Nota della traduttrice:
la storia è ambientata nell'estate del quinto libro; di conseguenza, non si tengono conto degli avvenimenti del sesto libro. E' a capitoli, e ancora l'originale non è conclusa, ma attualmente è stato pubblicato il capitolo 27.
E' un racconto particolare, a tratti divertente, che mi ha colpito appena l'ho letto, e che credo piacerà a molti di voi.
Come vedete, i capitoli sono molto lunghi, quidi non potrò aggiornare tutti i giorni, ma ci vorrà più tempo ^_^
Enjoy!abrA
Starliam
Harry si gettò sul letto, sorridendo quando le molle cigolarono. Non
potevano ignorarlo per sempre. Era lì da 4 giorni, un totale di 96 ore,
e loro continuavano a far finta che non ci fosse. Tranne quando gli
urlavano degli ordini.
Era appena entrato in casa e aveva appena fatto in tempo a poggiare il
baule che subito suo zio Vernon gli aveva detto di mettere via la sua
roba, così poteva aiutare a pulire la cucina dopo la cena (che Harry
non aveva mangiato).
La mattina seguente Zia Petunia lo aveva svegliato all'alba per farlo
lavorare in giardino. Per essere giugno faceva insensatamente freddo, e
le maani di Harry si erano intorpidite mentre strappava le erbacce dal
giardino, trascurato da mesi. Dopo, aveva dovuto preparare la
colazione, e poi spolverare e lavare le finestre. Nei due giorni
successivi aveva dovuto imbiancare la casa; e Harry aveva girato per
tutta l'abitazione con una scala, attento a non far cadere la vernice
sulle intersezioni di legno o sulle finestre, mentre zia Petunia
continuava a criticarlo.
E oggi aveva iniziato a imbiancare l'interno. Dopo cena, nella quale
gli avevano permesso di mangiare una scodella di zuppa, una fetta di
pane e una mezza tazza di thè, zia Petunia aveva guardato il pavimento
di legno del corridoio e aveva detto qualcosa sul dover passare la
cera. Harry aveva chiesto scusa e si era alzato da tavola, dicendo che
sarebbe andato a letto. Gli dolevano le braccia, e la gola gli faceva
male per il fatto di essere stato tanto al freddo senza maglione.
Ma adesso, alle 8 di sera appena passate, si trovava intrappolato in
camera, senza nient'altro da fare tranne guardare il tramonto in
lontananza. Era annoiato, arrabbiato e ferito per Sirius, e odiava
l'idea di essere costretto lì per due mesi senza niente per distrarsi
tranne i lavori domestici e l'occasionale gufo con una lettera.
Prese una dei suoi libri di scuola: il libro di Incantesimi dell'anno
prima, con la copertina bruciacchiata per tutte le volte che Neville
aveva fatto esplodere un oggetto che avrebbe dovuto incantare. Anche se
il Professor Vitious era un bravo insegnante, Harry non poteva
impedirsi di pensare che Incantesimi era una delle materie meno
importanti di Hogwarts. A essere sinceri, era stata utile; ma levitare
oggeti e eseguire incantesimi da primo anno sembrava poco in confronto
alle potenti magie praticate in Difesa Contro le Arti Oscure e
Trasfigurazione. Queste due materie erano molto importanti per lui; lo
facevano stare lì seduto e attento, perchè la loro conoscenza poteva
davvero salvare la vita. Poteva solo immaginare di incontarre Voldemort
armato solo di incantesimi elementari - attento, Signore Oscuro,
vediamo se ti piace levitare per aria!
E poi c'era sempre Pozioni: Harry distolse lo sguardo dal libro di
Pozioni con un senso di disagio. Come poteva diventare Auror con i voti
che aveva preso? Poteva avere minimo O per poter entrare nel programma
di addestramento per gli Auror, e Piton gli aveva dato E. E! Una A o
anche una T lo avrebbero fatto sentire meglio. Un altro modo che Piton
usava per torturare il suo studente meno apprezzato. Ma una E suggeriva
che Harry non era abbastanza motivato; se si fosse impegnato di più,
avrebbe potuto ottenere la tanto desiderata O.
Harry si scrollò di dosso il rimorso. Ormai era fatta. Se non avrebbe
potuto diventare Auror, almeno non avrebbe più avuto Piton come
insegnante. Non avrebbe più dovuto vederlo, tranne che per i pasti in
sala grande e durante le sue strane ronde dopo il coprifuoco.
Aprì la tasca destra della sua veste da mago. C'era qualcosa che aveva
rubato da Hogwarts mentre nessuno lo vedeva: una piccola borsa piena di
Polvere Volante. Non molta, forse bastava solo per andare da qualche
parte e tornare indietro. Ma almeno aveva una possibilità. Il camino
dei Dursley era chiuso, ma era ancora collegato alla Metropolvere.
Due anni prima, gli Weasley avevano provato a passarci per venire a
prenderlo. Harry sorrise mentre ripensava al Signor Weasley che
strillava ai suoi ragazzi di tornare indietro, tornare indietro! Prima
che si trovassero tutti intrappolati nel camino.
Poi il sorriso di Harry scomparve mentre ripensava a quell'estate. La
Coppa del Mondo di Quidditch, tutto eccitato e pronto per l'avventura.
Poi il Torneo Tremaghi. Poi Cedric...
Harry aprì deliberatamente il libro di Pozioni e fissò le pagine, gli
occhi intenti e concentrati. Se avesse continuato a leggere abbastanza
a lungo, avrebbe dimenticato. Sì, la Pozione Sonnifera è una pozione
molto antica e complicata. Usata per prolungare la vita di coloro che
stanno morendo di malattie molto gravi, o per guarirli con riposo e
tranquillità, la Pozione Sonnifera può essere somministrata tre volte
al giorno in piccole quantità, non più di un cucchiaino da thè. Non è
raccomandato il suo uso per più di due anni.
Due anni? Due anni?? Chi avrebbe voluto dormire per due anni? Harry si
stese sul cuscino piccolo e pieno di sporgenze. Come sarebbe stato
iniziare a prendere la Pozione Sonnifera all'inizio del Torneo Tremaghi
e continuare per due anni. Si sarebbe svegliato questo autunno, e
Cedric sarebbe stato seduto coi suoi amici di Tassorosso. Harry si
sarebbe svegliato, si sarebbe stropicciato gli occhi, e Sirius sarebbe
stato seduto sul suo letto: "Avanti, Bello Addormentato, due anni, e
hai russato abbastanza da buttar giù la casa. Alzati, e datti da fare
per cambiare le cose!"
Ma no, era stato sveglio negli ultimi due anni, ed entrambi se ne erano
andati per sempre.
A meno che... Harry afferrò il libro di Storia della Magia e iniziò a
voltare le pagine con foga. Come aveva fatto, al terzo anno, per
salvare Sirius? Era tornato indietro di due ore. E se fosse tornato
indietro di un mese? O meglio, di un anno e un mese? Portare indietro
quella piccola giratempo... vediamo... facciamo 400 giorni per essere
sicuri... 24 ore, 6 e porto 1... 9600 ore? Era un sacco di tempo da
riportare indietro. Ma avrebbe potuto farcela. Se avesse trovato un
angolo tranquillo dove potersi nascondere e iniziare a far girare la
piccola giratempo, e ancora e ancora, fino all'inizio della prima
prova. Poi avrebe trovato un modo per spiegare a tutti cos'era
successo. Certo, avrebbero potuto non credergli all'inizio, ma poteva
sempre prendere a pugni l'Harry più giovane e lasciarlo in qualche
angolo. Come sarebbe stato prendere se stesso a pugni in faccia;
l'avrebbe sentito più avanti o no?
Non c'era alcuna spiegazione su come comprare le Giratempo, in Storia
della Magia Volume 6. Harry prese una copia di un giornale di Diagon
Alley con gli annunci. Clessidre piene di sabbia di diamante, Orologi
che prevedevano il futuro per il giorno stesso ma non erano garantiti
per perdite di arti, di amori o di vita; uan bacchetta finta che faceva
tornare indietro gli orologi ma non poteva fermarli, un quadrante
dorato che li faceva fermare, ma solo per 15 minuti, e un paio di
orologi che tu e la tua ragazza potete comprare e che vi dicono in ogni
momento dove si trova l'altro: consigliato per le ragazze che
sospettano il tradimento dei loro fidanzati.
Harry lanciò il giornale in un angolo. Prese su l'ultimo libro, un
dizionario di oggetti Oscuri e altri cose pericolose, metà delle quali
sarebbero state trovate in casa Malfoy, una volta o l'altra. Harry
sfogliò le pagine in fretta.
Affila-denti: un incantesimo che fa crescere i denti di qualcuno fino a
che diventano taglienti come spade. Cravatte Scorsoie: lacci in grado
di strangolare chiunque se li infili. Giratempo...
Harry si tirò su a sedere e avvicinò il libro al volto. Giratempo:
originarie dell'epoca di Merlino, è possibile trovarne traccia anche
all'epoca della terza dinastia Egizia. Capaci di riportare indietro gli
avvenimenti con una semplice rotazione. Se ne conoscono solo cinque nel
mondo magico. Sono regolamentate sotto stretta supervisione. Di queste
cinque, la più potente è stata rinvenuta a Snapdragon Manor, di
proprietà di Thaddeus Snarpley; che venne arrestato perchè era solito
commettere crimini ai danni dei Babbani per poi usare la Giratempo per
riuscire a scappare. Una volta catturato, Snarpley lasciò intendere di
avere, nascoste a Snapdragon Manor, molte altre Giratempo, capaci di
riportare indietro il tempo anche di mesi o anni con una semplice
rotazione; ma non sono mai state ritrovate. La Giratempo più potente
dopo questa...
Harry scorse la pagina fino alla fine. Secondo il libro, le cinque
Giratempo erano regolamentate dal Ministero della Magia; e venivano
concesse solo sotto supervisione. Per richiederne una,
contattare...
Harry chiuse il libro e si alzò in piedi. Snapdragon Manor, ecco dove
sarebbe andato. Avrebbe preso il suo mantello dell'invisibilità, la sua
bacchetta, e avrebbe usato la Metropolvere per arrivare fin lì. Avrebbe
potuto essere costretto a cercare per la casa anche per giorni, prima
di riuscire a trovare la Giratempo più potente. Se qualcuno lo avesse
scoperto, sarebbe riuscito a scappare; o avrebbe finto di avere un
crollo nervoso. Dopo gli ultimi avvenimenti, nessuno si aspettava che
si comportasse normalmente; e tutto il mondo magico era dalla sua
parte, pronto a supportarlo e a credergli.
Non era un piano molto logico, sicuramente non bene organizzato,
Hermione sarebbe rimasta pietrificata dall'orrore per la sua
sventatezza...
Harry si pose il mantello su un braccio e prese la bacchetta. Poi
marciò fuori dalla sua stanzetta e scese le scale. I Dursley erano
seduti sul divano, a guardare qualche stupido programma pieno di risate
finte, in cui si vedeva uno che saltava da una sedia in un enorme
dessert. I Dursley guardarono Harry, piuttosto infastiditi.
"Che ci fai qui?" - chiese zio Vernon in tono duro - "Dovresti essere
di sopra. Se sei troppo stanco per pulire il pavimento della cucina,
allora vai a dormire. Per Diana, che cosa vuoi fare con quel
martello?"
Harry levò il martello che aveva preso dalla sua camera per scardinare
le lastre di metallo che chiudevano il camino.
Zia Petunia si alzò in piedi: "Piccolo moccioso, lo rovinerai. Il
camino non ha bisogno di essere riparato".
"Non lo sto riparando" - ringhiò Harry, attaccanto la seconda lastra -
"Me ne sto andando, e non tornerò".
Petunia guardò suo marito indicando Harry con la testa, per invitarlo a
fermare quel pazzo del nipote. Vernon gli si avvicinò di un passo, e
vide la bacchetta che faceva capolino dalla tasca posteriore di Harry.
Diventando ancora più bianco di quanto era di solito, Vernon scosse la
testa: "Dopotutto" - sussurrò a sua moglie - "Se si perde, non sarà
colpa nostra, e forse è la volta buona che lo rinchiuderanno".
Gettando di lato il martello, Harry si voltò verso di loro: "Ho
sentito" - disse, sentendosi montare la collera - "Beh, me ne vado; e
vi auguro una buona fortuna per quando l'assassino dei miei genitori
verrà a cercarvi, e io non sarò qui per salvarvi. Odio questo posto,
odio tutti voi, e non tornerò perchè sto andando a salvare il mio
padrino".
"Quello che è morto?" Riuscì a chiedere Vernon.
Harry non rispose. Prese una manciata di Polvere Volante e la gettò nel
camino. Petunia iniziò a urlare come una Banshee alla vista delle
fiamme verdi.
"Snapdragon Manor!" Urlò Harry, e il salotto dei Dursley scomparve. Due
pensieri gli saltarono alla mente. Il primo era che Dudley non aveva
distolto lo sguardo dalla TV, mentre lui distruggeva il camino e urlava
che se ne sarebbe andato. Il secondo era che aveva scordato di
indossare il mantello dell'invisibilità; e in qualunque posto fosse
finito, sarebbe stato visto. Pazienza. Se lo sarebbe messo appena
atterrato. Vide i contorni della stanza, e poi sentì qualcosa di caldo.
C'era un dannato fuoco nel camino, si sarebbe bruciato, dov'era finito?
Il camino gettò Harry oltre il fuoco, sul duro pavimento di pietra con
una forte esplosione di fuliggine; e lui si rotolò su un lato, cercando
di fermarsi appena in tempo per non rischiare di spezzare la bacchetta.
Per un attimo, la stanza gli sembrò silenziosa e tranquilla; e Harry si
mise a sedere, raddrizzandosi gli occhiali. Poi tutto si bloccò, il
tempo sembrava essersi fermato, come in uno di quei gadget che si
comprano a Diagon Alley.
In una alta poltrona, a non più di dieci piedi di lontananza, in una
lunga veste nera e con in mano un libro spesso come un braccio, c'era
Piton.
Rimanendo immobile, Harry potè solo deglutire e ricordarsi di
respirare. Forse se fosse rimasto fermo Piton non l'avrebbe visto.
Dopotutto, il mantello dell'invisibilità era sulle sue gambe; forse
Piton avrebbe chiuso gli occhi un attimo e lui avrebbe potuto mettersi
il mantello più in fretta possibile, e Piton avrebbe pensato che si era
trattata di un'allucinazione per i troppi anni passati a insegnare a
delle teste di legno.
Senza distogliere lo sguardo, Piton guardava fisso Harry. "Signor
Potter, che visita inattesa".
La voce fredda come il ghiaccio fece accapponare la pelle a Harry.
Doveva alzarsi dal pavimento. Era proprio come nelle lezioni di
Occlumanzia; in cui Piton continuava a sbatterlo a terra ancora e
ancora, e Harry doveva tirarsi su e mettergli di nuovo la mente a
disposizione, come se si fosse trattato di un libro che Piton poteva
sfogliare a caso.
Piton chiuse il lubro di scatto, facendo saltare Harry per la sorpresa
e riportandolo al presente. Harry spinse via il mantello e si alzò in
piedi, raddrizzando le spalle, deciso a non farsi intimidire. Non era
Hogwarts, non c'erano punti che rischiava di far togliere a
Grifondoro.
"Stavo cercando di raggiungere Snapdragon Manor".
"Questa è Snapdragon Manor", rispose Piton con la solita voce fredda.
"Oh" - Harry sentì salirsi un po' di tensione - "Beh, pensavo che un
certo Thaddeus Qualcosa vivesse qui".
"Thaddeus Snarpley è vissuto qui trecento anni fa". Piton appoggiò il
libro sul piccolo tavolino di fianco alla poltrona, senza smettere di
fissare Harry.
"Oh, beh, non lo sapevo".
"Signor Potter, per elencare le cose che non sai non basterebbe una
vita intera; e io per primo preferisco evitare di perdere tempo in
questa impresa. Ti suggerisco di tornare da dove sei venuto, e di
smetterla di irrompere nelle case e nelle vite altrui".
"No" - Harry cercò di dimenticare il motivo per cui Piton lo odiava,
dalla loro ultima lezione di Occlumanzia - "Non posso tornare a casa,
adesso".
"Signor Potter". Piton si alzò, e Harry fece un passo indietro; aveva
dimenticato quanto fosse alto. "Questa è casa mia, e per quanto tu
possa fare quello che ti pare quando sei a Hogwarts, non entrerai in
questa casa senza il mio permesso. Anche se pensi che è un tuo diritto
andare e venire come ti pare, proprio come faceva tuo padre.."
"Lasci stare mio padre!" Urlò Harry. Non avrebbe sopportato ancora le
ingiurie e le malignità di Piton, non dopo quello che il professore
aveva fatto a Sirius, non dopo il modo in cui Piton aveva spinto Sirius
alla morte. "Ammetto che era un bullo con lei, ma io non sono così. Lei
non sa niente di me".
"Allora c'è uno svantaggio, considerato che tu ritieni sia un tuo
diritto impicciarti degli affari degli altri".
"Ho detto che mi dispiace", rispose Harry, stringendo le mani a pugno.
"Si, sei sempre dispiaciuto, dopo che hai causato le varie catastrofi,
ma questo non ti spinge a fermarti a pensare rima di agire" - rincghiò
Piton, mostrando i denti - "Il temerario Ragazzo Sopravvissuto, il
nostro eroe, che corre a salvare gli altri da morte certa, che crede di
avere il diritto di infrangere le regole, arrogante, presuntuoso..."
"Non è vero!" - Harry pestò i piedi, pieno di rabbia - "Se gli altri mi
ascoltassero e mi credessero, io non dovrei correre a salvarli! Potrei
preoccuparmi solo di seguire le lezioni; invece di dover pensare che
potrei morire da un momento all'altro. Beh, non mi importa delle
regole. Non mi importa di quello che dice Silente. Non tornerò dai
Dursley, a marcire nella loro casetta linda e pulita! Cercherò una
Giratempo o un Cambia-destino, o qualcosa per riportarli indietro, e tu
non puoi fermarmi, nessuno può fermarmi. Se pensi che mio padre era
arrogante e testardo; allora non hai ancora visto niente, idiota dai
capelli unti!"
Harry si ficcò la mano in tasca per prendere altra Polvere Volante;
quando una mano gli afferrò il braccio. Harry si sentì voltare, e Piton
lo spinse verso il divano.
"Non voglio sedermi", ringhiò Harry, cercando di divincolarsi. Ma Piton
lo teneva stretto, e non allentava la presa.
"No, tu non ti siedi, io mi siedo". Piton si sedette sul divano
e lo strattonò chinandolo sopra le sue ginocchia.
Immediatamente, tutto diventò sbagliato e orribile per Harry, chinato
sulle ginocchia di Piton, con il naso che quasi toccava terra. Le
ginocchia di Piton erano scomodo e dure, e sentì una mano salda
inchiodargli la schiena.
"Che sta facendo?" esclamò Harry, il volto rosso.
"Quello che avrei dovuto fare anni fa" - rispose Piton, in tono duro e
severo - "Il giorno in cui sei andato a cercare un troll nei bagni
delle ragazze, invece di chiedere aiuto a un professore o almeno a uno
studente più grande, insopportabile marmocchio!"
Il primo sculaccione arrivò sul sedere di Harry. Il ragazzo rimase
senza fiato, la scomodità della posizione gli impediva di fare
qualunque cosa, tranne rimanere lì come un bambino piccolo. Un bambino
piccolo che si prendeva una sculacciata sulle ginocchia del padre.
Piton stava - no, non poteva essere vero.
Il secondo sculaccione spazzò via ogni dubbio, e Piton gli dette anche
il terzo e il quarto prima di parlare.
"Questo è per essere andato a cercare quella maledetta pietra al primo
anno, per aver messo in pericolo le vite dei tuoi piccoli amici, per
quanto fastidiosi possano essere. Avreste potuto morire nel Tranello del
Diavolo, nella partita di scacchi, nel test di Pozioni o nello scontro con il traditore Raptor".
"Ow! Ma non siamo morti! Uh, basta!" strillò Harry. Le sculacciate
stavano arrivano più pesanti, concentrate nel punto su cui si sedeva.
Il braccio sinistro era intrappolato fra Piton e il suo fianco; ma
Harry alzò quello destro e cercò di ripararsi il sedere. Piton si fermò
per ruotarre il braccio di Harry dietro la schiena, prima di
continuare:
"No, vi siete salvati per pura fortuna, una fortuna che io non avevo
mai visto prima". Piton spostò leggermente le gambe, alzando il
posteriore di Harry per prendere meglio le misure. Senza più alcun
ostacolo (il braccio di Harry immobilizzato e il suo sedere trasformato
nel bersaglio perfetto), ricominciò a sculacciarlo. "E al secondo anno,
andare a cercare il mostro di Serpeverde? Rischiare la tua vita e
quella del signor Weasley con quell'idiota di Allock? Correre nella
camera dei segreti con un basilisco che vi si aggirava? Un
comportamento stupido e idiota"
"Non può farlo!" - protestò Harry - "Non è... non è giusto!"
"Non è giusto?" Ringhiò Piton, dandogli due forti pacche nello stesso
punto e facendolo strillare. "Non è giusto insegnare un po' di
disciplina a un intruso, uno studente indisciplinato, nonchè marmocchio
ingovernabile? Lascia che ti spieghi dov'è che stai sbagliando a
litigare con me in questo momento".
Harry aveva dei seri problemi a rimanere in silenzio. Gli bruciavano
gli occhi (proprio come il sedere); e non pensava che Piton avrebbe
smesso tanto presto, vista l'energia che stava mettendo nelle
sculacciate e l'entusiasmo che sembrava avere per quella ramanzina.
"E per il terzo anno, c'era un assassino a piede libero, e tu non ti
sei limitato ad aggirarti senza controllo per la scuola, ma sei andato
nientemeno che nella Stamberga Strillante."
"Ma Black era ow! Innocente!" Harry, con orrore, si accorse che aveva
iniziato a tirare su con il naso, in maniera pietosa. Cercò di
divincolarsi, ma Piton continuò a sculacciarlo esattamente dove voleva:
su quella tenera parte che Harry non sapeva fosse così vulnerabile.
"Ma tu non lo sapevi, e Peter Minus non lo era! E subito dopo hai osato
schiantarmi, e sei corso a dare la caccia a un lupo mannaro dopo che
avevo rischiato la vita per salvare te e i tuoi amici, di nuovo!"
Le sculacciate erano quasi insopportabili adesso; a Harry sembrava di
avere una torcia al posto del sedere, che sembrava prendere fuoco, e
Piton non la smetteva. Ma a Harry non importava più: in qualche modo
era un sollievo essere punito per le sue trasgressioni, poteva lasciare
andare la rabbia al massimo e urlare contro Piton senza paura di essere
punito più duramente: non poteva assegnargli punizione peggiore di
quella.
"E per il tuo quarto anno..."
"Ow! No, non ho messo io il mio n-nome nel c-calice!" Tossicchiò Harry,
realizzando con sconcerto che gli si stavano riempiendo gli occhi di
lacrime.
"No, ma sei stato comunque arrogante e disattento. Tutti hanno dovuto
aiutarti ad arrivare alla fine, perchè non volevi ammettere che non
avevi idea di cosa stavi facendo. E per quanto riguarda l'anno
scorso..."
Harry finalmente si lasciò andare e iniziò a piangere sul serio. Le
lacrime scivolavano fuori incontrollate, e cominciò a singhiozzare.
Smise di agitarsi, smise di lottare, e rimase lì immobile, a farsi
sculacciare come un bambino capriccioso.
"Hai iniziato a fare quelle deliziose bizze in estate, non hai smesso
di rispondere alla Umbridge continuando a farti punire, e sei corso al
Ministero senza pensare alle conseguenze delle tue azioni" .
Harry non riusciva a smettere di piangere; Sapeva che Piton avrebbe
iniziato a parlare di Sirius, e Harry sarebbe caduto in pezzi. Avrebbe
avuto un crollo nervoso, lo avrebbero dovuto mandare al San Mungo
immediatamente. Era colpa sua se Sirius era morto, si meritava ogni
momento della sua punizione.
"E per aver curiosato nel mio ufficio" - Piton tirò indietro il
braccio più che potè - "Non oserai SMACK mai più SMACK ficcare il naso
SMACK fra i miei ricordi SMACK o nel mio ufficio SMACK di nuovo!"
"Sì, cioè, no!" Strillò Harry, pregando che avesse finito. "Non
ficcherò più il naso, e obbedirò alle regole!"
"E cercherai di fare il bravo?"
"Si, farò il b-bravo", pianse Harry.
"Bene". Piton gli affibbiò un ultimo, potente sculaccione, poi lo tirò
su in piedi. Il volto di Harry era rigato di lacrime e sudore, ma non
riusciva a smettere di piangere; e tutto quello che voleva era
raggomitolarsi in un angolo e piangere fino a consumarsi e a
scomparire.
Ma Piton lo mise a sedere sul divano, facendolo sibilare dal dolore,
quando il suo sedere entrò in contatto con la fodera di duro cuoio. Non
riusciva a guardare Piton, non riusciva a guardare niente tranne le sue
mani tremanti, non sarebbe mai sopravvissuto a una tale umiliazione,
Piton avrebbe fatto sapere a tutti che aveva sculacciato il Ragazzo
Sopravvissuto. Davvero, se il famoso salvatore non era in grado di
difendersi da una punizione del suo arrabbiato professore di Pozioni,
quali possibilità aveva contro il mago più cattivo che fosse vissuto,
morto e ritornato, e sarebbe finita presto perchè...
"Potter, piantala. Ti stai solo agitando", sbottò Piton. Poi sospirò
profondamente e estrasse un fazzoletto bianco, tendendolo a Harry.
"Asciugati gli occhi, e calmati. Sì, ti ho sculacciato; ma te lo
meritavi, e penso che tutti sarebbero d'accordo con me, avendo visto il
tuo comportamento".
"Ma ho quasi sedici anni", Harry cercò di nascondere il volto dietro il
fazzoletto, delicato e morbido sui suoi occhi gonfi.
"Non mi importa se hai anche ventisei anni, imparerai a seguire le
regole. Ora, fai silenzio".
"Ma non sono riuscito a salvarli". Harry cercò di asciugarsi le
lacrime, ma quelle continuavano a uscire. "Ho cercato, davvero, ma devo
fare qualcosa che..."
"Ho detto silenzio". Piton si alzò in piedi. "L'unica cosa che devi
fare stasera è andare a dormire".
Fece alzare Harry dal divano, la sua mano attorno al braccio di Harry.
Harry si aspettò che lanciasse nel fuoco una manciata di Polvere
Volante e lo infilasse nel camino. Invece, Piton lo condusse lungo il
corridoio, poi su per una larga scalinata e lungo un altro corridoio
pieno di ritratti che si sporsere dalle loro cornici, discutendo il
nuovo arrivo a Snapdragon Manor in bisbigli appena accennati. La stretta di
Piton sul suo braccio era salda ma non dolorosa, mentre guidava il
ragazzo in una camera buia.
Piton puntò la bacchetta al caminetto e sui ciocchi di legno scoppiettò
un bel fuoco, riscaldando la stanza. Poi accese il lampadario e un
grande candelabro, prima di voltarsi verso Harry; che stava ancora
tirando su col naso.
"Signor Potter, per favore vai in bagno, lavati i denti e fai ciò di
cui hai bisogno. Trovarai là dentro qualcosa per cambiarti, poi torna
qui. Anche se sono seriamente tentato di farti un bagno e darti
un'altra bella sculacciata per il tuo atroce comportamento..."
Harry corse in bagno prima che il suo spaventoso professore di Pozioni
potesse cambiare idea. Le luci alla parete si accesero appena aprì la
porta. Il bagno era sublime, con il pavimento in marmo e una grande
vasca di ferro, ma Harry andò subito davanti allo specchio per
guardarsi in viso. Si riconobbe appena - era pallido, gli occhi gonfi e
rossi, e le lacrime gli avevano rigato le guance. Harry si tolse i
vestiti e prese il pigiama bianco che si era appena materializzato,
prima di rendersi conto che aveva lasciato di sotto il suo mantello. E
se Piton lo avesse distrutto? Harry pensò di correre da lui e
chiederglielo indietro, ma improvvisamente si sentì esausto. Voleva
solo rannicchiarsi in qualche angolino buio e nascondersi, non iniziare
un'altra lite che probabilmente avrebbe fatto diventare il suo
posteriore di un rosso più acceso.
Davvero, chi avrebbe immaginato che Piton avesse una mano così ferma?
Harry immaginava che il professore avrebbe trovato più adatte punizioni
più lunghe ed elaborate, come smembrare rospi o pulire calderoni per
ore, non qualcosa di così vecchio e personale. Il sedere gli bruciava
ancora, Harry sibilò mentre si infilava i pantaloni e saltellava da un
piede all'altro, cercando di calmare il bruciore.
Per paura che Piton potesse entrare se non si fosse sbrigato, Harry si
lavò i denti con il piccolo spazzolino argentato e il dentifricio alla
menta sul lavandino e si lavò il viso e le mani. Poi riportò in camera
i vestiti sporchi.
Piton aggrottò le sopracciglia: "Metti i vestiti su quella sedia, e vai
a letto".
Harry guardò il largo letto di cui Piton stava tirando indietro le
coperte. Il letto che Harry aveva ad Hogwarts non era così grande, e
sembrava anche più morbido e invitante. Ma cosa stava facendo - dormire
a casa di Piton? Voleva forse suicidarsi?
"Adesso, Potter!"
Harry salì sul letto, e si sedette preoccupato contro il cuscino. E se
il letto era una specie di trappola? Come una gabbia invisibile che gli
sarebbe piombata addosso dal soffitto, imprigionandolo. O corde che
sarebbero saltate fuori dalla testata del letto, legandolo mentre Piton
tirava fuori i suoi strumenti di tortura. Beh, non avrebbe dormito,
questo era certo.
"Tieni, bevi questo", Piton gli teste una tazza bianca.
Anni di spaventose lezioni di pozioni avevano insegnato ad Harry a
stare attento a qualunque cosa Piton gli dava da bere. Inclinando un
po' la tazza, Harry agitò piano il liquido scuro al suo interno per
capire cosa fosse.
"Potter" - lo avvertì Piton - "Non mettere alla prova la mia pazienza,
stanotte. Qua non c'è nessun Silente da cui puoi correre a lamentarti".
Gettando la cautela al vento, Harry si fece coraggio e prese un gran
sorso della bevanda. Quasi soffocò quando si accorse che non era una
schifosa pozione, ma cioccolata calda fumante, cremosa e gustosa. La
bevve tutta; non aveva fatto caso a quanto fosse assetato, e attese. Si
aspettava un retrogusto amaro o qualche cambiamento nel suo corpo -
poteva perdere conoscenza o immobilizzarsi a letto, senza potersi
difendere da qualsiasi esperimento Piton volesse tentare. Ma non
successe niente, e Piton riprese la tazza alzando gli occhi al cielo
nel vedere l'espressione di attesa di Harry.
Harry emise un lungo sospiro, imrpovvisamente troppo stanco per
chiedersi se Piton lo avesse avvelenato o no.
"Qual è il problema adesso?" - gli chiese - "Stai sempre a lamentarti
per qualcosa".
Le emozioni tornarono tutte insieme, e Harry non riuscì a impedir loro
di assalirlo.
"E' stata colpa mia", surrurrò, e un'unica lacrima gli scivolò lungo
una guancia. "Sirius è morto per colpa mia".
"Sì, Potter", la voce di Piton grondava sarcasmo. "Tu hai obbligato
Black a correre al Ministero, tu hai ordinato ai Mangiamorte di entrare
in battaglia, e tu hai fatto in modo che Bellatrix gli lanciasse
quell'incantesimo che lo ha fatto cadere dietro il Velo. Capisco perchè
ti prendi la responsabilità delle tue azioni. Che altro potresti fare?"
"Ha detto che mi butto nelle cose senza pensare" - protestò Harry - "Ha
detto che sono impulsivo e arrogante, e quando io mi sto male per
questo, dice che non è colpa mia".
"Tu sai cosa intendevo". Piton appariva severo, con le braccia
incrociate, torreggiando alto sopra Harry. "Tu sei responsabile per le
tue azioni, non per quelle degli altri. Puoi pensare di essere qualche
sorta di salvatore onnipotente, ma sei solo un ragazzo che commette sbagli e
prova sentimenti, proprio come tutti; e io non ti permetterò di agire
in maniera così sconsiderata".
A Harry non venne in mente niente da ribattere, così si limitò a
sbuffare.
"Smettila di agitarti". Ordinò Piton. "E a meno che non ti piaccia
dormire seduto, stenditi come una persona normale; o sullo stomaco, se
è più comodo".
Cercando di non sbuffare di nuovo, Harry si stese a pancia in giù. E
poi si rese conto che la battaglia era persa e finita, appena il letto
accolse il suo corpo stanco e dolorante nella sua morbidezza. Si
sistemò il cuscino (morbido e riempito di piume) sotto la testa e lo
strinse a sè. Stava per voltarsi indietro per prendere le coperte,
quando sentì coperta e lenzuolo che lo coprivano, adagiandosi sulle sue
spalle. Piton lo aveva appena coperto? Harry cercò di tenere gli occhi
aperti, ma si stava addormentando rapidamente.
"Grazie per aver seguito un'indicazione senza lamentarti, per la prima
volta in vita tua. Gli occhiali?" Piton gli tese la mano, e Harry gli
passò gli occhiali. La stanza diventò più sfocata e nebulosa.
"Adesso, Potter" - la voce di Piton penetrò attraverso la sua
sonnolenza - "per quanto tu possa essere riluttante, mi aspetto che
tu rimanga a letto, o almeno in questa stanza, fino a domattina. Hai a
disposizione un bagno, e se esci da questa camera io lo saprò. Quindi
ti suggerisco di rilassarti e dormire. Non voglio ripetere gli
avvenimenti di questa serata, o della nostra ultima lezione di
Occlumanzia".
"No, signore", mormorò Harry, lottando per tenere aperti gli occhi.
Avrebbe dovuto fare attenzione a quello che Piton gli stava dicendo, ma
voleva solo raggomitolarsi più stretto e lasciarsi vincere dalla
stanchezza. Il posteriore gli prudeva ancora, ma non faceva male, era
solo un leggero bruciore che gli ricordava come Piton fosse capace di
imporre la disciplina, e non solo di fare il cattivo insegnante di
Pozioni.
"Domattina ci occuperemo di dove potrai andare a stare, quindi non
perdere tempo a cercare di scrivere lettere o mandare gufi con accorate
richieste di aiuto ai tuoi fans adoranti. La tua unica preoccupazione
per stanotte è dormire. Infatti, tornerò fra cinque minuti, e se non sarai
profondamente addormentato, farò in modo che la punizione di stasera ti
sembri una serie di carezze affettuose".
Harry stava cercando di ascoltare, ma riusciva solo ad annuire
distrattamente agli ordini del suo rigido insegnante.
"Buonanotte, signor Potter". Piton spense le candele con un tocco di
bacchetta, e l'unica luce che rimase accesa era quella del bagno.
"Notte", mormorò Harry mentre le pesanti palpebre si chiudevano. Non
ricordava di aver sentito Piton che se ne andava, sembrava che fosse
ancora lì a riordinare la stanza, ma non importava davvero perchè Harry
pensava... pensava che forse... forse...
Quattro minuti più tardi, Piton uscì dal bagno dove aveva rimesso a
posto gli asciugamani. Guardò il suo ospite inatteso, che si era
intrufolato nella sua vita completamente inaspettato. Il ragazzo era
girato su un fianco, il respiro lento e profondo, le ciglia scure sulle
guance pallide. Quei dannati capelli neri arruffati stavano dritti in
tutte le direzioni, e Piton giurò che la prima cosa che il ragazzo
avrebbe avuto la mattina dopo sarebbe stato un taglio di capelli. E un
bagno. E un po' di vestiti nuovi, e una sana colazione; prima che Piton
potesse sbarazzarsi di lui.
Abbandonato nel sonno, Harry sospirò e si rannicchiò, stringendo ancora
di più il cuscino. Piton voleva di nuovo roteare gli occhi. Davvero, il
ragazzo sembrava così piccolo e innocente, a dispetto del combinaguai,
dell'insolenza, del comportamento "so tutto io" che Piton trovava così
repulsivo.
Ma aveva sculacciato il marmocchio. Sul serio, a cosa stava pensando?
Cosa avrebbe detto Silente, una volta venuto a sapere che la sua
sgradevole spia aveva colpito il prezioso salvatore del mondo magico?
Beh, non poteva essere peggiore di tutto ciò che Piton aveva dovuto
sopportare fra i Mangiamorte.
Il fuoco si era spento, e Piton si diresse al camino, chiamando con un
incantesimo di appello alcuni ciocchi di legno per far riprendere vita
alla fiamma. Sospirando, prese la coperta piegata ai piedi del letto e
la stese sopra il ragazzo addormentato. Beh, non poteva succedere
niente di buono se il ragazzo si ammalava per aver preso freddo o si
fosse svegliato scosso dai brividi e avesse deciso di esplorare il
castello. No, il signor Potter doveva rimanere a letto stanotte, a
costo di legarcelo.
Comunque, Piton resistette all'impulso di piazzare un incantesimo
restrittivo al letto: le persone che si trovano sotto effetti di
incantesimi di questo tipo tendono a svegliarsi isteriche e in preda al
panico. Piton non voleva sentire urla in casa sua, neanche se a urlare
era il Dannato Harry Potter. D'altra parte, il ragazzo aveva pianto
abbastanza per quella sera - in maniera del tutto esagerata, secondo
Piton. La sculacciata non era stata così orribile: Potter aveva
sopportato sofferenze fisiche decisamente peggiori senza neanche un lamento.
Piton ricordava numerosi incidenti di Quidditch in cui il ragazzo aveva
sopportato la sofferenza, il pallore delle sue labbra unico indizio che
stava provando dolore. E ora un po' di sculacciate dal professore di
Pozioni davano il via a quella serie di pianti e singhiozzi?
Piton sospirò ancora. Il ragazzo stava reprimendo il dolore per la
perdita di quell'idiota del suo padrino. Sul serio, Piton non sarebbe
più riuscito ad avere un momento di pace, a questo punto.
Negli istanti successivi, Piton incolpò la momentanea perdita delle
facoltà mentali, o la sottomissione alla Maledizione Imperius, per
essersi teso verso il letto e aver avvolto più strettamente le coperte
sulle spalle del ragazzo. Toccò la fronte di Potter, solo per
assicurarsi che non avesse la febbre: non si poteva dire se Potter si
prendesse cura di se stesso durante l'estate o meno, e lui rifiutava
anche solo l'idea di occuparsi di un Potter malato.
Almeno, questa era la scusa che usò per toccare anche le guance del
ragazzo. La fronte era fresca, ma le guance erano calde, quasi bollenti
sotto le sue dita fredde. Beh, lo avrebbe visitato in modo più
approfondito al mattino dopo. Svegliarlo per una visita lo avrebbe reso
scontroso e di cattivo umore; e Piton non voleva una ragione per
punirlo di nuovo.
Poi, orrore! scostò i capelli di Potter dalla fronte, molto
leggermente. Fece scorrere il dito sulla famosa cicatrice, segnandone
il contorno irregolare. Potter non si mosse, ma Piton si raddrizzò e
fece un balzo indietro. Aveva appena toccato gentilmente quel
marmocchio, la dannazione della sua esistenza?
Bene, il ragazzo ne avrebbe pagato le conseguenze l'indomani. Piton si
avviò a grandi passi verso l'uscita. L'unico rumore che si sentiva
mentre Piton chiudeva la porta era il respiro regolare di Harry.
|