Chapter II - All I want for Christmas
I won’t ask
for much this Christmas
I won’t even wish for snow
No, I’m just gonna keep on waiting
Underneath the mistletoe
There’s no sense in hanging stockings
There upon the fireplace
'Cause Santa he won’t make me happy
With a toy on Christmas Day
I just want you here tonight
Holding on to me so tight
Girl, what can I do?
You know that all I want for Christmas
Is you…
Michael Bublé – All I Want for Christmas is You
Hermione Granger amava il Natale più di qualunque altra
cosa, a tal punto da poterne recitare ogni momento come una
filastrocca, ricordo marchiato a fuoco nella sua memoria: svegliarsi
col delizioso aroma della colazione, scartare i regali, comporre poesie
improponibili assieme al padre e, infine, cercare di aiutare, per
quanto possibile, la madre nella preparazione del famoso Pranzo di
Natale. Jean Granger(1) aveva la magica capacità di
creare
spettacolari manicaretti che riuscivano a stupirti ogni volta grazie
alla loro creatività e bontà, complici il grande
affetto che provava nei confronti dei suoi commensali e il
considerevole talento per i fornelli. Questa dote, ahimé,
non era stata ereditata dalla figlia, la quale, per quanto si
sforzasse, non riusciva ad evitare che tutti i suoi piatti fossero
vittime infelici di autocombustione. L'unica ricetta che riusciva a
riprodurre era quella dei biscotti di pan di zenzero, con i quali la
famigliola aveva preso l'abitudine di accompagnare il tè
pomeridiano, lì accanto allo scoppiettante caminetto.
Anche quella mattina il risveglio dell'ex Grifondoro fu allietato dagli
invitanti aromi della sala da pranzo, i quali le stuzzicarono talmente
l'appetito da costringerla ad aprire gli occhi molto prima del
previsto. Si posizionò a sedere sul letto, stiracchiandosi
ed emettendo un sonoro sbadiglio: la sua camera era sempre la stessa:
le pareti lilla ridipinte quando aveva otto anni, la mobilia color
panna e centinaia di libri ammassati ovunque. Non si poteva certo dire
si trattasse di una stanza ordinata, al contrario di quella occupata ad
Hogwarts, ma, si sa, ognuno ha i suoi piccoli scheletri nell'armadio e
la nostra amica non era di certo da meno, essendo la pigrizia una
caratteristica manifesta solo alla larga da sguardi indiscreti.
Scostò via le coperte, rabbrividendo leggermente e dando il
via alla ricerca delle sue pantofole: pelose e con la faccia di Snoopy,
un regalo della nonna. Appena in piedi si affrettò ad
indossare la vestaglia azzurra,così da potersi dirigere
nella stanza attigua, baciare i genitori e augurare loro un buon Natale.
Proprio mentre era sul punto di varcare la soglia, però, un
pensiero improvviso la fece desistere e preoccupare
I miei genitori sono fuori città.
Chi diavolo era entrato in casa ed aveva preparato addirittura la
colazione?
Un ladro? No, impossibile – Perché mai un ladro
dovrebbe venire a cucinare in casa mia?
Forse si trattava di un senzatetto, il quale, credendo la casa vuota,
si era intrufolato per poter trascorrere al caldo le sue vacanze.
Sì, questa opzione era decisamente più probabile,
anche se ciò non leniva in alcun modo la sua inquietudine.
Infatti, chi le assicurava che, di chiunque si trattasse, non ne
avrebbe approfittato per farle del male?
Sì guardò intorno alla disperata ricerca di
qualcosa che potesse servirle da arma – Merlino, che fine
avrà fatto la mia bacchetta? –, senza
risultato. Poi, finalmente, l'occhio le cadde su qualcosa che, in un
modo o nell'altro, avrebbe potuto sfruttare a suo favore. Si
avvicinò quindi alla scrivania in punta di piedi, prelevando
ciò di cui aveva bisogno, per poi dirigersi nuovamente verso
la porta con passo felpato. Ringraziò Dio e tutti i Santi in
Paradiso che suo padre ne avesse recentemente oliato i cardini,
poiché altrimenti avrebbe potuto dire addio all'effetto
sorpresa.
Muovendosi quanto più silenziosamente possibile, si diresse
verso la camera incriminata, stando bene attenta a che nessuno sbucasse
all'improvviso alle sue spalle. Quando fu vicina alla meta,
poté distinguere nitidamente il rumore dei passi di
qualcuno: stando alla chiarezza di quel suono, l'intruso era
probabilmente molto alto e robusto, cosa che rendeva ancora
più scarse le sue possibilità di vincita in un
eventuale corpo a corpo. Inspirò ed espirò
profondamente, cercando di far riaffiorare tutto il coraggio che aveva
dimostrato di avere durante la Guerra Magica e che, in quel momento,
sembrava averla completamente abbandonata.
Insomma Hermione! Provò ad incitarsi Che fine ha
fatto tutto
il tuo spirito da fiera e audace Grifondoro?
Tirò un altro lungo respiro, dopodiché
afferrò il toro per le corna e avanzò a passo
deciso verso qualunque cosa la aspettasse: una figura in piedi le dava
le spalle
- Fermo dove sei! Cosa credevi di fare in casa mia?!? - e, detto
questo, lanciò decisa la sua arma
- Aaaaaaaah! - urlò la figura, voltandosi e rivelando un
volto ben conosciuto
- Aaaaaaaah! - urlò a sua volta Hermione, mentre l'altro
riusciva miracolosamente a scansare quel bolide letale
- Granger! Ma cosa diamine pensavi di fare? - la rimproverò
un Fred Weasley in tenuta casalinga – Era un grembiule quello
che indossava?
- Tu piuttosto cosa pensavi di fare! - lo rimbeccò lei -
Credevo si trattasse di qualche malintenzionato! -
- E tu pensavi davvero di metterlo K.O lanciandogli l'edizione
integrale de “La storia di Hogwarts”?! -
domandò scettico
- Non trovavo la mia bacchetta, c'era poco da fare gli schizzinosi -
lui si abbassò per raccogliere il libro
- Caspita - disse, soppesandolo - Saranno almeno cinque chili! Ora
capisco perché tu abbia optato per questo. -
- Più di duemila pagine di conoscenza hanno il loro giusto
peso -
- Già, un peso fin troppo eccessivo -
- Sempre il solito - constatò la ragazza - Ma, a proposito -
continuò, puntandogli contro un dito - Si può
sapere cosa ci fai tu in casa mia? Per giunta la mattina di Natale! -
per un istante parve dubbioso
- Davvero non ricordi? -
- E cosa dovrei ricordare? - sbottò esasperata
- Ieri sera ti ho accompagnata qui che non ricordavi neanche il tuo
nome - le raccontò - Ti sei data al consumo sfrenato di
Marshmallow e sidro di mele, dando spettacolo per strada -
Eh?!?
- Dici sul serio? Io non ricordo nulla - disse, sedendosi al tavolo
- Ci credo, eri talmente fuori - si massaggiò le tempie
- Ok, ero ubriaca e vittima di intossicazione da zuccheri.
Ciò non spiega, però, perché tu sia a
casa mia adesso -
- Ma come Granger, così mi ferisci - affermò,
assumendo un'espressione melodrammatica - Davvero non ricordi l'intensa
notte di passione trascorsa con me? -
- Che cosa?!? - arrossì violentemente e fece per alzarsi, ma
il piede le si incastrò e rovinò pateticamente in
terra - Starai scherzando, spero! -
- Non potrei mai scherzare su una cosa del genere - si
poggiò solennemente la mano sul petto - Piuttosto dovrei
essere io a chiederti se mi stai prendendo in giro, in fondo non
ricordi la notte più bella della tua vita -
cominciò ad avvicinarsi - Vuoi forse un ripassino? -
incapace di fare alcunché, la giovane cominciò a
strisciare all'indietro per cercare di distanziarlo
- Non ci penso neanche! - il ragazzo scoppiò a ridere
- Rilassati Granger - disse, sedendosi a gambe incrociate - Ti stavo
solo prendendo in girò - dichiarò - Non
è successo assolutamente nulla tra noi due stanotte, a meno
che tu non voglia considerare il modo cavalleresco con cui ti ho
portata in braccio fino al tuo letto mentre eri semi incosciente. -
ammiccò nella sua direzione - Magari potremmo accordarci
sulla giusta ricompensa -
- L'unica ricompensa che riceverai da me sarà un sincero
“grazie”, non illuderti - lo informò,
girando il volto dalla parte opposta alla sua e cercando di dissimulare
quel rossore che avvertiva prepotente sulle guance
- Che cattiva! -
- Piuttosto! - continuò lei - Non vorrai dirmi che sei stato
tu a cambiarmi anche gli abiti? - chiese, adducendo alla camicia da
notte che, ne era sicura, non indossava la sera precedente
- Giuro sul mio onore... -
- Perché, ne hai uno? - il giovane tossì
- Dicevo - le lanciò un'occhiataccia - Giuro sul mio onore
che non ho visto nulla che non avrei dovuto, anche se non mi sarebbe
dispiaciuto... -
- Fred! -
- Scusa, scusa, rettifico. Non ho visto nulla, punto. Soddisfatta? -
l'amica inarcò un sopracciglio
- Non so se dovrei fidarmi - il gemello sbuffò, rialzandosi
- Avanti Granger! Giuro che non ho in alcun modo attentato alla tua
integrità ieri notte, va bene così? - sembrava
alquanto seccato
- E va bene, scusa, mi fido - gli sorrise e lui non poté
fare a meno di sorriderle a sua volta
- Sei perdonata - aggiunse con aria di superiorità
- Ora mi aiuti ad alzarmi? -
- Giusto - le porse una mano – Dejà vù?
– e l'aiutò - E perché nessuno possa
mai dire che un Weasley non è capace di trattare una ragazza
- continuò - C'è una splendida colazione che la
aspetta di là, Miss - e si esibì in un esagerato
inchino
- Non mi dire! Fred Weasley, quel Fred Weasley, che prepara la
colazione. Sono a dir poco sconvolta -
- Sai com'è - le si rivolse con l'aria di chi la sapeva
lunga, forse troppo - Di solito serve a far colpo sulle ragazze -
- Capisco - sbottò infastidita - Bè allora la
prossima volta non ci sarà bisogno che ti disturbi - si
avviò senza aspettarlo - Considerando che non devi
preoccuparti di far colpo su me - si sedette al tavolo, di nuovo.
Non aveva udito i passi di Fred seguirla e infatti fu molto sorpresa
nel constatare che si trovasse proprio alle sue spalle
- Dimmi Hermione, tu sei una ragazza? - Ancora? Ma è proprio
un vizio!(2)
- Però Fred, che occhio - lui poggiò le mani
sullo schienale della sua sedia, i muscoli degli avambracci tesi
- Ebbene, se è così, perché mai non
potrei voler far colpo su di te? - lo stomaco le si contorse
- Non capisco... -
- Ah, Hermione - disse, una mano a toccarle la spalla - Come devo fare
con te? - prima che lei potesse parlare, si era
già ritirato in cucina, lasciandola sola.
Cosa voleva intendere con quelle parole? Non lo sapeva, ma il cuore le
batteva talmente forte da farle credere potesse essere perfettamente
udibile in tutto il Regno Unito. La spalla bruciava lì dove
lui l'aveva toccata, lo stomaco continuava le sue terribili capriole.
Dio, ma cosa mi sta accadendo?
Si passò nervosamente le mani tra i capelli arruffati,
sospirando pesantemente, confusa come non mai. Non riusciva a dare una
spiegazione logica a quanto stava accadendo e ciò la metteva
in ansia, perché, ad essere onesti, non si era mai vista
Hermione Granger che non riusciva a comprendere qualcosa.
Oh, al diavolo!
Si alzò di scatto e si diresse a passo di marcia verso la
porta dietro la quale era scomparso, spalancandola
- Io... - tutta la determinazione che aveva avuto fino ad un attimo
prima sembrava essere sparita - Ecco.... - manteneva il capo chino,
torturandosi le mani - Per caso hai bisogno di una mano? - chiese,
senza ricordare minimamente cosa invece avrebbe dovuto dire. Ma,
d'altronde, aveva ben poca importanza se lui le sorrideva a quel modo
- Va bene - le rispose - Perché non porti le cose
in tavola? -
- Tutto qui? Io pensavo di fare qualcosa di un po' più
consistente -
- E rischiare così che la cucina vada a fuoco? -
strabuzzò gli occhi
- E tu come fai a sapere...? -
- Diciamo solo che mia madre non è molto discreta... - ora
capiva! Era stato circa tre anni prima: per San Valentino Ginny l'aveva
coinvolta nell'assurdo progetto di preparare in casa i dolci da
regalare a Harry e Ron e così si era ritrovata, con tanto di
grembiule a fiori, nella cucina della Tana ad ascoltare piazientemente
una Molly Weasley che impartiva loro ordini. Peccato non fosse andata
come speravano... - Ricordo ancora la voce di mia madre mentre ti
diceva: “Non preoccuparti, Hermione cara, a tutti capita di
compiere qualche errore. Solo, la prossima volta, sarà
meglio se certi esperimenti li metti in atto a casa dei tuoi
genitori” - si esibì in una perfetta imitazione
- Non dire altro, per favore! Non immagini nemmeno quanto mi sia
sentita mortificata quella volta - il ragazzo aveva afferrato il bricco
del latte e alcune tazze
- Non esageriamo! Non avevi fatto nulla di che, dopo tutto... - il suo
tono era tutto un programma
- Nulla di che? Ma se ho quasi fatto esplodere il forno! - lo
sentì trattenere a stento una risata di fronte al suo
dispiacere
- Bè - rispose, lo sguardo acceso di quella luce tipica dei
gemelli - Guarda le cose dal loro lato positivo -
- Sarebbe? -
- Non hai rischiato di essere rinchiusa ad Azkaban per omicidio -
- Fred! - lo vide mentre si esibiva in una fragorosa risata
- Ora, la prego, si segga Miss - la invitò, indicando il
tavolo con un gesto eloquente.
Hermione ebbe la certezza di avere assunto una ridicola espressione di
stupore, ma come avrebbe potuto farne a meno? La tavola era imbandita
di ogni genere di cosa: vi erano cornetti caldi, uova strapazzate,
pancetta, toast, pancakes, fritelle, spremuta, caffellatte e
cioccolato. Il giovane dovette accorgersi della sua meraviglia,
poiché assunse un'espressione decisamente compiaciuta
- Serviti pure -
- Hai preparato tu tutto questo? - chiese conferma
- Ti stupisce tanto? -
- Sì! - poi si affrettò a correggere le sue
parole - Cioè, non avrei mai creduto fossi capace di fare
una cosa del genere - lo vide accomodarsi al posto di capotavola, le
mani intrecciate sotto al mento
- Ci sono molte cose che non conosci di me, Granger. Ma non temere,
avrai tutto il tempo per imparare - scacciò con violenza la
sensazione di disagio che cercava di investirla, sedendosi accanto
all'amico
- Direi, allora, di non perdere tempo e cominciare da queste -
affermò, iniziando a servirsi una generosa porzione di ogni
pietanza. Avvertì il suo sguardo su di sé ancora
per qualche istante, dopodiché anche lui cominciò
ad arraffare qualcosa. Per tutto il resto della colazione non si
udì altro se non le esclamazione di estremo apprezzamento
della ragazza ad ogni boccone, gli occhi brillanti e la faccia felice
come quelli di una bambina
- Mammamia! - disse infine - Credo di stare per scoppiare! - lo
sentì ridacchiare
- Ci credo! Hai mangiato quanto un'intera squadra di Quidditch! -
- Ma non è vero! - cercò inutilmente di difendersi
- Ah no? E allora mi spieghi perché mi sono ritrovato a
dover praticamente lottare con le unghie e con i denti per un misero
cornetto? -
- Questo non c'entra nulla! - tentò ancora, disperata
- Certo, certo - finse di accondiscendere lui - Io porto le cose di
là -
- Aspetta - lo bloccò - Tu hai preparato, di conseguenza
sono io che devo sparecchiare e lavare i piatti - lo vide stringersi
nelle spalle
- Di norma sarebbe così, ma vorrei farle notare, signorina
Granger, che sono le dieci e lei è ancora in camicia da
notte e vestaglia. - le mise una mano sui capelli - Con tanto di
zazzera arruffata, per giunta! - ridacchiò ancora quando la
vide gonfiare le guance
- Non sei per nulla gentile a farmelo notare, Frederick Weasley -
- Non sia così permalosa, signorina. Volevo solo farle
notare che forse, forse, sarebbe il caso per lei di andare a fare una
doccia - ammiccò - Poi se la sua reticenza nasce dal fatto
che non le va di farla da sola, possiamo subito... -
- Fred! -
- E va bene, va bene - alzò le mani in segno di resa - Come
non detto - lei scosse la testa
- Non cambierai mai, vero? - prima di rispondere parve rifletterci su
- No, ma, dopo tutto, non ti piacerei se non fossi così - la
ragazza arrossì fino alla radice dei capelli
- E chi ti dice, di grazia, che tu mi piaci? - le si
avvicinò pericolosamente, una mano sul tavola e l'altra
sullo schienale della sedia, come a bloccarle ogni via di fuga
- Ma ovviamente i tuoi occhi, mia cara -
- Smettila - lo allontanò - Cominci seriamente a
preoccuparmi, Weasley. Dimmi, anche tuo fratello è affetto
da questa grave forma di psicosi? -
- Quale fratello? -
- Ovviamente George -
- No, sono solo io -
- Perché - chiese ancora - Nel caso in cui non si fosse
trattato George, la tua risposta sarebbe stata diversa? -
- Sai com'è, non sono ancora totalmente convinto della
sanità mentale di Ron... -
- Fred! -
- Ti piace proprio tanto pronunciare il mio nome, eh Granger? - gli
pizzicò un fianco
- Scemo! -
- Inutile che provi ad insultarmi, tanto so quanto mi ami - esasperata
– forse anche un po' agitata – si mosse verso il
bagno
- Continua a sognare, Weasley - gli disse, prima di chiudere la porta
alle sue spalle. Quando fu dentro, lo sguardo le cadde, terrorizzato,
su qualcosa a pochi metri da lei
- Mi hai stupito, Granger - la voce le giunse ovattata alle orecchie -
Non pensavo indossassi della biancheria così.... audace -.
- Giurerei di aver sentito Hermione urlare -
- Non essere sciocco Harry, sai bene che Hermione è in
vacanza con i suoi genitori -.
Am I in too deep?
Have I lost my mind?
I don't care
You're here tonight.
Enrique Iglesias – Hero
È una verità universalmente
riconosciuta che uno scapolo facoltoso debba sentire il bisogno di
prendere moglie. Per questo, appena un tale uomo appare all'orizzonte,
tutte le famiglie del vicinato lo considerano proprietà
legittima delle loro figlie in età da marito.(3)
Hermione Granger stava disperatamente tentando di concentrarsi sulla
lettura del suo libro, senza sortire, suo malgrado, favorevoli
risultati.
Come faccio a concentrarmi se.... “questo qui” non
la smette di fissarmi?
Stanca di quell'assurdo giochetto, chiuse di scatto le pagine,
scoccando un'occhiata assassina al povero mal capitato
- Lo trovi divertente? -
- Non particolarmente - rispose Fred, seduto lì accanto a
lei - “Interessante” sarebbe la parola che userei -
- Bè, io non lo trovo interessante, né, tanto
meno, divertente. Gradirei la smettessi di fissarmi mentre leggo il mio
libro. -
- Ma mi sto annoiando! - aveva assunto il tono di un bambino
capriccioso
- Mi sembra - sottolineò seccata - che nessuno ti stia
obbligando a rimanere. Hai dormito, fatto colazione e pranzato qui, mi
pare più che sufficiente per oggi - lo vide sbuffare - La
tua famiglia ti avrà già dato per disperso -
- Non devi preoccuparti di questo - la rassicurò - Ho
già avvertito la famiglia -
- Cosa?!? -
- Calma, calma. Non ho detto loro che sono con te, tranquilla - la vide
tirare un sospiro di sollievo
- E allora cosa gli hai detto? -
- Che avrei passato il giorno di Natale con la mia ragazza - le
comunicò, gongolante
- Fred! -
- Una scusa come un'altra - si giustificò, assumendo la
migliore espressione del suo repertorio
- Certo, come no - lo assecondò fiaccamente -
Così adesso, oltre al peso della mia bugia, devo anche
reggere il gioco a te. Bene! -
- Avanti, Granger, non essere petulante -
- Ah! E così adesso sarei anche petulante? - cominciava ad
esasperarsi sul serio - Ebbene, se sono noiosa, petulante e acida, vuoi
spiegarmi perché ci tieni tanto a stare in mia compagnia? -
nella foga della sua arringa, il libro le era caduto dalle gambe,
riversandosi aperto sul pavimento. L'amico la osservò per
qualche istante, mentre aveva ancora le guance arrossate,
dopodiché si chinò a raccogliere lo sfortunato
oggetto
- Mi dispiace averti offesa, Hermione. - le porse il romanzo - Non era
mia intenzione farlo - un profondo senso di colpa si
impadronì di lei, inducendola a mordersi nervosamente un
labbro
- No, scusami tu Fred. Sono stata davvero scortese con te in questi
giorni, dovrei esserti grata per quel che stai facendo -
- Non voglio la tua gratitudine - ci tenne a specificare - Voglio
soltanto che tu stia meglio - un sorriso amaro le comparve sulle labbra
- Dubito di poterti accontentare - si distese, poggiando il capo sul
bracciolo del grande divano. Chiuse gli occhi, cercando di ignorare la
forte sensazione di nausea e l'emicrania, carezzando il manoscritto che
teneva poggiato sul grembo. Non riusciva a cancellare la persistente
impressione di stare gettando via la sua vita, soprattutto in quei
giorni, mentre era a casa in vancanza.
Quando la guerra era finita ed Hogwarts era stata ricostruita, Hermione
aveva preso la decisione di terminare i suoi studi, mentre Harry
iniziava l'accademia per diventare Auror e Ron cercava di sfondare nel
panorama sportivo. Ottenuti i suoi M.A.G.O., era stata assunta presso
un piccolo dipartimento del ministero della magia, lavoro che le
permetteva una certa flessibilità per seguire Ron nei suoi
ritiri. Aveva fatto ciò che lui si aspettava da lei,
ciò che tutti si aspettavano da lei, ricoprendo un ruolo
senza infamia né lode, libera da qualsiasi cosa non fosse
stato quel vano impulso al sacrificio.
Non rammentava nessuno dei sogni che l'avevano cullata ai tempi della
sua adolescenza, nessuna ambizione o speranza, come vuota. Ironia della
sorte, non sapeva neanche perché avesse fatto tutto quello,
per quanto tentasse di scavare a fondo dentro di sé. Viveva
imprigionata in un lavoro che non le restituiva alcuna soddisfazione,
reclusa tra le mura che lei stessa aveva costruito, folle.
Non si vive per accontentare gli altri, la scelta deve essere solo
tua.(4)
D'altra parte, non poteva avere la presunzione di accusare qualcheduno
di quelle scelte, che, per quanto sbagliate, lei aveva portato avanti
liberamente e con cognizione. Poteva incolpare solo sé
stessa e la sua insicurezza, quali fautori della sua caduta in
disgrazia. Da tempo aveva cominciato a chiedersi per quale astrusa
ragione il Cappello Parlante l'avesse assegnata, anni or sono, alla
Casa di Godric Grifondoro, i cui componenti erano ben noti per quella
fierezza e quell'ardire dei quali, come aveva potuto ben appurare, lei
risultava oltremodo sprovvista.
Era come l'avessero appesa a testa in giù, gettata sul
baratro della follia, ma non ancora perduta. Ad ogni respiro
poteva avvertire la paura attraversarle le membra, scuoterla,
trasformando ogni istante in quello finale.
È come avere paura della vita stessa.
Aveva creduto che l'amore, l'approvazione e il rispetto delle persone
che la circondavano, l'avrebbero in qualche modo preservata dal rimorso
e dal rimpianto.
Quanto era stata ingenua?
- Allora? - la voce dell'amico la riportò alla
realtà
- Mh? -
- Per caso non stava prestando attenzione, signorina Granger? Sono
molto deluso da lei - finse di rimproverarla, assumendo un'espressione
arcigna
- Ma smettila! - gli disse, colpendolo con un cuscino - Piuttosto, cosa
volevi? -
- Volevo mi spiegassi come si usa questo coso - ripeté,
agitandole qualcosa a pochi centimetri dalla faccia
- In primo luogo, questo coso, come lo hai ribattezzato tu, si
chiama
telecomando. Serve per utilizzare il televisore anche a lunga distanza
- gli mostrò come
- Però! - commentò, riprendendo tra le mani
l'oggetto - Ingegnosi questi babbani! - alla ragazza venne da
ridacchiare - Che c'è? - le chiese, confuso
- Stavo soltanto ammirando l'impressionante somiglianza tra te e tuo
padre -
- Sai com'è - rispose, la voce impersonale a causa
dell'attenzione volta a comprendere il funzionamento di quel bizzarro
utensile - Abbiamo gli stessi geni -
- Come se i capelli rossi non fossero una prova più che
sufficiente - glieli scompigliò
- Piuttosto Granger, spiegami come si usa -
- Merlino Weasley! - sbottò lei, afferrando il telecomando -
Riesci ad impegnarmi quanto e più di un bambino - in un
lampo l'apparecchio Tv si accese, con grande stupore del gemello
- Caspita - si alzò per poterlo controllare più
da vicino - Chissà come...? - lo vide iniziare a trafficare
con i fili e decise di interromperlo prima che combinasse qualche
pasticcio
- Fred, senza offesa, ma preferirei che i miei genitori non trovassero
la casa a pezzi al loro ritorno -
- Vuoi dire che non ti fidi di me? - chiese contrariato
- Ovvio che no -
- Ma bene - assottigliò lo sguardo - Vorrà dire
che la mia feroce vendetta si abbatterà su di te -
iniziò a muoversi lentamente e minacciosamente verso di lei
- Smettila - lo ammonì - Guarda che non mi fai paura -
- Ah sì? - la punzecchiò - E allora
perché sei arretrata contro la spalliera del divano? -
- Semplice istinto di auto conservazione - lui continuava ad avanzare -
Mai sentito parlare? -
- Ritengo sia qualcosa che non mi riguardi affatto - affermò
sicuro, la ragazza ormai seduta in bilico sullo schienale del
sofà
- Hai davvero tutta questa voglia di farti affatturare da me? -
- Dubito ne saresti davvero capace -
- Ah sì?! Bè, non mi conosci affatto - ormai era
vicinissimo - E non fare neanche un altro passo, altrimenti... Ahi! -
nella foga del momento aveva perduto l'equilibrio, per fortuna il
tappeto aveva attutito la caduta. Non aveva ancora tentato a rialzarsi,
che la faccia di Fred comparve, provocatoria
- Ti capita spesso di scivolare e cadere?(5) - le chiese, ironico
- Soltanto da quando ho così strettamente a che fare con te
- rispose - E poi, in genere, qualsiasi altro ragazzo sarebbe stato
così gentile da prendermi in braccio - si tirò
sui gomiti - Ovviamente non Fred Weasley - lo osservò
inarcare un sopracciglio
- Vuoi che ti prenda in braccio? - sbuffò
- Ovvio che... Ehi! - ancora una volta, non l'aveva neanche visto
muoversi - Ma cosa fai?! -
- Ma come! - la scimmiottò - Non avevi detto che qualsiasi
ragazzo ti avrebbe aiutato? È quello che ho fatto -
- Ma io non volevo il tuo aiuto -
- Non mentire Granger, so bene che aspettavi solo questo momento per
saltarmi addosso -
- Che cosa?!? -
- Già, non fare tanto l'innocentina con me -
- Ma tu... tu sei... -
- Lo so, sono meraviglioso, ma non sciuparmi troppo. - l'ex Grifondoro
si dimenò fra le sue braccia
- Fammi scendere immediatamente, Frederick Weasley! Oppure... -
- Cara Hermione, non credi di trovarti nella posizione sbagliata per
potermi minacciare? -
- Allora significa che ti odierò con tutta me stessa -
incrociò le braccia al petto
- Sopravvivrò - commentò serafico - Oppure, il
dolore potrebbe essere talmente grande da non riuscire a sopportarlo,
in quel caso avresti la mia morte sulla coscienza -
- Mai pensato di fare l'attore? - chiese piccata - Possiedi delle
incredibili doti drammatiche -
- Uhm... non saprei - le fece l'occhiolino - In realtà avevo
in mente ben altro per passare il tempo... -.
La Granger avvertì il cuore mancarle di un colpo e le gote
infiammarsi: non riusciva a comprendere l'atteggiamento del ragazzo,
né a cosa mirasse realmente. Solo di una cosa era certa: non
le piaceva come la faceva sentire
- Inutile continui a sognare, non avrai alcuna soddisfazione stasera -
lo avvertì
- Bè, hai detto stasera, non è male -
- Prego? -
- Niente, niente - disse, adagiandola cautamente sui morbidi cuscini
del canapè - Presto, molto presto, capirai anche tu - i loro
volti si trovavano ad appena una mezza spanna l'uno dall'altro, i
respiri che si fondevano in uno solo, come nettare di vita per le loro
anime. Lo sguardo di Fred era così limpido e profondo, che
ella credette di stare per annegarvi, tanto annaspava alla ricerca di
aria. Mossa da quell'emozione, la giovane allungò la mano
fino a sfiorare il profilo dell'amico, tracciandone il contorno,
imprimendolo nella pelle, sfiorando le labbra carnose con i
polpastrelli. Due mani virili giunsero a stringere la sua, baciandone
le dita, il palmo, l'interno del polso, senza mai interrompere il
contatto visivo. Un brivido le percorse la schiena a quell'umido
contatto, mentre tutto il suo corpo non faceva che chiederne ancora e a
gran voce.
Incautamente si lasciò sfuggire un sospiro, il quale fece
oltremodo risplendere quei due zaffiri che neanche per un istante
avevano smesso di contemplarla, quasi fosse lei la gemma più
preziosa
- Ti va di ballare? -
- Come? - fu costretta a battere le palpebre più e
più volte affinché il torpore che le offuscava la
mente si affievolisse - Ballare? - solo allora si accorse della tenue
melodia: il concerto di Natale(6) trasmesso dalla Bbc
- Ebbene? - le chiese nuovamente, stringendole ancora un po' la mano
- Immagino sarebbe impossibile rifiutare - le sorrise
- Esattamente - concordò - Vedo che finalmente cominci a
capire -
- Direi che, mio malgrado, questa terribile vicinanza, in un modo o
nell'altro, mi abbia insegnato qualcosa. Anche se, probabilmente, sarei
stata felicissima di continuare a vivere nell'ignoranza - il giovane
balzò in piedi e lei con lui
- Non essere sarcastica, Granger. Non ti si addice - le
passò un braccio dietro la schiena, avvicinandola a
sé, sfiorando il suo corpo con il proprio. Hermione
adagiò una mano sulla sua spalla, mentre con l'altra andava
a stringere quella del suo partner, iniziando a volteggiare lentamente.
Lui la conduceva con una maestria che l'ex Prefetto non si sarebbe mai
aspettata: sicuro, abile e disinvolto. Di certo, più a suo
agio di quanto non fosse lei, il capo chino ad osservare attentamente i
loro passi. Poté avvertire i palmi delle mani inumidirsi, il
fiato farsi corto, il battito disperato del cuore contro la gabbia
toracica: deglutì. Una sorta di scarica elettrica sembrava
attraversarla, scuoterla, intorpidirla, confonderla fino lasciarla col
dubbio su chi fosse e dove si trovasse. Tutto, all'infuori di quel
ballo, di loro, aveva perso di consistenza
- Dì la verità: non ti aspettavi fossi
così bravo -
- In realtà credo di aver capito che da te potrei aspettarmi
qualsiasi cosa, ormai - gli rispose cordialmente
- D'altronde è con Fred Weasley che stai parlando, Granger.
Mi pare strano tu abbia impiegato tutto questo tempo ad elaborare un
pensiero così semplice -
- Ehi, non fare tanto il gradasso - lo riproverò scherzando
- Non sei ancora giunto a un livello tale da potertelo permettere -
- Uhm... - per tutta risposta lui la strinse maggiormente a
sé, accostando i loro volti: poteva sentire il respiro caldo
del giovane sul suo collo, avvolgente e rassicurante. Inalò
a pieni polmoni il suo profumo, meravigliandosi
Un uomo, non più un ragazzo.
Lasciò che continuasse a farla ondeggiare anche quando la
musica terminò, per niente propensa a mettere fine a quel
contatto che sembrava raggiungere i luoghi più profondi ed
inesplorati della sua anima, pizzicando corde di sentimenti che persino
lei aveva dimenticato di poter provare. Non si rese conto di essersi
fermata fino a quando lui non la scostò da sé
quel tanto da poterla ammirare ancora una volta: Hermione
udì il cuore batterle fin nelle tempie, conscia di quel che
sarebbe accaduto di lì a pochi istanti.
Con la mano non impegnata a stringerle i fianchi, Fred era risalito
fino al collo, accarezzandolo, per poi occuparsi di tracciare
dolcemente il contorno delle labbra. La giovane serrò lo
sguardo, trepidante e febbrile, ma condannata a non veder realizzate le
sue speranza. Avvertì il flebile bacio che egli le
poggiò sulla fronte e che le fece immediatamente sbarrare
gli occhi
- Buon Natale, Hermione - le disse, semplicemente
- Buon Natale a te, Fred - gli rispose, sorridendo.
Per l'ennesima volta, sono stata l'unica a sperare.
Note:
1) Nome assolutamente, non ho idea di
quale sia il nome della madre di Hermione.
2) Ovviamente mi riferivo alla scena
presente nel quarto film in cui Ron invita Hermione al ballo del ceppo,
esilarante!
3) Brano tratto da “Orgoglio e
Pregiudizio” di Jane Austen, uno dei miei libri preferiti.
Non so perché, ma ho ritenuto calzasse a pennello.
4) Frase tratta dal film “Alice
in Wonderland” di Tim Burton.
5) Battuta tratta dal film
“Come d'Incanto” di Kevin Lima.
6) Avvenimento inventato di sana pianta.
Spazio autore:
Salve a tutti! Finalmente riesco a pubblicare questo secondo capitolo,
ahimé nettamente in ritardo rispetto alla data da me
stabilita in precedenza. A mia discolpa posso dire che nel frattempo ho
dovuto sostenere la prova orale della maturità, la quale,
per quanto alla fin fine non mi abbia eccessivamente impegnato, mi ha
comunque messo in un tale stato di agitazione da impedirmi di fare
alcunché.
Ad ogni modo, tornando al succo della questione, in questo capitolo,
oltre ai soliti e immancabili botta e risposta tra i due protagonisti,
ho voluto lasciare spazio anche alla crescente empatia che si sta
instaurando tra i due e alla presa di coscienza, da parte di Hermione,
di questo sentimento di cui, fino ad allora, non si era ancora resa
conto. Oltre a ciò, ho dedicato un certo spazio anche alle
insicurezze e ai problemi che attanagliano la nostra protagonista,
poiché è mia intenzione fare di questa una
storia, sì romantica, ma anche di crescita personale, di
presa di coscienza di sé stessi, dei propri desideri e
limiti.
...Ok, credo di aver parlato e annoiato a sufficienza.
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito il precendente
capitolo, inserito la storia tra i preferiti e seguiti ed anche chi,
inaspettatamente, mi ha aggiunto tra gli autori preferiti –
davvero non trovo parole adatte ad esprimervi la mia gratitudine. Spero
che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, alla prossima!
Con Affetto,
Arianna.
Recensioni:
fredlove: Mi fa piacere tu abbia trovato divertente lo scambio
di
battute, a dire il vero è stata la parte più
semplice da scrivere avendo tratto molto ispirazione da me stessa.
Spero che questo capito ti soddisfi quanto e più del
precedente, attendo un tuo parere. Grazie mille.
smelly13: Ti ringrazio infinitamente dei complimento, i quali
risultano
ancora più graditi a seguito dell'immenso impegno che cerco
di incanalare nella stesura delle mie storie: presto molto attenzione
al suono, allo stile, alle ripetizioni e mi lusinga che ciò
sortisca tali effetti in coloro che leggono. Spero che anche questo
capitolo possa piacerti, fammi sapere. Grazie mille.
LittleHarmony13: Davvero, i tuoi complimenti mi lusingano
moltissimo e
mi colmano di gioia. Già, nonostante io ami molto la Rowling
e i suoi libri (ovviamente), credo che gli sviluppi sentimentali siano
stati un po' scontati, soprattutto per quel che riguarda Hermione.
Avrei preferito assistere ad altri “accoppiamenti”,
per così dire. Aspetto con ansia la tua opinione su questo
capitolo, a presto. Grazie mille.
Jenet_Ellen: ahahaha Sì, effettivamente Fred e Hermione
sono
due bambini, ecco perché stanno così bene
insieme! Ritengo che Fred, con il suo carattere fresco, libero e
impulsivo sia in grado di far sì che Hermione prenda reale
consapevolezza di sé stessa e dei suoi desideri (anche
quelli di cui ancora non riesce pienamente a rendersi conto...). E,
dopo tutto, Fred è Fred, non c'è bisogno di
aggiungere altro.
Ringrazio anche te infinitamente per i complimenti, mi hanno reso
davvero molto felice. Spero apprezzerai questo capitolo, fammi sapere.
Grazie mille.
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