Finalmente ecco il primo capitolo
rivisto, corretto e completamente riscritto carattere per carattere, spero che
la nuova versione di questa FF piaccia a chi ha seguito la vecchia versione e
prometto che questa volta la FF avrà una fine il prima possibile senza buchi di
tempo. Scusate se vi ho fatto attendere
Per ogni chiarimento o
la versione integrale Angemons_SS@hotmail.com (msn)
Avvisare prima con un e-mail
▌Versione censurata ▌
Si consiglia la lettura solo ad un pubblico maturo
L’autore non si assume nessuna responsabilità in caso di lettura
da parte di persone che non rientrano nella restrizione precedente
Capitolo 1
Il grosso
furgone bianco si fermò. I suoi lampeggianti rossi illuminavano tutto intorno e
squarciavano le tenebre e la fievole luce giallastra dei lampioni. Dal furgone
scesero due uomini vestiti uguali, tutti e due di
bianco, presero delle valigette e poi accesero una sigaretta a testa.
Era notte tarda e la città ormai
stava dormendo, ma non tutti.
Un uomo ben
vestito si avvicinò due uomini, aveva un distintivo appuntato sul petto e
camminava lento e deciso.
« Che fine ha fatto Harukaze? » Disse l’uomo con voce
sgarbata.
« Noi non lo sappiamo. » Disse uno dei due
uomini vestiti di bianco agitando la mano e lasciando dietro la sigaretta una
lunga striscia di fumo che invase il viso di chi aveva parlato. « Lei non fa
mica parte della scientifica. »
« Il caso è
stato affidato a lei e quindi… »
« …non
dobbiamo muovere dito finché non arriva lei a tenerci per il guinzaglio…conosciamo la procedura, capo. »
« E’ un caso
delicato, saremo costantemente sotto l’occhio delle telecamere, se falliamo
l’intero corpo di polizia del Giappone cadrà nel disonore e nella vergogna, non
sono ammessi errori, sono stato chiaro? »
« Come il
sole, capo. »
L’uomo ben
vestito si allontanò dai due uomini e dopo essere salito su di una volante
questa partì per andare lontano e perdersi nelle luci della città.
« Come il sole
che le brilla in testa, capo. » Disse l’altro uomo che
era stato zitto sfottendo per la sua calvizie l’uomo che se ne
era appena andato.
« Caffè? »
Chiese l’altro porgendo un bicchiere al collega che continuava a ridere.
« Si, grazie.
» Una mano prese il caffè prima che il secondo uomo
potesse prendere il bicchiere fumante, i due rimasero spaventati per la strana
apparizione ma poi capirono che era il loro nuovo capo e si misero
sull’attenti. « Non c’è bisogno di fare il saluto, andiamo, prima iniziamo prima finiamo. »
Il loro capo
per quel caso, Doremi Harukaze, era una donna, una bellissima donna, la più
bella di tutto il distretto, capelli rossi fino alle spalle, occhi scuri che sembrano rossi al sole, corpo non troppo snello e seno un
po’ piccolo.
Si fece
guidare da un poliziotto all’interno dell’edificio. Percorsero il lungo
corridoio pieno di strumenti musicali e poliziotti fino ad una stanza chiusa
con un foglio attaccato.
–
Scena del
crimine, vietato l’ingresso ai non autorizzati. –
« Chi è stato
l’ultimo ad essere entrato? » Chiese Doremi con lo sguardo stanco.
«
L’organizzatore della serata, non trovando la vittima per la fine del concerto
l’ha cercata nel suo camerino e poi il resto dovere ricomporlo voi. » Rispose
il poliziotto.
« Va bene,
puoi andare ora, se abbiamo bisogno ti mando a chiamare. » Doremi congedò il
poliziotto ed attese che questo si allontanasse abbastanza. « Mio Dio che
serata di merda, chi è il morto? »
« Non c’è il
morto. »
« E’ un caso
di stupro con tentato omicidio. » Risposero i due della scientifica.
« Allora…chi è
la vittima? »
« Onpu Segawa.
» Disse uno dei due e Doremi non disse nulla. Si limitò ad
osservarli, nel frattempo nella sua mente si raggruppavano decine e
decine di ricordi, tutti gli anni passati in compagnia delle amiche, le
vacanze, la scuola, il Maho, i sorrisi, le lacrime…le
lacrime. »
« Datemi un
guanto. » Disse Doremi e le venne dato un guanto
bianco in lattice, lo indosso e delicatamente aprì la porta del camerino.
Uno dei due della scientifica sorrise: « Sembra che abbia piovuto
sangue.»
Il pavimento
era un lago di sangue, tutto era sottosopra, vestiti,
specchio in frantumi, soldi, mobili a pezzi, ogni cosa era sta messa a
soqquadro.
« Sembra un
film dell’orrore e non la scena di uno stupro. » Disse Doremi. Lasciò che i due
della scientifica entrassero nel camerino con i loro strumenti.
Iniziarono con prendere vari campioni di sangue, il sangue era nei
muri, sulla moquette, sui mobili. Raccolsero i pezzi di vetro, capelli e peli
ritrovati in terra.
In messo alla grande pozzanghera di sangue c’era anche dello sperma, lo
raccolsero in vari campioni e lo misero insieme alle altre prove nella loro
cassetta grigia.
La serratura
era intatta e non sembrava esserci alcun segno di scasso, quindi molto
probabilmente la povera Onpu conosceva l’aggressore o gli aggressori.
« Ehi. » Disse
uno dei due della scientifica prendendo un microscopio dalla valigetta e una
striscia adesiva per raccogliere le prove. « Qui c’è polvere
bianca, molto probabilmente è droga. »
Raccolsero
parte della polvere bianca. Poi l’altro trovo sotto ad
un mobile rovesciato delle pastiglie rosa. Ipotizzò che potesse essere altra
droga.
Doremi
osservava il lavoro degli uomini della scientifica dall’uscio della porta. Erano il migliori del distretto
e non lavoravano mai in coppia, doveva essere un caso importantissimo, perché
proprio lei, Doremi faceva parte della squadra di investigazione sugli omicidi
ma non c’era il morto, non lavorava nemmeno nei casi di tentato omicidio,
ipotizzò che fosse stata la stessa vittima a chiedere il proprio aiuto.
« Trovato
qualcosa di interessante oltre alla droga? » Chiese
Doremi.
« L’arma del
delitto. » Disse uno dei due uomini mettendo dei frammenti di
ferro dentro la bustina trasparente per le prove. « Si tratta di certo di un
coltello da cucina e dovrebbe essere a occhio e croce
di una ventina di centimetri, però è stato fatto a pezzi, il problema è che ci
è voluta una grande forza per fare a pezzi così piccoli un coltello da cucina.»
« Scoprire
questo non è un problema, piuttosto, idee per la dinamica?
»
« Dalla
serratura che non è stata forzata o manomessa si può dedurre che l’aggressore o
gli aggressori conoscessero la vittima, per la droga si può ipotizzare che
fossero corrieri o conoscenti e che si sia dato inizio ad un
coca party in miniatura, finito poi con lo stupro. »
« E il sangue? »
« La vittima
aveva una profonda ferita sul fianco destro, possiamo
ipotizzare che si sia deciso di tapparle la bocca per sempre e che quindi
l’abbiano accoltellata e poi sbattuta da ogni parte della stanza finché non ha
perso i sensi e credendola morta sia stata abbandonata qui. »
« Mi sembra l’opzione più plausibile, anche io avevo pensato a qualcosa
del genere.»
« Bene…noi qui
abbiamo finito, portiamo tutto in laboratorio e poi le facciamo avere i
rapporti appena possibile, faremo un altro sopraluogo domani per capire come ha
fatto l’aggressore a scappare lasciandosi la porta chiusa a chiave dietro e con
la chiave nella toppa. »
I due della
scientifica si congedarono da Doremi che rimase sull’uscio della porta ad
osservare la scena del crimine che era un lago di sangue.
“ Perché
ho accettato l’incarico, non devo niente ad Onpu, è tutta colpa sua, ma ormai
sono dentro e dovrò andare fino in fondo, sarà anche l’occasione per fare una
bella ramanzina alla piccola celebrità. ”
Doremi si
allontanò dalla scena del crimine percorrendo il lungo corridoio, fece solo
pochi metri e poi sentì una strana sensazione, conosceva benissimo quella
vibrazione nell’aria. Corse più che poteva verso il camerino ed entrò pistola
in pugno puntandola contro l’uomo che vi si trovava dentro.
« Polizia,
mani in alto. » L’uomo non ubbidì e continuò ciò che stava facendo,
raccogliendo il sangue in una boccetta. « Stai contaminando delle prove di un
reato, sei perseguibile penalmente, alza le mani. »
L’uomo si mise
delicatamente la boccetta in tasca e poi si avvicinò lentamente a Doremi. Non
ebbe il tempo di reagire che già le stringeva la gola e dovette abbassare la
pistola per cercare di liberarsi. Ogni tentativo era vano e l’uomo stringeva
sempre di più la presa ad ogni movimento di Doremi. Il sangue e l’ossigeno
cominciavano a mancare al cervello e la vista diventava sempre più scura, le
orecchie fischiavano e nella mente incominciavano a susseguirsi immagini.
Doremi per
istinto puntò la pistola verso il braccio ed esplose quanti più colpi poteva. L’uomo fu ferito più volte e scaraventò Doremi sul
sangue di Onpu e scomparve dietro l’angolo.
Doremi si trovava ansimante a terra
in mezzo al sangue non suo, respirò profondamente mente prendeva da tasca il
cellulare e componeva un numero che conosceva a memoria.
« Sono stata
aggredita da un sospetto sulla scena del delitto, si dirige verso il palco,
fermatelo. »
« Sta bene? »
Dissero i due della scientifica che attirati dagli spari raggiunsero doremi nel camerino poco prima analizzato.
« C’era un sospetto sul posto, stava raccogliendo del sangue. »
Spiegò doremi con la voce soffocata.
« Ora le prove
sono inquinate. »
« Ho sparato
al braccio del sospetto perché mi ha aggredita, il suo
sangue dovrebbe essere quello li, se mi portate una tuta vi do anche i miei
vestiti. »
Doremi venne aiutata ad uscire dall’edificio dove c’era
un’ambulanza che sostava li fin dall’inizio dello spettacolo. I paramedici le
fecero un veloce controllo al collo e alla gola e Doremi iniziò a respirare di
nuovo bene.
« Signore. »
Disse un poliziotto avvicinandosi a Doremi seduta sul bordo degli sportelli
dell’ambulanza. « Abbiamo seguito il sospetto per tutto lo stadio fino al
parcheggio principale ma ci è sfuggito scavalcando una
recinzione protettiva. »
« E perché non lo avete inseguito anche voi oltre la
recinzione? » Chiese Doremi con la voce scocciata.
« Perché oltre la recinzione c’è uno strapiombo di diverse decine
di metri. Il sospetto ha saltato e poi è sparito nel buio, una squadra e
due pattuglie lo stanno cercando dove finisce lo strapiombo e tutto intorno. »
« Va bene, continuate a cercarlo, io ora vado in ospedale
dalla vittima, tenetemi aggiornata. »
Doremi venne lasciata tranquilla all’ambulanza ed ebbe modo di
guardarsi intorno e cercare di captare altre vibrazioni magiche come quelle che
aveva sentito poco prima.
Doremi era una strega fin dalle elementari, purtroppo aveva
rinunciato ai suoi poteri insieme alle amiche, Aiko, Hazuki, la sorella Pop, Momoko ed
Onpu. Dopo svariati anni però Hanna la regina delle streghe aveva deciso di
riconsegnare alle ex streghe i loro cristalli magici e quindi i poteri. Era
stata spinta dal consiglio in seguito alla minaccia fin troppo
evidente dell’aumentare della violenza nel mondo e per una
leggende che narra la fine della vita umana sulla Terra.
“ Sembra proprio che io debba
rispolverare i poteri magici. Un uomo che corre con un braccio sanguinante come
un fiume in piena e che sparisce saltando in uno strapiombo non può essere che uno dotato di poteri magici, forse c’è un collegamento con
Onpu. Vado da lei.”
Dopo un ultimo
controllo da parte del paramedico, Doremi, si avviò verso la propria macchina parcheggiata
poco lontano dallo stadio. Entrò e si stropicciò gli occhi
poco prima di mettere in moto.
L’ospedale non
era troppo lontano, le strade della città erano vuote e i semafori erano
l’unica cosa viva nei paraggi, tutto era deserto e nero.