C’è
qualcosa che preme contro le sue labbra, qualcosa di solido e freddo.
Castiel le stringe in una linea sottile, ma qualcos’altro di
meno consistente riesce a penetrare la barriera e lascia un sapore
amaro sulla punta della lingua.
“Andiamo, Castiel. Devi prendere le tue medicine”.
La voce lo incita dolcemente, mentre una mano calda gli accarezza la
pelle sudata del collo e cerca di inclinargli la testa in avanti.
Castiel conosce quella voce, ma in qualche modo sa che è
sbagliato sentirla. Stringe le labbra ancora più forte,
perché non riesce a capire cosa gli stia succedendo. Cerca
di comprendere, cerca di ricordare, ma la sua testa è un
martellare continuo e c’è troppo rumore per fare
qualsiasi cosa. Sta sudando, eppure brividi di freddo gli percorrono il
corpo come tante scariche elettriche e Castiel non può fare
a meno di chiedersi cosa stia facendo la sua grazia, perché
non riesce a rimettere le cose a posto con il suo corpo. Cerca di
raggiungere la propria essenza, la luce che custodisce la sua
esistenza, ma non riesce a trovarla. C’è un vuoto
nel petto che lo spaventa e incoerentemente crede che la sua grazia si
sia nascosta per fargli un dispetto. Deve per forza essere
così, perché accettare che lo abbia abbandonato
non è un’opzione da prendere in considerazione.
Perché avrebbe dovuto, poi? Non è più
lontano dal Paradiso, ha vinto la guerra, Raffaele è morto.
Aveva avuto così tanto potere che gli fremeva nelle dita,
come ha fatto a ridursi in questo stato? Cerca di aprire gli occhi, di
alzarsi, ma le palpebre sono troppo pesanti e una mano lo tiene premuto
su qualcosa di morbido.
“Va tutto bene. Andrà tutto bene”.
E’ la voce di Sam quella che penetra nella sua testa tra un
colpo e l’altro. E’ quello su cui giace
è il divano di Bobby, può riconoscerlo
dall’odore di alcool e sangue che lo caratterizza.
E’ il suo corpo, ora umano, che sta bruciando
dall’interno e implora pietà.
I ricordi di quanto accaduto lo colpiscono come un’onda
d’urto, tanto forte da fargli inarcare la schiena e lottare
contro qualsiasi vincolo lo stia tenendo legato laggiù. Non
è giusto, non dovrebbe essere lì. Sarebbe dovuto
essere morto, avrebbe dovuto porre fine a tutto, anche a se stesso.
Con un po’ più di forza, Sam preme le mani sulle
sue spalle e lo rimette giù, continuando a donargli inutili
mormorii di conforto.
Vorrebbe dirgli di smetterla, perché gli sta facendo solo
del male. Non merita alcun conforto e soprattutto non merita la
gentilezza di Sam.
Può quasi percepire lo sguardo carico d’odio e
preoccupazione che Dean gli sta lanciando dall’altra parte
della stanza. Può avvertire la pietà negli occhi
di Bobby, che lo guarda da poco lontano. Ciò che sente
davvero, però, è il perdono di Sam che gli brucia
le ossa. E’ così sbagliato da fargli male,
perché dopo tutto quello che ha fatto, Sam è
ancora pronto a tendergli la mano. E’ sbagliato
perché il cuore di Sam è così grande
da parere infinito e lui ci si è conficcato in un angolo e
si sente stretto. Sta soffocando.
Il suo respiro si è trasformato in rantoli confusi. Non
riesce a respirare, sta per morire e nonostante sia tutto
ciò che desidera, la morte lo terrorizza.
Le dita di Sam si trovano subito tra i suoi capelli e leniscono piano
il dolore. Sono le carezza di un soldato, la misericordia per il nemico.
“Prendi le medicine, Cass”
Il bicchiere preme ancora contro le sue labbra. Castiel vorrebbe dirgli
che le medicine non funzionano, perché il suo non
è un dolore che possono curare, ma Sam continua a spingere e
a dire “per favore”. Allora Castiel capisce che
è tutto ciò che non può negargli e
beve, perché in quel bicchiere, Sam ci ha riposto la
Speranza.