Sta
cercando di riflettere.
Sta cercando di pensare lucidamente a tutto quello che le è
successo.
Ma avverte le sue braccia intorno alla vita.
- Aldo, dai – mormora Esther, divincolandosi.
Lui sospira. Lo fa spesso, ultimamente. Perché non
l’hai mai sentita così
distante, così assente.
E lei, a sua volta, non si è mai sentita così
distante dal suo
uomo, così assente.
E’ accaduto tutto in fretta.
- Esther, che cos’hai? – le domanda.
- Non ho niente.
Ma qualcosa c’è. Ha cercato di nasconderlo a se
stessa e agli altri, a lungo.
Ha cercato di stare il più lontana possibile dalla fonte dei
suoi turbamenti. E
non ce l’ha fatta.
- Sei strana – commenta lui.
Sono innamorata.
Lo pensa, vorrebbe urlarlo, ma decide di rimanere in silenzio.
Ed è un silenzio che pesa. E’ un silenzio rotto
dai suoi respiri, dal battito
del suo cuore, dal ticchettio incessante di un orologio. E’
un silenzio fatto
di parole che non riesce a pronunciare, che rimangono sospese
nell’aria e che
potrebbero fare molto male.
E Aldo non capisce. Non può capire.
Sta con lei da qualche anno, dovrebbe conoscerla abbastanza, ma non
intuisce
nemmeno ciò che la tormenta. Ciò che ha fatto.
- Ti va di parlarne? – le chiede lui.
E’ dolce. E’ tenero. Vorrebbe aiutarla. I suoi
occhi la osservano, cercano i
suoi. Il suo sorriso vuole essere rassicurante.
La ama. Percepisce l’amore che prova Aldo per lei.
- Non c’è niente – ripete Esther.
A sua volta sorride. Ma non è convincente.
- Problemi sul lavoro? – insiste Aldo.
- Nessun problema. Sono un po’ stanca.
Sono innamorata.
Che cos’è l’amore?
Ha sempre creduto di saperlo. Ha sempre pensato di averlo trovato.
Non ha mai capito nulla, invece.
L’amore è un sentimento che si insinua lentamente
sotto la pelle. Striscia fino
a raggiungere il cuore, fino a possederti l’anima.
L’amore è guardare un cielo pieno di nuvole e
vederlo comunque blu e
attraversato da una moltitudine di stelle cadenti, ognuna delle quali
è un
desiderio espresso che vuoi che si avveri.
L’amore è darsi ad un’altra persona,
completamente, intensamente.
É dolce.
É travolgente.
É terribile.
É sconcertante.
É una sofferenza.
É una sofferenza che ti piace. Che sei tu a scegliere.
Sono stata io a sceglierla.
Lui la abbraccia ancora. Le dà un bacio. Poi si china per
sfiorarle il collo
con le labbra. La sua mano si appoggia sulla sua schiena. La accarezza.
Si sottrae. Di nuovo.
Non può farlo. Non vuole fare l’amore con lui.
Io voglio lei.
Le è occorso del tempo per capirlo. Settimane, mesi. Ma alla
fine ha ceduto.
Marina non ha fatto pressioni. E’ cominciato tutto con una
normale amicizia.
L’amore comincia quasi sempre così, no?
Ma poi, pian piano, le cose sono cambiate. La cercava. La cercava anche
fuori
dall’orario di lavoro. Desiderava vederla, anche fuori
dall’orario di lavoro.
Aveva iniziato a guardare il cellulare, sperando di ricevere una sua
telefonata. Aveva iniziato a volere contatti più
ravvicinati. Bastava
pochissimo. Bastava che le sfiorasse il dorso della mano con le dita,
che le
sistemasse una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Sì, un gesto casuale,
innocente. Poi aveva cominciato a desiderare che
l’abbracciasse, che la
stringesse a sé, forte. Aveva...
Ho voglia di baciarla.
Sì, aveva desiderato baciarla. Toccarla.
Era scappata. Era tornata indietro. Era scappata di nuovo. Era tornata
indietro.
E Marina se n’era accorta. Capisce tutto al volo.
È sempre stata capace di
leggerle dentro.
Ho voglia di baciarla.
L’aveva baciata. In quell’ascensore. Non era stato
possibile resistere.
Nella foga, l’aveva spinta contro la parete.
Ed era stato intenso.
Era stato...
- Se c’è qualcosa che non va, però, me
ne parli, okay? – dice Aldo. Così la
scuote dai suoi pensieri.
- Sì, certo.
Dovrò. Prima o poi.
C’era stato quell’invito a cena. Un semplice
invito. Niente di più. Un modo per
parlare di quello che era successo. Un modo per... per conoscersi
meglio. Sì.
L’aveva portata in un posto bellissimo.
E lei era bellissima.
Avevano parlato molto. Del loro lavoro. Dei loro sogni. Della loro
vita.
Marina, ovviamente, non aveva mai nascosto di essere omosessuale. Mai.
Avevano parlato di ciò che era accaduto in ascensore.
All’inizio, aveva parlato
solo Marina.
«Mi è piaciuto molto»
L’aveva detto senza imbarazzo. Guardandola. Immobilizzandola
con quegli occhi
magnetici.
Ed Esther non aveva saputo cosa rispondere. Il rossore sulle sue gote
doveva
essere stato evidente, perché Marina aveva sorriso. E le
aveva fatto una
carezza. Leggera.
Le era passata quasi del tutto la fame, ma aveva mangiato comunque.
Avevano
mangiato in silenzio, osservandosi.
...Osservandosi.
Osservandosi.
Osservandosi a lungo.
Ed erano sguardi carichi di desiderio quelli che filtravano attraverso
i due
bicchieri di vetro vuoti, quelli che scivolavano sulla tovaglia bianca
che
copriva le loro gambe così vicine da potersi sfiorare.
Chissà se gli altri
clienti avevano notato quella calda guerra che si consumava fra loro.
Forse
sì.
Non
aveva scampo. E lo sapeva.
Un cameriere le aveva interrotte.
«Desiderate altro?» aveva chiesto,
portandosi via i piatti.
Se gli avesse detto cosa desiderava...
«No» Marina aveva risposto prima che
potesse farlo lei «Ci porti il conto,
per favore»
C’era molta fretta nelle sue parole e il cameriere ne era
rimasto sconcertato.
«Naturalmente. Ve lo porto subito»
Così era stato. Era tornato dopo meno di due minuti. Marina
aveva pagato tutto,
anche se lei aveva protestato.
Fuori, l’aria primaverile era fresca e piacevole. Le aveva
dato un po’ di
sollievo... Un attimo di respiro. Ma era durato poco.
Prima di salire in auto, Marina le aveva stretto una mano.
«Vuoi che ti riporti a casa?» le aveva
domandato, quasi ce ne fosse bisogno.
«No...» aveva detto Esther.
Marina l’aveva accompagnata nel suo appartamento.
L’aveva presa per mano,
mentre salivano le scale.
Esther sapeva che quello che stava facendo era sbagliato. Stava
già con una
persona. Stava con Aldo.
Chi ama non tradisce.
E voleva dirglielo. Voleva fermare quella follia.
Chi ama non tradisce.
Ma Marina, prima di aprire la porta di casa sua, si era voltata e
l’aveva
baciata. Un bacio dolce, leggero, a fior di labbra. Un bacio che aveva
tutta
l’aria di essere molto casto, ma che le aveva tolto comunque
il respiro. Una
carezza lieve, che l’aveva accesa ancora di più.
E non era riuscita a dirle nulla.
Appena entrate, Marina si era tolta la giacca, si era ravvivata i
capelli neri.
«Vuoi qualcosa da bere?»
«Avrei... avrei bisogno di un bicchiere d’acqua,
forse. Sì»
Marina glielo aveva dato. Esther era riuscita a berne due sorsi, poi
aveva
appoggiato il bicchiere sul tavolo. La sua mano tremava.
Poi Marina l’aveva attirata a sé, mettendole le
mani sui fianchi.
Esther si era chinata su di lei e l’aveva baciata ancora.
Aveva socchiuso le
labbra per approfondire quel bacio e Marina ne aveva approfittato. La
sua
lingua le aveva invaso la bocca.
Impeto.
Passione.
Desiderio.
C’era tutto in quel bacio. Tutto. C’erano cose che
lei non aveva mai provato.
Le labbra di Marina si erano spostate sul suo collo. E si era lasciata
sfuggire
un gemito. La lingua aveva sfiorato l’orecchio destro, i suoi
denti l’avevano
mordicchiato dolcemente.
«Ti voglio» le aveva sussurrato Marina.
«E allora prendimi»
E lo aveva fatto. Sul divano del salotto.
Si era sentita sua. Completamente.
E la mattina dopo, svegliandosi, trovandosi avvinghiata a Marina,
trovando i
suoi occhi aperti che la osservavano e il suo sorriso disteso, aveva
pianto.
Si era preoccupata. Marina si era preoccupata, le aveva chiesto che
cos’aveva.
Aveva pensato di averle fatto male.
Ma lei le aveva risposto che non era per quello.
Piangeva perché si era accorta che nella sua vita non si era
mai sentita così.
Non aveva mai fatto l’amore in quel modo, vivendo ogni attimo
come se fosse
l’ultimo.
E tutto ciò era accaduto sabato. Due giorni prima. La
domenica erano andate in
ospedale. Avevano entrambe il turno pomeridiano.
Rocco, il suo migliore amico, aveva capito qualcosa. Le aveva fatto
delle
domande. Ed Esther aveva preferito restare sul vago. Non riusciva
nemmeno a
pensare ad una risposta coerente da dargli.
Terry non aveva capito nulla, invece. Normale. Lei vede solo
ciò che può
accettare, ciò che rientra nei suoi schemi.
Il resto no. E anche se lo vedesse, si getterebbe da sola del fumo
negli occhi.
- Vuoi restare qui a dormire? – le chiede, ora, Aldo.
- No. E’ meglio che vada a casa.
- E’ meglio?
Sì.
É meglio, davvero.
- Perché ti comporti così, amore? – le
chiede.
Amore.
Per Aldo, lei è il suo amore. Certo.
- Non sei più tu. Non ti riconosco.
Hai ragione. Non sono più la ragazza che hai
conosciuto.
Non sono più quella ragazza che è uscita con te
credendo che fossi tu l’uomo
che stava aspettando.
- Sei diversa - continua lui.
Esther non l’ascolta più.
No, Aldo.
Ormai è tardi.
Non sono più lei.
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