Camminare. Chissà perché le piaceva
così tanto. Perdeva ore e ore a ripercorrere le strade della
sua città. C'erano dei giorni che usciva dopo pranzo e
tornava tardi, dopo l'ora di cena, ormai affamata e sfinita. E dov'era
stata tutto il tempo? A camminare.
Non ascoltava musica mentre passeggiava, e nemmeno si stava allenando.
E suo padre si chiedeva, «ma chissà cosa
combinerà tutto il tempo?» Ma lei, in quel tempo,
faceva una cosa incredibile. Pensava. L'attività
più sottovalutata al mondo. Lei aveva fatta sua quella
capacità di pensare e di risolvere questioni, e aveva
iniziato a scoprire che ragionando poteva risolvere i problemi della
sua vita. Problemi? Quali problemi, alla sua
età? Sì, perché di certo alla
sua età una persona non doveva avere dei più
gravi dei problemi. Sono solo diciassette anni, gli unici problemi
erano quelli legati all'amore.
Passeggiando per quelle strade, si ritrovava a capire una miriade di
cose che normalmente verrebbero date per scontate oppure verrebbero
ignorate. In quel periodo, si era ritrovata a provare emozioni strane,
e passando davanti al chiosco di gelati del suo parco preferito aveva
capito che si era innamorata. Innamorata di una persona che forse non
sapeva nemmeno della sua esistenza, ma con un carattere che l'aveva
attratta.
E si ritrovava a pensare: perché dovrebbe essersi
innamorata? Allora era vero, quello che le diceva sua madre? Che i
colpi di fulmine esistessero per davvero? Sembrava impossibile, ma come
in tutte le realtà stravolgenti, è difficile
dividere la realtà dal surreale quando ti mettono di fronte
alla dura verità. Allora forse era vero, e doveva solo
accogliere quei sentimenti. Ma pensando alle amiche...
Le era capitato altre volte di vedere le sue amiche quando si erano
innamorate, o ancora peggio, quando si erano fidanzate. Iniziavano a
comportarsi in un modo così superficiale da darle nausea. E
le inutili perdite di tempo passate ad agghindarsi nei negozi di
vestiti, cui la trascinavano sempre perché "l'opinione di un
amica è importante", ed eccola lì ad aspettare
fuori da un camerino che l'innamorata di turno le chiedesse un parere,
che veniva categoricamente ignorato. Fin troppa
superficialità in queste persone
E lei sarebbe diventata così? No, non poteva
accadere. Sapeva che non sarebbe successo. Sperava che non sarebbe
successo. È proprio questo tipo di cose che cambia
così in peggio i nostri comportamenti. In peggio? O in
meglio? In fondo quelle ragazze innamorate sembravano essere felici di
sentirsi in quel modo. Sarebbe stato così male?
Ripensandoci, lei era molto più introversa delle sue
compagne. Era quindi probabile che si sarebbe limitata a riempire i
propri pensieri della sua dolce metà senza darlo a vedere.
Senza comportamenti strani, o inutili ciancie alla compagna di banco,
che tanto non se ne sarebbe importata poi molto. Magari un giorno
sarebbe riuscita anche a dichiararsi, e chissà cosa sarebbe
successo poi.
No, al momento non sarebbe potuto mai accadere. Fin troppo timida e
introversa. Era proprio per questo che in quel preciso momento non era
seduta sul suo divano con in mano una tazza di cioccolata calda a
parlare con la sua amica del cuore di come si sentisse e di cosa
dovrebbe fare, ma invece era sotterrata tra giacca, sciarpa e cappello
di lana ad attraversare il parco mentre questo si tingeva di bianco,
complice il clima invernale e la vicinanza al periodo delle feste.
Ma certo, il periodo natalizio. Sarebbe un'ottima idea invitare gli
amici, tra i quali la sua preda amorosa, per festeggiare insieme.
Giocandosi le giuste carte, magari sarebbe riuscita a ritrovarsi da
sola con la persona amata per un momento, abbastanza appartati da fare
in modo che le emozioni facessero il suo corso. Sì,
nonostante la timidezza questo poteva funzionare. Si sarebbe sentita
più sicura senza gli altri intorno, e sarebbe riuscita a
tirare fuori tutto il suo coraggio.
Le nove meno sedici minuti, era il caso di fare dietro-front e tornare
a casa. Oggi aveva passeggiato parecchio, aveva avuto anche delle
ottime idee, e iniziava ormai ad avere fame. A casa il caro
papà le avrebbe preparato una cena con i fiocchi, si sarebbe
fatta un bagno caldo e magari ci si sarebbe addormentata. Come quella
volta in cui papà si era messo a cercarla per non veniva a
cena, e l'aveva trovata addormentata nella vasca. Sarebbe stato
decisamente meglio non addormentarsi mai più nella
là dentro. A ripensarci, aveva rischiato grosso, sarebbe
anche potuta affogare. Il letto, quello era molto più
comodo. Magari lì si sarebbe anche messa a leggere un libro
e non si sarebbe più preoccupata di nulla, distratta dalla
storia.
Ormai non poteva più fare a meno di pensare, macchinare ed
elaborare in qualsiasi momento della giornata, e ogni distrazione era
piacevole per lei. Le piaceva riflettere su come funzionava il mondo e
nel suo piccolo su come funzionasse la sua vita. Ma sarebbe stato
meglio addormentarsi presto questa volta, la mattina dopo non poteva
permettersi di arrivare in ritardo. Sarebbe stato il giorno in cui
avrebbe invitato la compagnia a fare vacanza, portandosi
così avanti nel suo obiettivo. Ce la doveva fare, o tutto
sarebbe stato perduto, e l'occasione sfumata. Le era successo, altre
volte, di aver sbagliato un piccolo dettaglio in un suo progetto, e le
era già successo, molte altre volte, che l'effetto a catena
rovinasse tutti i suoi piani. Per cui, ora, su quella strada oramai
bianca di neve, doveva sbrigarsi a tornare a casa, o non avrebbe potuto
gustarsi la cena, non avrebbe fatto in tempo a fare il suo bagno e
l'effetto domino degli eventi avrebbe rovinato tutto.
«Sei tornata? Oggi che hai fatto?»
l'accolse il padre, caloroso come sempre, che cercava il più
possibile di comprendere la figlia, e non farle sentire la mancanza
della madre. Per lei, lui è sempre stato un grande padre,
che l'aveva sostenuta nei suoi sogni e si adoperava in ogni modo per
farla stare sempre bene.
«Ho camminato.» rispose lei accennando un sorriso.
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