Wedding

di Moriartied
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Nata di getto, dopo la dichiarazione di Moffat sulle tre parole. Quelle tre maledettissime parole! Perchè mi fai questo, Moffat, perchè!? *piange correndo via*



Lo guarda da lontano, Sherlock. Nascosto tra le fronde degli alberi. Nessuno può vederlo, è come un’ombra, una semplice ombra che si staglia dietro i tronchi.

Lo guarda da lontano, il suo John, il suo caro, vecchio John. Non è cambiato, lui, se non per qualche ruga attorno ad occhi e bocca. Per il resto è sempre lo stesso. Sorride. Sorride anche Sherlock, ma il suo cuore piange.

E dopo aver sorriso piange anche lui, silenziosamente. Sono solo piccole lacrime che appannano per un attimo gli occhi azzurri del detective. Non si preoccupa di asciugarle, non gli importa. E’ inutile, è noioso, e sa che anche dopo averle asciugate, quelle sarebbero tornate nuovamente.

E continua a guardare da lontano. Osserva quella piccola chiesa, vecchia, grigia, spenta. E si odono le campane e le grida gioiose della gente, mentre John sta lì, in piedi, ed al suo fianco c’è una donna. Non è brutta, non è bella, è nella norma. Sherlock non sa dirlo con precisione. Non se ne intende di donne. Per lui sono tutte uguali tranne una.

“Mary” sente dire. Sarà il suo nome. Sherlock la osserva meglio. Bionda, occhi verdi, pallida. Non è il tipo adatto a John. Nessuno è il tipo adatto a lui. Sherlock è ciò di cui John ha bisogno. Non una scialba ragazzetta, comune, uguale a tante altre.

Ma Sherlock lo sa. Sa che non si merita l’affetto di John , tanto meno il suo amore. L’ha abbandonato, per tre anni. E’ normale, è alquanto ovvio. John si è rifatto una vita, come meritava. Sherlock lo guarda un’ultima volta. Stavolta si decise ad asciugare quelle ultime lacrime che scorrono giù per i suoi zigomi.

“Sii felice John.” Mormora, e se ne va, così com’è venuto, come un’ombra. Nell’oscurità.




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