Snow

di phantomwise
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Snow


Camminavi velocemente, calpestando la neve.
Faceva freddo, tremavi, ma non t’importava.
Dopotutto, dentro di te faceva ancora più freddo.
Da quando se n’era andata, la tua vita era un inverno perenne.
Arrivavi lì, fermandoti bruscamente.
I tuoi movimenti erano rapidi, quasi stizziti.
Osservavi la sua lapide, con i pugni tremanti.
Cadevi sulle ginocchia.
La tua bocca era piena delle parole che avresti voluto dirle.
Mettevi i fiori, i suoi fiori preferiti, in un vaso gelato.
Il vento sferzava violento la tua pelle candida, faceva ondeggiare i tuoi capelli ramati.
Osservavi i fiori: gigli bianchi e puri.
Puri come era lei.
Finalmente il tuo sguardo cade sulla sua foto: sorrideva, come sempre.
Per l’ennesima volta rileggevi quel nome, falso.
E ti si stringeva il cuore.
All’improvviso, nel gelo, le tue guance diventavano più calde.
Portavi istintivamente una mano al viso, sentendole bagnate.
Neve?
No, erano lacrime. Le tue lacrime.
Da quanto non piangevi?
Non lo ricordavi più.
Ti mordevi un labbro per sopprimere un singhiozzo.
Eri sola? Si.
Nessuno poteva capire il tuo dolore.
All’improvviso, un’altra fonte di calore.
Era un mano sulla tua spalla. 
Ti voltasti, incontrando i suoi occhi blu.
Erano tristi, ma ancora pieni di forza.
Non diceva nulla.
Allungava semplicemente una mano per asciugarti le lacrime.
Il suo tocco era caldo.
Poteva, lui, sciogliere il tuo ghiaccio?
Ti sporgevi verso di lui, stringendolo in un abbraccio.
Ma non era per il freddo.
Continuavi a piangere, mentre lui ti accarezzava i capelli umidi.
I forti singhiozzi ti facevano tremare.
Ma il dolore è più leggero, se hai qualcuno.
Faceva male, male da morire.
Ma lui poteva guarire le tue ferite.
Alzavi lo sguardo, osservando la neve cadere.
Un candido ficco si posò sulla tua fronte, sciogliendosi subito.
Lasciando che una goccia gelata si mischiasse a mille calde e salate.
Sorridevi.
Lei ti mancava, ma avevi lui.
Eri sola? No, non più.





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