Hunger Games

di BigghLuv
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Hunger Games



Lee Taemin era un tributo del primo distretto.
Respirava l’odore delle armi metalliche sin da quando era piccolo, in previsione di offrirsi volontario.
Per la sua famiglia, per l’onore, per la gloria.
 
Quando feriva gli altri Taemin percepiva adrenalina, senso di onnipotenza.
Era cannibale della vita altrui.
Ma i segreti sussurrati tra le lenzuola, impregnate di sudore, di lascivia, lo allontanavano dalla sua indole distruttiva.
Cominciava a nutrirsi del corpo del suo amante, arpionandosi alla sua saggezza con ogni fibra del suo essere.
Minho Era il vincitore degli scorsi Hunger Games, la sua guida.
Aveva il dovere di istruirlo al combattimento.
Invece lo rendeva umano, involontariamente.
Si richiedevano e donavano calore, unendo i loro corpi marchiati dal male.
Il candore strappato dallo strazio della violenza.
Taemin si innamorò dell’idea dell’amore.
E l’unica notte in cui rimpiangeva il suo sanguinario destino, Minho era accanto a lui pronto a stringerlo a sé senza lasciargli modo di respirare l’aria macchiata di sangue.
Lee Taemin pensava che avrebbe voluto trasformarsi in una persona migliore.
Ma era troppo tardi.
 
Sfiorò l’indice con le labbra e si lasciò andare alla sua scelta.
In brevi attimi il suo corpo fu ridotto a brandelli.
Aveva rinunciato, Lee Taemin, alla tortura degli altri.
Aveva scelto la morte.
Essere vittima, piuttosto che carnefice.
Essere amante e non crudele.
 
Minho si sfiorò il petto, osservandolo dall’imponente schermo che proiettava i giochi.
Era il suo eroe.
Aveva sfidato il sistema in nome della loro unione.
E Minho piangeva.
Lacrime consapevoli, veritiere.
Era quella la vera giustizia.
Si erse sul palco di fronte a moltissimi spettatori.
- Taemin si è abbandonato alla morte per scegliere la vita. Avremo noi il coraggio di onorare il suo gesto? -
La folla sbraitava, gridava il nome del nobile caduto alzando un pugno dritto verso il cielo.
Verso Taemin, il suo amore che rimembrava con tanta devozione.
 
- Hyung, cos’è l’amore? - 
Taemin posava la guancia sul suo petto nudo, mentre con imbarazzo nascondeva il volto.
Assumeva un’aria innocente, contrapposta alla sua indole.
- E’ l’impeto di vivere qualcuno, tenerlo con sé. Fargli bene. -
Minho gli baciò la fronte.
Il giorno dopo forse l’avrebbe perso per sempre.
- Come tu fai con me? -
Si avvolse maggiormente attorno al suo corpo nudo e Minho gli solleticò il mento, sollevandoglielo.
- Come tu fai con me. - 
 Lo baciò.
Lo accolse in una stretta che sapeva di pace.
E felicità eterna.




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