Doverose
note pre-capitolo: questa storia è una AU ambientata in un
universo
parallelo in cui Tony Stark è il capo della Stark
Enterprises, ma
non esistono né Iron Man né gli altri vendicatori
- o meglio,
esistono ma sono persone normali senza poteri. Tony Stark - siccome
non mi andava di imbastire il discorso del "ommioddio
ma sono un geniomiliardarioplayboyfilantropo come faccio ad essere
gay"
è dichiaratamente bisessuale. Detto
ciò, godetevi pure il delirio.
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_ _ _
All
the single
ladies - now put your hands up!
Tony
Stark non si è sentito affatto onorato quando Odhinn Borrson
e
consorte - tale Frigg, e Dio se i nomi norvegesi
non fanno
davvero schifo - l'hanno invitato alla festa di compleanno del loro
figlio primogenito. Non che abbia nulla contro l'occasione in
sé, -
Tony Stark vivrebbe a contatto costante con i festeggiamenti, di
qualunque tipo essi siano, in primo luogo perché gli
forniscono una
scusa per bere alcolici senza sembrare un vecchio triste che annega i
dispiaceri nella bottiglia, e in secondo luogo perché la
fauna (sia
maschile che femminile) è solitamente ben nutrita e a
sua
disposizione - ma sarebbe certamente più contento
se non sapesse
con assoluta certezza che Borrson l'ha invitato soltanto per
concludere qualche affare. E non è mai troppo saggio mettere
le mani
nello stesso vaso di marmellata di Borrson, che gestisce una delle
più grandi industrie belliche del mondo - seconda,
probabilmente,
soltanto alla stessa Stark Industries. Peccato che la sua linea di
condotta, soprattutto a livello morale, sia un po'
meno pulita
di quella della concorrente.
Tony
non ci metterebbe la mano sul fuoco - anche perché metterci
la
mano sul fuoco equivarrebbe a scatenare una serie di
conseguenze
legali davvero poco piacevoli - ma gli è giunta voce di un
traffico
di armi sottobanco, partite di mitragliatrici leggere indirizzate a
qualche gruppo di fondamentalisti in Medio Oriente.
Dovrà
trovare un modo carino di far capire a Odhinn Borrson che, per quanto
ricco, non è così attaccato ai soldi da giocarsi
il culo alla
roulette russa.
La
villa dei coniugi norvegesi più ricchi d'America
è un tripudio di
sfarzo elegante e raffinato, quasi maestoso. D'altra parte mamma
Frigg è una stilista tra le più in voga
del momento, e Tony non
si chiede nemmeno quanti soldi abbia speso per far decorare tutta la
proprietà con una profusione di luci che potrebbero
tranquillamente
illuminare a giorno la fossa delle Marianne. Ci sono padiglioni
coperti da gazebo nell'ampio giardino, buffet che strabordano di cibi
offerti da uno di quei catering che il magnate delle industrie Stark
vedrebbe bene al matrimonio della regina Elisabetta e, tutti immersi
nei loro raffinati cicalecci, ospiti che avrebbero potuto risolvere
il problema della fame nel terzo mondo spendendo appena l'equivalente
del costo dei loro abiti.
Tony
adora questo genere di occasioni.
Afferra
una flûte
dal vassoio del primo cameriere che riesce ad avvicinare, e ne vuota
il contenuto sotto lo sguardo di disapprovazione di Pepper. Stasera
è
lei ad accompagnarlo - e non una delle solite modelle da copertina di
Vogue
- perché Tony non ha nessuna intenzione di parlare con
Borrson un
attimo più del necessario. Avere una segretaria
così bella ha tutta
una serie di lati positivi, inclusa la possibilità di
sbolognarla ad
eventuali industriali molesti e lasciare che sia lei a svolgere il
lavoro
sporco
- anche in un ambiente in cui l'etichetta richiede vestiti attillati
e makeup pretenziosi.
«Sa,
questo champagne è veramente ottimo, perché
non-»
«Mi
faccia un favore, signor Stark». Lo interrompe, guardandolo
in
tralice «Non esageri, ok? Se evita di farsi notare
eccessivamente
potrei anche sviare l'attenzione del signor Borrson da lei,
altrimenti dubito che ci riuscirò».
In
quel preciso istante il padrone di casa spunta da dietro un gazebo,
trascinandosi appresso una folla di proprietari di industrie
più o
meno fortunate che sembrano essere lì - anche loro -
soltanto per
parlare di affari. Tony fa l'occhiolino a Pepper - che replica con
uno sbuffo abbastanza seccato - e fugge,
letteralmente,
nascondendosi dietro il primo padiglione che riesce a trovare. Certa
gente non sa godersi le feste, ma non è detto che debba
rovinare il
divertimento anche a lui.
E
no, non c'è assolutamente alcuna ragione per cui dovrebbe
considerarsi un lavativo.
Sbocconcellando
crostini ai gamberi e finger food con ostriche e
caviale, si
trova per caso a qualche metro dal gruppo del festeggiato. Thor
Borrson è un trentenne alto quasi due metri, una specie di
vichingo
- ovviamente biondissimo - con capelli lunghi, barba incolta e occhi
sottili di un azzurro molto bello, che però tradiscono un
vuoto
cerebrale quasi tragico; fa l'attore, e Tony
sospetta che
abbia raggiunto un certo successo più per il patrimonio di
papà che
per i suoi reali meriti artistici. Per dirla in maniera brutale, ha
l'espressività di un pesce rosso.
Al
magnate delle industrie Stark quel tipo sta abbastanza antipatico -
troppo ricco, troppo giovane, troppo
immeritatamente famoso per i suoi gusti - ma sarebbe scortese, da
parte sua, non fare gli auguri al festeggiato. Perciò si
avvicina,
le sopracciglia sollevate in un'espressione di scherno che
difficilmente il gigante norvegese riuscirà a cogliere, e -
sotto
gli sguardi interessati dei presenti - porge la mano a Thor.
Quello
all'inizio non lo riconosce, poi schiude leggermente le labbra in un
moto di sorpresa e si affretta a contraccambiare il saluto. Ha un
sorriso talmente scialbo che l'autostima di Tony si alza di una tacca
senza che nemmeno il diretto proprietario se ne accorga.
«Splendida
festa». Commenta, guardandosi intorno.
«Signor
Stark,» la voce del norvegese è profonda e roca,
quasi cavernosa
«il magnate delle Stark Industries, giusto? Mio padre mi ha
parlato
spesso di lei».
"Non
voglio sapere in quali termini, Conan".
Sta
per andarsene, Tony, quando scorge - appena una spanna dietro Thor -
la figura aggraziata e bellissima della sua fidanzata. Jane Foster,
anche lei un'attrice. Straordinariamente, è piuttosto brava.
Le
lancia un occhiolino più scherzoso che altro, facendola
arrossire.
Thor li guarda per un attimo, prima di aggrottare le sopracciglia in
un'espressione a metà tra il confuso e il corrucciato e
tornare a
parlare con qualcuno alla sua sinistra; sembra vagamente di assistere
ai dilemmi interiori di un orango che si vede rubare da sotto il naso
la sua banana preferita.
Tony
fa un cenno di saluto alla ragazza e se ne va, in parte dispiaciuto
al pensiero di una simile bellezza sprecata con un idiota. Sempre
molto attento a non incrociare nemmeno per sbaglio il vecchio Odhinn,
passeggia fra i gazebo e chiacchiera occasionalmente con qualcuna
delle sue conoscenze - ben poco lieto di incontrarle anche qui, a
dire il vero, ma Pepper lo ucciderà se non cura almeno un
po' le
pubbliche relazioni dell'azienda.
Il
padiglione centrale attira la sua attenzione quasi subito. Si tratta
di una serie di gazebo uniti a formare un unico tendone monumentale,
che ripara cinque tavoli disposti a semicerchio; quello di mezzo,
tondo, ospita una piramide di bicchieri ancora vuoti, alta forse due
metri. Tony si avvicina, fissandola con un'espressione incuriosita,
perché - se di cose così ne ha viste tante - non
si può dire
altrettanto del riflesso scuro che coglie nel vetro, come di un'ombra
ripetuta centinaia di volte dai fianchi panciuti dei calici.
C’è
qualcuno dietro la piramide, nello spazio stretto
tra il
tavolo e la parete della tenda.
Incuriosito,
fa il giro del tavolo a passi lenti, silenziosi, ed è solo
quando si
trova davanti un uomo in completo elegante, appoggiato alla stoffa
candida come se fosse stato privato delle proprie forze, che permette
alla propria ilarità di manifestarsi in un sorriso sghembo.
Non
avrebbe mai pensato di potersi trovare davanti uno spettacolo simile.
«Ma
guarda un po’,» commenta, attirando
l’attenzione dell’uomo
«non avrei mai immaginato di trovare il fratello del
festeggiato
nascosto dietro un tavolo».
Loki
Laufeyson in realtà non è
veramente il fratello di Thor –
o, almeno, non a livello biologico. Pare che Odhinn abbia adottato il
figlio di una lontana parente e l’abbia cresciuto come suo
per ben
ventotto anni, senza mai rivelargli le sue vere origini; quando
questa storia è stata resa nota, naturalmente, ne
è nato uno
scandalo capace di cancellare per qualche giorno il viso di Tony
Stark dalle copertine di tutte le riviste di gossip. E non è
cosa da
poco.
Ad
ogni modo, a Tony è capitato più volte di vedere
Loki in foto.
Anche se, ad essere completamente onesti, suddette fotografie non gli
rendevano pienamente giustizia.
Ha
i capelli nerissimi, stasera tirati indietro in
un’acconciatura che
gli conferisce una certa eleganza altezzosa; il viso ha tratti
sottili e squadrati, agli antipodi rispetto a quelli del fratello, la
fronte alta e le guance di un pallore quasi innaturale. Gli occhi
sono grandi, azzurro-verdi, così chiari che Tony a tratti
fatica a
scorgerne il colore. Gli rivolgono un’occhiata stizzita, ma
in quel
moto forzatamente infastidito Stark scorge qualcosa di diverso, come
un fondo di malinconia nel contrarsi lieve delle sopracciglia.
«Tony
Stark...» nella sua voce c’è un misto di
curiosità e disprezzo
che, per qualche strana ragione, lo fa rabbrividire «... mio
malgrado, sono costretto a trovarmi d’accordo con quei
giornali
scandalistici da quattro soldi che la descrivono come un uomo
irriverente e maleducato».
Nell’inflessione
rigida e fredda – quasi asettica
– con cui vengono
pronunciate quelle parole non c’è la minima
traccia di accento.
Inglese perfetto, londinese, esattamente il tipo di dizione che Tony
si aspetterebbe di ammirare in uno spettacolo tratto da qualche
dramma shakespeariano; è aggraziato, proprio come le mani
bianche
dalle dita lunghe di Loki, che stringono lo stelo di una
flûte piena
di champagne.
«Non
le consiglio di affidarsi troppo alla stampa. Se lo facessi
anch’io
dovrei credere a una serie di storie poco credibili su una presunta
relazione incestuosa tra lei e suo fratello... o sbaglio?»
Le
dita si serrano attorno al bicchiere fin quasi a spezzarlo, e Loki
stringe le labbra in un moto di rabbia. Con un’occhiata
veloce Tony
ne considera la stazza – pur essendo magro, quasi sottile,
è alto
tanto quanto il fratello adottivo – e decide che irritarlo
più di
tanto non è una mossa saggia, se non vuole evitare di
ritrovarsi una
spiacevole collezione di cocci di vetro nell’esofago. Ma sono
tutti
così imponenti, i norvegesi?
«Non
è mio fratello, signor Stark. Piuttosto... ho apprezzato il
suo
coming out all’expo dell’anno scorso. Non aveva
altri mezzi per
farsi pubblicità, da quando le ricerche sul reattore ARC si
sono
bloccate?» Sceglie con cura ogni parola, almeno
così sembra,
compiacendosi prima dell’eleganza formale e poi del
significato di
ciò che dice.
«Le
ricerche non sono affatto bloccate. Il reattore è idealmente
completo, solo... non riesco a trovare un materiale compatibile che
possa sprigionare la giusta quantità di energia, e non
è affatto
facile visto e considerato che-»
«Palladio».
Tony
sbatte le ciglia, interrotto nel bel mezzo della sua arringa, poi
rivolge un’occhiata stupita a Loki. Il bastardo norvegese
sorride
con aria di sfida, i denti bianchissimi dietro le labbra sottili come
un tratto di matita.
«Come,
scusi?»
«Ho
detto: palladio. Mi sono interessato personalmente
alle
ricerche della Stark Enterprises, e ho avuto modo di visionare alcuni
progetti-»
«Si
tratta di ricerche top secret, signor Laufeyson».
«Non
eccessivamente top secret per me, Stark».
Loki beve un lungo
sorso di champagne, il pomo d’Adamo che sobbalza leggermente
sotto
la pelle candida, e all’improvviso Tony desidera che finisca
di
parlare.
«Su,
continui. Non può rivelarmi di aver violato i database della
mia
compagnia senza che io pretenda nulla in cambio».
Loki
sorride di nuovo. Stavolta, più che beffardo, pare
compiaciuto.
«Io
non sono che il figlio di Odhinn Borrson, signor Stark, laureato a
Yale grazie alle mazzette di mio padre... almeno,
questa è
l’opinione più diffusa su di me. Thor, che ha
deciso di
abbandonare gli studi e intraprendere un percorso meno complesso,
si attira molto meno le malignità della gente.
Tuttavia, credo
di poterle garantire che non si pentirà se
deciderà di seguire il
mio consiglio: usi il palladio. Ci ho messo quasi un mese a capire
che si tratta dell’elemento giusto, e naturalmente la mia
scelta si
basa soltanto su teoria e speculazione, ma-»
«Ho
capito, ho capito. Sa, non immaginavo che il figlio di un industriale
ricco sfondato e di una stilista potesse avere un quoziente
intellettivo nella media,» in realtà,
l’intelligenza che vede
guizzare negli occhi verdazzurri di Loki è molto
più che nella
media «ma da qui a seguire i consigli di un
ventottenne per una
delle mie invenzioni più importanti...»
«Vorrei
ricordarle, signor Stark, che anche lei è figlio di un industriale
ricco sfondato. Ora, se vuole scusarmi,
c’è un motivo preciso
se mi sono nascosto dietro un tavolo piuttosto che partecipare alla
meravigliosa festa di compleanno del mio adorato
fratello
adottivo». Nelle iridi chiare si agita un guizzo di
esaltazione
quasi folle, e per un attimo Tony si domanda se tutte le storie che
circolano su un presunto squilibrio mentale di Loki Laufeyson
siano poi soltanto storie. Nel momento in cui lo
sguardo del
norvegese si appunta sul fratello – che, a qualche metro da
loro,
cinge la vita della fidanzata con un braccio e le sussurra qualcosa
all’orecchio – con un’espressione
maledettamente simile alla
gelosia, Stark si ripromette che, da oggi in poi,
presterà
fede ad ogni singola parola scritta su un giornale scandalistico. A
parte quelle che lo riguardano, ovviamente.
Poi,
Loki fa due cose che hanno il duplice effetto di distoglierlo dai
suoi pensieri e mettergli addosso una paura folle.
Innanzitutto
getta la flûte per terra e quella si frantuma con rumore
argentino,
desintegrandosi in una miriadi di frammenti trasparenti che schizzano
da tutte le parti e rimbalzano sulle scarpe italiane di Tony. Il
magnate delle industrie Stark fissa un pezzo particolarmente grosso
che si è incastrato nella cucitura dei suoi mocassini e
pondera per
una manciata di secondi l’opzione di darsela a gambe, ma non
fa in
tempo ad attuare il suo piano che il ventottenne psicopatico compie
un gesto ancora più assurdo.
Si
avvicina alla piramide di bicchieri con la mani aperte, i palmi
rivolti in avanti, e Tony non impiega che un attimo per capire cosa
ha intenzione di combinare. Socchiude le labbra e sgrana gli occhi,
sconvolto.
«No
no no no, tu non-»
«Le
consiglio di allontanarsi alla svelta, signor Stark,»
l’ultimo
sguardo che Loki gli rivolge, prima di voltarsi definitivamente verso
la piramide, brilla di divertimento «non vorrà
mica che qualcuno
pensi che la colpa sia sua».
Poi,
fatto un passo in avanti, assesta una spinta poderosa alla pila di
bicchieri.
***
«Pepper,
almeno lei deve credermi».
«Non
sia ridicolo, signor Stark».
«Le
ho detto che è stato quell’altro!
Mi spiega che
motivo avrei di mentirle?»
«Non
sono a conoscenza della motivazione di tutto ciò che fa, ma
non
credo che Loky Laufeyson avrebbe rovinato volontariamente il party di
suo fratello facendo crollare un’intera piramide di
bicchieri di
cristallo. Sembra molto di più una delle sue
solite
sbadataggini».
Con
le mani saldamente posate sui fianchi – oggi fasciati da un
tailleur grigio ferro che, se possibile, rafforza ancora di
più la
sua aria rigida, Pepper volta le spalle a Tony e si dirige ad ampi
passi verso l’ascensore. Sono due giorni che
l’umore del
neo-promosso direttore generale dell’azienda ha raggiunto i
minimi
storici.
A
farne le spese, ovviamente, è lo stesso Stark - e pensare
che per
una volta è assolutamente innocente!
Torna,
sospirando, ad esaminare i progetti del reattore ARC. Brillano sullo
schermo a pochi centimetri dal suo viso, apparentemente perfetti -
eppure incompleti. Tony sa che provare con il
palladio non gli
costerebbe nulla, ma, in angolo remoto del suo cervello, ha quasi
paura che la supposizione di Loki Laufeyson si riveli esatta.
Perché,
se così fosse, equivarrebbe ad una sconfitta.
Una
sconfitta piuttosto pesante, a dirla tutta, e da
parte della
stessa persona che gli ha fatto fare una colossale figura di merda
con i media di metà USA.
Sbuffa,
Tony, e fissa lo schermo senza sapere cosa fare. Poi, decide di
tentare.
«Jarvis?»
«Sì,
signor Stark?»
«Ti
ricordi il programma di simulazioni per il reattore ARC? Fa' un
tentativo virtuale con un nucleo che replichi le caratteristiche del
palladio».
«Ok,
capo».
Sullo
schermo si materializza una proiezione minuziosissima del reattore
ARC, precisa e realistica in ogni minimo particolare; accanto, una
colonna di dati che comincia ad allungarsi sempre più
velocemente e
che Tony legge con aria interessata, a volte bloccandoli con un tocco
di dita per poterli esaminare meglio.
«Allora?»
«Forse
la stupirà, capo» Stark trattiene il respiro,
mentre la proiezione
si illumina di un bianco sempre più carico, quasi accecante
«ma ha trovato l'elemento giusto. La simulazione ha fornito
risultati positivi al 100%».
«...
merda».
«Capo?
Le ho detto che la simulazione è riuscita al 100%
e-»
«Muto,
Jarvis». L'AI si zittisce di colpo, mentre Tony si passa una
mano
sugli occhi con aria esausta.
Ha
bisogno di un drink.
«Jarvis,
chiama Pepper all’interfono e passamela».
Qualche
secondo dopo un “click” risuona per tutto il
laboratorio e la
voce di Pepper Potts si spande dagli altoparlanti; Tony non
può fare
a meno di notare che sembra abbastanza seccata.
«Sì,
signor Stark?»
«Pepper,
mi serve il suo aiuto».
«È
una piacevole novità».
«Ho
bisogno che lei chiami Loki Laufeyson e lo faccia venire qui al
più
presto possibile».
«Come?
Senta, se è ancora per quella storia dei bicchieri le
assicuro che
io-»
«I
bicchieri non c'entrano nulla,» Tony fissa il reattore ARC,
che
brilla come un piccolo sole bianco sullo schermo, e sospira
«è una
questione della massima importanza. Me lo mandi direttamente in
laboratorio».
«Ma-»
«Grazie
mille, signorina Potts. Jarvis, puoi chiudere».
Si
appoggia allo schienale della sedia con tutto il suo peso, Tony
Stark, e cerca freneticamente di comporre un'accozzaglia di frasi che
possa aiutarlo a mediare in qualche modo con Loki Laufeyson. Il
reattore ARC deve essere presentato come una creazione esclusiva
della Stark Enterprises, non può certo permettersi di
spartire il
brevetto con il figlio di uno dei suoi rivali più
pericolosi; si
trattasse , poi, di uno come Bruce Banner - un suo amico dai tempi
del liceo, che adesso lavora ad alcuni esperimenti sui raggi gamma
per conto del governo - forse potrebbe anche accettare l'idea di
condividere la gloria con lui, ma quel ragazzino viziato
dall'espressione perennemente scontenta non deve
finire con
lui nello stesso articolo di giornale, nemmeno per sbaglio.
Oh,
be' - gli rammenta una vocina - tecnicamente è
già successo. Dopo
quel pessimo episodio alla festa i paparazzi sono andati
letteralmente a nozze con Tony e tutto ciò che lo riguarda,
in
alcuni casi rispolverando trascorsi ben poco piacevoli che avevano
come protagonista la sua tendenza ad esagerare con l'alcool. E,
ovviamente, anche la piccola serpe ha rilasciato le sue dichiarazioni
in merito, dicendosi "profondamente addolorato" e
"sconvolto da un gesto tanto incomprensibile".
Tony
ha una grandissima voglia di strozzarlo - o, in alternativa, di
tuffare quella sua dannata testa unta nel water di uno dei bagni
pubblici della metro newyorkese. Se lo meriterebbe, il damerino.
Rimane
immerso nelle sue riflessioni per un tempo che pare quasi infinito,
il bicchiere di liquore stretto in mano e lo sguardo perso da qualche
parte nell'aria immobile del laboratorio. Non si accorge del tempo
che passa, troppo concentrato su sé stesso, e quando alza di
nuovo
lo sguardo sullo schermo per controllare l'ora si accorge che sono
passati quasi quaranta minuti. Per un attimo gli viene il dubbio di
essersi addormentato.
Nel
preciso istante in cui afferra la bottiglia per versarsi un'altro
bicchiere, le porte a vetri del laboratorio si spalancano e lui volta
la testa di scatto, cogliendo la figura slanciata di Loki Laufeyson
nell'atto di varcare la soglia.
Indossa
un abito non meno pretenzioso di quello della festa del fratello:
giacca lunga di un verde così scuro da sembrare quasi nero -
dev'essere cucita su misura, per quanto gli dona - camicia immacolata
e sciarpa di seta (verde anche quella) avvolta attorno al collo con
apparente noncuranza. Tony comincia a sospettare che questo tipo sia
nato con addosso un completo di Valentino.
«Posso
sapere perché mi ha convocato nel suo covo da scienziato
pazzo,
Stark?» Il sogghigno di Loki è così
palesemente tronfio e
vittorioso che, per qualche secondo, Tony sospetta che intuisca
già
il motivo per cui l'ha mandato a chiamare.
«Prima
toglimi una curiosità: hai mai sentito parlare di una cosa
chiamata
tuta? E dei jeans? Non
è normale andarsene in giro
alle undici di mattina con quello
addosso». Addita
distrattamente il completo, poi versa un paio di dita di liquore e le
manda giù tutte d'un fiato. Ha come la sensazione che gli
servirà
presto un bel po' di sostegno morale.
«Ero
ad un meeting con mio padre. Visto che Thor ha deciso di darsi
all'arte, la gestione della ditta di famiglia
passerà a me».
Chissà perché, nella sua voce non c'è
alcuna traccia di felicità.
Probabilmente - riflette Tony - non deve essere carino fungere da
rimpiazzo per suo fratello.
«E
hai mollato un meeting per assecondare lo stesso sconosciuto che hai
pubblicamente accusato di aver rovinato la festa del fratellone? Sono
sorpreso».
«Lo
sarebbe di meno se sapesse quanto sono noiosi quei
meeting».
Senza
stringergli la mano, chiedere il permesso o fare qualsiasi altra cosa
che l'educazione e il buon senso suggerirebbero, Loki Laufeyson si
siede comodamente sulla sua scrivania, accavallando le gambe
lunghissime e fissandolo dall'alto in basso come se quello fosse il
suo, di laboratorio.
«Lì
c'è una sedia».
«Lo
so, l'ho vista. Qui la prospettiva è migliore».
Tony
potrebbe ribattere che anche dal suo punto di vista
la
prospettiva è migliore, ma non vuole che Mr.Perfettino lo
denunci
per molestie sessuali. Ci mancherebbe, dopo la storia della festa -
e, quel che è peggio, Loki ne sarebbe assolutamente capace.
«Sai,
non so se sia poi così saggio mettere un'industria bellica
nelle
mani di uno come te».
«Meglio
Thor, allora?» Laufeyson ridacchia,
sprezzante «Io sono il
male minore, Stark».
L'autostima
di questo tipo, a dispetto delle apparenze, fa davvero schifo. Non
che abbia tutti i torti, peraltro: Tony ha come la sensazione che
chiedere a Thor di sovrintendere ad un'azienda grande come la Borrson
Enterprises equivalga a gettarla nel caos più totale - e il
caos non
è mai una bella cosa, specialmente quando si tratta di
esportare
missili e altri giocattolini di distruzione di massa. Meglio la
fredda perfidia di Loki, che quantomeno si accompagna ad
un'intelligenza notevole.
«Comunque,
come mai mi ha chiamato qui? Se vuoi farmi causa per diffamazione
riguardo a quello che è successo alla festa, sappi che mio
padre ha
gradito molto e mi ha assicurato il sostegno di una
schiera
dei migliori avvocati della città. Per quanto...»
lo sguardo di
Loki si sofferma per un attimo sul liquore di Tony, stranamente
assorto «... non ci sia nulla che i soldi non possano
comprare. E
lei ne ha più di tutti gli altri messi insieme, signor
Stark».
«Sei
seduto sulla mia scrivania, a questo punto potresti anche darmi del
tu».
«E
tu potresti anche smetterla di tergiversare, che ne
dici? Non
ho tutto il giorno».
«Ok,
allora. Spiegami come diamine hai
fatto».
«Fatto
cosa?» Lo sta facendo apposta. Nel modo fastidiosamente
affettato
con cui piega la testa da un lato, nelle sopracciglia teatralmente
inarcate e nel bagliore divertito dei suoi occhi Tony scorge il fermo
proposito di torturarlo e umiliarlo quanto più possibile;
questo
piccolo bastardo vuole rigirare il coltello nella piaga del suo
orgoglio ferito, e Stark deve comportarsi da uomo e non fare una
piega.
«Be',
tanto per cominciare hai violato il sistema operativo di Jarvis senza
che lui se ne accorgesse - ma non preoccuparti, non
ricapiterà: ho
apportato qualche piccola modifica al firewall che l'ha reso
totalmente inattaccabile».
«Vedremo».
Replica il ragazzo, sorridendo «Poi? Continua, questo
discorso mi
piace».
«Poi»
Tony sorride, perché - suo malgrado - le frasi taglienti di
Loki e
il suo modo di fare arrogante gli piacciono, gli
ricordano un
po' se stesso «hai trovato l'elemento per completare il
reattore
ARC. E questo può significare solo due cose... o hai a
disposizione
un team di scienziati migliore di me, cosa
altamente
improbabile, o il tuo quoziente intellettivo è nettamente
più alto
del mio. Cosa ancora più improbabile».
Laufeyson
dondola leggermente sul bordo del tavolo, fissandolo con quei suoi
occhi chiarissimi che trasmettono una spiacevole sensazione di gelo.
«C'è
una terza opzione, Stark».
«Sarebbe?»
«Ho
effettivamente un quoziente intellettivo più alto del tuo e
odio mio padre. Al punto di aiutare il suo peggior nemico nella
costruzione del giocattolo che lo renderà non soltanto il
numero uno
dell'industria bellica, ma anche il migliore amico dell'ambiente.
Energia pulita per tutti, così da mettere a tacere
l'opinione
pubblica sul resto dei tuoi affari... sbaglio, o ultimamente hai
avuto qualche problema con il movimento pacifista americano?»
Be',
più o meno. Si è ritrovato la Stark Tower
assediata da hippies
incazzati - quasi un controsenso - cinque o sei volte nell'ultimo
mese, ma non è nulla che un paio di minacce di arresto non
possano
contenere. Certo, l'azienda non fa una bellissima figura con
l'opinione pubblica, che pare nutrire una sorta di inspiegabile amore
per quei fricchettoni con i caftani a fiori.
«Quindi,
fammi capire...» se la situazione non fosse assurda ai limiti
del
tragico, gli verrebbe quasi da ridere «... mi stai offrendo
su un
piatto d'argento l'invenzione del secolo perché
tuo padre ti sta
sui coglioni?»
«Esattamente.
Credo sia giunto il momento, per papà, di
comprendere che
anche lui può essere sconfitto».
«E
io che credevo che mi odiassi... voglio dire, dopo lo scherzetto dei
bicch-»
«Stark».
Il tono con cui Loki lo interrompe è quasi perentorio
«Non
comportarti da imbecille, non lo sei. Quella piccola messinscena alla
festa mi tiene assolutamente al di fuori di ogni sospetto, per mio
padre. Capisci? Lui è davvero convinto che io ti detesti,
quando, in
fede...» le labbra del ragazzo si piegano in un ghigno
malizioso
«... nonostante la tua arroganza e totale mancanza di
diplomazia,
sei abbastanza intelligente da non annoiarmi. E tutto perché
ti ho
incolpato di un ridicolo incidente che tra due settimane
sarà
scomparso dalla memoria della gente».
A
questo punto ci sarebbero un mucchio di cose che Tony potrebbe - e
vorrebbe - rispondere. Che, per esempio, i paparazzi hanno la memoria
più lunga di quanto Loki non creda, e che il crollo della
piramide
di bicchieri di cristallo non è stato propriamente un
incidente, e
che si reputa molto più che "abbastanza
intelligente per non
annoiare un insulso ragazzino viziato" - nemmeno tanto
insulso, a dire la verità.
Ma
è troppo sconvolto dalla rivelazione che sì,
quell'evento
apparentemente tanto casuale non faceva che parte di un piano - e, a
questo punto, si chiede quali altre diavolerie sia in grado di ideare
il cervellino malvagio di Loki - ideato e messo in atto con una
freddezza atipica per un ventottenne. Gli fa quasi orrore la
prospettiva di trovarsi davanti una persona che per puro desiderio di
vendetta è in grado di pianificare delle strategie
così macchinose
e imprevedibili.
Vendetta
contro suo padre, che diamine! Per quanto Tony non
abbia mai
avuto un ricordo particolarmente positivo del suo, non potrà
mai
odiarlo fino a tal punto.
«Toglimi
una curiosità,» domanda, con interesse quasi
scientifico, mentre
Loki lo perfora con il suo sguardo di ghiaccio «tu non avevi
molti
amici al liceo, non è vero?»
Capisce
di aver colto nel segno (e, forse, di aver colpito proprio un nervo
particolarmente sensibile) quando Laufeyson serra le mandibole e gli
regala una meravigliosa occhiataccia al vetriolo, di quelle che - se
gli sguardi potessero uccidere - lo farebbero esplodere come un uovo
nel microonde. Questo ragazzo deve avere un qualche squilibrio
mentale che ha il duplice effetto di renderlo spaventoso e
interessante, una specie di alieno da film che non sai mai se ti
salterà in faccia per deporti le uova nello sterno o ti
insegnerà a
cavalcare uno pterodattilo gigante parato a festa.
Com'è
che è finito a pensare agli pterodattili?
«Nemmeno
tu dovevi averne molti, Stark. Escludendo quelli interessati a te
soltanto perché sei il figlio di Howard Stark,
ovviamente».
Sdeeeeeng. Il gong segna un punto a favore della
serpe, mentre
Tony tenta disperatamente di non afferare il ragazzino borioso per il
collo e liberare il mondo dalla sua sgradevole - e indesiderata -
presenza. Prima che possa mettere in atto il suo geniale piano (ha
già pensato a tre o quattro modi di occultare il cadavere
senza
venire scoperto) Loki ricomincia a parlare; stavolta, sembrerebbe,
con più calma.
«Tralasciando
discorsi che non piacciono a nessuno dei due, la mia proposta
è
questa: non dirò a nessuno che la realizzazione del tuo
progetto
dipende quasi interamente da una mia dritta, ma, in cambio, voglio
che tu mi conceda libero accesso ai laboratori della Stark
Enterprises. E voglio poter assistere al tuo lavoro e che tu mi...
insegni» sputa quella parola quasi con
fatica «tutto quello
che sai sulla fisica nucleare e sugli esperimenti che
conduci».
Tony
sbatte le ciglia un paio di volte prima di realizzare l'enormità
che Loki gli sta chiedendo. Potrebbe essere tutto un piano
molto
scaltro per rubargli i dati delle sue ricerche - o per mettere in
pericolo metà della popolazione mondiale con alcune sue
invenzioni
che, grazie a Dio, non hanno mai visto la luce, ma ha come la
sensazione che lo sguardo incerto del ragazzo sia assolutamente
autentico.
«E
perché vorresti una cosa del genere? Per te sarebbe inutile
chiedermi dei soldi, però-»
«A
me interessa sapere. La Stark Enterprises
è sempre stata il
punto di riferimento di tutti i laboratori d'America, tu
sei
noto come l'inventore più geniale del nostro secolo in fatto
di
armi... voglio conoscere gli orizzonti più lontani e
avveniristici
della scienza, tutto qui». Scandisce lentamente ogni parola,
scegliendola con estrema cura, gli occhi che brillano di una luce
stranamente positiva.
«Ma
tu sei davvero il fratello di Thor?»
«Adottato.
Sono adottato».
Tony
lo fissa in silenzio per qualche secondo, soppesando attentamente
l'offerta che gli è stata fatta. Non ha molte alternative,
e, in fin
dei conti, poter contare su un assistente sveglio come Loki non
è
una fortuna che capita tutti i giorni. Vorrebbe solo riuscire a
fidarsi completamente di lui.
«Tanto
perché tu lo sappia, Stark, nel caso mi negassi quello che
ti chiedo
riuscirei comunque a prendermelo. Sono piuttosto bravo con i
computer, non sperare di mettermi in difficoltà con un
firewall da
quattro soldi».
Appunto.
Questo
stronzo gli ha legato le mani senza nemmeno farlo passare come un
accordo vantaggioso. Qualcosa doveva pur prendere dal paparino
adottivo, no?
«Va
bene, Severus». Alla fine acconsente, e ogni parola che
scivola
fuori dalle labbra è un rospo grasso e viscido che gli
riempie la
gola di bava «Potrai stare qui come un bravo bambino a
guardare zio
Tony che gioca con i suoi aggeggi tecnologici, ma se provi a
spifferare anche solo il progetto di un apriscatole a tuo padre giuro
che faccio finire un paio dei miei missili dritti nella tua
cameretta, chiaro?»
Loki
sorride - ghigna, in realtà, con quei suoi denti
fastidiosamente
perfetti e lo scintillio ambiguo negli occhi. È
inequivocabilmente
soddisfatto.
«Hai
appena fatto un ottimo affare, Stark».
E
allora perché ho come la sensazione che me ne
pentirò?
«Spero
tanto che ti piacciano gli AC/DC, Barbie Ragnarok».
***
A
parte la stronzaggine tipica del suo essere un quasi-trentenne
cresciuto per tutta la vita in mezzo alla bambagia - e Tony ci ha
messo un po' prima di convincersi che la sua acidità non
derivasse
da un certo problema tipico delle donne - Loki
è un
assistente relativamente piacevole. È intelligente, incredibilmente
intelligente, impara tutto con estrema accuratezza e
dedizione e,
quando Tony parte in quarta a descrivere tecnologie che
ancora
non esistono nemmeno sulla carta, non lo guarda come se stesse
parlando in aramaico - comportamento assai diffuso tra quei pochi,
sfortunati universitari che hanno pensato bene di fare uno stage alla
Stark Enterprises. Non perde la calma nemmeno nelle situazioni
più
drammatiche - e, nelle settimane che passano insieme, se ne
presentano diverse. Una volta Tony beve un po' troppo per placare una
sensazione strana che, da un po' di tempo ormai, gli fa contrarre
dolorosamente la bocca dello stomaco ogni volta che Loki si sbottona
la camicia per il caldo (quei dannati
condizionatori che
casualmente non si riesce mai ad aggiustare!) e per
poco non
rischia di fare esplodere il neonato reattore ARC. Nel momento in cui
Loki lo riporta alla realtà con un pugno - e diamine se
è forte,
nonostante l'aspetto gracilino, e Stark si limita a fissarlo con
un'ombra molto risentita negli occhi castani, tutto quello che la
pallida cortigiana riesce a dire è:
«Andiamo,
Stark, avrei potuto farti di peggio».
E
Tony, provato dall'alcool e dal pugno e da tutta una serie di cose
che al momento gli mettono addosso una gran voglia di svuotarsi lo
stomaco sulle scarpe di marca del damerino, non può far
altro che
replicare:
«Hai
ragione. Per esempio avresti potuto regalarmi un CD di Britney
Spears».
Il
loro rapporto va avanti a balzi enormi e passetti di una lentezza
quasi esasperante, come quando Tony scopre che Loki detesta gli AC/DC
e li sostituisce con i Led Zeppelin apposta per far piacere
all'assistente - e solo Jarvis sa quanto sia importante, per la
concentrazione del magnate delle Stark Industries, il suono
graffiante della chitarra di Angus Young. O quando Laufeyson -
complice Pepper Potts, con cui ha stretto una specie di alleanza -
versa aceto di mele in ogni singola bottiglia della collezione
privata di alcolici di Tony e rimane miracolosamente in vita.
Si
attivano processi strani, una chimica che nessuno dei loro cervelli
acutissimi riesce a comprendere. Tony continua a fare battute poco
simpatiche sui capelli di Loki, e Loki usa la solita ironia pungente
ogni volta che Tony lascia un fianco scoperto; eppure - a poco a
poco, con una delicatezza che cambia senza stravolgere, simile
all'azione erosiva dell'acqua - la lingua di entrambi diventa
meno affilata, senza interrompere però la consueta routine
di
battibecchi che accompagna ogni esperimento.
Poi,
un bel giorno, succede una cosa che spezza completamente
quell'atmosfera di quotidianità.
C'è
che Tony ha i nervi a fior di pelle perché tra le bottiglie
sabotate
da Loki c'era il suo bourbon preferito, e ne sente la mancanza,
c'è
che il norvegese ha passato una buona mezz'ora a discutere per
telefono con suo padre e ha l'aria di uno che spingerebbe senza
remore il bottone di autodistruzione del pianeta, c'è che
stanno
progettando una dannata armatura da guerra che non vuole saperne di
riuscire e che il caldo ha raggiunto punte tali che Tony si
è
infilato una canottiera sdrucita e Loki ha rinunciato al suo
proverbiale bon-ton ed è rimasto a torso nudo. E il corpo di
Laufeyson è sottile e ben fatto esattamente come Stark
immaginava,
con la pelle di un biancore così latteo che si scorgono i
tracciati
delle vene bluastre sotto la pelle.
E
Tony sa che è una stronzata - una stronzata potenzialmente
pericolosa, tra l'altro - ma ad un certo punto semplicemente non
ce la fa più e afferra Loki per quei capelli
dannatamente unti
di gel e lo bacia come un adolescente bacerebbe la sua prima
fidanzatina. Il che significa impeto e goffaggine, tanta goffaggine.
Loki,
di tutta risposta, serra le dita fredde sui fianchi dell'americano e
si lascia cadere sui resti di un circuito stampato, distruggendo un
paio di settimane di lavoro senza remore. Non sembra che a lui
preoccupi troppo l'idea di star facendo quasi-sesso
con un
uomo di vent'anni più vecchio, un personaggio pubblico
nonché
genio, miliardario, playboy, filantropo e, quel che
è peggio,
fan irriducibile dei Black Sabbath. Non è uno che cambia
idea dopo
aver intrapreso il suo percorso, Loki, e quando Tony si stacca da lui
e fa per alzarsi - nei suoi occhi c'è qualcosa di molto
simile allo
smarrimento - lo afferra per le spalle e lo tira
verso di sé,
intrappolando le sue labbra in un bacio molto più famelico
del
precedente.
«Non
azzardarti, Stark». Ringhia, tra uno schiocco umido e
l'altro,
cercando a tentoni il bottone dei suoi jeans «Non provare
nemmeno a
lasciarmi da solo dopo questo».
E
forse è perché non è fisicamente
in grado di andarsene, o
forse perché le parole di Loki celano tutta una serie di
sottintesi
che gli artigliano il cuore come se volessero strapparlo via, ma Tony
non può far altro che aggrapparsi a questo momento come se
fosse il
più importante della sua vita e sperare che, in qualche
modo, non
finisca mai.
«Potrebbero
denunciarmi per... pederastia, sai? Esiste davvero
una
denuncia per-» La sua ultima affermazione si spegne in un
singulto,
perché Loki è riuscito finalmente a sganciare il
bottone e infilare
la mano nella patta dei pantaloni e ogni altra cosa perde
d'importanza e si sbriciola come un castello di sabbia bagnata.
«Stark,»
il sussurro lo raggiunge da un'altra dimensione, ovattato e
oscenamente compiaciuto «tenendo conto della tua
età mentale, ci
sono più probabilità che io
venga denunciato per abuso di
minore».
***
«Ok,
ok. Mettiamo che puoi anche trasferirti nella Stark Tower a tempo
indeterminato, Severus. Ma voglio qualcosa in cambio».
«Sorprendimi».
«È
molto semplice: devi smettere di immergere quotidianamente i capelli
in un barile di catrame».
«Sarebbe
un accenno molto signorile al mio gel per capelli?»
«Ah,
è gel? Scommetto che lo fanno con i residui di produzione
del
cheros-»
«Stark,
vuoi che ti sveli un segreto?»
«Vai,
spara».
«Io
faccio quello che voglio».
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_ _ _
Per
festeggiare lo sblocco del mio account dopo il ban di una settimana,
ecco che me ne esco con la più colossale putt- ehm, fyccyna
della
storia. Non ha senso, non ha pretese, l'ho scritta in un momento di
sfogo e profonda ossessione per l'Ironfrost, il povero Stark
è
caratterizzato di cacca e via dicendo. Ho sparso qui e là
riferimenti e battutine ad alto tasso di cretinaggine - vedere la
frase finale - e mi auguro vivamente che questa AU mezza demenziale
non vi abbia uccisi.
FAQ:
1.
Perché il titolo è una citazione da Single
Ladies? Perché non
sapevo che altro titolo mettere e questo era l'unico sufficientemente
ridicolo.
2.
Perché a Loki piacciono i Led Zeppelin? Perché
credo che il Loki
del film sbaverebbe alla grande su quel figo di Robert Plant.
3.
Perché non vai a zappare? Bella domanda.
Ci
vediamo (forse) alla prossima fic!
Roby
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