Il
volo della civetta bianca
I
ringraziamenti sono scritti alla fine
dell’epilogo. Leggeteli.
Capitolo 9
Una scoperta inaspettata.
Alex era seduto sul suo motorino. In
silenzio stava
aspettando che Veronica uscisse dalla scuola in cui lavorava.
Dopo quelle che gli parvero ore
finalmente la vide. Aveva
visto una sua foto sul sito della sua scuola.
Si avvicinò a lei.
<< Salve! >> disse con un
piccolo sorriso << Lei è la Dottoressa
Baraldi? >>
Veronica guardò il ragazzo
dall’alto in basso << Sì,
sono io. E tu chi sei? >>
<< Sono un amico di sua
figlia. E’ proprio di lei che
dovrei parlarle >>
<< Vieni, sediamoci
>> disse lei indicando una
panchina.
Alex obbedì
<< E’
successo qualcosa? >> chiese Veronica
preoccupata
Il ragazzo scosse la testa
<< No. Non è successo nulla
di grave. Solo che Rachele ha dimenticato alcune cose… e mi
sto un po’
preoccupando >>
<< Che genere di cose?
>>
<< Per esempio ha
dimenticato di aver preso un brutto
voto .>> Alex decise di non dire altro. Rachele aveva
anche dimenticato
cosa aveva fatto Massimo, però gli sembrava un po’
stupido raccontare tutta la
faccenda ad una quasi sconosciuta.
<< Oddio
>> esclamò Veronica mettendosi una mano
sulla fronte. << Hai fatto bene a preoccuparti. Non
è la prima volta che
succede >>
<< In che senso?
>> chiese Alex confuso
<< Rachele ha una
piccola malattia celebrale dovuta a
un trauma. Nel suo caso è stato la morte del padre
>> Veronica si
meravigliò di se stessa per la naturalezza con cui diceva
quelle parole.
<< Che malattia
è? >>chiese Alex
Veronica guardò il ragazzo
negli occhi << Non è
proprio un malattia. E’ piuttosto una sua caratteristica.
Ogni volta che le
succede qualcosa di brutto lei lo dimentica volutamente >>
<< Credo di non aver
capito >>
<< Quando aveva sei
anni suo padre morì sul lavoro.
Per lei fu un brutto colpo, ma il peggio venne dopo il funerale.
>>
Veronica singhiozzò. Non aveva la forza di continuare.
<< Cosa successe dopo
il funerale? >>
<< Venne nella mia
stanza e mi chiese dov’era suo padre.
Immaginavo che fosse solo una piccola domanda sul Paradiso, ma non lo
era.
Rachele aveva completamente dimenticato la morte del padre.
>>
<< Ne aveva cancellato
il ricordo >> pensò Alex
ad alta voce << E dopo cosa successe? >>
Veronica sembrò calmarsi
<< La feci ricoverare in una
clinica psichiatrica. Lì i medici la curarono benissimo. Non
dimenticava niente
da anni. Pensavo che la morte della sua migliore amica fosse la prova
che fosse
completamente guarita. Hanno avuto i loro litigi quelle due, ma in
fondo si
amavano molto >>
Alex si alzò di scatto
<< Grazie di aver risposto alle
mie domande, ma adesso devo assolutamente andarmene >>
disse velocemente
mentre si metteva il casco.
Raggiunse di corsa la sua scuola e
inviò un messaggio.
“Dobbiamo parlare. Sono a
scuola”
La risposta arrivò subito
“Infatti. Sto
arrivando”
***
Alex si trovava nella palestra della
scuola
Stava per mandare un messaggio a
Rachele per dirle dov’era,
ma non fece in tempo a prendere il telefono che lei era già
vicino alla porta principale.
<< E
così… hai parlato con mia madre >>
disse
Rachele mentre avanzava verso di lui.
<< Sì.
E’ di questo che dovevo parlarti >>
<< Lo so.
>> Fece lei fermandosi << A
quanto pare “qualcuno” non si è fatto
gli affari suoi e ha voluto indagare sulla
vita di “qualcun altro” >>
<< Rachele…
>>
Lei lo interruppe <<
Non ti preoccupare. Non sono
affatto arrabbiata con te. Solo un po’ delusa >>
<< Smettila di parlare
a vanvera! Forse hai
dimenticato qualcosa del giorno in cui Daria è morta. E devi
dirmelo, perché
anche il più piccolo ricordo potrebbe essere utile per
trovare chi l’hai uccisa
>>
Rachele scosse la testa con uno
malizioso sorriso sulla
bocca << Non hai bisogno di cercare
l’assassino… >>
Alex
sbarrò gli occhi
<<
…perché ce l’hai davanti
>>
Il ragazzo indietreggiò,
con il cuore che poteva uscire dal
petto talmente che batteva forte.
<<
Che cosa? >>
La ragazza fece una risatina sciocca
<< Proprio così
Alex. Sai l’avevo dimenticato >> rise di nuovo
<< Ma me lo sono
ricordato quando mia madre mi ha detto che ti aveva incontrato
>>
Alex salì
d’istinto in cima agli spalti. Sentiva le lacrime
rigargli il volto e le risatine di Rachele uccidergli il cuore, ma
continuava a
salire.
<< E’ inutile
che scappi dalla verità >>
cantilenò la ragazza.
<< Perché
l’hai fatto?! >> gridò lui una volta
arrivato in cima.
Rachele iniziò lentamente
a salire mentre rispondeva alla
domanda << Io e Daria ci
siamo
conosciute quando avevo circa otto anni. Subito dopo esser stata
TORTURATA in
quella clinica psichiatrica. Ero piccola avevo solo bisogno di
un’amica >>
la ragazza rise ancora << Poi è venuto
Massimo. Ho cercato di odiarlo con
tutto il cuore >> Si mise le mani sul petto
<< Dico sul serio. Ci
ho provato. >>
Rachele guardò il vuoto
<< Ma quando Daria mi ha parlato
di te ho perso la testa. Era solo un’ingrata che non sapeva
apprezzare appieno
ciò che aveva >> Poi guardò ancora
il ragazzo << E l’ho uccisa >>
Alex vide davanti agli occhi tutti i
momenti che aveva
trascorso con il suo amore in un solo istante. Il primo incontro, il
primo
bacio, il primo “Ti amo”, il primo
pianto…
Si rese conto che non avrebbe avuto
altri. Per un mese
intero aveva odiato la persona che aveva ucciso Daria, ma non aveva
idea di chi
potesse essere il destinatario di tutto quell’odio.
Adesso ce l’aveva davanti.
La rabbia iniziò a
ribollirgli e alla fine non riuscì a
trattenersi dal dirle la verità.
<< Hai ucciso
l’AMORE-DELLA-MIA-VITA! >> Gridò
<< E te ne sei pure dimenticata. Mi hai strappato dalle
mani la
possibilità di essere felice. NO!. Anzi: l’hai
tolta a entrambi! >>
Rachele
non si
scompose.
<< Perché
credevi che volesse suicidarsi? Anche lei in
fondo lo sapeva che la ragione principale eri solo TU! >>
Rachele roteò gli occhi
<< Calmati >> prese un
grande oggetto dalla tasca << Sto per condurti da lei
>>
Era una pistola.
Alex indietreggiò
<< Cosa pensi di ricavarne
uccidendomi? Avrai solo un altro peso sulla coscienza >>
disse con calma
nonostante il suo corpo fosse un unico tremolio.
<< Non sarà
un peso sulla coscienza per me. Cancellerò
la tua morte dalla mia mente proprio come ho fatto con quella di Daria.
Dopo
tutti questi anni pensavo di essermi dimenticata come si faceva e
invece ci
sono riuscita brillantemente >> Fece lei concludendo con
un ampio
sorriso.
Rachele gli puntò la
pistola sul petto << Siediti >>
Disse indicando la finestra
Alex obbedì, la ragazza ci
sedette a pochi centimetri di
distanza da lui.
<< Dammi la pistola.
>>
<< No. Era di mio
padre, faceva il poliziotto >>
Le lacrime rigavano il viso di lui
<< Tu hai perso un
padre. E per questo vuoi che i miei padri perdano un figlio?Non mi
sembra molto
giusto Rachele >>
La ragazza lo guardò
dritto negli occhi.
<< E se un giorno la
polizia scoprisse che sei stata
tu a uccidere me e Daria? Cosa pensi che succederebbe a tua madre?
>>
<< Se non ti uccido
andrai dalla polizia e racconterai
tutto >> Aveva iniziato a piangere << Non
ho scelta >>
<< Ce l’hai
una scelta, Rachele. Puoi scegliere se
andare in un carcere minorile a scontare le tue colpe, oppure puoi
scegliere di
vivere una vita nella più estrema falsità. Con
addosso alla coscienza l’aver
ucciso due persone. La tua migliore amica… e il ragazzo che
l’amava >>
Rachele sospirò e poi
guardò Alex negli occhi.
Buttò giù la
pistola.
Ma non sentì mai il suono
del suo atterraggio.
Perché non appena ebbe la
mano libera prese il braccio di
Alex e lo attirò con sé fuori dalla finestra.
L’orrore negli occhi del
ragazzo furono l’ultima cosa che
vide.
Poi buio.
Ho diviso
l’ultimo capitolo in
due parti. Mi raccomando di leggere il 10 e l’Epilogo! ;)
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