Ana

di Amortenthia Lunaris
(/viewuser.php?uid=75403)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


 

Salve a tutti! Questa è la prima volta che mi cimento con una storia così Angst (?), e quindi spero di essere riuscita a trasmettere bene i sentimenti della protagonista. Questa storia è triste, molto, e parla di anoressia. Se vi da fastidio l'argomento, vi conviene non leggere, se arrivereta al fondo, be' complimenti!

Un saluto a tutti coloro ch la leggeranno.

Amortenthia

P.s. Consiglio di asoltare questa canzone come sottofondo.

                                                                         ANA

 

La sua non era sempre stata un’ossessione. Fino a quando non era entrata in quella maledetta scuola, non le era mai importato molto del suo peso, mai. Ovviamente come tutti ci teneva alla sua forma, ma non in modo esagerato.

Lara non capiva le modelle e le sue coetanee che facevano di tutto per sembrare sempre più magre. Erano così diverse da lei, “Non sarò mai così” pensava. Non sapeva che dentro di lei tutto sarebbe cambiato.

Aveva quindici anni, pesava sessanta chili e aveva sempre il sorriso sulle labbra, quando l’inferno iniziò.

La scuola era dura, ma le piaceva, i suoi compagni erano simpatici, aveva delle nuove amiche: Miriam, Linda, Arianna e Irene … o almeno così credeva. C’era anche un ragazzo, Fabio, più grande, che le piaceva, ma sembrava troppo perfetto, inarrivabile, per lei. Lo credeva gentile, lo credeva diverso dagli altri, lo credeva solare, lo credeva tante cose. Non sapeva che era un mostro come tutti gli altri.

Lara era ingenua, come tutte le ragazzine della sua età, Lara era dolce, serena, piena di speranza e coraggio. Per questo fece di tutto per attirare l’attenzione di Fabio. E ci riuscì davvero, riuscì ad attirare l’attenzione del suo angelo-o diavolo?- fino a che lui non le chiese di uscire. Accettò, senza esitazioni, con gli occhi brillanti di gioia, senza sapere che la sua condanna era appena iniziata.

Lara e Fabio uscirono per quasi due mesi, si baciarono e si fidanzarono, ma lei non si sentiva pronta ad andare oltre. Lui aspettava, paziente. Lei era sempre più felice, le sue amiche sempre più invidiose, gelose, arrabbiate, cattive. Iniziarono a isolarla in classe, fuori nessuna si faceva sentire, nessuna la chiamava più, nessuna la cercava per uscire … ma lei si diceva che andava tutto bene, che era colpa sua, che passava troppo tempo con il suo ragazzo. Eppure, quando chiese spiegazioni, e loro risposero che non volevano più stare con lei, be’, le fece male.

Ora le sentiva, che parlavano alle sue spalle, elencando tutti i suoi difetti. Le sopracciglia poco curate, le unghie mangiucchiate, le cosce troppo grosse, le braccia grasse, la pancia. Iniziò a sentirsi a disagio, iniziò a coprirsi, iniziò una dieta. Voleva perdere giusto due o tre chili, si diceva.

Dopotutto aveva Fabio, che le diceva quanto era bella. Eppure il suo sguardo era cambiato, era più freddo, cattivo, a volte le faceva paura. Eppure, lo amava, lo amava davvero, e così, dopo otto mesi decise di donarsi a lui.

Fu la sua prima volta. Non fu meravigliosa, come se la aspettava, fu dolorosa, brusca, imbarazzante, sporca. Ma soprattutto portò alla solitudine. Fabio scomparì. La lasciò con un messaggio di scuse, in cui diceva che era stato un errore, che lei era un errore sul suo percorso. Chiese spiegazioni anche a lui, quando lo vide a scuola e, lui, davanti a tutti, le disse che era carina, ma che la sua pesantezza non valeva la scopata.

Ridevano, ridevano tutti. Ridevano di lei, del suo grasso, del fatto che si era fatta scopare da uno stronzo, si era fatta illudere. Anche le sue compagne ridevano. E la chiamavano balena. Quella fu la goccia che fa traboccare il vaso. Lara sentì chiaramente la molla scattare.

Era grassa? Allora sarebbe dimagrita, ad ogni costo.

Si chiuse in se stessa, smise di uscire, se non per andare alle ultime lezioni di scuola: non poteva farsi vedere così. Smise di sorridere, smise di essere Lara. Iniziò a contare le calorie, a ridurle al minimo, cominciò a uccidersi in palestra, allenandosi fino a sentire i muscoli farle male, fino a non potersi muovere, iniziò a essere ossessionata dalla bilancia, che sembrava scendere troppo lentamente … 59, 58, 57; iniziò ad odiare gli specchi: si vedeva sempre grassa e brutta; iniziò ad essere Ana.

Intanto a scuola continuavano a ridere alle sue spalle, a chiamarla balena, e qualcuno sussurrava anche puttana. Lei però non lo era, e si diceva che il prossimo anno sarebbe stata bellissima, magra come una diva di Hollywood: tutti le avrebbero chiesto scusa.

Così finì l’anno scolastico, e passò anche le’estate, mentre le calorie diminuivano, fino a diventare digiuni, le ore in palestra aumentavano, ma non serviva a nulla, la bilancia era troppo lenta, troppo poco peso aveva perso. Si vedeva ancora grassa.

Non vedeva i vestiti che le penzolavano addosso, non vedeva le ossa che iniziavano a spuntare, non vedeva nulla, se non un’immagine distorta, di una ragazza che non sarebbe mai stata, che non era mai stata. Non sentiva la preoccupazione dei genitori. Lara non sentiva più nulla.

E così varcò la soglia della sua classe. Magra da far paura, con le ossa che si potevano contare, le guance incavate, gli occhi spenti, ma col sorriso sulle labbra. Non era bellissima adesso? Non potevano più dirle che era grassa.

Eppure nessuno le chiese scusa, nessuno le parlava, era ancora sola. E sola rimase fino al giorno del crollo totale. Non aveva voluto curarsi, a nulla era servito il ricovero voluto dai suoi, a nulla gli psicologi.

Si accorsero troppo tardi di cosa le avevano fatto. Se ne accorsero solo quando morì, chiedendo se fosse bella, ora che non era più una balena.

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1180421