Non riuscire a dire mi dispiace.

di dente
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Ronald Weasley non era mai stato ferrato in questo campo:nella sacra arte del riuscire a scusarsi. Sarà perché forse è sempre stato troppo orgoglioso,oppure perché,se anche trovava la forza di riuscire a pronunciare ''mi dispiace'',credeva fermamente di non dover essere lui quello a doverlo dire. Fatto sta che l'azione gli costava un enorme sforzo. Quand'era piccolo d'altronde non era poi così difficile per lui.

 Se combinava qualche marachella,e sapeva di averla fatta grossa,si buttava disperato ai piedi della madre e tra i singhiozzi riusciva a porgere le sue scuse. Quando si fece un pò più grande ,essendo sempre vittima degli scherzi dei suoi fratelli,qualche volta decideva di vendicarsi. E quelle volte sfortuna vuole che venisse sempre scoperto dai suoi genitori che indignati,un pò perché non se lo sarebbero mai aspettato dal piccolo ''Ronnie'',un pò perché gli oggetti delle sua vendette erano quei due birbanti di Fred e George,lo costringevano a scusarsi con loro. 

E sotto il loro furbo e beffardo sorriso pronunciava le sue scuse nel tono più falso e riluttante che riusciva ad ottenere. Però, Ron in fondo sapeva di essere  troppo impulsivo,troppo sbadato con le parole, per cui,anche se a volte ci voleva un pò per raccogliere il coraggio,finiva sempre per scusarsi con i suoi amici o sua sorella in modo sincero. Eppure c'era qualcosa che non andava. Qualcosa non andava nell'ingranaggio che riusciva a mettere insieme quelle due parole in alcune situazioni.

 In alcune situazioni con una determinata persona. Con ''lei''. 

Si perché nonostante le volte, che furono incredibilmente tante, in cui le rispondeva male o la trattava con freddezza senza un apparente motivo,non riusciva mai a dirle quanto gli dispiaceva veramente.

E nonostante si ostinava ad aspettare le scuse della ragazza da un momento all'altro,sapeva benissimo di essere in torto e che a dover fare il primo passo doveva essere lui. Così passavano giorni,settimane, senza che i due si rivolgessero la parola o il benché minimo sguardo,a meno che quello non fosse carico di astio.

 E più il tempo passava e lui credeva di non dover fare nulla in proposito,una spiacevole sensazione che vorticava nello stomaco e appesantiva il petto come un masso si diramava in lui con una velocità impressionante. Ed è proprio con questa spiacevole sensazione

che stava seduto alla tavolata dei Grifondoro guardandola da lontano mentre mescolava svogliatamente il suo stufato.

Dopo aver fatto una sua imitazione in classe davanti a tutti i loro

compagni lei era scappata via in lacrime.

E si sentiva orribilmente in colpa,e voleva solo alzarsi e correre da lei.

Per poi abbracciarla forte e dirle che gli mancava il suono irritante della sua voce e che non aveva intenzione di ferire nessuno,lei meno che mai.

Eppure rimase lì seduto,limitandosi a guardarla con lo sguardo 

da cane bastonato,mentre nella sua testa esplodeva ripetutamente

la frase con non riusciva a pronunciare neanche a bassa 

voce: ''Mi dispiace tanto Hermione''.





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