Te ne
sei andato 7 mesi fa.
È
da 7 mesi che non ti vedo.
I
più lunghi della mia vita.
Afganistan.
Iraq. Iran.
Non so
dove tu sia, dove tu sia stato.
Qualche
lettera, qualche foto. Mai un indirizzo, mai un francobollo che
potesse suggerirmi la tua posizione.
Ti amo.
Ti amo. Quanti ti amo detti su quell carta da lettere leggera ed
ingiallita.
Quante
lacrime versate su quell’inchiostro nero, scivolato su
quel foglio in calligrafia elegante.
Quante
risposte mai date. Quante lettere ritornate al mittente. Quanti
messaggi non arrivati.
E ora
se qui.
Siamo
all’aeroporto militare, io, la mia e la tua famiglia.
Tua
sorella Alice ha un cartellone enorme su cui scritto "bentornato", e
piange… piange e non smette più.
Anche
tua madre non trattiene le lacrime… è da 7
mesi che sei andato via senza sapere se mai saresti tornato.
In
guerra.
Sei
voluto andare lì perché il tuo spirito di
soldato e di giustizia non ti ha dato scelta.
E io
sono rimasta qui, ad aspettare.
E
rimango anche oggi qui, ferma con le braccia al petto,
pensando a come sarai, a quale sguardo solcherà il tuo
viso, a cosa avrai visto in quel posto dimenticato da Dio e a quali
ferite dell’animo porterai con te.
Mi domando se hai paura. Se hai il timore, come me, di trovare tutto
cambiato.
Mi domando se mi amerai ancora.
Ed è in quel momento che sento un applauso levarsi tra la
folla.
Le porte di vetro opaco del Gate scorrono lente sui binari che le fanno
scivolare di lato, lasciando libero il passaggio a quegli scarponi di
cuoio pensante. Alle tute mimetiche dove i nomi sono scritti diversi,
ma allo stesso tempo identici, dove svetta la
bandiera americana. Ai borsoni. Ai berretti
verdi che coprono le teste rasate, tutte uguali.
Nessuno diverso.
Ma ci sei tu nel gruppo.
Ci sei tu, con i tuoi occhi verdi mare ed i capelli rossi che anche se
corti non possono essere nascosti.
Il berretto sollevato. La mano destra sulla spalla a reggere
l’enorme sacca militare.
CULLEN c’è scritto sulla tua divisa.
E io non aspetto.
Questa volta non posso più aspettare.
Fai un passo fuori da quelle porte e io ne faccio mille correndo verso
di te. Avvolgendoti le mani attorno al collo mentre tu lasci cadere
pesante il borsone a terra e mi avvolgi nel tua abbraccio caldo che per
un periodo che mi è parsa l’eternità,
mi
è mancato. E mi sollevi verso di te, affondando il tuo viso
nei miei capelli e sussurrando il mio nome senza tregua.
Come una litania per bambini. Come un segreto inconfessabile. Come la
formula magica di un incantesimo fantastico.
E io non piango. Non piango perché te l’ho
promesso.
Perché le donne dei militari devono essere forti come loro.
Devono affrontare tutto come loro, nella loro piccola guerra di
quotidianità. Di mancanza. Di paura.
E stringo forte gli occhi mentre una lacrima insubordinata fugge al mio
controllo. Mentre tu poggi le labbra sulle mie guancie. Sui miei
occhi. E sulle mie labbra.
Tremo mentre mi porti di nuovo a terra e sento da lontano le voci dei
nostri cari che ti chiamano. Che ti vengono incontro.
Ma tu non li guardi.
Non guardi loro, guardi me.
Stringendomi le mani ti abbassi, ti inginocchi, e ti togli il cappello
mostrandomi la tua testa rasata. Mostrandoti così diverso da
come ti avevo lasciato.
E dalla giacca mimetica tiri fuori una scatolina di velluto nero.
Piccola, quadrata.
Ed è il silenzio attorno a noi, mentre io non ho
più fiato per respirare. La vista mi si appanna e il
cuore mi scoppia nel petto.
E non dici nulla Edward; apri solo la scatola e me la porgi mostrandomi
l’anello più bello che abbia mai visto in vita
mia. Brillante e puro… come te.
Ed è a quel punto che perdo la mia battaglia con le lacrime.
Perché mi sei mancato troppo. Perché ho avuto
tanta paura senza di te.
Perché sei qui, e mi chiedi di sposarti.
<< sì >> e questa è
l’unica cosa che dico da quando ti ho visto. Da quando sei
tornato da me.
Ti alzi di nuovo e non pensi nemmeno ad infilarmi l’anello
perche sei di nuovo sulle mie labbra, mentre mi sollevi e mi stringi
forte a te ripetendomi sulle labbra che mi ami e i tuoi
compagni, tutti attorno a noi, battono le mani e innalzano urla di
gioia ed allegria in nostra direzione.
<< ti amo anch’io >> gemo sulle
tue labbra << mi sei mancato così tanto
>>
E mentre lo dico ti allontani un poco da me e sorridendo come mai avevo
visto mi infili finalmente l’anello che con chissà
quanti sforzi sei riuscito a comprare.
<< e da ora in poi >> mi sussurri mentre
l’anello scivola sul mio anulare << ricordati
sempre che ovunque io io sia, dovunque io vada, per
sempre…
...sarò con te. >>
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