Cara Marina
Ciao Marina, ti scrivo per
dirti
Marina quello che devo dirti
è molto importante
(Tre inizi del cavolo. Non ho mai scritto lettere per qualcuno in vita
mia e si vede pure. O forse sì, ne ho scritta una quando
andavo alle scuole
medie... per un ragazzino della mia classe che mi piaceva. Lui non mi
cagava di
striscio, ovviamente, ma comunque quella lettera non l’ho mai
consegnata. Non
l’ho fatta a vedere a nessuno. Non avevo il coraggio. Avevo
paura che mi prendessero
in giro. Ma adesso questo non c’entra niente)
Non so perché ti sto scrivendo
questa lettera.
(No, non va bene, porca miseria. Lo so perché la sto
scrivendo! Forse
non so come spiegare tutto quello che vorrei spiegare, ma lo so
perché la sto scrivendo)
Non so perché ti sto
scrivendo questa lettera
Ti scrivo questa lettera perché
ci sono delle cose che devo dirti e dato che non riesco a dirtele a
voce, ho
deciso di farlo in questa maniera.
Mentre scrivo mi vengono in
mente tante cose; il nostro bacio in ascensore e quella nuotatrice che
se non
sbaglio si chiamava Marta e che mi ha detto che aveva capito di essersi
innamorata della sua amica perché aveva sempre voglia di
baciarla.
(Sto divagando)
Ho sbagliato, Marina.
Lo so che ho sbagliato. E ho
sbagliato perché avevo paura. Mi faceva paura tutto. Avevo
paura di quello che
avrebbero detto i miei colleghi, di quello che avrebbero pensato
sapendo che
stavo con te. Avevo paura anche di perdere mio padre e avevo paura di
quello
che provavo per te, perché non l’ho mai provato
per nessuno, figuriamoci per
una donna. Avevo paura di affrontare una situazione che era diventata
bella
grossa, forse un po’ troppo per una come me. Avevo paura che
le persone che mi
conoscevano mi guardassero con disprezzo. E infatti Terry ci
è mancato poco e
non mi rivolgeva più la parola. Avevo paura che mi avrebbero
guardata come mi
ha guardata mio padre quel giorno in macchina, quando mi ha dato della
malata e
della pervertita. Io ti amo e questa è una cosa bella, non
dovrei avere paura
dell’amore, non dovrei avere paura di amare e di dire alle
persone che sono
innamorata. Però quando l’ho detto a mio padre e
lui mi ha guardata in quel
modo... ho avuto ancora più paura. Perché si
tratta di mio padre ed io da lui
mi aspettavo un’altra reazione, credevo che sarebbe stato
sorpreso, ma non
avrei mai pensato che mi avrebbe dato della pervertita. Io credevo che
alla
fine sarebbe stato felice per me. Invece non è stato
così ancora adesso non mi
parla o se lo fa è solo per chiedermi a che ora torno, dove
vado oppure che
cosa voglio per cena... Sa che ci siamo lasciate e forse dentro di
sé è pure
contento. Ma al tempo stesso sa che continuo a provare certe cose per
te e
quindi non riesce a comportarsi diversamente.
(tutto ciò mi pare solo una lunghissima trafila di
chiacchiere. Forse
dovrei cancellare tutto e iniziare di nuovo da capo. Ma non penso di
poter fare
meglio di così e poi è la verità...
...No, Esther... non è tutta la
verità)
E’ vero che in amore ci vuole
coraggio, come hai detto tu. E’ vero che senza il coraggio in
amore non si va
da nessuna parte ed io non ho trovato questo coraggio da nessuna parte.
(...)
E’ vero che in amore ci vuole
coraggio, come hai detto tu. E’ vero che senza il coraggio in
amore non si va
da nessuna parte ed io non ho trovato questo coraggio da
nessuna parte.
Infatti ti sto scrivendo questa lettera, proprio perché ho
paura di dirti
queste cose guardandoti negli occhi. Non ho il coraggio di parlarti di
tutto
questo guardandoti negli occhi.
(Come non l’ho trovato quando dovevo dare quella lettera a
quel
ragazzino che mi piaceva o quando Aldo mi trattava male)
Ma in fondo quello che ti voglio
dire
(NO!)
Ma in fondo io ti avevo chiesto
del tempo, no? Ti avevo chiesto un po’ di tempo. Un
po’ di tempo, non anni.
Solo un po’ di tempo. Mi hanno detto che sono insicura, che
sono paranoica, che
mi faccio influenzare, Rocco mi ha detto che con te ho fatto la
stronza. E’
tutto vero, sono così. Ma io volevo solo avere il tempo per
capire, per
abituarmi a quello che mi stava succedendo, per trovare le parole e
poter
spiegare anche agli altri quello che mi stava
succedendo, quello che provavo, per superare quel
blocco che avevo
dentro di me. Tu, Marina, sei così sicura di te,
così intelligente e
carismatica e decisa... tu sai cosa vuol dire avere paura dei propri
sentimenti
e non saperli esprimere davanti a tutti? Forse no, proprio
perché tu sei
diversa, sei una persona forte, magari quando hai scoperto di essere
omosessuale l’hai detto subito a tutto il mondo e non te ne
è fregato un bel
niente. Beh, Marina, non siamo tutti come te.
(ehm...)
Beh, Marina non siamo tutti
come te
(No, perché dovrei cancellarlo? È la
verità)
Beh, Marina non siamo tutti come
te. Io non sono così. Rocco, pure vorrebbe vedermi
così, come te, forte e
coraggiosa, menefreghista, vorrebbe sentirmi gridare che ti amo davanti
a tutti
i miei colleghi e a tutti quelli che mi conoscono, anche davanti a mio
padre.
Vorrebbe sentirmi dire che non me ne frega niente di quello che gli
altri
pensano. Ma lo sapete voi che cosa vuol dire scoprirsi innamorati di
una donna dopo
che per trent’anni una è sempre stata solo con
degli uomini? Sapete che cosa
vuol dire capire di provare dei sentimenti per una donna dopo che per
tutta la
vita una ha creduto di non poter provare simili sentimenti, se non per
un uomo?
Sapete come ci si sente, nello scoprire che l’amore vero
è lì davanti a te ed è
una donna? Sapete come ci si sente bene e al tempo stesso come ci si
sente
confuse, frastornate, impaurite perché non è
esattamente quello che ti
aspettavi? Sembra facile accettarlo, sembra facile dire ‘beh,
chissenefrega, è
così, dunque accettiamolo!’ Non è vero.
Non è facile. E non è facile nemmeno
stare a sentire tuo padre che ti dà della pervertita. Provo
rabbia nei suoi
confronti, perché non mi capisce, ma provo anche dolore per
le sue parole,
senso di colpa, come se lo avessi tradito, più probabilmente
ho tradito le sue
aspettative. Provo incredulità per la sua reazione. Mio
padre non mi aveva mai
guardata in quel modo, con disgusto. Mio padre non mi aveva mai
guardata come
se fossi un’aliena, ma un’aliena della peggior
specie. Sapete cosa significa
questo? Credete che sia facile far finta di niente? Credete che sia
bello
sentire vostro padre dirvi che siete delle pervertite? Credete che sia
possibile mandarlo al diavolo o fregarsene? No, perché
è comunque mio padre.
Per quanto possa essere arrabbiata, mi fa male sapere che lui non
approva. E
una cosa così non si può risolvere con un
cioccolatino
(Non mi sono nemmeno accorta di essermi messa a piangere. Una lacrima
è caduta sul foglio sbavando l’ultima lettera
dell’ultima parola. Pazienza)
Io non mi sono mai sentita
attratta dalle donne, non ho mai nemmeno baciato una donna, nemmeno
quando ero
un’adolescente. Non ho mai baciato una ragazza nemmeno per
gioco o per scherzo.
Non ho mai pensato di farlo, fino a quando non ho incontrato Marina.
Non ho mai
nemmeno amato veramente. Ho creduto di amare, ma non ho mai amato.
Nemmeno
Aldo. Alla fine Aldo era carino, soprattutto nell’ultimo
periodo, ma io non lo
amavo. Ho amato solo te, Marina. Tu mi hai detto che ho amato soltanto
le tue
attenzioni. Beh, non è vero. Io mi sono innamorata di te
perché tu sei forte,
Marina, perché sei intelligente e perché sei
gentile, perché sei dolce, perché
sei bella, perché mi sentivo protetta quando stavo da sola
con te. Mi piacevano
anche le tue attenzioni, sì, moltissimo. Mi lusingavano
perché non ne avevo mai
ricevute così tante. E quando tu hai detto che io amavo
soltanto quelle, beh mi
hai ferita, sei riuscita a ferirmi. Avevi bisogno di ferirmi?
Sì e ce l’hai
fatta. Me lo meritavo, ma mi hai comunque fatto male. Perché
tu sai fare molto
male, Marina, quando vuoi. Sai picchiare duro. Gli altri pensano di no,
forse.
Pensano che tu sia perfetta così. Pensano che sia io quella
che sbaglia, sempre
e comunque, qualsiasi cosa dica o faccia, mentre tu no. Beh, invece sai
fare
male. Sai come colpire, quando vuoi. Sai essere fredda, dura, severa,
intransigente. E mi fa male pensare a tutto questo e pensare che non
sei qui
con me adesso. Mi fa male pensare a te e a tutto quello che
c’è stato fra di
noi.
(La mano mi fa un male cane)
Però io ti amo.
Io ti amo anche se a volte non
sono in grado di dimostrartelo.
Io ti amo io ti amo io ti amo io
ti
(Così
sembro infantile)
Eppure io ti amo.
Io ti amo anche se a volte non
sono in grado di dimostrartelo.
Io ti amo io ti amo io ti amo
io ti
E mi manchi.
Mi manchi da morire.
Esther
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