A
Tulipano, Charlotte McGonagall e Elizabeth Mary Greengrass, che
assecondano la
mia idiozia! ♥
Al
cuor non si comanda
La piazza era quasi deserta, fatta
eccezione per qualche
vagabondo che si sforzava di mettere i piedi uno davanti
all’altro e barcollava,
avvicinandosi pericolosamente all’acciottolato della strada,
mentre i vestiti
sbrindellati gli impacciavano i movimenti.
Le luci delle case erano spente e il Distretto 12 era quasi
completamente al buio, fatta eccezione per la zona delle case dei
Vincitori, in
cui i lampioni erano perennemente accesi, sebbene non ce ne fosse
bisogno. Buona
parte degli abitanti del 12 pensava che si trattasse
dell’ennesima presa in
giro di Capitol City, ma si guardava bene dal dar voce ai proprio
pensieri.
Il fornaio e sua moglie dormivano nella propria stanza, si
potevano sentire i respiri
bassi e
regolari della donna e il russare rumoroso dell’uomo, mentre
i due figli
maggiori si rigiravano nel letto che dividevano.
Quando Peeta lasciò la propria branda fece attenzione a non
far rumore, anche se a ogni passo le assi del pavimento cigolavano.
Ringraziò mentalmente
il padre, che quella notte russava più forte del solito, e
scese al piano di
sotto; aggirò il divano e si infilò nella cucina.
Dalla finestra filtrava un po’ di luce, quel tanto che
bastava a permettergli di distinguere le sagome dei mobili e a non
inciampare
nella gamba di una sedia o sbattere contro la credenza.
Gli occhi azzurri erano aperti talmente tanto da risultate inquietanti,
mentre i capelli gli ricadevano sulla fronte e gli coprivano le orecchi
arrossate per l’agitazione e l’imbarazzo. Fece un
profondo respiro, cercando di
ricomporsi, mentre le mani continuavano a sudare e avvertiva lo stomaco
avvilupparsi e contorcersi.
Si ravvivò i capelli, spostandoli all’indietro,
nel
tentativo di darsi un certo contegno e poi si sistemò le
braghe del vecchio
pigiama rattoppato, che indossava. Non era al meglio, ma sapeva che lui sarebbe stato felice di vederlo lo
stesso, braghe o non braghe.
Si mosse con circospezione, ripetendo mentalmente una serie
di battute a effetto, tastando il ripiano della cucina alla ricerca di
un
cucchiaio pulito. Avvertì le mani tremare appena, quando lo
trovò. Sorrise
compiaciuto, iniziando a frugare nella dispensa. Ne aprì
l’anta con calma,
cercando di non far cigolare i cardini per evitare di svegliare la sua
famiglia
e, soprattutto, lui. Gli piaceva
quando era ancora addormentato, prenderlo tra le braccia mentre stava
ancora
lievitando, assopito, e scoprirlo lentamente, inebriandosi del suo
profumo
dolce e familiare.
Si lasciò scivolare per terra, risucchiato della penombra,
mentre lo stringeva tra le mani, cullandolo appena.
Socchiuse le labbra e gli sorrise raggiante, svegliandolo
lentamente. Spostò il panno che lo copriva e lui,
pudicamente, si agitò appena.
Lo osservò compiaciuto, con gli occhi lucidi e le orecchi
tese per cogliere qualsiasi rumore. La sua superficie era frastagliata,
in
alcune parti si erano formate delle piccole bolle d’aria, ma
niente di
preoccupante, qualche altra ora di riposo l’avrebbe fatto
diventare perfetto. Ma agli occhi di Peeta lo
era già, perfetto.
Lo sfiorò con la punta del cucchiaio, facendolo
rabbrividire.
-Stai calmo, non ti farò male.- lo tranquillizzò
con voce
carezzevole, agitando appena il cucchiaio.
Lui oppose ancora
un po’ di resistenza, ma poi cedette, lasciandolo entrare,
inglobandolo fino a
metà del manico. Emise un basso gorgoglio e qualche bolla
d’aria esplose.
Peeta spense ancora un po’ più giù il
manico, poi lo sollevò
e se lo portò all’altezza del naso. Lo
annusò e il profumo familiare gli invase
le narici.
-Perdonami.- bisbigliò,
prima di infilarsi la cucchiaiata di preparato per biscotti in bocca.
Lo assaporò in religioso silenzio, prima di ripetere di
nuovo l’operazione con la stessa calma.
Andò avanti finché una delle assi sopra la sua
testa non
cigolò.
Si rimise rapidamente in piedi, stando attendo a non farlo
cadere. Lo osservò per l’ultima
volta, poi poggiò le labbra sul tegame che lo conteneva, in
un bacio
spassionato, lo ricoprì con una pezza da cucina e lo ripose
nella dispensa.
Gli piangeva il cuore a lasciarlo così, ma, se avesse
cercato di portarlo nella sua stanza, era sicuro che sua madre gli
avrebbe
tirato il collo.
-A domani.- gli disse piano, prima di darsi alla fuga.
***
Bene, che cos’è
questa cosa? Ottima domanda! Diciamo che mi
ronzava in testa già da un po’, dopo aver letto
una delle storie di Eleutera,
quindi oggi mi sono decisa a metterla nero su bianco.
E’ stato abbastanza divertente, era da anni che non scrivevo
qualcosa di demenziale.
Una Peete/Preparato per biscotti non è cosa da tutti i
giorni, lo so, non linciatemi, Charlotte,
BessiB e Tulipano mi hanno supportato nella mia follia, prendetevela
con loro!
<3
Inoltre credo che il titolo sia più che chiaro: nessuno può decidere di cosa innamorarsi e Peeta non fa
eccezione, anche se ha buone probabilità di essere fatto
secco dalla madre! :D
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