Nota:
Questa storia ha partecipato al Summer
Quote Contest di Gweiddi at Ecate
e si è classificata seconda o/ Sigh, ma sono la prima a scrivere su
Partner? Non lo conosce nessunooooo? ;_;
Titolo:
Stranger to beauty
Autore: Alister09 / alister_
Fandom:
Partner
Personaggi/Pairing: Saeko
Noguchi/Koshin
Tojo/Sumika
Rating: Giallo
Quote: “La
follia nei grandi ha da esser vigilata” – Amleto
Stranger to Beauty
"Senpai!"
Sumika è
giovane. Sumika è bella.
Bella come
lei non è mai stata, bella
come mai potrà essere – perché, se già il suo viso è così
scialbo in giovinezza, gli anni non potranno far altro che creparlo e
deformarlo.
"Non devi più
chiamarmi senpai,
Sumika. Ormai ti sei diplomata anche tu".
Lei inclina
il capo, i capelli chiari
illuminati dal sole – luminosi come il sole.
"Ma sono
sempre la tua kohai
preferita, vero, Saeko?"
Sumika è
speciale.
"Senpai, ho
conosciuto una
persona."
Sumika
sorride, le guance arrossate.
C'è una luce nei suoi occhi che Saeko non le ha mai visto, ma che
riconosce subito: l'ha scorta tante volte nel proprio riflesso.
"Un uomo?"
L'assenso che
segue è una pugnalata al
suo cuore tumultuoso.
Sumika è
innamorata.
"Te lo voglio
far conoscere".
Non riesce ad
immaginare qualcuno degno
dell'amore di Sumika – la sua Sumika, che durante tutti gli
anni di liceo l'ha sempre preferita ad ogni corteggiatore; eppure,
Tojo è bello come lei, e altrettanto lontano dal mondo di forme
semplici di Saeko.
Koshin,
lo chiama lei, e quel
nome sulle sue belle labbra ha un sapore così intimo da farla
sentire un'intrusa.
Nel loro
universo di bellezza e
perfezione, non c'è spazio per lei: sarebbe solo uno sgorbio su un
dipinto pregiato.
Sumika non è
più sua.
"Senpai...
Sento che qualcosa non
va".
La voce di
Sumika trema: la felicità
si è incrinata.
"In Koshin.
Sento che c'è
qualcosa che non va in Koshin".
Saeko si
infila silenziosamente nella
crepa, si riprende lo spazio che le spetta.
"L'altra sera
suo padre ha fatto
uno strano commento a tavola... Io non...”
Le accarezza
i capelli con una mano –
quei capelli così morbidi e diversi dai suoi: appartengono a lei,
prima che a Tojo.
“N-non so
come interpretarlo".
Sumika è così
fragile.
“Senpai,
la realtà mi è piombata
addosso come un macigno all'improvviso e io non riesco a
sopportarla...”
Comincia
così la
lettera che le ha lasciato – a lei, non a Tojo. Giace sul comodino
della sua stanza, accanto a un vaso di fiori avvizziti.
Anche
Sumika, il
fiore più bello, è avvizzita.
Le
sue guance hanno
perso la consueta vivacità, gli occhi dolci sono innaturalmente
chiusi, la pelle tiepida del suo braccio – che tante volte ha finto
di sfiorare per caso – è ora fredda.
Sumika
è morta.
La
vita di Saeko
non ha più senso.
Tojo
è un
assassino.
Glielo
legge negli
occhi spenti, cerchiati da ombre scure e profonde: è un assassino, e
le ha portato via Sumika.
Ostenta
il suo
dolore in un'apatia irritante, tanto egoista da credere di essere
l'unico a soffrire.
Saeko
lo odia. E'
così bello.
“Ho
buone
referenze nell'ambito scientifico”.
Lui
la zittisce con
un cenno assente, trincerato nello spazio inaccessibile dei suoi
pensieri.
E'
il suo modo di
dirle che ora lavora per lui.
Tojo
è solo.
Fissa
il cielo
azzurro oltre la finestra con sguardo perso. Anch'io penso a
Sumika in ogni giornata così bella, vorrebbe dire Saeko, ma non
lo fa, perché quell'uomo non merita alcun conforto. E' solo un
bambino viziato che ha rovinato tutto con il suo egoismo.
“Ecco
le sue
carte, dottore”.
Non
lo chiama mai
Koshin; quel nome apparteneva a Sumika, alle sue labbra piene
d'amore. Pronunciato dalla sua voce mascolina sarebbe solo una
bestemmia.
“Grazie,
Saeko”.
Tojo
è pazzo.
“Se
non mi spingo
troppo oltre, non ci sono problemi. Lo faceva anche mio padre” ,
dice, davanti a un cadavere smembrato e ricomposto troppe volte.
Saeko
si tappa il
naso: ha imparato a tenere a freno il vomito. Quest'uomo, con la sua
totale assenza d'etica, la disgusta di più ogni giorno che passa.
E'
splendido anche
mentre affonda le mani nella carne morta e s'imbratta il camice di
sangue. Si chiede come quelle dita abbiano potuto toccare anche la
pelle candida di Sumika; l'hanno macchiata irrimediabilmente con la
loro immoralità.
Tojo
è un genio.
Le
sue labbra si
increspano nel primo abbozzo di sorriso, dacché Sumika è morta,
quando il corpo senza di vita di un bambino riprende a muoversi. Alza
braccia e gambe a scatti, sbatte le palpebre troppo rapidamente: non
c'è nulla di umano nei suoi movimenti, ma il dottore è felice.
Se
fosse ancora in
vita e lo vedesse sorridere di un spettacolo tanto grottesco, Sumika
si ucciderebbe di nuovo; ma al suo fianco c'è Saeko, e Saeko è
ormai abituata all'anormalità di quest'uomo.
Vuole
fare quello
che ha fatto a questo bambino anche a Sumika, lo sa – ha visto il
suo corpo conservato in una teca come quello di una principessa, e le
ha sussurrato scuse e preghiere nella speranza di un miracolo.
Non
lascerà che la
insozzi anche dopo la morte.
Tojo
è
irraggiungibile.
Lo
guarda ogni
giorno sprofondare nella sua solitudine di bellezza e pazzia, senza
che nessuno dei suoi ammonimenti gli giunga alle orecchie.
Ed
è bello,
maledettamente bello, tanto bello che Saeko lo odia – lo ama.
E
si odia, per il
suo corpo grasso, per il suo viso cadente, per i suoi occhi piccoli e
miopi; sa che anche lui prova disgusto ogni volta che posa lo sguardo
su di lei. Tojo non ha mai avuto il buon cuore di Sumika; dal brutto
non riesce a trarre nulla di buono. Non si accorge di quanto faccia
per lui ogni giorno.
Saeko
è l'unica a
stargli accanto in quel suo viaggio solitario verso la distruzione,
dove genialità e pazzia si confondono in una spirale di sangue.
Veglia su di lui dal giorno in cui Sumika è morta, senza chiedere
nulla in cambio.
Perché
Sumika lo
amava. Perché lei amava Sumika. E perché ama anche lui.
O
forse Saeko ama
soltanto – di un amore disperato e senza speranza – la bellezza
che non ha.
N/A:
Il
prompt è preso
un po' alla lontana, ma è stata la citazione a innescare la storia:
mi ha fatto pensare alla signora Noguchi, che vigila silenziosamente
sul professor Tojo nonostante tutti i suoi crimini. L'idea era quella
di parlare di questi personaggi, che ho sempre trovato molto
affascinanti. Mi sono basata su quanto si dice di loro nelle pagine
finali del terzo volume, e ci ho ricamato un po' sopra.
Ci
sono diverse
ripetizioni nel corso della storia, prima tra tutti quella dei nomi
proprio; l'intento era quello di provare a rendere la morbosità
della complessa dinamica che lega i tre.
E
niente, non mi
sarei mai aspettata di scrivere una storia dal punto di vista della
Noguchi XDDD
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