Vigilia di
Natale.
Princeton Plainsboro Hospital.
Il telefono squillava con forza mentre il quadrante del
cellulare evidenziava un nome: Julie.
Fuori pioveva.
Wilson rigirò il telefono tra le mani tenendo d’occhio la strada
attraverso i vetri dell’ospedale.
-Eccolo...-mormorò notando la sagoma di una berlina grigia
accostare davanti all’entrata. Non sarebbe stato costretto a rispondere.
Zittì il telefono e si precipitò fuori, sotto la pioggia.
Qualche ora
dopo…
Julie non avrebbe approvato, questo era sicuro.
Così pensava Wilson scrutando la luce ancora accesa nell’ufficio della Cuddy.
Controllò l’orologio: solo le sette e un quarto.
“Julie mi aspetta per le otto” pensò
automaticamente, per poi rendersi conto che era inutile. Era solo una vecchia
abitudine che avrebbe fatto bene a perdere in fretta: ora non c’era più nessuno
a cui farsi perdonare il ritardo con un mazzo di rose e una cena a lume di
candela.
Wilson si strinse nel cappotto. Faceva freddo. E il pensiero
ritornò alla sua ex.
No, Julie non avrebbe approvato… d’altronde
non c’era più niente di cui dovesse renderle conto, se non… Wilson scosse forte
la testa per allontanare quel pensiero, inutilmente.
Già gli sembrava di sentirla gridare aggirandosi per le ariose
stanze della loro casa a XXXX –Ma dove metti la testa Jimmy
eh??? Ci pensi ogni tanto a noi???!!- cose così…-Con che cosa pensi che vivremo???!!!...e
tutto per cosa????!!Per tener fuori di galera uno che non si prende nemmeno la
briga di ringraziarti???Un drogato che…- a quel punto lui l’avrebbe zittita o
blandita in qualche maniera. O forse non ci sarebbe riuscito. Era vero, House
era un drogato, ma non gli piaceva che lei ne parlasse così…
Essere a una passo dal divorzio poteva avere i suoi vantaggi,
considerò Wilson. E mentre rifletteva sui privilegi della vita da separato Cuddy uscì dal suo ufficio.
Sette e mezza precise.
Wilson si chiese se fossero solo i single a darsi quei ritmi marziali, come per regolare una vita di
cui solo loro erano i sagaci amministratori. O forse no, forse era solo per
confondersi con la massa di persone con figli a carico e una cena da
improvvisare che si infilava speranzosa in metro o lungo le principali arterie
stradali.
Aspettò che lei varcasse la soglia del Princeton Plainsboro Hospital e poi le andò incontro. Un’accortezza
di cui Tritter sarebbe andato fiero, d’altra parte
non voleva rendere pubbliche le loro manovre più di quanto non avesse già
fatto.
Bastarono quattro lunghe falcate per raggiungere Cuddy che, dal canto suo, non aveva fretta.
Era a pochi passi da lei quando la donna si voltò con le mani
sui fianchi.
-Come pedinatore non sei granchè,
avanti cosa c‘è?-
Wilson si fermò di colpo, come diavolo faceva a sapere che…
-Non è da te tendere agguati dopo l’orario di lavoro, quindi
dimmi, quale nuova sventura sta per abbattersi su di noi?House ha forse rubato
una partita di vicodin ed è fuggito in Messico?-
Wilson si trovò suo malgrado a sorridere e fece no con la testa.
-Vedi io…- in quel momento squillò il telefono. Ancora
lei…Wilson lo zittì con un sorriso imbarazzato.
-Andiamo Wilson non ho tutta la sera…-
-Non testimonierò- lo disse tutto d’un fiato, sperando che
nessuna folgore divina si abbattesse su di lui.
Rimase in attesa trattenendo il respiro, come faceva con Julie, quando le telefonava per dirle che non sarebbe
tornato per cena. Non aveva mai capito se lei sapeva che non c’era nessun
paziente o inconveniente sul lavoro a trattenerlo.
-Sapevo che l’avresti detto…- sussurrò Cuddy
guardandolo dritto negli occhi. Wilson tirò un sospiro di sollievo. Almeno lei
capiva.- se il tuo cervello fosse andato a farsi un giro su Plutone!!!Vuoi
dirmi che cosa ti è saltato in mente???!!-.
Oh oh, si stava arrabbiando. Wilson
arretrò seguito da presso da una Cuddy infuriata- No,
fammi capire??!!Non eri tu il sostenitore del “mettiamolo alle
strette…togliamogli il suo giocattolo”…e ora…- il suo tono di voce andava
aumentando in maniera esponenziale –e ora mi dici che non VUOI- PIU’- TESTIMONIARE??-
Wilson alzò le braccia per cercare di placare la sua ira. –Io non
…-rimase in sospeso.
-Non dirlo –sibilò Cuddy tra i denti.
-Io...-
-Non…-
-Non posso!!- riuscì a tirar fuori Wilson.
Cuddy che aveva alzato una mano per non
sentire si voltò, cercando di calmarsi, le spalle che si alzavano e abbassavano
ritmicamente.
-Lisa…- attaccò Wilson
-Non chiamarmi per nome,
tu-Tu!!!-gli puntò un dito contro il petto, minacciosa.-AH!!!-
Dopo un ultimo profondo respiro sussurrò- posso sapere cosa ti
ha indotto a …anzi no so già cosa mi dirai: che House dopotutto è un ottimo
medico e che il vicodin gli consente di continuare ad
esserlo.-
Di nuovo Wilson si chiese come faceva a indovinare così bene.
-Non dire niente, dalla tua faccia si intuisce che c’è anche
altro- rimase un attimo a guardarlo.-..Ma allora
perché???Perchè tutto questo?-gli chiese supplicante.
Wilson si guardò intorno, sulle spine. Faceva ancora freddo, ma
almeno aveva smesso di piovere. Lei non era Julie, a
lei poteva dirlo. Si fece coraggio.