for us it's never too late
For us it's never too late
6 mesi.
6 mesi che il suo meraviglioso sorriso non
illuminava le mie giornate.
6 mesi che non avevo nessun tipo di contatto
con il suo corpo.
6 mesi che non incrociavo i suoi occhi color
nocciola.
6 mesi che non vedevo la mia ragione di vita.
Erano 6 mesi che non vedevo il mio Nicholas.
“Annunciamo ai gentili passeggeri che l’aereo
diretto a New York sta per decollare. Invitiamo dunque a prendere posto e ad
allacciare le cinture di sicurezza.”
La voce dell’hostess riecheggiò nella vettura
e mi risvegliò dai miei pensieri.
Gli assistenti di bordo cominciarono e
spiegare le norme di sicurezza mentre io guardavo pensierosa fuori dal
finestrino.
Tra poche ore avrei forse rivisto Nick.
Non riuscivo a prevedere quello che sarebbe
potuto accadere quella sera; non sapevo
quale potesse essere la sua reazione nel vedermi e, a dire il vero, non sapevo
neanche quale sarebbe stata la mia di reazione.
Non sapevo niente.
Neanche per quale strano e astruso motivo mi
ritrovavo su quel maledettissimo aereo che mi avrebbe riportato a fare i conti
con il mio passato.
“Ciaaao
bellissima!” Ronnie sentì la voce del suo migliore amico riecheggiare
dall’altro capo del telefono e involontariamente sorrise.
“Hey Joe! Come
stai?”
“Io sto bene, tu?”
“Anche io sto bene,”
sospirò per poi sussurrare l’ultima parte della sua risposta “in qualche modo.”
Eccolo che ritorna,
il nodo alla gola.
“Ron..”
“Davvero Joe, va
tutto bene.”
“Ronnie, sono il
tuo migliore amico! So che non va tutto bene, ti prego non mentire. Almeno..
non con me.”
La ragazza sospirò
pesantemente; i due giovani rimasero in silenzio per qualche istante.
“Mi manca. Mi manca
tanto..” Affermò poi Ronnie dando il via alle lacrime, che cominciarono a
scendere silenziose lungo il suo viso.
Joe sapeva bene che
non era la sola cosa che voleva dire, così rimase in silenzio, aspettando il
seguito.
“Io..Io non ce la
faccio. Ho bisogno di lui, Joe.”
“E lui ha bisogno
di te, Ron.”
Dopo una serie di telefonate simili a quella, Joe mi convinse a tornare prima del previsto a
New York per cercare di mettere a posto le cose con suo fratello. E sebbene
questo comportasse una miriade di aspetti negativi, non mi pentivo per niente
della mia decisione.
La mia vita era stata completamente
vuota in
questo periodo; mi concentravo al massimo nello studio, dedicando a
questo quasi due terzi della mia giornata. Inoltre avevo trovato un
lavoro, così da potermi mantenere, che occupava la restante
parte del mio tempo.
Insomma, avevo organizzato la mia vita in modo da non avere i
cosiddetti "momenti morti" in cui potessi pensare al mio passato, o
meglio, a Nick.
Avere la persona che ami dall’altra parte del mondo è una delle
cose più orribili che esistano, ma nella vita bisogna fare delle scelte e, be’
io e Nicholas avevamo scelto questo.
In realtà io avevo previsto che le cose
sarebbero andate in modo diverso, ma, come si dice, la vita ti sorprende in
bene o in male che sia.
La
ragazza era davanti alla porta di casa di Nick. Rigirava tra le mani quella
dannatissima lettera chiedendosi se avesse dovuto suonare il campanello oppure
no.
Trovò la
forza di spingere quel bottoncino grigio, nascondendo in fretta la busta, e in pochi istanti un Nicholas sorridente le
si materializzò davanti.
“Ciao
tesoro!” esclamò lui.
La
ragazza sforzò un sorriso lasciando sulle labbra del ragazzo un leggero bacio.
“Nick, t-ti
devo parlare.” Gli disse la ragazza accarezzandogli la guancia.
Lui
annuì, le prese la mano e la fece entrare facendola sedere sul divano del
soggiorno. La ragazza rimaneva in silenzio, stava cercando le parole giuste e
meno dolorose.
“Così mi
preoccupi, che è successo?” chiese impaziente il giovane.
“Non è
facile da dire.”
Nick le
prese le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi: “Sai che puoi dirmi
qualsiasi cosa.”
La
ragazza sospirò: “Parto per l’Italia.”
Il
sorriso rassicurante che il ragazzo aveva stampato sul viso scomparve
immediatamente all’udire di quelle parole.
“C-che
cosa?” chiese poi balbettando e sperando di aver capito male.
“Ho
ricevuto una borsa di studio per frequentare dei corsi lì e..
Non posso lasciarmi scappare questa opportunità.”
“E-e
quanto starai via?”
“Dipende.
Devo scegliere se frequentare il corso semestrale oppure quello annuale.”
“Quindi
sarebbero sei mesi..”
La
ragazza distolse lo sguardo da quello di Nick posandolo sulle sue converse nere
corvino.
“No,
aspetta. Non dirmi che hai intenzione di iscriverti al corso annuale?”
“E’
importante per me, cerca di capire.” Lo supplicò lei, mantenendo lo sguardo
basso.
Entrambi
rimasero in silenzio, l’uno per lo sconvolgimento, l’altra in attesa di un
qualche segnale.
“Dimmi
qualcosa, Nick. Ti prego.”
Alzando
lo sguardo Ronnie scoprì che gli occhi del suo ragazzo erano velati da uno
strato di lacrime che si agitavano nella cavità per uscire.
Odiava
vederlo piangere, era la cosa che più odiava al mondo.
“Che ne
sarà di noi?” si limitò a sussurrare lui con la voce rotta.
“La
distanza non cambierà quello che provo per te, sarà come se fossi sempre qui e
con te e tu lì con me.”
“E quanto
durerà? Una settimana? Un mese? Quanto, Veronica?”
Le sue
parole fecero rabbrividire la ragazza: non l’aveva mai chiamata Veronica.
“Quanto
vorremo. Dipende da noi.” Affermò lei quasi sussurrando.
“Oh fammi
il favore!” esclamò Nick alzandosi in piedi e cominciando a camminare avanti e
indietro per la stanza.
Poi improvvisamente
si fermò e si passò nervosamente la mano
fra i folti capelli ricci emettendo un pesante sospiro.
“Forse
dovremmo chiuderla qui.” Affermò stringendo i pugni alla fine della sua
infinita camminata.
“Cosa?”
“Hai
capito bene, è meglio che ognuno vada per la sua strada.”
“Sei
impazzito?” gli domandò Ronnie incredula.
“Ah
adesso sarei io quello che è impazzito? Tu vieni a casa mia dicendo che te ne
vai per un anno e chissà quanto altro tempo in Italia e io sarei impazzito?”
“Pensavo
avresti capito..”
“E’
meglio così per entrambi.” Ripeté ignorando l’ultima affermazione della
giovane.
Senza
parole la ragazza si alzò da dove era seduta e corse verso la porta.
“Vai al
diavolo, Nicholas!” urlò poi mentre usciva sbattendo la porta dietro di sé.
Non mi amava abbastanza.
Questa era l’unica spiegazione che in questi
sei lunghi mesi ero riuscita a darmi, nonostante Joe continuasse ad affermare
che mi sbagliavo.
Se davvero mi avesse amato come diceva,
avrebbe capito quanto era importante per me andare a studiare all’estero e
avrebbe fatto il sacrificio di sopportare questa situazione per un anno.
In fondo gli stavo chiedendo solo un anno.
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Non appena arrivammo nell’appartamento di Joe
mi buttai sfinita sul divano nel suo soggiorno.
Nonostante gli avessi ripetuto più e più volte che non era assolutamente
necessario che mi venisse a prendere all’aeroporto, me lo ero ritrovata davanti
alle giganti porte scorrevoli del grande edificio newyorkese.
“Non te lo dico neanche di fare come se fossi
a casa tua.” Esclamò il mio amico sarcastico “Vuoi qualcosa?” concluse poi.
“No, ti ringrazio.”
Non toccavo cibo da parecchio tempo, ma l’idea
di mangiare non mi allettava neanche un po’. Il mio stomaco era totalmente
chiuso, tanto da non farmi ingerire niente.
Nel caso non si fosse capito, l’idea di rivedere
Nicholas mi rendeva nervosa; sei mesi erano tanti, quante cose potevano
cambiare?
Joe si accorse presto della mia espressione
preoccupata e pensierosa così venne a sedersi accanto a me, circondandomi con
il suo braccio muscoloso e facendomi appoggiare alla sua spalla con la testa.
“Andrà tutto bene, ok?”
Ero un libro aperto con lui, non c’era niente
che potessi nascondergli.
“Se così non fosse? Insomma, sei mesi sono tanti! In sei
mesi possono succeder..”
Joe mi interruppe: “E’ innamorato di te: di te e di
nessun’altra. Un sentimento così forte non cambia ne’ in un mese ne’ in sei.”
Sollevai il volto volgendo il mio sguardo verso il suo,
caldo e rassicurante, per poi ridere sarcasticamente.
“Se fosse stato davvero innamorato di me non mi avrebbe
trattata in quel modo e tutto questo non sarebbe mai accaduto.”
“Ok, adesso ascoltami:” disse ruotando completamente il
busto verso di me “te l’ho ripetuto non so quante volte in questi sei mesi, ma
sembra che tu non voglia ascoltarmi. Nick ti ama, ok? Che tu ci creda o no è
così e nonostante lui voglia dimostrarmi di stare bene senza di te, io vedo e
so che non è così. E’ mio fratello e lo conosco bene.
Lo so, ti ha
trattata male e tu non lo meritavi, ma.. le persone fanno cose pazze quando
sono innamorate.
Dagli una seconda possibilità,
Ronnie.”
“Come faccio a sapere che non rimarrò ferita
ancora?”
“Prenditi il tuo tempo per fidarti di nuovo di lui e lo
capirai da sola.”
Non dissi più
niente, mi limitai a stringermi ancora di più a lui.
Nick
Un prato, ero in un immenso prato.
Mi guardai attorno, come se fossi in cerca di qualcosa anche se non sapevo bene cosa.
Feci qualche passo su quella distesa verde e all'improvviso mi ritrovai
davanti, a pochi passi da me, un ragazza girata di spalle.
Questa si girò verso di me e io strabuzzai gli occhi sorpreso: non poteva essere lei.
Mi sorrise dolcemente.
Rimasi incantato da quel sorriso così angelico a tal punto che
sarei rimasto a fissarlo per ore, ma prima che potessi accorgermene, la
ragazza cominciò a correre.
Istintivamente cominciai a correre dietro di lei, cercando di raggiungerla.
Corsi, corsi e corsi ancora forse per ore dietro di lei senza riuscire ad arrivarle vicino tanto da poterle parlare.
Nonostante fossi sfinito, continuai a correre senza sosta fino a quando non la vidi rallentare.
Mi avvicinai, finalmente le ero vicino, sentivo il suo respiro affannato che andava all'unisono con il mio.
Avevo tante cose da dirle, ma in quel momento non sapevo come
cominciare, così mi limitai ad allungare una mano verso il suo
viso per farle una carezza, ma lei rispose a questo gesto con uno
schiaffo e subito dopo corse via da me, di nuovo.
Aprii gli occhi di scatto.
"Nick, Nick! Nick ci sei lì dentro?" sentii urlare il mio amico Michael da dietro la porta.
Passai entrambe le mani sul viso cercando di rimuovere le immagini di
uno dei tanti sogni che ormai facevano parte di me da circa sei mesi.
"NICHOLAS JERRY JONAS SE ORA NON APRI SFONDO LA PORTA!" urlò Michael esasperato.
Feci un risolino e con tutta la forza di volontà che avevo mi
alzai dal divano rosso del mio camerino diretto verso la porta.
"Sto arrivando, Mike!" urlai prima di aprire.
"Oh, finalmente! Posso sapere che fine avevi fatto? Tra dieci minuti
dobbiamo essere dai parrucchieri per prepararci.." mi sbraitò
gesticolando nervosamente il mio amico.
"Mi ero addormentato, ma sono pronto. Dai, andiamo!"
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Ronnie
Erano le 23.30 di quella fredda giornata.
Lo spettacolo si era concluso da poco più di dieci minuti e io e
Joe eravamo già fuori dal teatro, proprio davanti all'entrata,
poco lontani dalla folla di ragazzine sul retro che aspettavano
l'uscita del loro idolo.
Vedere Nick su quel palco era stato molto emozionante; era sempre una
gioia vederlo mentre si esibiva, si vedeva lontano miglia che amava
quello che faceva e io non potevo che essere felice per lui.
L'ansia stava salendo sempre di più: tra poco più di
un'ora l'avrei rivisto e migliaia e migliaia di domande popolavano la
mia mente:
Si ricorderà di me o mi avrà gettata via dalla sua mente
e dal suo cuore esattamente come io ho fatto con tutte le nostre foto?
Proverà ancora qualcosa per me?
Sarà felice o triste all'idea di vedermi?
"Allora, che hai intenzione di fare?" mi chiese Joe, facendomi svegliare dai miei pensieri.
“Va’ a casa Joe, io resto qui ancora per un po’.”
“Sei sicura? Se vuoi poss..”
“No, non ti preoccupare. Hai già fatto tanto per me.”
Mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la
sua auto.
“Joe!” gridai prima che raggiungesse la vettura.
Lui si voltò di scattò e tornò vicino a me per sentire che
cosa avevo da dirgli. Io mi limitai ad abbracciarlo stretto e a sussurrargli un
“Grazie” mentre mi teneva tra le sue braccia.
“Tutto per la mia piccola Ronnie.” Mi rispose facendomi
un buffetto sul naso, e sorridendomi si allontanò di nuovo.
Fu così che raggiunsi il retro del teatro, dove
tantissime ragazze aspettavano l’uscita del loro idolo che si era appena
esibito sul palco.
La macchina di Nick era già arrivata, così mi posizionai
vicino ad essa nell’attesa del suo arrivo.
Non so esattamente quanto tempo passò prima che Nick
uscisse da quella piccola porticina marrone, però so che per me fu paragonabile
ad un’eternità.
Poi quell’interminabile attesa terminò e lo vidi.
Andò verso le fan più sorridente che mai e si fermò a
parlare con loro chiedendo se avessero apprezzato o meno il suo lavoro e se lo
spettacolo fosse stato piacevole.
Non appena arrivò davanti alla ragazza che stava di fianco
a me il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, tanto che avevo quasi paura
che lui lo sentisse.
Mantenne lo sguardo basso mentre parlava con quella
ragazza e dopo pochi istanti fu il mio turno.
Nick
“Quello era il suo profumo.”
Pensai non appena arrivai davanti ad una delle mie fan.
Le avevo regalato quel profumo per il suo compleanno, Versace Pink Diamond.
Probabilmente stavo diventando paranoico; mi mancava così
tanto che ogni singola cosa mi ricordava lei, la mia Ronnie.
Mi mancava come l'aria.
Erano ormai sei mesi che non la vedevo e ogni giorno sentivo sempre di più la sua assenza nella mia vita.
Fingevo, con tutte le persone che mi stavano attorno, di stare bene e
di essere felice, ma la verità era un'altra; stavo uno schifo.
Stavo uno schifo perchè sei mesi fa, per colpa del mio orgoglio
e della mia stupidità, avevo perso una delle persone più
importanti della mia vita: l'avevo lasciata andare via da me e, prima
che potessi rendermi conto di quello che avevo fatto, lei era
già su un aereo diretto per l'Italia.
Nessuno sembrava accorgersi di questo mio dolore, ma del resto.. non sarei a Broadway se non sapessi recitare.
Scossi leggermente la testa come per mandare via il dolore e i sensi di
colpa e passai alla ragazza di fianco; sentendo quell’odore
così
familiare intensificarsi involontariamente alzai lo sguardo.
Il mio cuore perse un battito.
I miei occhi finalmente dopo tanto, troppo tempo, si persero di nuovo in quel bellissimo cielo azzurro.
“R-ronnie.” Riuscii solo a dire.
Ronnie
Mi sedetti sul divano arancione che si abbinava
perfettamente con il resto dell’arredamento dell'appartamento.
“Sai,” cominciai rompendo il silenzio imbarazzante che si
era creato fra noi “in questi sei mesi ho davvero pensato che ti saresti fatto
sentire. Sai, un messaggio, una
telefonata… invece niente.”
Lui si appoggiò con entrambe le mani alla penisola della
cucina, abbassando lo sguardo.
Non aveva detto neanche una parola durante tutto il tragitto dal
teatro fino a casa sua, se non per quei convenevoli che si ripetono macchinalmente.
“Intendi continuare a stare in silenzio? Direi che di
tempo ne abbiamo già perso abbastanza.” Terminai infine spazientita da quel suo
interminabile silenzio.
Fu in quel momento che Nick mi si avvicinò, sedendosi sul
bracciolo del divano.
Respirò profondamente, come se volesse parlare, ma dalla
sua bocca non uscì niente.
“Mi dispiace.” Disse poi con un filo di voce.
Sapevo che aspettavo quelle parole da tanto, tantissimo
tempo, ma in quel momento sentivo di volere qualcosa di più, delle spiegazioni.
“Perché?” chiesi.
“Ho perso il controllo della mia mente, dicevo cose che
non pensavo.. M-ma l’idea di perderti mi faceva impazzire e…”
Non lo lasciai continuare.
“No, non questo. Perché io? Perché ti sei innamorato
proprio di me? E soprattutto, se mi amavi davvero, perché mi hai trattato
così?”
Sentivo le lacrime salire sempre di più e nonostante
cercassi in tutti modi di reprimerle, sapevo che non avrei resistito a lungo.
Nick
In quel momento, a quella domanda, sentii di doverle dire
tutto quello che probabilmente non le avevo mai detto.
“Perché tu? Be’ vediamo.. Perché sei l’unica persona che
in diciannove anni della mia vita è riuscita a farmi stare bene. L’unica che è
riuscita a farmi sentire nel posto giusto; perché quando stavo con te avrei
potuto fare anche la più grande pazzia, ma sarei stato tranquillo e felice
perché ero con te.”
Mi fermai un attimo per poi riprendere: “E no, Veronica. Io non ti amavo soltanto: io ti amo ancora. Forse più di quanto io
abbia amato una persona in tutta la mia vita, forse più di quanto mai amerò una
persona nella mia vita.”
La vidi aprire la bocca, come per cominciare a parlare,
ma subito la bloccai e continuai:
“Amo tutto di te: amo i tuoi pregi, ma amo ancora di più
i tuoi difetti.
Amo i tuoi occhi: mi ipnotizzano, catturano i miei e non
li lasciano più andare; ma infondo i miei occhi non si oppongono a tutto ciò.
Rimangono lì, come prigionieri.
Il tuo sorriso è la cosa più bella che abbia mai visto in
vita mia.
Ti è mai capitato di vivere del sorriso di qualcuno? Di
non essere capace di respirare se non vedi quel sorriso? Ecco, in questi sei
mesi è come se io avessi smesso di respirare.
Amo il modo buffo in cui mettevi il broncio quando ti
prendevo in giro, amo quando cercavi di consolarmi perché qualcosa era andato
storto, senza sapere che solo averti accanto rendeva tutto perfettamente
giusto.
Amo quando mi accarezzavi i capelli.
Amavo l’idea di vederti la sera, dopo una giornata che
poteva anche essere stata la più brutta della mia vita, ma non importava perché
ti avrei vista.
Amo il fatto che riuscissi a distrarti mentre eri intenta
a fare qualcosa e che riuscissi a rubarti un bacio nei momenti meno opportuni.
Amo sentire la tua mano intrecciata con la mia, amo
abbracciarti, sentirti vicina.
Quando mi hai detto che saresti andata via, quando ho
realizzato che ci sarebbe stato un oceano a separarci, ho avuto il timore di
perderti e quest’idea mi faceva impazzire. Ho detto cose che non pensavo.”
“Alla fine mi hai perso ugualmente.”
“Lo so. E non mi perdonerò mai per questo.”
Le avevo detto tutto quello che provavo, le avevo
totalmente aperto il mio cuore, ma mi resi conto che la ferita che avevo
provocato era troppo dolorosa e troppo profonda per essere rimarginata con
qualche bella parola.
La sua risposta era stata ben chiara; l'avevo persa.
La mia paura più grande si era appena avverata.
“Adesso so che tu hai la tua vita, ma ti chiedo di
promettermi una cosa.” Lei annuì come per farmi continuare e così feci: “Promettimi di essere sempre felice. Di non
spegnere mai quel meraviglioso sorriso, perché saperti anche a migliaia e
migliaia di chilometri da me, ma con il sorriso sulle labbra, mi rende felice.
Promettimelo.”
“Manterrò la promessa, ma sappi che non sarò lontana da
te.”
Mentre cercavo di capire il perché di quella sua
affermazione, lei mi prese la mano e continuò:
“Sono pronta a rinunciare a tutto, ma non sono pronta a
rinunciare a te, Nicholas. Non è mai
troppo tardi per ricominciare.”
Un sorriso si dipinse sul mio volto.
“Mi stai dando un’altra possibilità?” le chiesi poi.
Lei mostrò quel sorriso che tanto amavo e, prima che
potessi realizzare quello che stava accadendo, mi ritrovai le sue labbra sulle
mie e fu in quel momento che ricominciai a vivere.
Angolo di
Nicksteddybear
Eccomi
qui con questa one shot che ho pronta da maggio, ma che non ho avuto
mai il coraggio di postare: questo perchè tutte le volte che la
rileggo trovo qualcosa che non va, qualcosa che manca.. insomma, non
trovo pace!
Adesso ho deciso di postarvela, così che possiate essere voi a
dirmi se è completa o meno e se manca qualcosa.. be' quello che
manca!
Per la parte finale della one shot devo ringraziare la mia migliore amica Carol (KerryB su efp) che mi ha aiutato a scriverla. <3
Che altro, vi ringrazio tantissimo per tutte le recensioni che state
lasciando alla mia FF e per tutto il supporto che dimostrate nei miei
confronti, siete davvero meravigliose! :)
Adesso vi lascio alla lettura <3
Un bacio,
nicksteddybear (on twitter
@xmyguitarhero)
p.s: ho creato una pagina
facebook per tenervi sempre aggiornati, passate se vi va! (Nick’s Teddy
Bear).
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