L'angolo est della terrazza fiorita.

di Reminiscenza
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Epilogo


Erano attimi di libertà quelli che costellavano la sua vita, attimi di puro istinto vivificatore che avevano reso la sua esistenza sopportabile, ma erano sempre stati sempre e solo attimi.
Ora era libero, ora poteva dormire sonni tranquilli accanto a lui. Con gli ultimi residui di forze girò il capo e lo vide: le tonalità albine che caratterizzavano i suoi corti capelli e le iridi velate dalle palpebre, l’espressione impassibile.
Stefan si abbandonò e iniziò il suo naufragio verso l’oscurità non appena il pugnale finì di trapassare il suo cuore da parte a parte. Elena allentò la presa sull’elsa, non appena si rese conto che ogni singola goccia del sangue di Stefan si fosse essiccata.
Tremò.
Sbattè le palpebre, contemplando l’unico dei due vampiri per cui provava compassione. Aveva meditato tanto a lungo su quel momento, chiedendosi se avrebbe avuto il coraggio e cosa avrebbe provato: tutte le sue ipotesi si rivelarono sbagliate. Non era distrutta, non era stata codarda, aveva preso una posizione e per questo aveva paura. In un sfuggente attimo realizzò che il fremito che avvertiva lungo le braccia, il sudore freddo che le imperlava la fronte, le labbra arricciate in un’espressione indecifrabile erano tutti segni della paura per il coraggio che aveva avuto.
Tutto le sembrò chiaro e ingiusto, scisso, frantumato. Nell’istante in cui aveva pugnalato Stefan il mondo aveva iniziato a roteare in un’altra direzione, traslando intorno a qualche nuova stella e rivoluzionando tutte le leggi della fisica: il suo mondo era caduto il pezzi.
E questo era un bene, un terribile bene, perché come può dalla distruzione nascere il positivo?
Lasciò cadere dalla domanda e dalle crepe di quell’antico mondo, raggi di chiarore le illuminarono la mente, dipingendo davanti ad essa i colori di un nuovo universo.
Le braccia di Damon la riportarono alla realtà e quel quadro fu completo.

« Non sarebbe dovuta finire così. » Le sussurrò all’orecchio, cercando di contenere la distruzione dentro di lei. Avrebbe voluto toglierle quell’ennesimo peso, caricarselo sulla propria anima, ma quando la strinse, capì che nulla c’era da tener insieme, nulla c’era di distrutto. Lì dove credeva ci fosse solo distruzione, c’era speranza e così tutto il resto divenne nulla.

« Non è finita, è appena cominciata. » Suggellò le parole con un bacio, concentrandosi su quell’istante. Il passato lasciava il posto al futuro e il presente era solo un lauto antipasto.
Si lasciarono per sempre alle spalle il seminterrato di casa Salvatore, della loro casa, permettendo all’ombra di calare sui ricordi di Adrian e Stefan; così respirarono l’aria del cielo notturno, contemplando in silenzio quella consapevolezza.
Avrebbero vissuto con la felicità nel cuore e quell’ombra nell’animo, ma potevano sopportarlo, perché erano insieme.




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