La cena sarebbe iniziata alle 21.00 in punto accompagnata da merletti e
bon-bon nel grande salone della casa di Sara.
Un luogo davvero immenso e pieno di stradannati oggetti talmente
consumati dal tempo che, se per sbaglio si rimaneva accanto ad uno di
essi troppo a lungo, si riusciva addirittura a sentire le inquietanti
voci dei vecchi padroni.
Eppure Emma era diretta proprio lì, in quella casa.
Stranamente sarebbe arrivata puntuale anche dopo quello che le era
appena successo : il poliziotto,la strada, il
poliziotto,l’attentato,il poliziotto, e il non essere
riuscita a dare una spiegazione a tutto ciò.
Era un pensiero fisso, ma doveva scendere dall’auto del padre
e concentrarsi pienamente per la cena con i parenti
dell’amica:la vera festa, quella con la musica a pieno
volume, la piscina, i ragazzi, gli amici e tutto il resto sarebbe
iniziata qualche ora dopo.
E forse lui sarebbe stato lì, pronto a ballare con lei.
Si, lo aveva invitato giusto un attimo prima di essere scesa dalla sua
macchina che l’aveva riportata a casa.
Ma lui non le aveva risposto, l’aveva semplicemente guardata
sorridendole. Lei sapeva che era un si, ma ciò che entrambi
non sapevano era se il lavoro di lui non lo avrebbe trattenuto fino a
tardi.
Era buffo, ma quell’ansia del non sapere se lui ci sarebbe
stato, le faceva mancare il respiro.
Ma comunque , Emma, dovette stare lì, ad aspettare, tra una
portata e l’altra, tra una chiacchiera e
un’affettuosa risata.
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