Tutta questione di sovraccarico.
Tutta questione di sovraccarico.
Morbidi riccioli biondi cadono sulle larghe spalle di un uomo allenato dalla morte in persona.
Risate di una bambina troppo felice da poter controllare il volume
della sua allegria riecheggiano in una stanza dopo aver rivisto il
padre.
Una giacca scolorita e vecchia non è abbastanza consumata da
rilasciare nell'aria un acre ma piacevole profumo di pelle e cuoio
impoverito.
Il buio è seguito da un rapido raggio di luce fioco ed inquietante.
Una lama risplende sotto il biancore che scompare poco dopo.
«Questo è per te, tesoro. Prendilo.» le dice una
lontana voce che le echeggia nelle orecchie ancora, ancora e ancora.
La memoria di William Anthony Harvelle vive ancora in quel coltello
come nel cuore di sua figlia, stesa sul suo letto con gli occhi
piantati sul soffitto semi-cadente.
Il respiro è lento, rumoroso, distrutto.
«L'hai sognato di nuovo?» chiede in penombra Ash dalla
soglia della stanza, forse timoroso di aver sbagliato momento o
addirittura l'intera proposizione.
La ragazza non può far altro che sospirare ed alzarsi dal letto,
dimostrando in qualche modo al genio di casa quanto riuscisse a stare
bene ed a gestire al meglio la situazione "sogni ed urla".
«Sam e Dean sono di sotto.» la avverte poi con un gesto
della testa ed una smorfia simile, anche se molto lontanamente, ad un
sorriso consolatorio. Non era affatto il tipo da abbracci e confessioni
ma a suo modo sapeva come essere un buon amico per lei.
«Ok.» mormora di rimando la versione sbiadita della stessa
ragazzina dai biondi e morbidi capelli che animava i sogni di una ormai
adulta Jo.
Scende le scale con passo pesante, trasportando dietro di sé
solo l'ombra di una ragazza allegra ed aperta ad ogni genere di
conversazione.
«Wow Jo! Hai visto un fantasma, di recente?»
Tipico, innocente e provocatorio modo di scherzare per Dean e pessimo inizio di giornata per Jo: tutto in sole otto parole.
Aveva visto qualcosa di peggiore, a suo avviso.
Il ricordo impolverato di un padre venuto a mancare troppo presto: questo aveva visto.
I momenti felici della sua vita troncati da una caccia andata male: questo aveva visto ed odiato.
Un evento al quale il padre di Dean, John, aveva assistito in prima fila.
Ne avevano già parlato in passato, lei e Dean, a proposito.
Anzi, lei lo aveva già fatto sentire in colpa, gli aveva dato le
spalle lasciandolo crogiolare in un dolore che non gli apparteneva.
«Ho sognato mio padre.» dice noncurante e fingendo indifferenza e soprattutto forza.
L'ammutolirsi di Dean si trasforma nella sua più amara vittoria.
«Non potevo saperlo, mi dispiace.» si scusa a modo suo il
maggiore dei Winchester spalleggiato dallo sguardo impietosito e
mortificato di Sam.
«Lo so, va tutto bene.» ripete ad alta voce Jo in replica
al suo pensiero silenzioso ed auto-incoraggiante prima di dirigersi
fuori dal locale per scaricare dal furgone gli alcolici che l'avrebbero
aiutata a superare la pessima giornata. Che avrebbero aiutato tutti
coloro che avrebbero messo piede nella RoadHouse, meglio dire.
Lo sgabello scotta, tanto da far agitare Dean al di sopra di esso. Una
specie di senso di colpa che inizia ad infastidirlo proprio come fece
la mattina della "spiacevole rivelazione!" su suo padre e quello di Jo.
Cercare consiglio da Sam è inutile: "vai e chiarisci con lei" è l'unica lettura possibile del suo sguardo.
«Non ce l'ho con te, Dean. Puoi rientrare.» lo avvisa
cordialmente lei sentendo un rumore di passi seguirla verso il furgone
bianco e accuratamente infangato dal tempo.
«Lo so, va tutto bene.» le fa il verso lui tentando di percorrere la via dell'ironia senza colpo ferire.
«Sul serio, torna dentro.» ribadisce Jo alla ricerca della
sua forza vitale che l'aveva sempre caratterizzata assieme alla
testardaggine, propria di tutti gli Harvelle.
«Mi stai per caso cacciando?» continua a sfoggiare il suo
amato sarcasmo non cogliendo l'atmosfera per quella che realmente
è: elettrica e carica di tormento.
Eppure lui con il tormento ci sapeva fare.
Che volesse insegnarle come gestirlo? Come sopportarlo senza distruggersi totalmente?
«Perchè, anche se te lo dicessi chiaramente, mi
ascolteresti?» sbotta in tono accusatorio aprendo la portiera del
furgone con un violento strattone.
«Con me l'alcol funziona.» confessa Dean portando deliberatamente il discorso su una nuova carreggiata.
«Cosa?» farfuglia confusa Jo accogliendo tra le braccia la prima cassa di birra.
«Per alleggerire il carico.» prosegue lui rubandole da
sotto il naso le birre ben inscatolate, affidandosi ora a banali
metafore.
«Non ho nessun carico da alleggerire.» si difende la
biondina riprendendo autoritariamente la cassa con poca pazienza in
circolo.
«Gia.. ma non trovi che così sia peggio?» domanda in
tono serio Dean aggiungendo sulle braccia di Jo un'altra cassa di
alcolici.
«Non so di cosa diavolo tu stia parlando.»
Un altro colpo parato per la cacciatrice tormentata e a queanto pare
"carica", tanto da costringerla a stringere la presa ed irrigidire i
muscoli delle braccia.
«O quasi insopportabile?»
Ostinato di un Winchester che aggiunge una terza cassa, una quarta,
quasi fino a vedere a stento lo sguardo della ragazza spuntare in cima
a questo supplizio.
Ora è ancorata totalmente alle casse, è fissa su
sé stessa. Le è impensabile muoversi o anche solo
parlare, controbattere a tutte quelle pazzie che fanno sembrare Dean
irresistibilmente umano.
«Se te ne liberi, anche se lentamente, vedrai che ti sarà
possibile andare avanti.. senza startene pianata sullo stesso
punto.» fa pratica della sua teoria recuperando dalla braccia di
Jo la metà delle sue casse miracolosamente rimaste intatte.
I doppi sensi iniziano a farla riflettere, specialmente perchè
sono stati formulati da Dean, creatura fisionomicamente allergica al
sentimentalismo.
Jo si muove, inizia a dirigersi verso l'entrata della RoadHouse a passo
lento e cauto ma ci riesce. Con le braccia tese ma non doloranti, ci
riesce.
«E del carico in più, quello del quale dovrei liberarmi,
dove lo lascio?» chiede ormai entrata nella meccanica di quel
gioco così complesso.
Dean scrolla le spalle alzando di poco le casse fer farsi notare e
facendole scontrare appena tra loro, sentendone il rumore del vetro.
Le sorride e lei, incapace di fare qualsiasi altra cosa, sorride a sua
volta a quel tintinnio pericolante, a quel ragazzo capace di assumersi
un carico in più sulle sue spalle, riuscendo a proseguire sempre
a testa alta e a denti stretti.
Raggiunto il bancone e lasciati gli alcolici su di esso, i tre cacciatori tornano a guardarsi.
Sam sembra sulle spine, Dean ha uno sguardo fiero e Jo... beh, Jo
è di nuovo la ragazzine dai morbidi e biondi capelli che riempe
il locale della sua allegra risata felice.
È qui che Sam capisce quanto suo fratello sia bravo con le parole.
«Ash ha individuato un poltergeist a qualche chilometro da qui.
Andiamo a dare un'occhiata?» propone Sam interrompendo quello
strano ed imbarazzante momento di serenità.
Come un bravo soldato Dean, scattando sull'attenti e drizzando le
orecchie verso la voce del fratello, riprende la giacca di pelle che
aveva poggiato sullo schienale appena arrivato alla RoadHouse e guarda
Jo con un'espressione incecifrabile sul viso.
«Ci vediamo, Jo.» le dice in saluto abbozzando un
sorrisetto soddisfatto e allo stesso tempo pieno di sicurezza mentre le
lascia il conto sul bancone.
«Ci vediamo.» risponde in generale lei, cogliendo appena un sorrisetto di Sam con la coda dell'occhio.
Dean avrebbe diviso il peso di Jo, dimenticandosi del proprio, pur di
aiutarla? Sarebbe riuscito a stare al passo con il caratteraccio della
ragazza? Anche solo il chiederselo, anche solo il sapere di avere
qualcuno, un "volontario", la allegerisce di un paio di pesi.
Non c'è alcun dubbio: le visite dei Winchester sono sempre le migliori per lei.
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Note dell'autrice:
Storia nata circa alle 4 del mattino quindi chiedo scusa se in alcuni punti sembro.. addormentata :/
Beh, spero solo che vi piaccia e che
abbia rispettato la personalità dei protagonisti, anche se
ammetto di aver calcato un pochino (ma solo un pochino) la mano con
Dean e di aver lasciato poco spazio (se non proprio nullo) a Sam.
Aloha! :D
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