malo ok
Titolo:
Nowhere else
Fandom:
Skins
Personaggi/Pairing(s):
Minerva "Mini" McGuinness/Aloysious “Alo”
Creevey
Warnings:
oneshot, linguaggio colorito,
het
Timeline:
ambientata ad inizio s6
Challenge/Prompt:
scritta per la Maratona
in piscina,
con il prompt Skins, Alo/Mini
– trattore.
Note:
- il parallelismo finale
Alo-Peter Pan non è una mia invenzione, ma è
opera delle brillanti
e odiosamente geniali menti degli autori di Skins /O\
- ambientata
ad inizio s6
Trovandosi
a gironzolare attorno al casolare dei Creevey, Mini McGuinness si
ripete ancora una volta di essere capitata lì per puro caso.
Non
voleva andarci, ma le circostanze l'hanno costretta. Astinenza, noia,
e comunque non aveva di meglio da fare.
Quella stronza di Liv le ha
dato buca per quel suo amichetto culattone. Franky non si fa vedere
in giro da secoli e non risponde alle chiamate. Mentre Rich e
Grace... No, Mini non vuole pensare a Gracey.
Ecco perché è
andata da Alo: una scopata l'aiuterà a mettere via i
pensieri.
Quegli incontri segreti sono una valvola di sfogo, ma
non c'è nient'altro di
serio dietro, davvero.
Certo,
sarebbe più pratico se Mini non dovesse guadagnarsi una
miriade di
rughe precoci per il nervoso, smadonnando come un portuale per colpa
del fango che i suoi stivaletti stanno raccattando nell'attraversare
quei campi del cazzo.
Eppure,
quando vede Alo arrivare di gran carriera a bordo del suo trattore
–
cappello di paglia in testa, una canna all'angolo della bocca,
piegata in quel suo sorriso maledettamente idiota – , Mini
non
riesce più a trovare alcun motivo valido per incazzarsi.
Anzi,
a dirla tutta, ogni scazzo sparisce all'istante.
"Sua
Maestà gradisce un giro panoramico?” chiede Alo
ironico. Spegne il
motore e chinandosi sulle scalette, le porge una mano. Ha il palmo e
gli avambracci macchiati di terra e di chissà quale altra
merda –
metaforica o meno? – , un dettaglio per cui Mini, nemmeno
troppo
tempo prima, avrebbe storto il naso, mettendo in chiaro che non si
sarebbe fatta toccare da lui per niente al mondo.
Ma
ha imparato che non tutte le cose sporche sono necessariamente
sgradevoli e schifose, e allo stesso modo, non sempre tutto
ciò che
è pulito e perfetto è anche buono e innocuo.
Così,
senza esitare, stringe la mano di Alo e si dà la spinta per
salire.
L'abitacolo
è basso e stretto, però è sufficiente
ad ospitare entrambi. Ad
ogni modo, lei si siede svelta sulle ginocchia del ragazzo, ignorando
di proposito lo spazio libero – e inaspettatamente privo di
polvere, come fosse stato appena lucidato – che le spettava
sul
sedile di pelle.
Stupita
da quella piccola premura da parte del campagnolo, Mini si sforza di
non mostrarlo troppo, decidendo che il sorriso che le sfugge
è
dovuto al semplice compiacimento di sentir crescere l'erezione di Alo
contro le proprie natiche.
E
allora potrebbe essere quel momento.
Il
momento in cui di solito lasciano da parte i convenevoli, le
frecciatine e qualunque altra cosa, in favore di un più
rapido e
diretto
'saltiamoci-addosso-strappiamoci-i-vestiti-scopiamo-fino-a-crepare-e-poi-ognuno-a-casa-sua'.
Ma
non succede, non stavolta, almeno. E per silenziosa decisione comune.
Ignorando
la tensione sul cavallo dei jeans, Alo si limita a schiacciare il
mozzicone della canna in un portacenere sul cruscotto, mentre Mini ne
approfitta per rubare il suo cappello e metterselo in testa.
"Siamo
sicuri che il catorcio sia affidabile?” domanda subito dopo,
picchiettando le unghie sul volante e fingendo impazienza con uno
sbuffo teatrale.
"Nessun
pericolo. Questa bellezza non mi ha mai tradito”, annuncia
Alo
fiero, e cautamente poggia le mani su quelle di Mini.
Con
gentilezza, le spiega come cambiare le marce, guidandola quando la
sente tesa e intimorita dai sobbalzi rumorosi del motore, e intanto
Mini si accorge all'improvviso che è bello stare
così, anche senza che ci sia una scopata di mezzo.
È
piacevole sentire la ruvidezza lieve e ormai familiare delle dita di
Alo sulla pelle, il suono limpido e contagioso della sua risata,
l'orgoglio e l'allegria con cui le parla della campagna, dei lavori
alla fattoria, degli animali, delle piante – di ogni cazzata
a cui
Mini non ha mai prestato alcun interesse prima.
E
adesso eccola là - a non perdere occasione per sfottere
ciò che Alo
dice, certo -, ma impegnata anche ad ascoltare, trovandosi suo
malgrado quasi affascinata e soprattutto – cosa ancor
più
preoccupante – , scoprendosi felice.
Il
cuore leggero, la mente lontana dai problemi, realizza che quella
tovaglia di zolle smosse, odori più o meno gradevoli e
tranquillità,
le piace più di quanto vorrebbe ammettere.
È
come un'Isola Che Non C'è in cui Mini può trovare
rifugio - per
scappare dalla città, dal casino, dai giorni più
tristi, dalle
bugie, dalle continue aspettative che gli altri hanno su di lei,
–
, ma non sarebbe lo stesso se non ci fosse Alo.
Mentecatto,
sempliciotto, buono a nulla, sfigato, morto di fame e di figa,
eccetera eccetera,
- ma è esattamente lì – con lui,
nessun altro - che
Mini voleva essere.
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