Fumo denso ed acre

di Flick Ic
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Cuore falso per farti vedere. Cuore nero per farti ascoltare. Spine dure per farti ammirare e appoggiati alle scogliere per farti capire.


Spine dure


L’ipocrisia era in ogni dove in lui. Sussurrata nelle membra, urlata nella bocca, una ninnananna per un bambino che non aveva sonno, una tempesta per una scintilla di fuoco. Era lui.
Alla fine di tante attese si rese conto che il paese stava morendo e sarebbe tornato quello di una volta solo con un sermone.
Croce ribaltata e speranze che si sciolgono, ipocrita, ipocrita.
Si innalzò sul piedistallo di legno e sudore che i contadini crearono per lui, in un vago ricordo dei tempi freddi ma soleggiati; per spazzar via, anche se difficile, il caldo soffocante che premeva su tutto, non ragioni più. Non ragiona nessuno, ipocrita.
Tutti lo seppero, ma nessuno parlò. Infine, forse, l’ipocrisia nacque per quello. Non fu sempre dentro la sua mente, gli fu affibbiata senza pietà da un popolo che aveva troppe aspettative e che non sapeva accontentare.
Cosa disse nel sermone?
Poche parole, concise, brutali. Voleva che affilassero come i denti che le donne quella mattina avevano sfregato nel vederlo camminare. Voleva che soffrissero.
Non li convinse.
Dopotutto, come si può dire ad un fiore che attende la pioggia che sarà estate per sempre? Spine dure.
 




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