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Capitolo 1 - Ciao, Gamba di Legno!
Dopo
l'ultima caccia Sam pensò fosse stato meglio rimandare il
prossimo incontro con Ellen - lo trovava saggio - ma Dean era piuttosto
deciso ad andare a bere una birra al Roadhouse anche se sapeva che la
sua visita gli avrebbe soltanto portato una lunga e immancabile
ramanzina da parte della "donna di casa", come lui la definiva.
La
gamba era guarita in fretta, ormai la cicatrice non gli pulsava
più, né gli recava fastidio e contento per questo prese
il posto che gli spettava nella sua auto mentre Sam lo affiancò
sul lato opposto.
«Credi
che Ellen sappia qualcosa?» domandò Sam alludendo al loro nuovo
caso, un caso che preoccupava Dean più di quanto non dimostrasse.
«Non lo so.» rispose schietto, girando la chiave nel quadrante per poi mettere in moto il motore rombante dell'Impala.
Sam
era totalmente all'oscuro di quello che John aveva detto al figlio
maggiore prima di morire e Dean stava facendo il più possibile
per ritardare il momento in cui l'avrebbe scoperto. Il problema era
però che doveva scoprire che tipo di progetti "Occhi gialli"
aveva in mente per Sam perché lui sapeva soltanto ciò che
gli era stato riferito: "Tieni d'occhio tuo fratello, Dean. Devi
salvarlo e se non ci riuscirai, allora dovrai ucciderlo."
«Tutti
questi ragazzi. Sono come me, Dean.» irruppe improvvisamente Sam.
Dean
si voltò a guardarlo, alternando lo sguardo tra il parabrezza
inondato da moscerini schiacciati contro il vetro, e il fratello minore
che gli sedeva accanto.
«Come te?»
«Sì,
come me. Non ti insospettisce? Non credi ci sia qualcosa sotto?»
domandò retorico con un velo di nervosismo nella voce.
Dean scosse la testa ma sta volta non lo guardò.
«No.» fece mostrandosi convinto e determinato, anche se in realtà si sentiva esattamente l'opposto.
«Davvero?
Non ti spaventano le mie visioni?» chiese di nuovo Sam inarcando un
sopracciglio mentre scrutava il profilo del fratello maggiore,
pensieroso.
«No.» ripeté quest'ultimo tenendo gli occhi fissi sulla strada deserta.
Per
tutto il resto del breve viaggio restarono in silenzio; Sam continuava
a chiedersi cosa lo accomunava con tutti quei ragazzi che avevano
poteri soprannaturali - oltre a questo fatto -; Dean invece continuava
a tormentarsi il cervello pensando a cosa intendesse dire il padre con
quelle parole.
Quando
arrivarono davanti al Roadhouse entrambi esitarono prima di entrare,
come se quella che avrebbe dovuto varcare fosse l'entrata dell'inferno
e come se lì al posto dell'insegna lampeggiante ci fosse la
scritta "lasciate ogni speranza o voi che entrate". Non appena furono
dentro si guardarono attorno come facevano sempre prima di accomodarsi
sugli sgabelli.
Il locale aveva sempre la stessa cera trasandata ma
era abbastanza accogliente come al solito. Qualche cacciatore sparso
qua e là raccontava la sua ultima avventura al proprio compagno
di bevute, ed altri uomini giocavano a carte imprecando contro il
proprio avversario.
Dean spostò lo sguardo dietro al bancone e
poi la vide.
Jo era impegnata a lavare i piatti con noncuranza e una
certa aria innervosita.
Un sorriso sul viso del ragazzo si aprì
all'improvviso e si avvicinò al bancone, silenzioso, lasciandosi
il fratello alle spalle in cerca di Ash.
Era
da giorni che Jo non rompeva nemmeno un bicchiere -tranne che per un
piccolo episodio di rissa tra colleghi ubriachi- e questo tenne a bada
la lingua di sua madre per un po'.
Non aveva di che lamentarsi
ultimamente: Jo sembrava essere diventata la ragazza responsabile che
aveva sempre voluto avere come figlia, senza nessuna testardaggine o
caratteraccio ribelle.
Tutta
strategia ovviamente.
Fingeva che le acque si fossero calmate per poi
sgattaiolare di nuovo via dalle grinfie della "mamma cattiva". Certo
che era una situazione infantile.
Se
ne stava lì, a consumarsi i polpastrelli con spugna e detersivo
da giorni, tanto da farle credere che, se avesse continuato
così, le impronte digitali non sarebbero più state un
problema per lei.
In
più non parlava molto, né con Ellen né con i
cacciatori, nemmeno quelli più... diciamo "stretti" o di
famiglia.
Tutti
si erano accorti del poco carattere di Jo, del suo essersi sbiadita
all'improvviso, ma infondo a nessuno importava poi tanto: avevano altro
a cui pensare... a salvare vite altrui per esempio.. e a tenersi
stretta la loro, come aveva le aveva consigliato sua madre tempo fa.
Loro
facevano le loro ordinazioni e lei li accontentava: fine della
conversazione. Non si avvicinava nemmeno più al suo gioco
preferito, quello di cui aveva tutti i record in bella vista sotto la
schermata luminosa.
«Andiamo,
una partitina sola. Se vinco mi offri la birra» aveva tentato di
corromperla un tizio anziano che più che un cacciatore sembrava
un vecchio ubriacone sofferente di solitudine.
«E'
così che mi ridurrò?» pensò automaticamente
alzando gli occhi su di lui con una certa pena negli occhi e
stappandogli una bottiglia sotto il naso, lasciandogliela vinta in quel
modo così poco divertente «meglio
non rovinargli la vecchiaia.. non deve avere molto di cui andare fiero,
quindi offrigli la birra e poni fine alla sua sofferenza!» si disse
nemmeno dovesse ucciderlo o abbatterlo come un vecchio cane malato.
Contento
del suo premio del tutto non meritato, il vecchio si unì al
gruppo dei giocatori d'azzardo, perdendo così ogni minimo
interesse per quello che ci fosse al di fuori del perimetro del tavolo
di gioco.
Jo
li guardava, studiava le loro mosse, le memorizzava e prendeva
mentalmente appunti per poterli spennare fino all'ultimo dollaro non
appena ne avesse avuta l'occasione.. o la voglia.
«Ash,
ti vogliono!» sentì urlare sua madre sulla rampa delle scale,
ricevendo in risposta un urlo più simile ad un lamento che ad
una affermazione.
Non
si era minimamente accorta che fosse entrato qualcun altro nella
RoadHouse. O meglio, aveva sentito il cigolio della porta ma non
immaginava che ad aver varcato la soglia fossero stati quegli
incoscienti dei Winchester.
«Vai sul pesante o vuoi rimanere sobrio?» domandò
senza alzare la testa a quella sagoma che le era balzata di fronte.
Non
appena il suo sguardo notò di sfuggita un sorrisetto familiare
si asciugò le mani e gli porse una birra fredda sotto il naso,
accennando un sorrisetto così raro in quei giorni.
«Ci si rivede eh? Come va la gamba?» chiese familiarmente non avendo avuto modo di fare caso alla sua ferita appena aveva messo piede lì dentro.
Non
appena Jo si voltò a guardarlo, il sorriso di Dean divenne
più ampio come a volerla salutare senza parlare.
Sapeva
già cosa doveva fare; la vide prendere una bottiglia di birra
ghiacciata, stapparla e avvicinarla al cacciatore come per dire "ecco
il solito".
Dean annuì ad ogni sua mossa fatta in modo meccanico
e abitudinario, prese la bottiglia con la mano destra e se la
portò alle labbra carnose per berne il contenuto in piccoli
sorsi.
«Per
ora non dovranno sostituirmela con una di legno.» rispose ironico,
alzando gli occhi verdi verso quelli di Jo, castani e così
appariscenti sul biondo dei suoi lunghi capelli biondi.
Per
un bel po' di tempo rimase in silenzio a guardarla, sostenendo sempre
quel suo mezzo sorriso perennemente stampato sulla faccia - quello
della classica espressione da sfotto'- poi tornò a bere il
contenuto fresco e appena frizzante della bottiglia.
Sam
passò accanto a Dean e superò il bancone senza nemmeno
degnare di un saluto la ragazza.
Lei sembrò restarci male, ma
Dean le avrebbe dato subito spiegazioni senza che lei iniziasse a farsi
i suoi soliti film mentali meritevoli di premio Oscar.
«Scusalo.
E' che...» pensò prima a cosa dire, guardando il liquido
giallastro della birra dietro il vetro marrone della bottiglia. «...è
un po' nervoso sta mattina.» concluse incerto.
Era
improbabile che Sam fosse nervoso, lui era sempre tranquillo e cauto,
ed era sempre lui che manteneva la calma anche in situazioni del
genere. Il fatto era che era così interessato a scoprire la
verità che aveva ignorato quei piccoli gesti che lo
caratterizzavano, per esempio uno dei suoi dolci sorrisi in cenno di
saluto verso Jo.
Sam
si sedette appartato ad un tavolo con Ash e iniziò a spiegargli
la situazione; dei ragazzi con i suoi stessi poteri e degli incidenti
avvenuti recentemente che lui aveva previsto ma ovviamente non gli
rivelò come.
Dean si voltò a guardare la scena, poi
tornò rivolto a Jo e alla sua birra che ormai era quasi finita.
Quindi era nervoso? Sam, il ragazzo geneticamente tranquillo e
apprensivo, era nervoso? Quella sì che era una novità.
Lo sguardo di Jo lo
seguiva non lo sguardo lungo i tavoli della RoadHouse affiancato da Ash
e i suoi capelli che tanto lo caratterizzavano e distinguevano dagli
altri cacciatori così facilmente considerabili "noiosi".
Anche
Ellen aveva provato ad integrarsi nei loro discorsi ma con scarso
successo.. e di certo non era perchè Sam non volesse
parlargliene ma piuttosto perchè quella mattina il locale era
movimentato e i cacciatori assetati manco fossero tornati da un lungo
viaggi attraverso il deserto del Sahara.
Arresasi
al suo mestiere quindi tornò al bancone, pronta a servire i
clienti con le birre che Jo le aveva preparato ancora prima che le
ordinazioni arrivassero al suo orecchio.
Ma oltre questo nessuna parola in più, niente raccomandazioni tanto per dare aria alla bocca: tanto meglio.
«Deve trattarsi di un caso davvero importante se è riuscito a far innervosire Sam.» costatò
con tono placato ma non preoccupato nonostante la sua curiosità
le pungesse infondo allo stomaco e sulla lingua in modo così
insistente tanto da costringerla a bere un bicchiere d'acqua per
placarlo.
«Non
riuscirai a moltiplicare la birra come fece Gesù con pani e
pesci, sai? Le tue mansioni si fermano giusto qualche gradino
più in giù.» gli
disse a sfottò togliendogli dalle mani la sua bottiglia
praticamente vuota ma che Dean continuava a rigirarsi sotto gli occhi
come se per magia avesse potuto riempirla nuovamente con la sola forza
della mente da un momento all'altro.
«E' un semplice "tocca e fuggi" o avete un caso qui? Perchè non mi pare di aver sentito nulla di strano...» domandò
riprendendo il discordo senza rendersi conto del fatto che quel
bicchiere d'acqua non avesse fatto nessun miracolo riguardo la sua
indole da impicciona (come tanto la definivano gli atri cacciatori
-specialmente Dean-).
«Che
poi, pensandoci, è sempre un tocca e fuggi» si corresse
mentalmente aprendosi in uno di quei sorrisetti all'apparenza
così enigmatici, uno di quelli che ti faceva chiedere
istintivamente a cosa stesse pensando.
Intanto
Ellen si era unita al comizio più strano del mondo, esprimendo
il suo parere e la sua preoccupazione attraverso palesi espressioni
facciali che Jo riuscì a cogliere con fugaci occhiate nella sua
direzione.
«Come mai non partecipi anche tu? Non ti ritengono all'altezza?»
Dean
si perse tra i suoi pensieri e iniziò a fissare la bottiglia -
era così distratto che non si era accorto di averla vuotata -
con un'espressione concentrata.
Stava pensando a Sam e al suo piccolo
problema segreto.
Perché John gli aveva detto di non staccare
gli occhi di dosso a suo fratello? Sapeva che lo avrebbe sempre
protetto da qualsiasi cosa, non aveva motivo di avvisarlo. Forse era in
pericolo, stava per succedere qualcosa...
Era quello che gli aveva
fatto capire il padre: "Se non riesci a salvarlo, allora dovrai
ucciderlo".
Quella frase risuonava ancora nella sua mente oppressa e
assalita da tutte quelle domande. Aveva capito da sé che "occhi
gialli" c'entrava qualcosa in tutta quella storia e che quei ragazzi
fossero collegati al fratello in qualche modo. Ma perché?
Fu
Jo a riportarlo alla realtà, facendogli notare che teneva in
mano una bottiglia di birra vuota.
Scosse appena la testa, come per
scacciare via quei pensieri ossessivi e poi alzò lo sguardo
verso la ragazza abbozzando un sorrisetto.
«Stai
facendo un po' troppe domande.» fece Dean quando si accorse del
questionario della giovane cacciatrice che cercava in tutti i modi di
scoprire a cosa i due fratelli, quella volta, si erano interessati. Non
lo disse però con cattiveria, infatti sorrise subito dopo.
«Dammene un'altra.»
Gettò
un'occhiata alle sue spalle e notò che Ellen si era unita alla
cerchia.
Chissà cosa avrebbe pensato su tutte quelle ricerche
improvvise, chissà cosa avrebbe detto poi in seguito con Ash.
Non si fidava molto di lei, ma Dean - a pensarci bene - non si fidava
quasi di nessuno.
Erano poche le persone delle quali poteva stare
tranquillo. Non che Ellen non fosse apposto, ma quel locale era
frequentato da molti cacciatori e se la notizia del loro nuovo,
stranissimo caso si fosse diffusa troppo anche loro sarebbero potuti
diventare curiosi, come Jo.
Quello che sapeva Dean non doveva saperlo
nessun'altro.
«Sammy
mi farà una sintesi dopo.» rispose alla sua ultima domanda,
prendendo poi la birra che Jo gli aveva ceduto per la seconda volta.
La
ringraziò con un altro sorriso e poi se la portò alle
labbra sorseggiandone il contenuto.
Accontentatolo
facilmente con un'altra birra, Jo annuì semplicemente con un
cenno della testa, gettando la bottiglia vuota in un cestino ad un
metro da lei.
Doveva
davvero essere una novità clamorosa: Ash aveva sfoderato il suo
vecchio computer polveroso che a primo impatto sembrava totalmente
inutilizzabile, Sam spiaccicava il suo naso sullo schermo brillante a
intermittenza e sua madre ora girava senza meta per i tavoli con il
chiaro scopo di distrarre gli altri cacciatori o peggio ancora
annunciando la straordinaria chiusura della RoadHouse per almeno un
paio d'ore.
Ora la curiosità la inghiottiva interamente.
Cosa
poteva costringere Ellen ad allontanare tutti gli altri cacciatori? Era
pur vero che non lavoravano mai in gruppo (se non in casi davvero
particolari come per esempio un'armata di zombie) ma allora
perchè quella precauzione? Per avere l'esclusiva su un caso che
comunque non avrebbe fatto seguire nemmeno a sua figlia? Molto sospetto.
«Credo
che il tuo Sammy farà una sintesi un po' a tutti dopo che questo
posto sarà totalmente spoglio del suo arredamento vivente.» lo
informò ironica passando le mani sotto il getto del rubinetto e
asciugandosele poi con un panno pulito, non staccando gli occhi dalla
porta che iniziava a cigolare.
«Ma
non preoccuparti, starò ben attenta a non assimilare alcuna
informazione. Sono diventata più o meno brava anche in questo!» disse non abbandonando quell'ironia che iniziava a sbiadirsi tra una parola e l'altra.
«E tu che credevi fosse impossibile non avermi tra i piedi!» lo
provocò inarcando un biondo sopracciglio in un'espressione
più da presa in giro che da vero e proprio rimprovero.
Prima
che Dean potesse chiederle come mai o roba del genere -anche se
dubitava fortemente che potesse farlo- sviò il discorso
proponendogli la scusa più idiota del mondo per uscire di
lì.
«Credo
che passerà un po' di tempo prima che tutti i cacciatori siano
andati via e che il computer di Ash abbia trovato quello che la
versione nervosa di Sam gli ha chiesto di cercare. Mi aiuti a caricare
le casse di birra, gamba di legno?» propose
sorridente afferrando un mazzo di chiavi dallo spoglio quadretto
assicurato al muro da un triste ed instabile chiodo arrugginito.
Jo
farfugliava qualcosa sulla sua capacità sempre migliorante del
fatto di passare inosservata da tutti. Dean non aveva ben capito cosa
intendesse dire ma la verità era che nemmeno le stava dando
ascolto.
Era distratto e il motivo era sempre lo stesso, non aveva
intenzione di pensare a qualcos'altro che non fosse "Sam e il caso
particolare".
Quella era una questione troppo personale - sottolineando
TROPPO, perché era di Sam che si trattava - e Dean poteva
mentire a suo fratello, ma non riusciva a mentire a se stesso.
Ellen
si mosse. Sembrava scossa e preoccupata e per non dare nell'occhio, o
almeno così sembrò che stesse facendo, iniziò a
raccogliere le ultime cose dai tavoli indicando a quei pochi clienti
l'uscita. Scortese da parte sua, ma era ovvio che lo stava facendo per
un motivo ben valido.
Probabilmente Ash e Sam avevano trovato qualcosa.
Dean sospirò e spostò lo sguardo dalla "donna di casa"
agli altri due impegnati sullo schermo di quello strano aggeggio che
Ash definiva un computer: era ricoperto di fili elettrici esterni e la
custodia trasparente lasciava intravedere tutti i meccanismi che
c'erano dietro quell'affare, lo schermo sembrava una vecchia lampadina
fulminata e la tastiera era irriconoscibilmente impolverata.
«Così sembra.» mormorò, notando anche lui che il locale sembrava essersi svuotato in un battibaleno.
Tornò
a guardare Jo e continuò a bere dalla bottiglia di vetro,
finendo la sua birra in poco tempo, e questa volta era cosciente.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Sono tornata più agguerrita di prima! Muahahah, questo è essere sadici.
Comunque, non siamo qui per dare aria alla bocca quindi vado a scrivere l'altro capitolo, arrivederci!
E leggete! u.u Se volete lasciare anche una recensione piccola piccola
potete farlo, ho ottenuto il permesso da Obama in persona! :D
Ok, è tardi e sto vaneggiando. Hasta la vista!
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