Someone's watching over me

di phantomwise
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Someone’s watching over me

 


Prologo
 







La pioggia cadeva fitta, in quel pomeriggio di Ottobre.
Rispecchiava alla perfezione lo stato d’animo di quella donna che, camminando veloce, si dirigeva verso il luogo in cui le anime ricevono la pace eterna.
Del resto, era stata lei che aveva donato la pace eterna a molte di quelle anime.
Aveva privato della vita così tante persone, che ormai non si sorprendeva più, quando vedeva la disperazione negli occhi di chi si accingeva ad esalare l’ultimo respiro.
Niente di personale, diceva.
Ma se invece non fosse stato così?
Se invece quella donna avesse ucciso non per il semplice gusto di farlo, ma perché aveva uno scopo ben preciso?
Lei aveva i suoi motivi. Molto spesso si era anche pentita di ciò che aveva fatto, ma presto i suoi dubbi si erano dissolti come neve al sole.
Lei doveva farlo. Non poteva tirarsi indietro. Né avrebbe voluto.
Questi erano i pensieri che affioravano nella sua mente ogni volta che metteva piede in quel luogo.
Ogni volta che leggeva quel nome inciso nel gelido marmo.
Il nome dell’unica persona che aveva mai rubato il suo cuore.
E le lacrime continuavano a scendere, fitte come la pioggia, dietro un paio di occhiali da sole, che non bastavano a nascondere la sua profonda disperazione.
Scossa da violenti fremiti, la donna si lasciò cadere sulle ginocchia, impotente.
E mentre l’ombrello che stava reggendo cadeva a terra, la pioggia si mischiava alle sue lacrime.
E i suoi capelli color oro si impregnavano d’acqua, come i suoi vestiti neri.
E mentre accarezzava con dolcezza quella foto, la foto dell’unica persona che lei avrebbe voluto accanto a sé in quel momento, e rileggeva per l’ennesima volta quel nome inciso sulla lapide chiara, si poteva udire un sussurro.
Un sussurro lieve, dolce, pieno d’amore.
Un sussurro che non sembrava provenire da lei, una donna che sembrava così crudele, con i suoi occhi di ghiaccio.
Una donna che parlava sempre con il tono glaciale di chi non aveva più un cuore.
E forse il suo cuore era davvero sparito da tempo.
E mentre si rialzava, incurante della pioggia, guardò per l’ultima volta quel nome.
Alzò la testa e chiuse gli occhi, aprendo le mani verso il cielo.
Sperando che la pioggia potesse lavarle dal sangue.
Era davvero troppo tardi per lei?
Davvero non c’era alcun angelo che potesse rivolgerle un sorriso?
Un barlume di speranza si fece largo in quello che un tempo era il suo cuore e un sorriso consapevole sbocciò sulle sue labbra.
Capì cosa doveva fare.

Un sussurro.

-…I’m sorry, my love.-




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