Da
più di due mesi in casa Robespierre aleggiava una cupa
atmosfera.
Nella
piccola abitazione parigina di Rue de Château, i due coniugi
Max ed Eléonore dovevano fare i conti con una serie quasi
imbarazzante di bollette e spese impreviste.
Max
era un avvocato, ma per qualche strana congiunzione astrale proprio in
quel momento di crisi economica tutti i ladri, assassini e farabutti
che giornalmente affollavano Parigi sembrava essere andati in vacanza.
La
moglie era una semplice casalinga, e aveva sperato, sposando Max, di
poter vivere in maniera decorosa, e senza preoccupazioni.
In
realtà, Max non era proprio un avvocato in toga e parrucca;
durante le cause molte volte si infervorava a tal punto da essere
espulso dall’aula. E, naturalmente, perdeva le causa.
Come
se non bastasse, la coppia aveva un altro fardello da portare: Antoine,
il loro giovane e stolto figlio di sedici anni.
Egli
durante l’anno studiava in un liceo a poca distanza dal
Louvre; ma l’immane storia culturale conservata nel museo
sembrava influenzarlo ben poco.
A
scuola prendeva i voti appena sufficienti per passare indenne
l’anno, e non mostrava quasi mai interesse.
Il
resto del tempo girava con i suoi amichetti in giro per le
strade di Parigi con il suo motorino; non faceva altro tutto il giorno.
E,
ovviamente, non lavorando e non potendo guadagnare qualche soldo di sua
iniziativa, i suoi genitori dovevano sempre, quasi ogni giorno,
provvedere a rifornirgli quel suo ciclomotore dispendioso.
Max
aveva sempre desiderato essere un avvocato di successo, celebre in
tutto il mondo per le sue gesta a difendere gli oppressi, come quegli
eroi tanto decantati che rivoluzionarono la sua Francia nel 1789; ma
ora, si trovava, quasi impotente, a dover affrontare una crisi
finanziari che da quasi due anni occupava, infaticabile, tutte le prime
pagine dei giornali.
Aumentavano
i beni alimentari, il vestiario, il canone della televisione; ma,
soprattutto, stava aumentando repentinamente il prezzo della benzina.
Non
lo preoccupava poi molto la sua auto; era una semplice Ford, e veniva
utilizzata veramente poco.
Lui
raggiungeva il Palazzo di Giustizia con i mezzi pubblici, mentre la
consorte non necessitava uscire di casa se non per fare la spesa.
Era
invece proprio quel maledetto motorino di Antoine che non lo faceva
dormire la notte; infatti quella “cosa” motorizzata
era l’unico incentivo che i coniugi Robespierre potevano dare
ad Antoine per incoraggiarla a fare qualcosa nella sua vita.
Intanto,
però, il prezzo della benzina era in continua salita.
I
politici francesi imponevano ogni giorno nuove tasse su di essa, che in
meno di tre settimane era passata da un euro al litro a un euro e
novanta.
Aveva
spesso visto, dalla finestra del suo piccolo studio,lunghi cortei che
marciavano fino al palazzo del Consiglio, non lontano da Place de la
Concorde.
Le
loro urla gli impedivano di concentrarsi pure sui miseri lavoretti
estivi che gli aveva consegnato il magistrato.
Come
lui, i manifestanti non concepivano come la benzina potesse aumentare
di prezzo in così poco tempo.
Era
assurdo!
Verso
la fine di luglio, un nuovo corteo passò sotto la sua
finestra.
Il
chiasso era tale Max venne sconvolto da uno dei suoi tanti attacchi di
impazienza, e decise di andare incontro ai manifestanti.
Uscito
dal piccolo giardino, corse fino ad arrivare in testa alla lunga fila
di persone grondanti di sudore.
“Si
può sapere a cosa devo tutto questo chiasso? State
disturbando il mio lavoro, di grazia”
L’organizzatore
della marcia, un ragazzo alto e sbarbato, lo squadrò dalla
testa ai piedi.
“Senti,
bel damerino, non ci faremo mettere i piedi in testa dal
governo” rispose educatamente, o quasi, il giovane
“ Se ancora non lo, ai piani alti hanno intenzione di
aumentare il prezzo della benzina di altri cinquanta centesimi. Ora, io
non so se tu viaggi ancora in cavalli e carrozza, ma io devo pagare
tutto di tasca mia, e sai, facendo volantinaggio non è certo
il massimo”
Max,
colpito dalle parole del giovane, decise che, in fondo, quella
questione riguardava anche lui.
“Fermi
un istante” cominciò l’uomo di legge
“io sono un avvocato. Potrei aiutarvi”
“Mmm.
Non mi fido molto degli uomini laccati in giacca a righe che non
sarebbe andata di moda neanche due secoli fa. Ma va bene. Una mano fa
sempre comodo”
E
così deciso, Max accompagnò il ragazzo e il resto
del corteo fino alla sede del Consiglio.
Riuscirono
ad entrare solamente grazie alla loro forza numerica.
Si
sa, due guardie possono ben poco contro duecento rivoltosi.
Max,
che ben conosceva quei corridoi, li accompagnò dal
magistrato, il cui studio si trovava appena sopra l’ampia
scalinata di marmo.
La
scena colpiva tutti i presenti: decine di persone infatti attendevano
lungo questa scalinata, e sembrava una di quelle disperate
processioni che ogni tanto finivano in zuffe per
l’esasperazione generale.
Max
e il giovane entrarono nell’ufficio del signor Dubois; egli
stava comodamente appollaiato su una grande sedia dietro ad
un’ampia scrivania di mogano.
“Oh,
caro amico, entra entra”
Dubois
accolse l’avvocato con calore; ma, quando vide il giovane al
suo fianco, si incupì.
“Che
ci fa questo perditempo qui con te, Max?”
“A
quanto pare vi siete già incontrati”
mormorò Robespierre “comunque, credo tu sappia
perché lui sia qui; ed è per questo che anche io
sono qui. I continui rialzi nel prezzo della benzina sono
inaccettabili, e tu lo sai bene”
“Suvvia,
Max, sai bene che non ho potere. Il prezzo della benzina non
è affar mio”
“Invece
sì, hai amici potenti. E, inoltre, tu fai parte del comitato
per l’aumento dei prezzi. Ti prego, devi fare
qualcosa”
“Mai.
I cittadini devono imparare a pagare ciò che è
giusto, per contribuire alla causa comune”
“Ma
questi aumenti non sono giusti affatto!” urlò il
ragazzo, alle spalle di Max.
“Non
urlare, non ne vale la pena. Ebbene, signor Dubois, se è
così, ci vedremo presto in tribunale”
Max
e il ragazzo si avviarono all’uscita; il signor Dubois,
ancora stupito delle parole dell’avvocato,pensava si stesse
prendendo gioco di lui.
Ma
le cose non andarono esattamente come aveva immaginato.
Max
sentiva di dover veramente contribuire alla causa del ragazzo, che
scoprì chiamarsi George, non solo perché lo
riguardava personalmente, ma perché così facendo
avrebbe potuto dimostrare alla sua Eléonore e agli altri che
era davvero un buon avvocato, e non solo un uomo di rigidi ma sani
princìpi.
Il
giorno dopo, lui, George e un altro piccolo gruppetto di intellettuali
si misero a lavoro nell’ampio studio dell’avvocato.
Avrebbero
cercato in tutti i libri di legge e diritto qualsiasi cavillo che li
avesse potuti aiutare in questa piccola e importante causa contro il
Ministero dei Prezzi Imposti; li avrebbero spremuti come limoni, quei
pomposi signori in toga.
Lavorarono
per una settimana.
Chiusi
in quella stanza, si soffocava; ma erano determinati, e Max
più degli altri.
Riuscì
a trovare, quasi casualmente, qualcosa che poteva fare al caso loro.
Infatti,
mentre estraeva dalla libreria impolverata un volume di diritto civile,
gli cadde in testa il testo completto della “Dichiarazione
dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino”
del 1789.
“Questa
ci sarà decisamente utile”
Una
settimana dopo, Max e gli altri riuscirono a trascinare in tribunale il
Magistrato Debois e il suo ignobile Ministero dei Prezzi Imposti.
Fu
una lunga lotta; il giudice all’inizio sembrava di parte, ma,
dovendo difendere un proprio pari, chi non lo sarebbe stato?
Ma
l’avvocato Robespierre era più risoluto che mai.
Arringò,
obbiettò, si indignò; la consorte, vedendolo
così impegnato, rischiò di piangere.
“Signor
Giudice” esclamò allora Max “si metta
nei panni di un comune lavoratore parigino. Tasse, bollette, spese
condominiali, abbonamenti ai mezzi pubblici, spesa quotidiana, imposte
scolastiche dei figli; tutti sono convinti che,lavorando, si risolvano
tutti i problemi. Ma non è affatto così, Signore.
Oggigiorno,
tutto ha un costo, anche i servizi che, un tempo, erano
gratuiti.
Un
comune lavoratore non può certo sostenere un tal peso; per
questo il numero di senzatetto o di poveri aumento di anno in anno.
I
miei genitori, come quelli di molti in questa sala, mi hanno abituato a
risparmiare, certo; ma il costo della vita era molto diverso,
trent’anni or sono.
Ho
condotto un sondaggio, Signor Giudice, per le strade di Parigi, e qui
vi riporto i dati; ho chiesto ai cittadini della nostra capitale il
loro rapporto salario-spese. Giudicate voi stessi”
Così
dicendo, consegnò una copia dei dati alla giuria e una al
giudice stesso.
I
dati, nudi e crudi, erano allarmanti.
Solo
due cittadini su dieci riuscivano a pagare puntualmente le tasse e a
corrispondere le spese senza sacrifici di alcun genere.
E
gli altri otto?
Il
giudice era, come la giuria, sorpreso.
Evidentemente
loro erano fortunati, non avevano a che fare, giornalmente,
con problemi come questi.
Robespierre,
dopo due ore di arringa, era sfinito.
“Per
concludere” disse, quasi senza fiato “un ulteriore
aumento della benzina sarebbe assolutamente irragionevole, insensato,
e, secondo la dichiarazione fatta dai nostri saggi avi nel lontano
1789, anticostituzionale!”
Al
termine della frase, uno scroscio di applausi pervase la sala.
Robespierre,
soddisfatto, sorrise a George, e guardarono il volto sconfortato del
magistrato Dubois, che vide la vittoria sfuggirgli dalle mani.
Fuori
dal tribunale, Max e George furono accolti dalla folla in festa.
Sembrava
una scena d’altri tempi: volavano fiori, cappelli, e tutti i
cittadini danzavano felici nella piazza davanti al tribunale.
Fu
una vittoria importante soprattutto per il rigido avvocato; ora non
avrebbe più dovuto preoccuparsi per la benzina di Antoine,
che tanto lo angustiava.
Eléonore,
sbucata dalla folla in festa, corse dal marito, e gli diede un tenero
bacio sulle labbra.
“Vedi,
l’ho sempre saputo; tu non sei tagliato per i piccoli affari. Devi
occuparti del popolo”
“Forse
hai ragione” le sorrise Max.
Da
quel giorno, Roespierre non accettò più i casi di
scaramucce tra vicini, ma si occupò solo di cause legate
alla giustizia dei cittadini tutti.
E
venne ricordato come uno dei più brillanti avvocati della
storia.
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Vorrei
ringraziare Jo Gates (♥) per
avermi dato lo spunto per questa idea. Grazie Patata!
Quando, in viaggio per Bologna, non si ha nient'altro da fare, cosa
c'è di meglio che ideare storie al limite del normale?
PS:
Questa storia non vuole assolutamente mancare di rispetto a Maximilien
Robespierre.
Ammiro
come pochi questo personaggio storico, e me lo sono immaginata in un
contesto come il 2012.
Ritengo
che, in un mondo corrotto ma con ancora dei valori come la Francia del
1789 fosse più facile per uomini come lui spiccare per
bravura e rettitudine.
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