Sectumpsempra

di Sammi_s
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(Flashback dal cap.5)


Ansia. Angoscia. Paura.

La testa del moro continuava a rivivere quei momenti nel bagno dei prefetti.

Non trovando più quell’imbecille del suo amico, Zabini lo aveva cercato in lungo e in largo per la scuola, riuscendo ad arrivare al bagno dei prefetti, per un destino fortuito, nel momento esatto in cui la piccola testa bionda stava tentando il suicidio.

Cosa stava succendendo all’arrogante Malfoy degli ultimi cinque anni?

Che ne avevano fatto del suo amico?

Cosa gli avevano fatto, più che altro, per ridurlo in quello stato?

La risposta se l’era trovata sotto gli occhi e l’aveva sconvolto come poche cose avevano fatto prima, ma grazie al famoso sangue freddo delle serpi era riuscito a mascherare la sorpresa magistralmente.

Il marchio nero pulsava sul braccio del suo amico svenuto.

Serpeverde, bastardo, crudele, insensibile e orgoglioso ma né assassino e tanto meno Mangiamorte, Zabini era rimasto paralizzato.

Il suo migliore amico.

Tutto divenne così chiaro nella mente del ragazzo da quasi bruciare.

“Bè, chissenefrega. Che cos’è Lumacorno a pensarci bene? Solo uno stupido insegnante; voglio dire, piò darsi che il prossimo anno io non sia nemmeno ad Hogwarts, che cosa me ne importa se piaccio o no a un vecchio grasso relitto?”

Come aveva fatto ad essere così cieco e stupido?

Tu-sai-chi.

Tanti anni e ancora non era abituato a dire il suo nome, ma quel segno sul braccio dell’amico lo fece svegliare e affrontare la realtà.

Voldemort.

Fanculo. Fanculo. Fanculo.

Ma certo, prima o poi sarebbe successo.

Lo sapevano quasi tutti i Serpeverde: l’anno prima il ragazzetto sopravvissuto aveva dimostrato al mondo magico che il Signore Oscuro era tornato e tutti i loro incubi erano ora palpabili e reali.

Ogni serpe rispettabile aveva almeno un parente ex-Mangiamorte e i loro destini, dopo la notte di Potter&co. all’Ufficio Misteri, erano diventati una minaccia prepotente e inevitabile.

Qualcuno, nel segreto della sua mente, aveva cominciato a tifare per Potter pur di non dover affrontare il terribile futuro che lo attendeva.

Così anche Zabini, senza dirlo ad anima viva, sperava di non dover mai diventare come suo padre, un lurido assassino codardo.
 


 
 
Era seduto sul bordo della vasca mentre osservava il biondo riprendersi.

E fu così che mentre lo guardava asciugarsi gli occhi arrossati e le lacrime che si confondevano nel volto bagnato, realizzò che neanche lui si era scelto quel destino.

Entrambi erano consapevoli che l’uno sapesse il segreto dell’altro ma nessuno osò parlarne.

Le sofferenze, le preoccupazioni, i dolori che aspettavano i due ragazzi erano troppo grandi per poter essere anche solo sussurrati.

E mentre Zabini sperava con tutto se stesso che l’altro avesse la forza per affrontare il suo destino, Draco si augurava che al suo migliore amico non capitasse mai nulla di lontanamente simile.

Mi spiace Draco.

Scusa, Zabini, sono un codardo.

E così, in silenzio, si abbracciarono e si consolarono nei pensieri, senza manifestare nessun sentimento o debolezza, come da sempre usavano fare.

Sono qui, sarò qui.


(Fine Flashback)





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