A Stargirl In A Norwegian Wood

di Eko1
(/viewuser.php?uid=195279)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Giorno 94

Cerco le chiavi di casa nelle tasche, ed infilo quella grossa e grigia nella serratura del portone. Apro la porta, che sbatte contro qualcosa.

“Ahia!” Paola si sposta, massaggiandosi la spalla. Spalanca gli occhi, sorpresa nel vedermi “Ehi..ciao Matteo..” mi dice. mia sorella le si avvicina, prendendole la mano. Lo so che è roba tua, l'ho sempre saputo. Non c'è nessuno in questa stanza che non lo sappia. Persino i cani lo sanno. Lei ha cappello e cappotto addosso, stava per uscire quando sono entrato io. Chissà se si ricorda di me. Di quello che abbiamo fatto in due mesi. Solo due mesi.

“Ciao..come stai?” le rispondo con un sorriso, il più sincero possibile. Annuisce e mi sorride a sua volta, come a dire che adesso va tutto bene. Già, adesso va tutto bene. Adesso che c'è lei di nuovo.

“Bene bene..tu?”

Le rispondo uno sbrigativo bene, non ho voglia di parlarle, non quando c'è anche mia sorella. La saluto e vado nella mia camera. Adesso oltre a Bob Dylan ci sono anche i Beatles, che camminano sulle strisce di Abbey Road. Prendo la chitarra, ma Alessandra apre la porta proprio mentre sono intento a suonare Norwegian Wood. Mi fermo e la guardo, senza parlare.

“Non ti da fastidio che la tua ragazza sia andata a letto con tuo fratello?” Le chiedo, incattivito. Lei ridacchia, divertita. Si siede sul letto e comincia a dondolarsi, come una bambina.

“E a te non da fastidio che la ragazza che ti piace stia con tua sorella?” scoppia a ridere, di gusto.

“Hai un orribile senso dell'umorismo. Che stronza.”

“Senti. Nemmeno io do al sesso il significato che gli dai tu. Lei da questo punto di vista lei è come me. E' successo, basta. Non eravamo più insieme quando l'ha fatto con te, non ho niente da rimproverarle. Se è per questo, posso solo ringraziarla. Da quello che ho capito, ti ha fatto felice. Ecco di cosa avevi bisogno, tu. Di un po' di Paola. Non ce ne sono tante, ma ci sono. E io” conclude, alzandosi dal letto “ io la mia ora me la tengo stretta.”

Non fa rumore mentre esce dalla stanza, mentre mi lascia da solo a pensare. Mi alzo anche io e spengo la luce. Mi distendo sul letto, mi viene voglia di leggere. Non il Piccolo Principe, e nemmeno Norwegian Wood. Domani vado a comprarmi Stargirl.

 

Giorno 100

Seduto al solito tavolo del centro universitario, ho abbandonato il libro di ingegneria per dedicarmi a Stargirl. Susan Julia Caraway, per la precisione. Ma lei si fa chiamare Stargirl, perchè Susan le sta troppo stretto. Dopo essersi fatta chiamare anche Topoletta. Mi mancano poche pagine e l'avrò finito, ma non voglio che finisca. E' come se in quel libro ci fosse un pezzo di lei, un pezzo di lei che non voglio far andare via. Come un puzzle, comincerò a mettere a posto i pezzi, e riuscirò finalmente a capirla.

“S...scusami..posso?” Una voce femminile mi richiama alla realtà. Alzo gli occhi e vedo due occhi chiari che mi fissano imbarazzati, e un viso spruzzato di lentiggini. Sento passare un'ambulanza, e la pioggia che continua a sbattere contro i vetri. Lei si arriccia una ciocca di capelli biondi sull'indice, e arrossisce, non sentendo una risposta da parte mia. Le faccio cenno di sedersi, non mi crea nessun disturbo. Ha un maglione giallo, extralarge. Le sta largo anche perchè è magrissima, quasi scheletrica. Mi sorride stringendosi nelle spalle, intimidita forse dal mio sguardo.

Posa gli occhi sul libro e ne legge il titolo.

“Stargirl..?” mi chiede, incuriosita. Decido di provare. Al massimo, mi prenderò una cantonata. Faccio un lungo respiro, la guardo a mia volta e sorrido, cercando di calmare il cuore che sta aumentando il battito.

“...sapresti leggerlo in una settimana?”





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1229621