Neve calda

di Senul
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Da piccola mi sono trasferita spesso, perché il mio papà aveva un lavoro che gli imponeva di viaggiare molto. Io e la mamma non lo volevamo lasciare, volevamo cenare assieme ogni sera, come tutte le famiglie normali. Per questo lo seguivamo sempre.

Il primo trasloco che ricordo bene è stato quello di Hokkaido. Avevo all’incirca 6 anni, dovevo incominciare la prima elementare ed ero un po’ nervosa. Ricordo che fu un viaggio molto lungo e faticoso, perché prima abitavamo a Fukuoka. Dovemmo prendere alcuni traghetti e il papà era irrequieto per la paura di perderli. Spesso rispondeva male alla mamma, perciò non fu favoloso. Però devo ammettere che mi piacque molto salire su quelle imbarcazioni e vedere il mare sotto di me. Mi chiedevo come facessimo a galleggiare sull’enorme distesa d’acqua.
Passammo la prima notte a bordo e l’indomani mattina prendemmo la macchina e partimmo alla volta di Hokkaido, la nostra reale meta. Da quel momento pensai solo all’incombente inizio della scuola. Ero contenta, perché avrei imparato tante cose nuove, ma avevo paura di non piacere ai miei compagni di classe. E se avessi deluso gl’insegnanti? Ma soprattutto volevo dimostrare ai miei genitori che ero una bambina brava e intelligente. Pensai e pensai e giunse la seconda notte. Mi addormentai in fretta, perché con tutto quel via vai ero stanchissima. Mi svegliai solo quando arrivammo.

Me lo ricordo come se fosse ieri.

Sentii freddo e guardando fuori dal finestrino dell’auto vidi nelle prime luci dell’alba un’immensa distesa bianca. Fiocchi candidi cadevano dal cielo posandosi a terra aumentando mano a mano il volume del tappeto di neve. Era meraviglioso. Non vedevo l’ora di uscire dalla macchina e buttarmi a fare un gigantesco pupazzo. Ormai mancava poco e saremmo arrivati alla mia nuova casa.

Che bello.

 
La mamma sbrigò velocemente le pratiche per la casa con la proprietaria mentre papà scaricava tutti i mobili e li portava dentro. Non era una grande abitazione. Aveva due piani più una mansarda. Al primo piano c’erano la sala e la cucina, al secondo il bagno e una camera da letto matrimoniale. Infine la mia camera sarebbe stata in cima, nella calda mansarda. Ci impiegammo alcune ore per sistemare tutto e quando finalmente mi stesi sul mio letto mi sentii felice. Era molto meglio di quello che mi ero aspettata. Era una specie di mondo incantato per principi e principesse. Abbracciai stretto il mio orsacchiotto di peluche e mi addormentai pensando che dopo qualche giorno avrei finalmente iniziato ad andare a scuola.

Il weekend passò fin troppo velocemente, con le ultime sistemazioni e le corse nella neve.
Feci un pupazzo  con la mamma. Non era un gran che, ma gli mettemmo una bella carota come naso e una mascherina di carnevale per dargli un po’ di allegria. Infine mi tolsi la sciarpa e gliela legai al collo.
-Lo chiameremo Pallino! Ti piace mamma?- dissi piena di entusiasmo.
-E' un nome perfetto, Luna.- e mi sorrise dolcemente.




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