grido
Il
mio Grido!
Questa non è una FF di fantasia, ma tutto ciò che
scrivo è reale.
L'ho scritta e pubblicata anche per dire a chi la mia stessa
situazione di non arrendersi!
Questo è il mio "Grido" che per troppo tempo
è rimasto all'ombra.
Buona lettura!
Ancora una volta. Di
nuovo. Ormai ho perso il conto di quanti lividi e segni rossi ho visto
nel mio corpo.
Quanti anni sono che
subisco tutto questo? 16 anni. è forse normale che in tutti
questi anni
sono stata continuamente
colpita da percosse?
Non dovrei divertirmi
come tutti, senza aver paura di esprimere le mie emozioni?
Da quanto mi dice lei : Non posso.
Non posso piangere,
ridere, fare battute, leggere, ma devo solo servirla come se
fosse il Dio in terra,
perché è così che deve essere.
è per questo che sono nata?
Perché
crearmi se nemmeno mi volevi? è questa la mia punizione?
Se non mi volevi allora
perché mi hai fatto nascere, ti prego, dimmelo. Io non
capisco.
Hai voluto, invece,
torturarmi giorno
dopo giorno scolpendo dentro di me un dolore, una ferita - anzi,
più ferite- che probabilmente
non si rimargeranno mai
più.
Per colpa tua ho paura
delle persone, non mi posso fidare di loro, perché tutti mi
potrebbero fare del male, come fai tu.
Ho paura di mostrare
cosa sono, perché potrei essere derisa, chiamata debole.
Tu, lo fai ogni giorno.
Mi chiami: debole, inutile, diavolo...
Molte offese, anche
troppe, che ogni giorno appena arrivi dal lavoro mi riempono la testa e
risuonano di continuo
per il pomeriggio e la
sera.
Sono solo io con te e
nessuno mi
può sentire. Nessuno può vedere le mie lacrime
silenziose
che scendono dalle mie guance e finiscono nel cuscino quando tu non ci
sei.
Piango perché
è l'unica
cosa che posso fare. Annuisco ai tuoi insulti, perché se
rispondo mi potresti fare ancora più male.
Sono abituata al dolore
ormai, ma
dentro di me è come se colpisci ogni volta con l'acido
quelle
ferite aperte facendomi gridare dentro, pregare di fuggire via da qui.
Fa male. Terribilmente.
16 anni così
e sono già impazzita.
Psicologo, attacchi di
crisi, pianti isterici...
Sono diventate cose
quotidiane.
Quando tu mi hai visto che piangevo dopo l'ennessima botta, mi hai
preso per i capelli dicendo che se avessi continuato
mi avresti mandato da
uno che mi avrebbe imbottito di farmici così tanto che avrei
dimenticato anche chi ero.
Alcune volte mi chiedo
perché è successo proprio a me?
Destino? Non saprei. Ma
questo destino sicuramente non mi piace, non sto vivendo come una
adolescente.
Vivo solo in catene e
sono solo una bambola con cui lei, si sfoga ogni giorno.
Perché....non
valgo nulla. Valgo quando una cosa inutile e morta, che non serve a
nessuno.
Una bambola rotta che
nemmeno qualcuno guarda. Mi hai rovinata.
Ricordo ancora quando
sono caduta in depressione alle medie e invece di aiutarmi i mie
"amici" mi
prendevano in giro. I
maschi : mi scansavano e deridevano di continuo, perché non
ero abbastanza troia e bella per loro.
Le femmine: mi volevano
tagliare i
capelli, buttare i vestiti e quando vedevano i lividi pensavano che ero
scema a farmi del male da sola.
Nessuno mi credeva.
Mi credevano una matta.
Non mi importava di
loro. Odiavo tutti, soprattutto tu. Dovevano andare tutti all ' inferno.
Mi hai fatto odiare il
mondo intero, mi hai escluso da esso, non mi stai facendo vivere una
vita
sana e normale. Sei solo
una donna egoista che si diverte a far soffrire sua figlia.
Ogni volta che mi
picchi, mi dai le botte in testa con un oggetto di continuo, mi graffi,
tu ridi.
E nei tuoi occhi leggo
il divertimento in ciò che fai.
16 anni di tortura, che
stanno distruggendo sempre di più la mia mente.
Volevo farla finita
sai....?
Perché vivere
se tanto non servo a nessuno? Perché andare avanti
così?
Meglio morire. Forse se
c'è una prossima vita, sarò più felice.
Ma poi,
arrivò P*.
Una ragazza, come me,
conosciuta
così per caso con cui iniziai a parlare amorevolmente con
me.
Gentilmente. Gli stavo simpatica e anche a me lei piaceva.
Parlavamo ogni giorno e
mi sono
sempre più affezionata a lei ogni giorno che passava, era
diventata come una "mamma" per me. Una sorella maggiore.
Una persona che nell'
oscurità mi ha teso la mano, con il sorriso, credendo in
ciò che ero.
Mi ha mostrato una via
di uscita da questo inferno che ancora sta continuando.
E da P, sentì
anche il mio primo : Ti voglio bene!
Detto con
sincerità. Nessuno me lo aveva mai detto.
Mi sentì
felice, da morire, non mi sembrava vero. Una frase così
semplice che riesce a farti sentire benissimo.
E poi, mi abbracciava,
riempiva di attenzioni come una cucciola.
Dalla ragazza che odiava
il mondo, mi
ha cambiato in colei che invece sorride alla vita, per quanto buia
può essere, di non arrendersi mai.
Le devo molto, per
questo le sarò per sempre riconoscente.
P sapeva della mia
situazione e per
questo cercava di aiutarmi, ascoltarmi quando ero triste e sostenermi
ogni volta. Non voleva cambiare nulla in me,
ero perfetta
così come sono. Mi ha fatto essere fiera della persona che
sono.
Andò
così per tempo, però....
Successe di nuovo. Per
qualche mese
era andato tutto liscio e anche le botte erano meno frequenti, ma era
solo una dannata illusione, perché
lei, iniziò
nuovamente a
torturarmi più di prima, continuando a minacciarmi con i
coltelli da cucina puntati allo stomaco.
Davanti al mio migliore
amico R a riempirmi di botte con i tacchi o cose solide. E lui doveva
guardare senza dire nulla.
Mi sentivo umiliata. Non
davanti a loro ti prego.
Da quel momento
continuarono a succedere una serie di eventi che mi portarono ad un
gesto di cui mi sono molto pentita:
Mi sono auto lesionata.
Appena dopo aver
discusso con quella
donna, in preda ad una completa crisi, ho preso il primo coltello che
avevo in mano e mi sono tagliata le vene. Volevo che
quel sangue con cui era
mischiato anche il suo DNA sparisse.Non sentivo il dolore della ferita,
non sentivo nulla.
Lo feci proprio davanti
a lei. Ma
lei, non fece nulla, restò a guardarmi , prendendo l'oggetto
tra
le mie mani pulendolo, senza nemmeno guardarmi.
In quello stesso momento
arrivò mio padre, che subito accorse in mio aiuto. I ricordi
di
quel momento sono un pò confusi, poiché
non ero in me. Persi
completamente il controllo.
Mi sono pentita di
ciò. Non
dovevo farlo, in rispetto a quelle persone che mi volevano bene, per P,
per R , per mio padre e per LUI.
Oh, lui....il primo
ragazzo che mi ha fatto battere il cuore in quel modo frenetico e unico
in cui solo uno sguardo
ti fa provare mille
emozioni.
Ci siamo rincontrati in
piscina,
grazie ad un nostro amico in comune. Eravamo alle medie insieme, era
l'unico che non mi prendeva in giro
anzi, gli sono sempre
piaciuta per
qualche strano motivo. Mi ha aspettato. è sempre stato
innamorato di me e mai di nessun' altra per tutto questo tempo.
Anche a me piaceva,
ma....avevo paura di ciò che provavo io stessa.
Comunque, quando lo
rividi
sentì una piacevole sensazione dentro il petto, come una
fiamma
che si riaccende dopo tanto tempo.
I suoi occhi smeraldi,
così sinceri, così meravigliosi. Un mare verde in
cui sperdermi e lasciarmi cullare.
Da quel giorno in
piscina abbiamo
continuato a sentirci ogni giorno, lui era davvero gentile con me, mi
faceva sentire bella e speciale per qualcuno.
Mi accettava. In tutto e
per tutto,
non gli importava dei miei difetti e se ero leggermente lunatica ( o
"ciucca" come dice lui), mi amava
e mi ha sempre amato
perché sono sincera, semplice e di una dolcezza infinita di
cui pochi si sono accorti.
Mi ha accettato anche
per il fatto che mi piacciono anche le donne ( lo dico chiaramente.)
una cosa che si
è sempre visto fin da piccola. Non gli importa. Se
quella è una parte di me, allora va bene.
E nel tempo anche io mi
sono sempre
più innamorata di lui, ogni giorno di più. Non ho
mai
capito cos' era l'amore, ma forse finalmente l'ho capito.
E poi dopo il mio
viaggio dalla Francia, ci baciammo in casa sua.
Dio, se ricordo quel
momento...era...così intenso. Un' esplosione di sentimenti
che
si fusero insieme. I nostri cuori che battevano insieme, il calore
delle sue labbra, le sue mani
che con delicatezza mi
toccavano i
capelli come se fossi qualcosa di fragile e prezioso. Il suono dei
nostri respiri che si fondevano insieme come una cosa sola.
Da quel giorno noi
stiamo insieme, c'è fiducia tra di noi, mi sostiene. Mi
rende VIVA.
è quasi un
anno che stiamo
insieme, è quasi un anno che mi ha fatto ridere, emozionare,
sentire la ragazza che vuole per la vita accanto a sè.
Lui e P, mi hanno
aiutato molto. Mi
hanno fatto capire che la vita va vissuta, che c'è
sempre
la luce. Basta solo avere il coraggio di cercarla.
Ancora oggi io mia madre
mi picchia, mi offende ogni giorno in modo pesante e tira oggetti
addosso, ma io mi rialzo in piedi
gli rispondo a tono,
mostro
liberamente ciò che sono. Quelle lacrime che prima erano
silenziose, ora sono diventante un GRIDO.
Un grido di coraggio e
disperazione
allo stesso momento. Un grido di chi è stanco di
ciò e
vuole sfogarsi facendo sapere a tutti
che se conoscono persone
che vivono questa situazione di non chiudere gli occhi, ma di aiutarla.
E per chi la vive, non
arrendetevi. Non fatevi sottomettere dal dolore.
Andate avanti,
sorridete. La luce c'è. Non sarà buio per sempre.
Fatevi coraggio e tirate
fuori cosa avete dentro.
Gridate al mondo il
vostro dolore, la vostra furia, la vostra voglia di vivere come si deve
a tutto il mondo
così degli
occhi si rivolgeranno verso di voi e vedranno la persona che siete.
Riusciranno a capire che
anche voi siete un essere umano, come tutti gli altri.
Non contate la ragazza,
la situazione famigliare, l'orientamento sessuale.
Non soffocate le
lacrime.
SE
VOLETE PIANGERE FATELO.
SE
VOLETE RIDERE, RIDETE.
SE
VOLETE GRIDARE DI RABBIA, GRIDATE.
SE
VOLETE VIVERE, VIVETE!
SERVE
SOLO IL CORAGGIO DI ANDARE AVANTI!
Io ci sono riuscita
grazie a loro a delle persone meravigliose che mi hanno spronata a
vivere.
E anche se sono
rinchiusa in questo inferno, ho il coraggio di combattere e so che un
giorno tutto questo finirà.
QUESTO
è IL MIO GRIDO DI RABBIA E VOGLIA DI VIVERE!
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Bene. Mi sento meglio sinceramente. Forse nessuno leggerà
questo
sfogo, ma spero anche di aver mandato bene il mio messaggio.
Perchè non credo di essere solo al mondo di vivere una cosa
del
genere.
C'erano anche altre cose da dire, ma ho detto solo quello che serviva.
* P, R, e LUI: Allora, ovviamente è chiaro che lo resi
anonimi.
Ma l'ho voluti indicare con una lettera, solo loro possno capire che
l'ho scritti qui.
Lei: Sarebbe mia madre. Credo proprio che si sia capito, ma tengo
comunque a precisarlo.
Io vi lascio, alla prossima :)
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