Da una figlia, per un padre.

di abonive
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Quella con te è stata una vita di alti e bassi. Più alti, che bassi.

Da piccola mi portavi sempre con te, eri così affettuoso e io anche, accettavo tutte quelle effusioni che mi riservavi come una brava figlia, una brava bambina. Ti saltavo in braccio e tu mi facevi volare, avrò ricevuto chissà quanti baci sulle guance e chissà quanti ne avrai ricevuti tu.

Le vacanze con te, la mamma e i fratelli sono state le più belle del mondo.

E poi è arrivata l'adolescenza.

E tu che sei diventato un po', diciamolo, rompicoglioni sempre ad attirare la mia attenzione ed io che cerco invano di ignorarti.

Quante volte mi fai arrabbiare, e piangere dal nervoso quando dici cose assurde, o mi infili parole in bocca che io nemmeno avevo pensato.

Quante volte ti ho fatto arrabbiare disobbidendo a ciò che mi imponevi per la mia sicurezza, per tutte quelle cattiverie che ti ho detto.

Ma quanto mi fai divertire quando ti metti a fare le battute stupide, o a fare lo scemo.

Da ora in poi non sarà più lo stesso ed io lo so.

Più si avvicina il venti, e più mi rendo conto che forse non ti ho dato tutte le soddisfazioni che una figlia dovrebbe dare ad un padre. 

Più si avvicina il venti, e più mi rendo conto che lasciarti andare sarà la cosa più difficile della mia vita.

 

Quella che hai avuto è stata un'illuminazione. 

Vuoi capire chi sei. E a cinquant'anni, mi sembra più che lecito. Vuoi ricominciare, vuoi sentirti di nuovo vivo, e allo stesso tempo, sicuramente, hai una paura matta di lasciarci da soli.

Perché non l'hai mai fatto.

Perché hai paura che la mamma non ce la farà da sola, con tre figli sfaticati a casa, o perché hai paura che senza un medico come te in famiglia, possa succedere qualcosa.

Perché hai paura che possiamo tutti e tre crescere e cambiare, mentre tu non ci sei.

 

E ho paura io. Paura perché sarai lontano, e perché quando sarò triste e piangerò alla notte tu non verrai a sederti davanti al mio letto senza dire niente, rimanendo semplicemente ad accarezzarmi i capelli.

Perché non potrò più sentire le tue stupide battute o perché non potrò più arrabbiarmi di te che mi rompi le scatole tutti i santi giorni.

 

Ma come posso dirtelo? Come posso dirti che io non voglio che tu te ne vada? Che voglio che tu rimanga qui, con me, e che rimanga con me per sempre?

Questo è il tuo sogno, lo fai per te, per la tua mente e il tuo corpo e lo fai per noi, per offrirci tante più possibilità in futuro.

Come posso io, aggiungere altre preoccupazioni a quelle che sicuramente già hai? 

Non posso.

Semplicemente.

Sarebbe come tarparti le ali, tagliarti le gambe, sarebbe come farti del male.

Se potessi ti legherei a questa casa e non ti farei andare via per nulla al mondo.

 

Ma l'unica cosa che posso fare è augurarti buona fortuna.

E ringraziarti, per tutto quello che hai fatto, e che continuerai a fare per me.

 

Ti voglio bene papà.





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