Innuendo.
Tutto quello gli sarebbe costato anni di costose
terapie, lo sapeva. Ormai viveva nella paura. Si massaggiò
le tempie cercando una risposta a tutto quello che stava accadendo.
Aveva bevuto troppi caffè, decisamente, ma Derek aveva
chiesto a Scott di ideare qualcosa per sopravvivere al branco di Alpha,
ben sapendo che Scott avrebbe chiesto aiuto al suo migliore amico. Suo
padre non era ancora tornato dal lavoro e lui poteva spargere carte e
libri ovunque alla ricerca di quel qualcosa che, evidentemente, mancava
al branco. Sbadigliò, esausto. Pregava che Derek arrivasse
il prima possibile. Se avesse bevuto un altro caffè nessuno
gli avrebbe risparmiato una corsa in ospedale su di un'ambulanza.
Disteso sul letto, con le gambe a penzoloni, tentava di leggere parti
interessanti e auspicabilmente utili. Non si era nemmeno accorto di
aver preso sonno. A ridestarlo fu un rumore di passi sui fogli sparsi a
terra. Nell'ultimo periodo si era accorto di avere il sonno
più leggero. Era sempre all'erta, teso alla ricerca di un
minimo segno di pericolo. Non aprì subito gli occhi, temendo
che fosse il padre. A rassicurarlo, paradossalmente, fu il monito che
arrivò alle sue orecchie come un rimprovero esasperato
«Stiles, riuscirei a capire che stai fingendo anche senza
sentire il tuo cuore balzare fuori dalla cassa toracica». La
voce di Derek era sempre qualcosa di particolare, bassa e sicura,
riusciva a fargli accapponare la pelle. Una mano del lupo
entrò nel suo campo visivo, togliendogli il libro dal naso
«Dovresti dormire, ogni tanto Stilinski. Eppure non mi
sembrava che la tua vita privata fosse così
movimentata». Il ghigno che gli si dipinse nel volto era
qualcosa che nemmeno l'ipnosi avrebbe potuto cancellare dalla sua
mente, non riusciva nemmeno a riporlo in un angolo remoto della
memoria. Tutte le volte che chiudeva gli occhi, sperando di vedere i
capelli biondo rame di Lydia, si trovava davanti a quel sorriso
ambiguo, agli occhi paradossalmente espressivi e al volto spigoloso.
Era anche per quello che la sua dose di caffeina era lievitata in
maniera esponenziale. Spesso era arrivato a ricordare sprazzi di eventi
passati in cui si erano scambiati battute caustiche o si erano salvati
la vita a vicenda, precisando quanto poco si fidassero l'uno
dell'altro. Derek lo scrutò «Forse dovremmo
allentare la presa su di te. Tutte queste informazioni non ti
entreranno nella testa in una sera». Stiles sbuffò
«Non proccupartene ora che il danno è fatto, non
serve». L'altro parve sorpreso e, innaspettatamente, rispose
alla provocazione «Il danno esisteva da prima che Scott
venisse morso» disse, posando gli occhi sul libro che stava
leggendo prima di addormentarsi «Però hai fatto
centro, bravo bambino». Stiles saltò su
«Hey, io non sono... non sono un bambino» disse
puntandogli un dito contro. Quando si accorse dello sguardo interdetto
di Derek sul suo indice lo ritirò, come scottato. Non
riusciva a capire perché fra loro finisse sempre
così «Non è giusto, non è
assolutamente giusto, sai? Insomma tu imbastisci quello sguardo
contrariato e io... Sì, proprio quello! E io devo rispondere
come un cane che obbedisce a muti ordini... Bé, sai che ti
dico?» Derek alzò un sopracciglio «Credo
che mi metterò a leggere tutte queste scartoffie»
si ritirò, all'ultimo. Proprio non riusciva a contraddirlo e
il lupo lo sapeva. Derek ridacchiò e Stiles sputò
un «Accidenti!» a denti stretti, cosa che
innescò una risata che lo sorprese. Alzò lo
sguardo, gli occhi sgranati, il respiro assente e la bocca schiusa.
Essere deriso lo infastidiva parecchio, ma non riusciva a staccare lo
sguardo dal volto di Derek, illuminato da una fila di denti
bianchissimi, meno appuntiti del solito, aperti in una risata
insolitamente sincera. Doveva piacergli proprio metterlo a disagio. Di
sicuro gli riusciva bene, anche in quel momento. Insomma, spesso i suoi
modi di fare lo rendevano ridicolo, ma Stiles era piuttosto
autoironico. La cosa che non sopportava era apparire goffo davanti a un
lupo mannaro e, nello specifico, davanti a quel licantropo. Derek,
però, pareva divertirsi. Adorava metterlo in imbarazzo,
farlo arrabbiare, balbettare. Il battito accellerato di Stiles era
musica per le sue orecchie. Sentiva la sua rabbia, la frustrazione. Lo
sentiva tremare, frenandosi dal dirgli quello che pensava. In quel
momento la testa del ragazzo era ripiombata nel letto, in
attesa. Derek, seduto sulla sedia girevole vicino alla scrivania,
continuava ad osservarlo con fare indagatore. Aveva ancora le scarpe, i
jeans gli si erano assestati sulle ossa del bacino stretto, nascondendo
solo in parte la linea dell'addome che proseguiva sotto il tessuto. La
pancia era parzialmente scoperta lasciando intuire la muscolatura
appena accennata, ma non assente. Le braccia erano abbandonate a croce
sul copriletto blu come la notte. Gli occhi nocciola di Stiles erano
nascosti dietro le ciglia e Derek poteva solo tentare di intuire a cosa
stesse pensando. In fondo, lui mica leggeva nel pensiero. Si
alzò, prestando attenzione a non pestare nulla. Chiuse la
porta della camera a chiave e riuscì a percepire il sussulto
spaventato di Stiles, ma non disse nulla per giustificare quell'azione.
Si avvicinò al letto lentamente «Tra quanto torna
lo sceriffo?» Domandò a bassa voce, il giovane
Stilinski deglutì e il lupo dovette reprimere un sorriso
«Un paio d'ore, in teoria». Le labbra di Derek si
piegarono all'insù in maniera quasi impercettibile e lo
sguardo che gli rivolse fu davvero inquietante
«Bene» asserì «Allora abbiamo
un paio d'ore per quello che avevo in mente di fare con te».
Stiles era sicuro di aver sentito male, se fosse stato in piedi sarebbe
caduto sicuramente. Essendo steso le possibilità di
accasciarsi al suolo erano davvero inesistenti. Fu la sua voce a
tradire una certa agitazione «Ah, davvero?» disse
con voce strozzata e più acuta del normale. L'altro
annuì «Già» poteva sentire il
cuore di Stiles salirgli in gola. Le pupille si erano dilatate, Derek
lo aveva notato dopo aver sentito il battito accelere ulteriormente,
ormai riusciva a percepire anche lo scorrere del sangue nei vasi
sanguigni. Stiles stava sudando e fu allora che Derek riprese a parlare
«Sì, credo che ti aiuterò a cercare
qualcosa di utile in mezzo a tutto questo macello di
informazioni». Lo sguardo attonito del ragazzo gli
procurò una leggerissima esaltazione. Si stava divertendo a
terrorizzarlo «Non avrai mica pensato che avrei cercato di
azzannarti, vero Stiles?» Riprese divertito. L'altro ci mise
un secondo a rispondere «No, certo che no!» Stava
mentendo. Derek avvertiva ancora il battito che infuriava nel petto del
ragazzo che non si era ancora alzato dal letto e che adesso fissava il
soffitto in silenzio. Quella sì che era una stranezza anche
per Stiles, anzi, soprattutto per lui. Il lupo lo sentì
respirare pesantemente, forse per riportare i valori di adrenalina a un
livello normale. Si avvicinò per controllare che fosse in
grado di alzarsi da solo. Una volta giunto al bordo del letto
notò che Stiles aveva innconsapevolmente separato le gambe
per non cozzare contro le sue gambe. Derek s'incurvò verso
il basso, incuriosito «Riesci a muoverti?» L'altro
annuì appena, guardando da un altra parte, senza spostare un
muscolo. Il lupo notò il sangue affluire alle guance, la
bocca semiaperta, ma quello succedeva spesso. Derek lo osservava spesso
umettarsi le labbra con la lingua. Non riusciva a comprendere
perché Stiles non lo guardasse. Nemmeno lui si rendeva conto
di cosa stesse accadendo e quella mancanza di controllo stava
rischiando di fargli saltare i nervi. Sapeva di dover trattare bene
Stiles per continuare ad avere Scott dalla sua parte. Nonostante fosse
consapevole di ciò, non riusciva mai a frenarsi quando era
solo con lui. Sentire le reazioni del corpo di Stiles all'adrenalina
sprigionata durante le situazioni di stress e paura, lo riempivano di
un senso di profonda soddisfazione. A volte l'istinto gli suggeriva di
assaggiare direttamente quel sapore, ma poi lui si ripeteva di non
poter osare troppo. Stiles non era fisicamente in grado di sopportare
certi livelli di paura. Il cuore del ragazzo stava rallentando
lentamente, ma i battiti non si erano ancora regolarizzati. Si
abbassò ulteriormente, tentando di capire cosa stesse
succedendo a Stiles. In quel momento il ragazzo voltò lo
sguardo e sobbalzando gli fece perdere l'equilibrio. Derek gli
rovinò addosso e ci mise un secondo di troppo a capire
cos'era accaduto. A volte gli succedeva quando era con Stilinski. Fu a
quel punto che percepì distintamente il cuore di Stiles
accellerare bruscamente, il suo odore farsi più intenso e
non solo. A quel punto il ragazzo aprì bocca
«Derek, mi sei leggermente addosso» gli fece
notare, mentre l'imbarazzo cresceva. Il lupo alzò lo sguardo
«Ah, davvero? Deve essermi sfuggito. Ti assicuro che altri
dettagli, invece, mi sono perfettamente chiari». Teneva lo
sguardo puntato sui suoi occhi, ma non sembrava poi così
contrariato. Stiles divenne paonazzo. Imbastì quel sorriso
colpevole che sfoggiava troppo spesso, secondo Derek «Allora,
vuoi spiegarmi?» Gli stava davvero dando un
opportunità per tirarsi fuori da quel pasticcio. Stiles
tacque, prese fiato «Non so cosa dovrei spiegarti. Ho
un'erezione, mi sembrava che questo ti fosse perfettamente chiaro, o
non ne hai mai avuta una? Sai succede quando sei eccitato e comporta un
grande afflusso di sangue...» S'interruppe, zittito dallo
sguardo di ammonimento che gli stava rivolgendo il licantropo. Si stava
mettendo nei guai, ma nascondere l'evidenza sarebbe stato stupido e
piuttosto inutile. Derek si avvicinò al suo volto,
scrutandolo «Fammi capire, tutto il tempo a sbatterti al muro
e tu non ti sei mai davvero spaventato?» L'altro lo
fissò «Certo che mi sono spaventato, tra le altre
cose. Non mi sono mai preoccupato di finire davvero fatto a pezzi dai
tuoi denti, non ti sei mai trasformato per intimidirmi. Ti controllavi
piuttosto bene, nonostante l'agressività»
L'espressione di Derek non prometteva nulla di buono «Mi
controllavo bene? Lo sai cosa vuol dire ascoltarti parlare tutto il
tempo e non desiderare altro che tapparti quella bocca? Sai cosa vuole
dire allontanarmi sempre prima di fare qualche cavolata? O stare con te
in macchina a guardarti parlare al telefono, leccandoti le labbra
innocentemente? Sai cosa riesci a far scattare nel mio cervello ogni
volta che mi rispondi a tono? Riesci a farmi ridere Stiles, a farmi
sorridere quando ti ritiri, spaventato dalle mie reazioni».
Il giovane non rispose, in compenso deglutì sonoramente
«Nonostante mi ostini a dire e pensare di farlo per tenere
buono Scott, non riesco a non riconoscere le tue trovate geniali, a
volte un po' banali, ma efficaci e per questo finisco sempre per
chiederti aiuto». Stiles non riusciva a capire
«Anche io ti chiedo sempre aiuto, quando ne ho
bisogno». Derek sospirò «Io non mi fido
delle persone, Stilinski.» Stiles sorrise
«Perché mi dici tutto questo, Derek?»
L'altro lo fulminò con lo sguardo, non disse nulla, ma si
abbassò ulteriormente. S'impose di non lasciarsi andare
ulteriormente, ma Stiles si strusciò contro di lui e il suo
autocontrollo vacillò pesantemente. La mano di Derek
accarezzò la pelle calda del ragazzo, sollevandogli
ulteriormente la maglietta. La sua bocca cercò il collo del
giovane, mentre l'altro era impegnato a cercare di torgliergli la
t-shirt. Il petto e l'addome di Stiles non mettevano troppi in evidenza
i muscoli, ma il corpo era ben delineato. Quando alzò lo
sguardo sugli occhi nocciola del ragazzo vi trovò desiderio
e anche una certa determinazione. Stiles si leccò le labbra
e gli occhi di Derek lampeggiarono. Non gli diede nemmeno il tempo di
reagire e annullò qualsiasi distanza tra loro. Le loro
labbra si cercarono, fameliche. Le mani passavano ovunque. Derek
rotolò di fianco per invertire le posizioni. Stiles si
sedette sulle sue gambe, confuso. L'altro alzò lo sguardo
«Stiles...» gli occhi verdi trasudavano bisogno di
quel contatto che era stato interrotto e il ragazzo non
aspettò un secondo di più. Tentò ti
abbassargli la cerniera dei pantaloni scuri, non senza qualche
problema. Derek non riuscì a trattenere una mezza risata. Si
mise a sedere, accarezzando la schiena di Stiles, lasciando baci umidi
e chiazze violacee sulla pelle, assaporando la reazione del ragazzo che
aveva iniziato a muoversi sopra di lui, procurandogli scariche di
piacere intrappolato nei jeans. Gemettero, frustrati. Per Derek,
spogliarlo fu più semplice e veloce. Anche le sue pulsazioni
si erano velocizzate. Riusciva a cogliere i dettagli, ma la visione
d'insieme gli fu negata finché non fece violenza su se
stesso per allontanarsi quel tanto che bastava. Non sarebbe stato
dolce, ma Stiles lo sapeva.
Il mattino dopo la luce filtrò dalle tende. Stiles si mosse
tra le coperte. Qualcuno bussò alla porta. Era suo padre che
lo avvertiva che stava andando al lavoro e che quindi era ora di
alzarsi anche per lui. Il ragazzo avrebbe voluto sprofondare nel letto
dopo l'ennesimo sogno su Derek. Si schiacciò il cuscino
sulla faccia «Non sapevo bastasse così poco per
farti decidere di mettere fine alla tua vita, Stiles». Il
ragazzo sobbalzò, scattando a sedere, gli occhi nocciola
erano sgranati e la bocca era sempiaperta. Derek pensò che
alcune cose non cambiano mai, per fortuna «Ora, se hai finito
di fare la radiografia a ciò che hai già visto,
vestiti che ti do uno strappo a scuola. E' tardi.» Stiles
rotolò giù dalle coperte, cadendo a terra. Poi
scappò in bagno di corsa, sperando, inutilmente, che Derek
non si fosse accorto della sua eccitazione «Non abbiamo tempo
per i tuoi ormoni, Stilinski. Se fai presto nel pomeriggio
passarò ad aiutarti con il macello di fogli che
c'è in questa camera». Pochi secondi dopo Stiles
era pronto, lo zaino in spalla e un espressione febbrile. Derek lo
guardò esasperato. Il suo volto non era cambiato, i suoi
modi non si erano addolciti e i suoi occhi ancora lo minacciavano e lo
spogliavano simultaneamente. I suoi lineamenti erano ancora spigolosi e
la sua espressione dura. Anche Stiles non presentava segni di
cambiamento, gli occhi luminosi avevano ancora quella tristezza
irrisolta, si agitava ancora per nulla e metteva ancora fuori la lingua
per inumidirsi le labbra. Derek non riuscì a resistere
oltre, lo schiacciò alla parete e lo baciò con
foga. Si staccò altrettanto velocemente, imprecando sotto
voce «E' tardi, fuori, veloce». Scandì e
Stiles non se lo fece ripetere due volte, schizzò fuori
dalla stanza rischiando di inciampare un paio di volte.
Quando Scott lo vide scendere dalla macchina di Derek lo
guardò stupito. Stiles gli rifilò un sorriso dei
suoi. Derek lanciò un occhiata a entrambi e poi, senza dire
una parola, rimise in moto e se ne andò. Scott osservò
la macchina sparire dalla loro vista, poi si girò verso
Stiles «Che ti ha fatto?» L'altro rise
«Sei davvero sicuro di volerlo sapere, Scott?»
* *
*
Altro delirio notturno, questa cosa mi sta sfuggendo di mano. In ogni
caso, spero vi piaccia! Tanti auguri a Dylan O'Brien che oggi compie
gli anni xD Prossimamente (vale a dire nelle prossime ore/entro dopo
domani) arriverà un altra Sterek. Intanto vi invito a
leggere le altre due Sterek che ho postato: Animal I Have Become e
Untitled. Sempre che non le abbiate già lette! A presto,
R&R!
P.S. Se volete seguirmi su Facebook « Tyger! Tyger! Burning Bright
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