Dedicata a Venenum. Buon compleanno ♥
*Only Act*
Forse un angelo, vestito da passante – Meraviglioso
Quella
sera era scura, buia, spaventosa,
terrificante. Era una sera senza luna né stelle: il cielo, completamente nero,
sembrava riflettere la sua cupezza nell’animo di chi osava alzare lo sguardo
per sfidarlo.
Draco
Malfoy non aveva azzardato tanto, ma sentiva comunque il peso di quell’oscurità
nel suo petto, radicata in fondo al cuore, come una maledizione che non conosceva perdono; come la sua anima, dannata
per l’eternità.
Aveva
camminato tutto il giorno, il mantello logoro sulle spalle, i capelli
scompigliati e la camicia, un tempo candida – come la sua anima – macchiata di sangue – come la maledizione che gli aveva attanagliato il cuore.
Quando
riprese abbastanza coscienza di sé, capì di trovarsi su un ponte. Quale fosse
non lo sapeva, ma era molto alto.
Dove sono? si chiese, ma
in realtà non gli interessava conoscere la risposta.
Si
affacciò al parapetto in pietra e provò un folle desiderio: sparire.
Proprio
così: Draco Malfoy, che aveva sempre preservato la sua persona al di sopra di
chiunque altro – ad unica eccezione dei suoi genitori – in quel momento voleva
sparire per sempre.
Morire.
Senza
rendersene conto, si sporse in avanti con il busto, gli occhi fissi nell’abisso,
che sembrava fissarlo a sua volta. Sembrava quasi affascinante.
Desiderò
buttarsi giù e iniziò a sporgersi di più, sempre più avanti, fino al confine
più pericoloso dell’equilibrio, che iniziava ad abbandonarlo.
Poi,
all’improvviso, sentì qualcosa tirarlo indietro con uno strattone brusco e
deciso.
D’un
tratto
qualcuno
alle mie spalle
–
Ehi! –
–
Cosa…– si voltò, sorpreso e stupito per quella presenza di cui non si era affatto
accorto.
–
Ciao – un sorriso che mai avrebbe pensato di ricevere, di certo non da lei.
–
Granger…? –
Forse
un angelo
vestito
da passante
–
Cosa stavi facendo, Malfoy? Ti eri incantato a guardare il fiume? –
Draco
non capì se la ragazza non si fosse realmente resa conto di ciò che lui stava
per fare o se avesse scelto di far finta di non saperlo.
Si
guardò la spalla sinistra, su cui ancora sentiva quella stretta, ma notò che
lei teneva le mani dietro le schiena, in una posa tranquilla e rilassata.
Scosse la testa e si passò una mano tra i capelli, poi prese un respiro
profondo, cercando di ritrovare la propria lucidità.
–
Qualcosa del genere. –
Lei
continuò a fissarlo con quel sorriso da Mona Lisa, piegò la testa di lato e
aprì le braccia, come se con quel gesto volesse abbracciare lui, il ponte, il
fiume e tutto il resto.
–
Meraviglioso, Draco. Non te ne accorgi? Il
mondo è meraviglioso. –
A
quel punto era sicuro che lei avesse ben chiaro in mente quello che voleva
fare. L’aveva quindi salvato? Salvato da cosa, però? Da una fine rapida, dalla
fuga nei confronti della vita?
–
Il dolore che stai provando adesso non durerà per sempre, lo sai – continuò la
ragazza. – Forse, un giorno, comparato ad un altro tipo di dolore, potrà
sembrare meraviglioso, come il mondo. Vieni. –
Allungò
una mano nella sua direzione, ma non aspettò che lui l’afferrasse. Si incamminò
lungo il viale, verso il piccolo bosco da cui sorgeva una delle due estremità
del ponte.
Senza
una vera ragione, Draco la seguì.
Hermione
prese a parlare, come se fosse da sola e non insieme a lui, come se, nella mente,
avesse già iniziato un discorso tutto suo.
–
Guarda, Draco – indicò le fronde degli alberi, alti e imponenti, e stranamente,
accanto a lei, quel paesaggio sembrava risplendere – guarda che doni ti hanno
fatto. Ti piace il mare? –
Lui
abbozzò un sorriso tirato e annuì.
–
Adoro il mare. Adoro anche chi l’ha inventato – la sua risata richiamava il
tintinnio di una piccola campanella fatta di vetro: limpida, forte, eppure
delicata.
–
Dove stiamo andando? – le chiese poco dopo: in un primo momento aveva pensato
che lei volesse solo passeggiare, poi, osservandola meglio, capì che aveva una
meta ben precisa.
Hermione
non rispose; si limitò a scrollare le spalle e riprese a parlare.
–
Credi di non avere più nulla, nulla per cui valga la pena vivere. Ma sai,
Draco, non è affatto così. Pensa al sole. –
–
Cosa c’entra il sole? –
La
vide muovere la bacchetta – non l’aveva vista estrarla – e subito dopo la punta
si illuminò. Lumos.
–
Ti sembra niente, il sole? Guarda questa luce: senza di essa non esisterebbe il
buio e noi non potremmo capire quanto siamo fortunati ad avere la luce. Il sole. –
Draco
si sentì come un bambino a cui viene insegnata una cosa meravigliosa e si ritrovò senza parole.
Di
nuovo, Hermione continuò a camminare.
–
L’amore è tutto ciò che abbiamo, è il motore del mondo, della vita, delle
azioni degli uomini. –
–
Stai cercando di farmi la paternale o ti senti solo particolarmente filosofica,
Granger? –
La
stradina li stava portando fuori dal bosco. Draco era convinto che fosse notte
fonda, invece venne colpito in pieno viso dalla luce di un nuovo giorno.
–
La luce del mattino – sussurrò Hermione, – è come l’abbraccio di un amico:
caldo e avvolgente, ti fa sentire compreso e amato. Amato come una donna, che
ti dona il suo cuore. Al tempo stesso, però, somiglia al sorriso di un bambino:
il primo sorriso che un bambino rivolge al mondo e alla vita. –
Hogwarts.
Dalla
cima della collina da cui spuntava il sole, Draco riconobbe le torri del
castello.
–
Il mondo è meraviglioso, Draco. –
La
sua voce sembrava quella delle fate delle fiabe che i Babbani raccontavano ai
bambini, per far capire loro che il mostro, sì, esisteva, che c’era il buio,
che c’era la paura, ma c’erano anche la luce e la serenità, la pace, l’amore.
In
quel momento notò che lei non gli aveva chiesto di chi fosse il sangue che
macchiava la sua camicia. Lui non era ferito, ad eccezione di qualche graffio
superficiale. Non gli aveva neanche chiesto cosa l’avesse sconvolto al punto da
tentare di buttarsi da un ponte.
–
Sei lento, sai? – lo prese in giro, ridendo apertamente. – Io vado avanti. Ti
aspetto a scuola. –
Draco
non disse niente, si limitò a guardarla correre avanti, verso la luce che
diveniva man mano sempre più forte e intensa, imponendo alle tenebre di farsi
da parte innanzi al suo immenso splendore. Si coprì gli occhi con una mano,
perché il sole era così brillante che rischiava di accecarlo.
Iniziò
quindi a camminare e il pensiero che lei lo stava aspettando bastò a dargli
nuova forza. In pochi minuti – o forse a lui sembrarono pochi, tanta era la
voglia di raggiungerla – giunse al
castello.
–
Malfoy? Cosa ti è successo? –
Neville
Paciock, con un grosso vaso di terra umida tra le
mani, lo fissò stralunato. Draco non lo vedeva da parecchi mesi, dal giorno in
cui, come un vigliacco, era scappato nel bel mezzo della battaglia contro
Voldemort. Non sapeva nulla di ciò che era successo al mondo intero, in quel
periodo si era preoccupato unicamente di se stesso.
–
La Granger. –
Neville
impallidì.
–
Dov’è la Granger? Mi ha portato lei qui – spiegò Draco. – Ha detto che mi
avrebbe aspettato. –
Pensò
che Paciock fosse troppo stupido per capire ciò che
aveva detto, dato che continuava a fissarlo senza dire niente.
–
Hermione è dentro, vieni. Cosa ti è successo? –
–
Guai in paradiso – tentò di ironizzare, nonostante non ci fosse nulla su cui
farlo.
Il
ragazzo accanto a lui annuì, serio, e di nuovo Draco ebbe l’impressione che non
avesse capito o ascoltato le sue parole.
–
Senti, ma la Granger sta bene? – chiese poco dopo. – Perché, sai, mi ha detto
un sacco di cose strampalate. –
Un
paio di ragazze si fermarono quando lo sentirono parlare e lo guardarono in
modo strano. Che avevano tutti?, si chiese Draco.
–
Malfoy, ecco… esattamente quando hai
visto Hermione? –
–
Paciock, sapevo che eri scemo, ma non così tanto. Ti
ho appena detto che la Granger mi ha fatto venire qui. Ha detto che… –
–
Sei sicuro che fosse lei? –
L’espressione
del ragazzo era così seria che Draco, per un momento, dubitò di se stesso. Poi,
però, scosse la testa.
–
Non sono pazzo, ti ho detto che era lei. Dov’è? –
Altre
persone che stavano attraversando il corridoio si fermarono ad assistere alla
scena, incuriositi dalle parole di Draco.
–
Malfoy… Hermione è morta. –
Hermione è
morta.
Quelle
poche sillabe gli si conficcarono nel cervello, martellando i suoi ricordi con
una violenza inaudita.
–
Cosa… morta? –
–
Sì – Paciock aveva gli occhi lucidi, e solo allora
Draco si accorse del silenzio che regnava intorno a loro.
Una
ragazzina piangeva, consolata dall’amica, che si stava trattenendo a fatica.
–
Non è possibile, che stai dicendo? Io l’ho vista! Era con me stanotte, sul
ponte, mi ha detto di seguirla, abbiamo camminato e parlato tutta la notte! –
Scosse
Neville prendendolo per le spalle. Il vaso cadde a terra, rompendosi in tanti
pezzi e spargendo tutta la terra sul pavimento e sulle loro scarpe.
Quando
vide che anche Neville piangeva, Draco iniziò ad avere davvero dei dubbi su ciò
che era successo nelle ore precedenti il suo arrivo ad Hogwarts.
Sul
ponte si era sentito tirare, ma lei aveva
le mani dietro la schiena.
Non
l’aveva sentita arrivare.
Gli aveva teso
la mano, ma non aveva aspettato che lui l’afferrasse.
Era
quasi sparita davanti ai suoi occhi, correndo
verso la luce.
–
Cosa… – non sapeva cosa dire, perché la consapevolezza della verità si era
fatta strada dentro di lui, nella mente, nel cuore, nell’anima.
–
Vieni. Ti porto da lei. –
La
tomba era semplice e pulita. L’erba nuova era bagnata della rugiada mattutina e
molti fiori incorniciavano la lapide, su cui era inciso il suo nome, in una
grafia elegante. Sotto il nome, le date.
Nascita. Morte.
Sotto,
una frase che riassumeva la sua intera esistenza:
“Eri un angelo vestito da passante”
Draco
capì. Capì davvero.
Hermione
era morta, ma l’aveva salvato. Gli aveva impedito di buttare via ciò che a lei
era stato strappato. Si sentì così stupido per ciò che era stato sul punto di
fare, e fortunato, perché lei, anche da morta, aveva fatto del bene.
Gli aveva
salvato la vita.
E
lui non avrebbe sprecato quella seconda occasione che lei gli aveva regalato.
Solo
lì, davanti alla sua tomba, Draco Malfoy pianse tutte le lacrime che aveva in
corpo.
Il
sole era ormai alto nel cielo, ma lui non alzò la mano per proteggersi dai suoi
raggi: “Tu pensi di non avere niente; ti
sembra niente il sole?”
No,
il sole non era “niente”. Il sole era tutto.
Il
sole era lei.
La
notte era finita
e
ti sentivo ancora,
Sapore
della vita,
meraviglioso.