, si fece serio e
parve acquisire
coraggio. Che non si permettesse di mettere in discussione il valore
e la lealtà di Aramis! "La nostra signora è una
persona
saggia, forte e onesta! Non vi permettete! Sarò anche
sempliciotto,
come mi avete definito poco fa, ma non stupido! So giudicare le
persone e Aramis merita fiducia cieca ed incondizionata!".
Athos scoppiò a ridere. Sapeva
di comportarsi da
perfetto cafone maleducato, ma il suo umore era talmente nero che non
riusciva a fare a meno di maltrattare quel povero uomo. "Oh beh,
come no! Detto poi da un UOMO che si fa proteggere da un capo
villaggio DONNA...".
Bazin fece per reagire a quella
provocazione, replicare.
Ma il suo buon senso lo fece desistere. Non era codardia. Sapeva di
trovarsi al cospetto di un moschettiere che, a giudicare dalle
apparenze, era nobile di famiglia. E sapeva che uno scontro con lui
non avrebbe avuto nessun risvolto positivo... E poi, doveva portare
Athos da Aramis e dai bambini il più in fretta possibile e
uno
stupido alterco fra uomini non poteva pregiudicare una missione
delicata. Non sapeva nulla ne delle identità dei bambini ne
del
perchè Athos stesse viaggiando con lui. Il capitano dei
moschettieri
gli aveva detto solo che non doveva fare domande e che stava dando un
grosso servigio al re! E solo questo valeva, gli bastava, lo rendeva
orgoglioso. Un contadino difficilmente rende di persona servigi al re
e quanto gli stava capitando era una soddisfazione grandissima, ne
era orgoglioso! E non avrebbe deluso nessuno!
Il resto del viaggio procedette in
silenzio. Athos smise
presto di divertirsi a stuzzicare Bazin e quest'ultimo
rinunciò
piuttosto in fretta a rispondergli a tono...
Athos sprofondò nel sedile
morbido della carrozza,
pensieroso. De Treville lo aveva messo in un bel guaio. Sarebbe stato
semplice arrivare da Aramis, prendere i bambini e partire subito alla
volta di Parigi e invece doveva trattenersi lì con lei, in
attesa
che arrivasse anche d'Artagnan a dargli manforte per la strada di
ritorno. Certo, sapeva che due moschettieri sono meglio di uno per
proteggere il piccolo principe e sapeva che, finché
d'Artagnan non
fosse giunto, poteva contare su Aramis per difendere il bambino da
possibili imboscate... De Treville era stato previdente nel
predisporre ed illustrargli i piani ma questo lo metteva in una
situazione difficile e complicata perchè significava
dividere per un
pò di tempo la casa con Aramis, essere costretto a
rapportarsi con
lei. Certo, poteva fare l'altero e il duro, ma sarebbe stato
imbarazzante lo stesso. In un certo senso, l'unica cosa che giocava a
suo favore era la presenza dei tre bambini, non sarebbero stati
propriamente soli... E poi, come doveva comportarsi, come doveva
rivolgersi a lei? Come un tempo, quando le reggeva silenziosamente il
gioco, fingendo di non sapere che fosse donna? O trattarla da
signora, visto che ormai era di dominio pubblico che lo fosse? E poi,
arrivato d'Artagnan, lì le cose si sarebbero complicate
ancora di
più perchè lui non sapeva della vera
identità di Aramis, non lo
aveva capito chi lei fosse davvero! Oh almeno, Athos era convinto
fosse così...
Certo però, pensò, la
sorte era davvero avversa e
beffarda nei suoi confronti! Di tutti i posti, di tutte le case, di
tutte le persone sul territorio di Francia, i tre bambini proprio da
Aramis dovevano capitare? Certo, per i tre piccoli era stata una
fortuna ma per lui si era trattato di un crudele scherzo del
destino...
Bazin improvvisamente si
affacciò al vetro della
carrozza, battendo due colpi sull'esterno per far fermare il
cocchiere. "Siamo arrivati!" - urlò.
Athos sobbalzò. Erano davvero
giunti a casa di Aramis?
Perso nei suoi pensieri non si era accorto ne del tempo che era
passato ne di dove era capitato. Si guardò attorno
attraverso i
vetri della carrozza. Fuori diluviava, erano in aperta campagna, in
prossimità di un villaggio talmente sperduto e piccolo che
probabilmente non era segnato nemmeno sulle mappe. E si trovavano
davanti a una minuscola casetta bianca immersa nel verde. La casa di
Aramis probabilmente!
Sospirò. E con un gesto secco
aprì lo sportello,
uscendo dalla carrozza. Ok, il momento era giunto, meglio sbrigarsi
coi convenevoli, spiegare come si sarebbe svolta la missione e poi
estraniarsi da TUTTO in attesa che arrivasse d'Artagnan. Athos si
voltò verso Bazin, sceso anch'esso dalla carrozza, e lo
apostrofò
in tono secco e perentorio. "Considerate terminata la vosta
missione e tornate a casa! Da adesso in poi non avrò
più bisogno
dei vostri servigi".
Bazin fece per obbiettare ma sapeva, come
gli aveva
raccomandato De Treville, che non doveva ne fare domande ne
disubbidire agli ordini del moschettiere. E così,
benché Athos non
gli stesse per nulla simpatico, annuì, risalì
sulla carrozza e
chiese al cocchiere di riprendere la strada per portarlo a casa.
Athos, a grandi falcate, si
avvicinò alla casa e senza
pensarci su bussò con forza alla porta.
Dall'interno si sentì un gran
trambusto e dopo pochi
istanti Aramis aprì...
Faccia a faccia, dopo dieci anni, si
fissarono come se
stessero vedendo un essere leggendario, entrambi...
Poi...
Lei lo guardò negli occhi
sorpresa...
Lui la guardò negli occchi,
freddamente...
E per lunghi istanti calò il
silenzio fra loro...
Aramis deglutì, si
schiarì la voce e, rendendosi conto
di indossare abiti femminili, si sentì in dovere di spiegare
la sua
posizione... Non sapeva perchè dopo dieci anni di nulla,
quella
fosse l'unica cosa che gli era venuta in mente di dire, ma sapeva che
doveva farlo. "Athos, quanto tempo..." - balbettò
guardandolo in viso emozionata – "Io credo di dovervi qualche
spiegazione...". Già... Si sentiva goffa e stupida come una
ragazzina in quel momento a dire frasi tanto banali e scontate. Athos
era stato uno dei suoi migliori amici per anni e nel suo cuore anche
qualche cosa di più. Certo, un legame nato su una menzogna
ma
autentico! Ora però, era arrivato il momento di scoprire le
carte.
Lui era lì, lei era lì e non si poteva scappare o
fare finta di
nulla! Non si aspettava che arrivasse Athos, pensava che sarebbe
stato d'Artagnan a venire da lei ed era confusa. Con il guascone
sarebbe stato semplice, lui conosceva il suo segreto. Con Athos non
era pronta ad affrontare nessuna situazione ma DOVEVA! Però,
come?
Dieci anni di lontananza, di silenzio... Lui cosa stava pensando?
Cosa pensava di LEI??? Già, ormai che fosse donna era palese
davanti
ai suoi occhi...
Lo sguardo freddo di Athos non
tradì alcuna emozione.
"Nessuna spiegazione mia cara..." - disse, con una nota di
disprezzo nella voce – "Sono quì per svolgere una
missione,
per illustrati i piani del Capitano De Treville e per prendere i
bambini sotto la mia custodia!".
Aramis annuì sconcertata. Athos
non aveva voglia di
fare conversazione, era chiaro! Forse doveva anche aspettarselo... E
affrontava la questione con la freddezza che di solito usava nelle
missioni difficili, freddezza che lo rendeva imbattibile in
battaglia... E che in quel momento rappresentava un baluardo anche
per lei. "Si ma...". Lei voleva dirgli mille cose,
spiegarsi, alleggerire la sua posizione davanti al suo vecchio
compagno! Non doveva avere una buona opinione di lei Athos, forse era
normale dopo la sua fuga repentina da Parigi senza dire nulla a
nessuno. Per questo doveva dannatamente SPIEGARE!!!
"Niente ma, sono quì per lavoro
Aramis e
nient'altro mi interessa e mi risulta interessante!". Il tono di
Athos era duro e non lasciava spazio ad risposta alcuna. Non voleva
ascoltarla! Punto!!!
Calò di nuovo, fra i due, un
silenzio pesante.
Interotto subito da una vocina infantile...
"ZIO ATHOS!!!". La piccola Julie
sbucò di
corsa dalla camera da letto, appena sentita la voce del moschettiere,
e si lanciò verso Athos entusiasta, seguita da Demian e da
Luis.
"Zio Athos, zio Athos!!!" - urlò
felice
Demian – "Che fortuna che sei venuto tu, papà ci
avrebbe
messo in castigo a VITA!!!".
A dispetto di tutto, Athos rise quasi
divertito davanti
alla faccia tosta dei bambini. Faccie di bronzo, esattamente come il
loro padre!!! "Non cantate vittoria, prima o poi i vostri
genitori li dovrete rivedere! E siete in guai grossi, sappiatelo!".
Julie gli si arrampicò in
braccio, stringendosi a lui e
dandogli un bacio sulla guancia. "Dai zio Athos, lo so che
papà
e mamma ci faranno il culetto a strisce a furia di darcele col
battipanni, ma tanto che ci sei tu, trattaci bene!".
Athos sorrise, di nuovo. "Bimba mia, se
riuscirai a
conservare questa faccina di tolla anche da grande, nulla ti
sarà
impossibile...!".
Julie sorrise e Demian e il principino si
avvicinarono
al moschettiere, apparentemente sollevati dalla sua presenza. Una
faccia conosciuta, finalmente!
Athos si informò con Luis circa
le sue condizioni e una
volta appurato che anche il giovane erede al trono stava bene,
finalmente si rilassò.
Aramis, in un angolo della stanza, era
rimasta ad
osservarli. Mentre il peso di dieci anni di lontananza da quel mondo
che tanto aveva amato presero a tormentarla all'istante. Athos coi
figli di d'Artagnan, col principino, i bambini con lui... Si capiva
che erano molto legati, affezionati l'uno all'altra. Un mondo di cui
non faceva parte. Athos era lo 'zio Athos' per i figli di d'Artagnan
e probabilmente anche Porthos era considerato così. Una
grande e
allegra famiglia di amici di cui non faceva più parte e di
cui non
sapeva più nulla... Cosa era successo in quei dieci anni?
Che
avventure avevano vissuto i suoi amici senza di lei? Che legami
intercorrevano fra loro? Erano ancora 'Tutti per uno e uno per tutti'
o qualcosa era cambiato?
Capì perchè era tanto
difficile per lei e Athos
raffrontarsi...
Tante cose non dette, un lungo silenzio,
due vite ormai
diverse che li avevano ridotti a estranei...
Athos non voleva spiegazioni da lei...
Perchè era
arrabbiato? O forse, perchè non gli importava
più? Dieci anni sono
tanti e più che sufficienti per dimenticare... Aveva paura a
rispondersi Aramis, le risposte che avrebbe potuto ricevere potevano
fare molto male...
Athos si voltò verso di lei, una
volta finito di
parlare coi bambini. "Gli ordini son questi: resterò
quì coi
bambini finché non arriverà d'Artagnan a darmi
man forte per
riportarli a Parigi in tutta sicurezza. Era fuori Parigi a dirigere
le ricerche e non poteva quindi partire immediatamente, aspetteremo
quà il suo arrivo! Nel mentre, il capitano si auspica un tuo
aiuto,
nel caso di bisogno, per proteggere Luis!".
"Oh, lei ci aiuterà,
è una donna fortissima!"
- esclamò Julie piena di ammirazione.
Athos digrignò i denti. "La
conosco, la
conosco..." - rispose senza entusiasmo.
Aramis annuì. "Sta arrivando
d'Artagnan quindi?"
- chiese, felice al pensiero di rivedere il guascone, di scoprire che
uomo era diventato.
"Esattamente!" - rispose Athos con voce
maliziosa e cattiva. "Se tanto ci tieni, magari puoi elargire a
lui le spiegazioni inutili che ti ho rifiutato poco fa. Magari ti
ascolterà!".
Aramis fremette di rabbia. Quel tono
scostante e freddo
la irritava! Athos non poteva sapere il perchè di tante
cose! E di
quanto era stato difficile. No, non gli avrebbe dato spiegazioni,
come aveva chiesto. E non ne avrebbe di certo date a d'Artagnan...
"Non devo spiegare nulla! D'artagnan sa già da tanti anni
tutto
quello che avrei spiegato a te poco fa..." - rispose in tono
sibillino.
E a quelle parole, un macigno pesantissimo
calò sul
cuore e sulla mente di Athos...
D'artagnan sapeva?
Come???
Perchè???
Una strana rabbia lo invase. Il suo amico
guascone che
lo aveva superato per quanto riguardava la carriera, a quanto pareva
lo aveva superato anche in qualcos'altro...
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