Disclaimer:
il personaggio di Gellert Grindelwald non è di mia
proprietà ma di J.K.Rowling. Nomi, personaggi, luoghi e
avvenimenti sono il frutto della mia immaginazione o usati in modo
fittizio per scopi narrativi.
Buongiorno! In questa calda e afosa
mattinata d'agosto nella Bassa, per sfuggire ai compiti delle vacanze
di fisica che incombono, mi sono finalmente deciso a pubblicare questa
fanfiction a carattere "militare" che "covavo" da un po' di tempo. E'
esclusivamente centrata su Gellert Grindelwald. Siamo nel settembre del
1939, durante la Campagna di Polonia, combattutta tra nazisti,
sovietici e polacchi per il possesso dei territori della Polonia e
della città di Danzica, nonchè causa scatenante
lo scoppio della II Guerra Mondiale. Grindelwald si trova nei sobborghi
di Varsavia alla guida delle Unità Magiche Speciali della
Wehrmacht nel ruolo di Felmaresciallo nonchè Ministro della
Magia del Terzo Reich, dopo anni di collaborazione col regime nazista e
con Hitler stesso. Tutto ciò si inserisce nella trama della
complessa long che sto scrivendo da tempo, incentrata appunto su
Silente e Grindelwald, ed è partita come una sorta di
esercitazione di scrittura per analizzare le battaglie durante,
appunto, l'evento bellico più importante della Storia, prima
del definitivo duello finale. Rileggendola, però, mi sono
accorto che poteva benissimo essere pubblicata, ed eccola qua.
Avviso già da ora che non
inserirò il consueto "Asmodeus' Space" a conclusione della
fanfiction, ma sono comunque presenti le note numerate riguardanti
alcuni termini del testo che sono volutamente scritti in lingua crucca,
ehm, pardon, tedesca per dare un'aria più seria al tutto. A
parte questa introduzione, non aspettatevi qualcosa di allegro.
Dopotutto siamo in guerra (e che guerra!).
A voi la lettura. Have a nice day e ,
se potete, lasciate una recensione.
_Asmodeus_
FELDMARSCHALL
Indestructible
Determination
that is incorruptible
From
the other side, a terror to behold
Annihilation
will be unavoidable
Distruzione.
Ciò
che lo circondava da giorni era pura e semplice distruzione.
Totale.
Ricordava
benissimo il colloquio col Führer, avvenuto già
all’inizio
dell’estate, nel quale erano stati stabiliti i due unici
obiettivi
riguardante l’imminente invasione della Polonia,il Blitzkrieg
¹ di
fine estate: “Erobern und Vernichten” ²,
conquistare e distruggere.
Hitler
lo aveva nominato Feldmarschall
³ proprio in
quell’occasione, rimettendo nelle sue
capacità tattiche e nelle sue “abilità
speciali” la pronta
caduta dell’apparato difensivo polacco e la resa
incondizionata di
Varsavia entro l’inizio di ottobre.
Un
mese di tempo per conquistare un’intera nazione, infliggendo
al
Reich il minor numero di perdite e verificando che i Sovietici
rispettassero gli accordi del Patto Molotov-Ribbentrop, ovvero evitare
che rubassero alla Germania nemmeno il più misero centimetro
di territorio polacco.
Non
un compito così semplice, dopotutto.
In
ciò consisteva la gratitudine del Führer : per
sdebitarsi
dell’importante aiuto ricevuto la notte
dell’incendio del
Reichstag, nel ’33, il giorno in cui la sua ascesa divenne
inarrestabile proprio grazie all’operato delle sue Spezialeinheiten
⁴ ,Hitler
gli aveva conferito il più alto grado militare
nell’esercito e
garantito l’appoggio più totale
affinché il nuovo
“Zaubereiministers des Dritten Reiches”, il
Ministro della Magia
del Terzo Reich, fosse proprio Grindelwald.
In
tal modo era stata forgiata un’alleanza tra Babbani e Mondo
Magico,
proiettata nella futura creazione del “Nuovo Ordine
Mondiale”.
Gratitudine
di tipo inconsueto, eppure s’era rivelata pegno perfetto per
la sua
ambizione personale, ed ora il mondo doveva inginocchiarsi davanti ai
suoi due nuovi padroni.
Il
rumore di un’esplosione molto vicina alla loro posizione lo
ridestò
dall’abisso dei suoi pensieri. Non era quello il momento di
ripensare ai fatti degli ultimi sei anni, ora doveva mettersi
totalmente in gioco se voleva raggiungere i propri obiettivi.
La
determinazione doveva essere la sua unica compagna, e allora avrebbe
trionfato in modo grandioso.
Quando
ci si metteva, nulla poteva arrestarlo.
Gridò
un secco ordine ai suoi sottoposti, la voce resa roca dal freddo
intenso che in quelle settimane sferzava inclemente su Varsavia ad
opera degli incantesimi dei suoi meteomaghi , portando un inverno
precoce sulla città assediata dai Panzer guidati da
Guderian, von
Kleist ed Hoepner ⁵
.
All’istante,
i militari sotto al suo comando iniziarono ad avanzare veloci tra le
vie della periferia sud della capitale polacca, rastrellando gli
edifici semidistrutti dai bombardamenti per spianare la strada a lui
e alla divisione di maghi che lo accompagnava.
Il
loro compito era di accelerare la conquista di Varsavia, per mezzo
della tempestiva eliminazione di gran parte degli ufficiali polacchi
con mezzi magici, e di provocare confusione tra le fila della
resistenza tramite l’uso dei più potenti
incantesimi bellici
ideati durante un’estate di pianificazioni.
Ciò
che amava di più, in quei giorni, era vedere come i suoi
sottoposti
fossero talmente dediti al loro dovere e fedeli al loro comandante da
eseguire ogni singolo ordine con rapidità e
professionalità
disarmante: certo, questo era il dovere di ogni militare che si
rispetti, ma il vedere come alcune semplici parole potessero avere un
tale ascendente sugli altri gli gonfiava il petto
d’onnipotenza.
Lontani
i giorni in cui doveva subire le angherie dei professori e le lotte
fratricide tra studenti a Durmstrang, lontane le settimane di
vagabondaggio in giro per mezz’Europa, lontano il periodo
dolceamaro trascorso in Inghilterra, lontanissimi gli assurdi e vani
progetti di grandezza al fianco di Silente.
La
Germania, il Reich, gli stavano dando tutto ciò che aveva
sempre
desiderato. Potere, gloria, rispetto, sottomissione. La sua dura
lingua madre tagliava come un coltello gli animi, e la Bacchetta di
Sambuco, rubata a Gregorovich tanti anni prima, aveva portato le sue
capacità alle stelle.
E
questo era solo l’inizio.
Il
segnale del via libera era giunto dopo pochi minuti dalla partenza
dei soldati: quel quartiere era deserto e sicuro. Secondo gli
esploratori, un battaglione della resistenza era a meno di un
chilometro di distanza a nord-est.
Diede
ordine ai militari di avanzare verso il nemico e di nascondersi nelle
sue vicinanze, pronti a far fuoco in caso di bisogno. Se i suoi
calcoli erano giusti, avevano un quarto d’ora per prepararsi
all’attacco.
Tornò
all’interno della villa cittadina in cui si erano stabiliti
durante
la notte per predisporre l’attacco all’alba.
All’esterno
continuavano ad udirsi le esplosioni provocate dai bombardamenti
della Luftwaffe sulla città, e sprazzi di luce emessi dalle
bombe
esplose illuminavano la sala centrale mezza diroccata e le sue
ricchezze abbandonate dalla fuga precipitosa dei suoi nobili
proprietari.
I
suoi compagni più fedeli, nonché i maghi
più potenti del Reich, se
ne stavano riuniti in quel salone, in religioso silenzio, ad
attenderlo, ammazzando il tempo chi con l’osservare i dipinti
preziosi sul soffitto illuminati dalla fioca luce delle bacchette,
chi con l’accarezzare i preziosissimi suppellettili
d’oro e gemme
tanto desiderati da alcuni ladri che avevano poi trovato la morte
assalendo stupidamente l’edificio proprio quella notte: li
aveva
accolti un lampo accecante di luce verde, ed ora occupavano ancora il
pavimento al di sotto di una finestra disintegrata coi loro luridi
corpi da straccioni polacchi.
I
militari erano rimasti sorpresi per l’ennesima volta
dall’estrema
potenza che proveniva dai pezzetti di legno di proprietà dei
maghi
oscuri, ma come ogni babbano non avrebbero mai finito di stupirsi di
fronte alla magia.
Prima
di portarsi al centro della sala per consultarsi coi compagni,
Gellert ispezionò nuovamente i cadaveri dei ladri, puntando
stavolta
particolare attenzione alla loro fisionomia: essa corrispondeva
perfettamente al modello del “semita” tanto inviso
dai nazisti, e
soprattutto il grosso naso aquilino li identificava come ebrei certi.
Benché
non volesse immischiarsi in alcun modo nella politica razziale del
Reich, non poté che riconoscere che forse il Führer
aveva ragione
nel considerare tali individui come gretti, meschini e soprattutto
essere inferiori da eliminare, senza tuttavia spiegarsi il
perché di
tale cosa.
Diede
un calcio al volto di uno dei cadaveri, spaccandogli il naso ricurvo
che divideva due occhi azzurro chiari spalancati e privi di vita, e
sputò con rabbia su di esso, prima di voltarsi e raggiungere
gli
altri colmo di disprezzo.
Quel
volto lo aveva rigettato nel passato più fosco dopo
Durmstrang, e
non poteva lasciarsi sottomettere dai ricordi.
La
sua volontà era molto più forte dei suoi stupidi
sentimenti, ciò
gliel’aveva confermato Hitler stesso: quello che voleva, lo
avrebbe
ottenuto di certo.
Per
il Führer, loro due erano molto simili, spinti entrambi dagli
stessi
obiettivi, ed entrambi dotati di volontà di ferro.
Gellert
al contrario quasi odiava Hitler, e di certo durante il loro primo
incontro segreto, nel Quartier Generale della Thule⁶,
era sicuro di aver disprezzato totalmente l’ometto che si
trovava
davanti, pieno di idee folli difficilmente raggiungibili. Eppure col
passare del tempo aveva dovuto riconoscere le capacità del
futuro
Führer, e se appoggiandolo aveva raggiunto il potere,
ciò voleva
dire che non era così folle come gli era parso alla prima
occhiata.
Nonostante tutto, l’odio per quell’uomo non si era
cancellato del
tutto, ma non poteva poi farci più di tanto: era il suo
Führer ora,
non poteva abbandonarlo, doveva la sua facile ascesa a lui, e ne
avrebbe condiviso il destino, nel bene e nel male.
E
per di più, Hitler era stato l’unico a saperlo
aiutare nel suo
processo di eliminazione del passato, nel darsi una ferrea disciplina
mentale e soprattutto emotiva, e questo era forse il vero motivo per
cui non riusciva mai a contraddire il Führer nonostante ne
avesse il
potere.
Dopo
molti anni era stato ciò che s’avvicinava di
più ad un amico per
lui: un’amicizia molto strana e pericolosa, certo, ma chi
riuscirebbe a demonizzare colui che t’ha estratto
dall’abisso?
Come
non appoggiare chi gli aveva fatto superare gli orribili eventi di
Godric’s Hollow, chi gli aveva insegnato ad odiare Albus
Silente e
tutto ciò che aveva provato per lui?
In
definitiva, “Ein Volk, ein Reich, ein Führer
⁷”
e disprezzo assoluto per chi, come quel cadavere polacco col naso
fratturato, era troppo simile a Silente.
*
Gellert
e i suoi dodici compagni avanzavano sicuri al centro
dell’ampio
viale nel sud di Varsavia, a meno di duecento metri dai soldati della
resistenza asserragliati dietro a barricate improvvisate.
Dodici
figure totalmente vestite di nero e i volti coperti da maschere
d’argento, guidate dal loro capo in tenuto da Felmarschall
del
Reich che osservava con occhi gelidi la massa di sorci che bloccava
il suo passaggio.
Nei
palazzi dietro di loro, un intero battaglione tedesco era nascosto e
puntava le proprie armi sullo stuolo di soldati davanti al proprio
comandante, pronto ad aprire il fuoco al segnale stabilito ed
incredulo nel vedere la propria guida che decideva di parlamentare
col nemico senza alcuna protezione. Se il Feldmarschall Grindelwald
fosse morto, ne avrebbero tutti pagato con la vita, e il fatto che si
esponesse in tal modo aumentava in modo esponenziale le
probabilità
per il battaglione di finire davanti al plotone d’esecuzione.
Ma
gli ordini erano stati chiari, e bisognava obbedire.
Gellert
si fermò ad appena una cinquantina di metri dalle barricate,
senza
essere tuttavia attaccato dai polacchi, i dodici compagni a pochi
metri dietro di lui.
Si
schiarì la voce e poi attaccò il proprio
discorso, in tedesco, le
parole che rimbombavano per l’eco nella prima mattina lungo
tutto
il viale, avvolgendo ogni cosa come un’immensa coperta sonora
e
ferendo le orecchie degli ascoltatori.
<<
Polacchi! È il Feldmaresciallo Grindelwald che parla!
Deponete
immediatamente le armi e consegnatevi al nostro battaglione, oppure
affronterete un’inevitabile sconfitta!>>, si
sentì quasi
ululare nel buio assoluto che precede l’alba, anche i
bombardamenti
cessati come in ascolto del proclama di un folle solitario di fronte
ad una torma di militari.
Per
diversi minuti l’unico suono udibile lungo al viale fu il
parlottare sommesso dei soldati polacchi che gettavano occhiate
indagatrici e minacciose verso lo strano gruppetto che occupava
proprio il centro della strada. Il fatto che solamente in tredici si
schierassero ad affrontare più di cento militari armati fino
ai
denti e fin troppo motivati non poteva essere altro che una trappola,
e questo era il motivo di tutto quel parlottio. Forse volevano
parlamentare, mentre Grindelwald spostava gli occhi su ogni viso che
sporgeva dalle barricate, stringendo con forza nella destra il
preziosissimo bastone da feldmaresciallo, donatogli da Hitler in
persona e contenente all’interno una bacchetta da battaglia.
Quella
di Sambuco era pronta per ogni evenienza, nascosta in una tasca
interna della divisa facilmente raggiungibile con un lesto movimento.
Le
vere intenzioni dei polacchi in ogni caso non si sarebbero sapute
mai. Dall’ala sinistra dello schieramento, un mitragliere
solitario
appostato sul tetto di un palazzo aprì il fuoco su Gellert e
compagni, esaurendo un intero caricatore e sollevando una coltre di
polvere molto densa che impedì per alcuni secondi dopo la
scarica di
vedere i resti dei tredici temerari.
Un
silenzio irreale era nuovamente calato sulla strada al tacere del
mitragliatore, e poco prima che la polvere svanisse del tutto, un
grido pieno di rabbia partì dal centro della nube grigiastra
e un
raggio di luce verde di immensa potenza e dimensione raggiunse il
mitragliere, facendo esplodere ogni cosa nel raggio di cinque metri
dall’impatto e provocando il crollo del palazzo, che
iniziò a
contorcersi su se stesso per rovinare sulla strada sottostante.
I
soldati che occupavano quella posizione finirono in gran parte
schiacciati dai detriti dell’edificio, ma il loro compagni in
strada e sui palazzi adiacenti aprirono il fuoco sui dodici uomini
che erano miracolosamente ancora in piedi al centro del viale e che
avevano alzato simultaneamente lunghi bastoncini di legno, mentre il
feldmaresciallo brandiva deciso il proprio bastone puntandolo verso
il centro dello schieramento.
I
proiettili invasero il viale, mentre dai palazzi occupati dai
tedeschi giungeva la risposta al fuoco nemico tramite la chirurgica
opera dei cecchini, e un grande fiume di fuoco partiva dal centro
della strada, nascendo da una bolla incantata contro cui i proiettili
polacchi si dissolvevano e diretto a portare la vendetta tedesca
verso ogni singolo nemico davanti a sé.
NOTE:
¹
Guerra-Lampo
² [propriamente:]
“Conquistare ed Annichilire” (= Ridurre qualcosa
in nulla, Distruggere qualcosa in modo assoluto)
³ Feldmaresciallo,
grado più alto conferibile, solo in tempo di
guerra, nell’esercito del Terzo Reich ed, attualmente, del
Regno
Unito, garantiva diversi privilegi, tra cui una scorta di protezione
costante. Nell’esercito del Terzo Reich, solamente Hermann
Göring
ottenne un grado più elevato, Reichsmarschall (Maresciallo
del
Reich), creato appositamente da Hitler per metterne in evidenza
l’importanza all’interno della gerarchia nazista.
[Da
“Wikipedia”]
⁴
“Unità
Speciali”
⁵ Generali
a capo delle unità corazzate durante la Campagna di Polonia.
⁶ La
“Società Thule” (in tedesco:
Thule-Gesellschaft) fu una società
segreta di carattere Nazionalista e costituì il nucleo
originale del
Partito Nazista. [ da “Wikipedia” ]
⁷
“Un
Popolo, un Impero, una Guida”, motto del Terzo Reich
Canzone
introduttiva: “Indestructible” dei Disturbed.
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