Boh, Fatanera mi ha costretta a questa cosa, o non
avrebbe postato la sua, quindi ho dovuto XD
Qualche spiegazione è necessaria: allora il tutto
nasce da un mio ricordo alterato. Ero straconvinta che Flavius
dell’episodio
Bread and Circuses avesse fatto Deathwatch insieme a Leonard Nimoy. Non
è lui,
ma rimango ancora convinta XD
Deathwatch è un film gay ambientato in una
prigione, del 1966, che, per ovvi motivi, mi provoca forti scompensi
ormonali
ma anche moltissima gelosia perché il solo uomo che
può spupazzarsi Nimoy è
Shatner! Dunque ho trasposto questa mia personale lotta interiore a
Shatner, la
cui gelosia si scatena durante le riprese di Bread and Circuses.
(Alla fine non era Flavius ad aver fatto
Deathwatch ma Michael Forest, che ha interpretato Apollo in Who mourns
for
adonais, ma io e Bill rimaniamo ancora convinti su Flavius XD)
Highly
Illogical
William Shatner, in quella tuta grigia da prigioniero
romano, era poggiato pigramente con la schiena a una delle panche, dove
altri
attori, comparse e figuranti, stavano parlottando tra loro, chi
entusiasta,
perché nuovo a quel lavoro, chi seccato di quelle continue
interruzioni delle
riprese, chi terribilmente annoiato e ormai rassegnato. Come al solito
il
teatro era nel caos, e il signor Senensky, il regista di turno,
continuava a
istruire gli operatori che stavano avendo qualche
difficoltà, nulla di nuovo
insomma.
“Anche i gladiatori… che diavolo tireranno fuori
ancora?”
Bofonchiò DeForest avvicinandosi, mentre brandiva
quella spada palesemente finta, con aria pressoché comica.
Il più giovane
continuava a fissare dritto davanti a sé, scrutando con
attenzione Leonard che
provava la coreografia del combattimento insieme a uno dei
‘gladiatori’
“Bill?”
De lo chiamò punzecchiandolo con la punta della
spada
“Ehi”
“Mh?”
Finalmente Bill rispose, facendogli un rapido
sorriso.
“Che stai rimuginando?”
Domandò De adagiandosi con la schiena alla stessa
panca, continuando a far ciondolare quella spada avanti e indietro
“Come si chiama quel tipo?”
“Chi?”
“Flavius”
Shatner indicò davanti a sé, l’uomo
alto,
muscoloso e bruno con cui Len stava ‘combattendo’,
il gladiatore Flavius
“Ah, Rhodes”
“Mmm”
Mugugnò Bill incrociando le braccia al petto, De
lo fissò incuriosito qualche momento, con le sopracciglia
aggrottate, il
ragazzo biondo sembrava davvero concentrato su ciò che stava
guardando, quasi
ne fosse affascinato.
“Ti piacciono altri e bruni eh?”
Disse l’uomo, senza nemmeno sapere bene che
espressione o tono assumere, optando per un viso divertito alla fine,
prendendo
un po’ in giro l’amico. Bill si accigliò
e si voltò a guardarlo incuriosito
“Cos…?”
Il sorriso divertito sul volto di DeForest era
palese, sembrava anche sul punto di ridacchiare
“De, ti prego… Ha un’aria
familiare…”
Concluse mormorando, riprendendo a fissare Rhodes
mettere a tappeto Len. L’immagine
di quell’uomo che sbatteva a terra il suo
uomo fu un terribile dejà vu e Bill seppe in quel
preciso istante perché
quel tipo gli era così familiare
e la sua espressione divenne decisamente torva. De stava per
domandargli quale
problema avesse adesso ma Ralph Senensky diede improvvisamente la pausa
pranzo,
in anticipo, evidentemente a causa di qualche problema tecnico,
così Kelley diede
una pacca sulla spalla dell’amico ed entrambi avanzarono
verso l’uscita.
“Tutto ok? Non ti ho sbatacchiato troppo, spero”
Rhodes Reason sorrise e porse educatamente la mano
a Leonard Nimoy, per aiutarlo ad alzarsi da terra
“Ah ormai ci sono abituato, vengo sempre
sbatacchiato su questo set...”
Leonard sorrise di rimando pulendosi un po’ i
calzoni, vedendosi accanto, con la coda dell’occhio, un
William Shatner con le
braccia incrociate al petto e gli occhi assottigliati scrutare il
‘gladiatore’
che si allontanava stirandosi pigramente le braccia.
“Tutto bene Bill?”
Len gli scosse la spalla, posando a terra quel
ridicolo -e fintissimo- scudo blu.
“Oh sì, certo, tutto bene! Non dovrei? Tutto
benissimo, tu resta qui a farti sbatacchiare, io vado a
pranzo!”
Cacciò fuori Bill tutto d’un fiato, per poi
allontanarsi rapidamente, a grandi passi, verso i camerini.
Leonard rimase assolutamente interdetto e con la
mano ancora sollevata nel vuoto, vide De ridacchiare e lo
guardò in cerca di
aiuto. L’uomo dagli occhi azzurri alzò le braccia
e scosse la testa
“Ah non guardare me, la donna è tua!”
Sorrise e alzò le spalle
“Beh, se fate pace ci vediamo in mensa”
E uscì fischiettando dal capannone.
Bill lasciò socchiusa la porta del camerino, il
tempo di sciacquarsi il viso e poi sarebbe andato di corsa a mangiare.
Ripensò
al modo in cui aveva risposto a Len e a come era andato via,
ridacchiò tra sé,
avrebbe voluto davvero vedere la faccia paonazza di Leonard,
sicuramente
visibile anche sotto tutto quel trucco giallastro, ma la sua
testardaggine
l’aveva spinto ad incamminarsi prima di vedere una
qualsivoglia reazione
dell’amico.
Si guardò qualche secondo allo specchio del
piccolo bagnetto, si era davvero incaponito per una cosa del genere?
Sorrise
ancora, tra tutte le cose infantili e stupide che aveva fatto e che
faceva ogni
giorno questa senza dubbio le batteva tutte, o quasi, ma lo stesso non
riuscì
proprio a farci niente; era geloso di Len.
Era sempre stato geloso di Len in fondo, quello
che avevano era qualcosa che conoscevano solo loro –almeno
ufficialmente- e
così sarebbe sempre stato. Andava bene il più
delle volte, a volte un po’ meno.
A volte voleva semplicemente far sapere a tutti
che sì, quell’uomo era suo. E invece
l’avrebbero saputo solo loro due, per il
resto della vita… ma non era un problema, quasi sempre
almeno.
Uscì dal bagno e fece un piccolo balzo sul posto
ritrovandosi Len, in piedi, con le braccia conserte, adagiato alla
porta.
“Ok, vai”
Gli disse l’uomo bruno, Bill aggrottò le
sopracciglia avvicinandosi alla specchiera, che dilatava
l’ambiente facendolo
sembrare più grande di quanto fosse in realtà
“Cosa?”
Len continuava a fissarlo con lo sguardo
assottigliato e una seria espressione, quasi stesse osservando
chissà quale
strano oggetto curioso e sconosciuto
“Spiegami. Sai, a volte vorrei essere telepatico
davvero per riuscire a capire come funziona la tua mente”
“Quanto sei divertente, Len”
Mormorò il biondo estraendo una sigaretta dal
primo pacchetto che gli capitò a tiro, quello di DeForest.
Leonard sbuffò
“No seriamente, stavolta non ti sto dietro”
“Ah però dietro lui ci stai eccome
eh…”
Bofonchiò di nuovo con la sigaretta tra le labbra
aprendo il suo pacchianissimo accendino dorato. Leonard rimase ancora
più
basito, davvero non aveva la più pallida idea di che cosa
stesse dicendo
l’amico
“Non sono nemmeno sicuro di voler chiedere
spiegazioni a questo punto…”
Bill buttò fuori il fumo dalle labbra e girò il
viso verso di lui, con gesti nervosi
“Lo sai che ho visto Deathwatch, non tutto,
qualcosa”
L’uomo bruno annuì, capiva sempre meno
“Quindi?”
William si avvicinò continuando a guardarlo, ora
era arrabbiato e gli puntò contro un dito accusatorio
“Oh quindi, il signor ‘ci metto mesi ad accettare
anche solo il pensiero di voler andare a letto col mio amico
Billy’ non ha
problemi di sorta ad amoreggiare con quel gigante di quattro
metri!”
Leonard Nimoy sgranò gli occhi e, per quanto
avesse cercato strenuamente di resistere, non riuscì
assolutamente a trattenere
una risata e si portò una mano al viso stropicciandosi gli
occhi.
William Shatner era la persona più
‘singolare’ che
avesse mai conosciuto, questo lo aveva appurato da tempo, ma quella
specie di
bambino troppo cresciuto non smetteva mai di lasciarlo interdetto e
beh, di
divertirlo, tra le altre cose.
“Primo; non urlare”
Riuscì a dire una volta essersi ricomposto, seppur
la sua espressione rimaneva comunque comica, a differenza di quella di
Bill che
continuava a fumare con un viso serissimo
“Secondo; hai mai provato a parlare con uno
psicologo di questa tua incapacità di discernere
realtà e finzione, vita e
lavoro?”
Aveva un bel sorriso, palese che trovasse l’intera
situazione alquanto divertente, ma Bill continuava a non ridere
affatto. Len si
schiarì la voce.
“Andiamo Billy ma sei serio? Mi stai davvero
facendo una scenata di gelosia su un film?”
Lo guardò negli occhi cercando di fargli capire
quanto la cosa fosse assolutamente fuori luogo, in tutti i sensi.
Bill non gli aveva mai nascosto di essere geloso,
come del resto lo aveva ammesso anche lui, seppur la cosa fosse come
minimo
grottesca; entrambi erano sposati, avrebbero continuato ad essere
sposati,
avrebbero continuato a frequentare donne, comunque i loro matrimoni
attuali sarebbero
andati, per mille motivi, giusti o sbagliati che fossero. Quindi la
loro
gelosia poteva a tratti sembrare assolutamente ridicola ma, in
verità,
nonostante questo, nonostante tutto, loro si appartenevano e questa
appartenenza reciproca ed esclusiva
nella sua fattispecie portava con sé un certo senso di
possesso, l’uno per
l’altro, ed era quanto mai solido, reale.
“Avevi le sue mani ovunque!”
Esclamò Bill posando la sigaretta nel portacenere
“Ti ha sbattuto sui muri, sulla branda, ti sei
appeso alle grate di quella cella e…”
“Sì grazie me lo ricordo!”
Leonard lo fermò, in una reazione molto poco
professionale era diventato quasi bordeaux in viso al ricordo di quelle
riprese.
“E non ti ha dato nemmeno un po’
fastidio?”
Len adagiò la testa sulla porta dalla quale non si
era proprio mosso e alzò gli occhi al cielo
“Billy, è lavoro! Mi dà più
fastidio non avere le
sopracciglia!”
“Beh a me ha dato fastidio, nonostante…”
Shatner alzò le sopracciglia, quelle scene che
aveva visto erano state assolutamente una visione celestiale e
c’erano state un
paio di inquadrature che gli avevano provocato una ben solida e quasi
immediata
erezione e sicuramente non se ne sarebbero andate mai via dalla sua
mente
“…diciamo che mi ha dato molte cose ma sicuramente
molto fastidio”
Leonard sorrise e scosse la testa
“Parla colui che ha una donna ogni
puntata…”
Mormorò, Bill si accigliò e incrociò
di nuovo le
braccia al petto, mettendo quel suo adorabile broncio
“Non c’entra, le donne sono una cosa, gli uomini
un’altra…”
Bofonchiò, in maniera assolutamente molto tenera,
o che almeno a Len così parve in quel momento.
D’altro canto Bill aveva
ragione, loro due erano un’eccezione l’uno per
l’altro.
Esclusività.
Possesso.
“…e l’unico uomo che può
sbatterti a destra e a manca,
sul pavimento, su una branda e dove gli pare sono io!”
Concluse William emettendo anche un sospiro
seccato, Len ridacchiò di nuovo
“Tutto questo romanticismo quasi mi
commuove…”
Allungò un braccio verso di lui
“Vieni qui… idiota...”
Mormorò con un dolce sorriso che a Bill costò
alquanto non ricambiare, ma il canadese decise di continuare tenere il
broncio
mentre si avvicinava all’amico, accoccolandosi sul suo petto.
Leonard lo strinse a sé, carezzandogli la nuca con
una mano, il viso di Bill era adagiato sul suo collo, ne sentiva il
respiro
caldo e la morbidezza della sua bocca carezzare il suo pomo
d’Adamo.
Quei momenti erano perfetti, non c’era altro e non
c’era nessuno, c’erano solo loro. E
l’uomo bruno sorrise di nuovo non appena
sentì William strusciarsi un po’ contro di
sé, con una semi erezione bella
pressata contro la sua coscia.
“Scusa ma, adesso Bill?!”
La rapidità con la quale Shatner riusciva ad
eccitarsi lo lasciava sempre –piacevolmente- stupito. A detta
di Bill era lui a
fargli questo effetto immediato, non che avesse prove tangibili
–nemmeno le
voleva del resto- ma in parte aveva ragione. Quella segretezza, quel
rischio
perpetuo, quell’attenzione continua, quel senso del proibito
che aleggiava
nell’aria, erano senza dubbio un forte stimolante.
Bill alzò le spalle con noncuranza
“Oh è che ho tutto il giorno in testa le immagini
di quel film”
Mormorò, continuando a strusciare l’inguine contro
la sua gamba e la bocca sulla sua gola. Len alzò un
sopracciglio
“Non ti davano fastidio?”
Riuscì a soffocare un uggiolio quando Bill passò
la punta della lingua dietro l’orecchio sinistro, un punto
estremamente
sensibile. Bill gli morse appena il lobo carezzandogli il viso con la
mano,
tirò su il collo per guardarlo in volto, incantandosi
qualche momento sulle
proprie dita che carezzavano le sottili labbra dell’uomo
più alto, e sorrise.
Nessun sorriso alla Shatner, ma un dolce e affettuoso sorriso
“Tu non hai la più pallida idea di quanto sei
maledettamente sexy, vero?”
Leonard si sentì di nuovo arrossire. Certo
qualcuno gliel’aveva detto, anche Sandra, in tempi migliori,
nonostante i suoi
lineamenti gli avessero precluso a priori molti ruoli nel corso della
sua
carriera, non se n’era certamente mai fatto un problema. Ma
quando era William
Shatner a incantarsi sul suo aspetto e a ricoprirlo di complimenti,
quel
William Shatner che si vantava dei suoi lineamenti perfetti con ogni
ragione
del mondo, il suo ego, naturalmente, saliva.
“Beh…”
“In un contesto del genere poi!”
Difficile spiegare che effetto gli avesse fatto
vedere Leonard in simili scene… Certo lui poteva vederlo
avere un vero orgasmo
ogni qual volta voleva ma l’immagine di Len attaccato alle
sbarre di una cella
e ansimante di sicuro non l’avrebbe più
abbandonato.
“Non so, pensa se ci fossi stato io…”
Ronfò con un sorrisetto, lasciando qualche bacio
sul mento e sulla mascella dell’amico.
Non ci mise molto a Leonard a palesarsi
quell’immagine alla mente e beh… oh, la
trovò assolutamente magnifica. Come
magnifica erano le dita dell’amico che giocavano con la
leggera peluria del suo
petto, com’erano magnifiche le sue labbra e la sua lingua che
carezzavano a
mordicchiavano tutta la sua gola e com’era assolutamente
magnifica la sua
erezione pressata contro il suo inguine.
“Mmm…”
Mugolò e Bill sorrise
“Ecco”
Leonard intrufolò le mani sotto la maglietta
grigia, andandogli ad accarezzare la bella schiena calda
“Mi dà anche fastidio in
effetti…”
Bofonchiò piegando la testa e andando a depositare
un piccolo bacio sul suo collo
“Ma tra l’altro…”
Si ritirò su e lo guardò incuriosito,
c’era ancora
qualcosa che non tornava
“…non mi è ben chiaro perché
ti sia venuto in
mente adesso”
William aggrottò le sopracciglia bionde e fermò i
suoi sensuali movimenti
“Mi sembra ovvio! Che fa quel tizio, ti segue? Tra
tutti gli attori del mondo proprio lui?”
Nimoy scosse la testa, davvero non lo stava
proprio seguendo
“Cosa? Chi? Che stai dicendo?”
“Flavius! Robert, Rodrez, Rod, come si chiama!”
Len si stropicciò gli occhi e abbandonò di nuovo
il
capo sulla porta, arreso ormai
“Ho un gran mal di testa…”
Sospirò, Bill appoggiò il mento sulla sua spalla,
di nuovo con quel broncio arrabbiato da bambino
“Lo so che è lavoro ma quando lo guardo mi viene
in mente tu che lo coccoli tutto, è normale che mi sia
venuto in mente…”
Leonard aggrottò le sopracciglia, senza muoversi
“Guarda che non è lui…”
“Cosa?”
Il più alto sospirò e abbassò il viso
per
guardarlo, Bill sembrava essere caduto dalle nuvole
“Il ragazzo con cui ho fatto Deathwatch, non è
lui”
“Sì che è lui!”
Len lo prese per le spalle e piegò leggermente il
busto in avanti, guardandolo negli occhi
“Billy, darlin’,
non sono ancora rimbambito a tal punto, non è lui”
William appariva alquanto confuso e continuò a
indicare la porta
“Ma… è alto, grosso
e…”
“E non è lui”
Stava per aggiungere ‘Non
è lui, ma il nostro Apollo all’inizio della
seconda stagione’ma
non lo ritenne opportuno, l’ultima cosa che gli ci voleva
adesso era una
scenata di gelosia di William retroattiva.
“E anche se fosse?”
Si limitò a domandare con un sorriso. Bill non
trovò null’altro da dire e nulla con cui ribattere
e poggiò di nuovo il viso
sul compagno
“Lo voglio fare io un film così con
te…”
Bofonchiò col volto seppellito nella maglietta
dell’altro, Len sorrise, non sembrava male come idea ma
qualcosa al basso
ventre gli comunicò il contrario
“Magari sarebbe meglio di no…”
Gli afferrò i fianchi e lo tirò a sé,
spingendolo
sulla propria erezione
“…succederebbe questo in scena, non sarebbe
auspicabile…”
Bill sorrise mordendosi il labbro inferiore e alzò
il viso verso il compagno, sfiorandolo con la punta del naso, Len si
avvicinò
alle sue labbra
“E noi abbiamo la realtà, meglio, no?”
Soffiò sulla sua bocca carnosa e umida, prima di
assaporarla, finalmente.
Leonard mantenne gli occhi aperti, socchiusi,
mentre Bill lambiva gentilmente le sue labbra, succhiandole appena,
leccandole
con la punta della lingua, con le mani quasi artigliate alle sue
spalle, nella
carne.
La bocca di William Shatner era qualcosa di
inspiegabilmente meraviglioso e avrebbe potuto passare ore a baciarla.
Mosse
piano la mano sul legno chiaro della porta e rigirò la
chiave nella serratura,
chiudendola, per poi posare le dita finalmente di nuovo sui morbidi
fianchi del
compagno.
La lingua di Bill si era fatta strada e aveva trovato
la sua, mentre i movimenti del suo bacino diventavano sempre
più veloci. Len
gli slacciò i pantaloni e Will gemette non appena le lunghe
dita pallide di
Nimoy si strinsero intorno al suo membro.
“Nnngh… cazzo…”
Bofonchiò portandogli le mani intorno al collo e
stringendosi a lui ancora di più.
Len slacciò e abbassò anche i propri calzoni e
prese entrambi i loro sessi con la mano, facendoli sfregare insieme,
uno sopra
l’altro, lentamente, mentre tutti e due gli uomini
accompagnavano quel moto con
i movimenti dei loro fianchi.
Movimenti all’unisono, medesimo ritmo che cresceva
contemporaneamente, in un’assoluta complicità e
naturalezza, come fossero
amanti da anni e anni.
Anche Bill portò una mano tra i loro ventri,
stringendo l’altra ai folti capelli scuri di Len e
avventandosi di nuovo sulla
sua bocca, per soffocare i gemiti di entrambi.
I loro umori si mischiavano tra le loro dita e la
velocità aumentava sempre di più, Bill
sollevò entrambe le loro magliette per
sentire il contatto della pelle dell’altro, sentirne il
calore - oltre che per
evitare di sporcare i vestiti di scena-, Len scese con la mano che
aveva sulla
schiena del compagno e gli afferrò saldamente una di quelle
bellissime natiche
sode e perfette, affondando le dita in quella splendida carne
“A… asp…”
Bill bofonchiò qualcosa ma gli uscì solo un lungo
e strozzato gemito e si riversò sulle loro mani e tra i loro
corpi.
Il suo respiro era pesante e il cuore gli batteva
forte fino in gola ma non accennò nemmeno a rallentare le
spinte dei suoi
fianchi, accompagnando quelle di Len, sempre più forti.
Leonard affondò il viso nella sua spalla,
stringendolo ancora di più a sé, sentì
le labbra di Bill sul collo e il suo
intero corpo sostenerlo quasi mentre aveva iniziato a masturbarlo con
entrambe
le mani. Gemette ancora sotto le abili dita dell’amante che
carezzavano tutta la
sua lunghezza, stringendola nei palmi, muovendola sulla sua, sempre
più forte,
sempre più veloce.
Poche spinte ancora e si liberò anche lui,
finalmente, chiamandolo appena, con dolcezza.
Rimasero forse ancora qualche minuto così, in
assoluto silenzio, addossati su quella porta, l’uno
sull’altro, finché i
battiti cardiaci tornarono normali ed entrambi si resero conto di
quanto
scomodi fossero e di che ora dovesse essere.
“Non mi daresti mai retta se ti dicessi di trattenere
ogni scenata, emozione e quant’altro fino a quando siamo
soli, vero?”
Mormorò Len con la voce tornata normale, Bill
scosse il capo
“Mai, sbandiererò sempre tutto ai quattro
venti”
Rispose con un’assoluta serietà che non
riuscì a
mantenere per più di qualche istante. Leonard non rispose e
scosse la testa,
sì, William Shatner lo avrebbe fatto diventare matto.
“Len…”
Chiamò Bill, mentre, innanzi allo specchio del
camerino, si ripassava un po’ di cerone, Leonard
alzò il viso verso l’amico
sistemandosi quell’orrida frangettina.
“Sei sicuro che non sia lui?”
Gli domandò il biondo, Nimoy alzò gli occhi al
cielo
“Oddio…”
Mormorò scuotendo il capo e uscendo dalla stanza.
“Continuo a rimanere convinto!”
Gli urlò dietro Bill, posò il trucco e lo
raggiunse a passi svelti nel corridoietto ancora deserto
“Len…”
Lo chiamò di nuovo
“…gli somiglia tropp…”
Ma non riuscì a finire la parola dato che si
ritrovò imprigionato improvvisamente da un braccio di
Leonard, con la bocca
sulla sua.
Fu spinto contro la parete del corridoio mentre le
labbra di Len, che continuavano a catturare le sue, gli impedivano
ancora di
parlare.
Non appena Nimoy si allontanò di qualche
centimetro, Bill riuscì a vedere la sua espressione
tipicamente vulcaniana;
impassibile, curiosa e con un sopracciglio alzato.
Questa volta fu il biondo a rimanere del tutto
interdetto, si guardò rapidamente intorno, ok, erano tutti a
pranzo, ma Leonard
lo aveva davvero baciato in mezzo al corridoio?! Dischiuse le labbra
per dire
qualcosa in proposito ma le richiuse ben presto senza riuscire a
proferire una
sola sillaba.
Len sorrise, soddisfatto di sé, non era facile
lasciare William Shatner senza parole e proseguirono, insieme,
affamati, verso
la mensa.
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