Il dado a sei facce

di Wine
(/viewuser.php?uid=210299)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Sei facce il destino

mi ha concesso

donandomi in mano

il dado della vita,

ed io

da perfetta creatura

d'umana imperfetta fattura

l'ho lanciato per aria

con un brivido,

con un sorriso maligno

e l'ho infilzata!

Ho rigirato per bene

il bianco coltello

nella sua ferita.

L'ho sentita gemere

di terrore,

l'esistenza mia,

quando quel dado

si è fermato

mostrandole il suo

cadaverico volto.

E tutto vorticò

lasciandomi immerso in una

nauseabonda sensazione

di morte.

Ero un altro,

un altro stolto come prima

perché,

vuoi perché uomo,

vuoi perché spinto dalla curiosità

invidiosa dell'altro,

ho lanciato nuovamente il dado,

e ancora,

e ancora e ancora,

lasciandomi alle spalle,

ad ogni lancio,

il copro freddo di un esistenza

mai vissuta a pieno,

un corpo mai

esistito davvero.

E non ero contento mai,

ma le vecchie filatrici

gioivano e mi incitavano

a continuare il mio pericoloso

gioco,

fino a quando

anche l'ultima faccia sparì dal dado.

Solo allora mi resi conto

della mia incredibile

natura troppo umana

e senza nemmeno il diritto di chieder perdono

caddi inerte al suolo

accanto agli scheletri

consumati delle mie vite passate.

Quel dado mi fissava

da lontano

e nella testa ancora le parole

di un destino infame:

“Queste sei facce sono le tue sei lame”.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1229978