Scesi dall’aereo e con un respiro profondo presi la valigia
che mi porgeva la hostess. “Grazie.” Dissi con un
mezzo sussurro. Avevo pensato spesso a quel momento: il mio arrivo a
Londra. Quando avevo ricevuto la lettera per andare un anno a studiare
fuori ero stata felicissima. Fortunatamente ero una tra le
più brave della mia classe in inglese, e il fatto che la mia
nonna paterna Lylian fosse di origini londinesi aveva aiutato a
convincere i miei genitori a mandarmi a studiare lì. Era
stato un motivo di gran vanto per l’intera famiglia, infatti,
tutti gli studenti della scuola avevano fatto la domanda per quella
grande opportunità.Londra era in assoluto la
città che preferivo: la sua gente, il Big Ben, Westminster,
Buckingham Palace e Tower Bridge.
Mentre aspettavo la famiglia che avrebbe dovuto ospitarmi, entrai nel
negozio interno dell’aeroporto. C’erano davvero
molte cartoline di quei luoghi dove, di lì a poco, sarei
stata anche io. Uscii, dopo aver comprato un libro “Cime
tempestose”. Mi sentivo incredibilmente ansiosa di conoscere
quella famiglia; non sapevo nulla di loro, ne’ cognome,
ne’ quanti fossero i componenti. Non appena uscii dal
negozietto vidi una donna abbastanza alta, sulla quarantina, con
capelli castani fin sulle spalle e un’aria davvero simpatica.
Aveva un viso familiare, nonostante non avessi la più
pallida idea di dove avrei potuto vederla. Mi accorsi di essere la
ragazza che stava cercando, poiché la donna mi fece ciao con
la mano e disse: “Benvenuta a Londra, Claire. “
Sorrisi e ringraziai, avvicinandomi con la valigia alla mano destra e
la busta dello shop nella sinistra. “Grazie,
signora.”Mi avvicinai e mi porse la mano: “Io sono
Anne.” Non faceva altro che sorridere. Ero entusiasta di
essere capitata in una famiglia del genere. Era proprio la donna
ideale: simpatica, ma non invadente. “Sono lieta di
conoscerla, signora.” “Il tuo accento è
impeccabile, tesoro. Siamo proprio felici di averti qui.”
Siamo? Vidi una ragazza di qualche anno più grande di me che
si avvicinò a quella che catalogai subito come sua madre.
“Io sono Gemma.” Mi sorrise e mi strinse in un
forte abbraccio. Sorrisi di rimando e le seguii fuori
dall’aeroporto in una BMW nera. La ragazza mise la valigia
nel portabagagli e si mise a sedere accanto a me sul sedile posteriore.
“Benvenuta a Londra! L’uomo seduto alla guida
è Benjamine, il nuovo marito di mia madre, puoi chiamarlo
Ben; sai, i miei sono separati. E’ un tipo a posto, per me e
mio fratello va bene così.” Mi sussurrò
all’orecchio, una volta che l’uomo dai capelli
brizzolati mise in moto. “Non ti abbiamo presentato il
piccolo di casa, Harry. Sai” Continuò Anne,
voltandosi dalla postazione alla sinistra di suo marito. “Al
momento è in giro con i suoi amici. Spero sarai felice di
conoscerlo. Ha soltanto un anno più di te. “
“Oh, bene.” Pensai con un pizzico di euforia.
Almeno qui a Londra avrei avuto una sorella e un fratello
più grande. Non avevo nessun fratello o sorella naturale.
A Roma era tutto così complicato, che per me era stata una
grandissima svolta il fatto che avessero accettato la mia richiesta di
studiare a Londra.
Arrivammo di fronte ad un grandissimo cancello in ferro
battuto nero. All’interno c’era una grande villa in
stile Londinese. La casa non era esattamente al centro della
città, ma a cinque minuti di auto. Ben aprì il
cancello con un telecomando grigio con i pulsanti neri ed
entrò con l’automobile nel vialetto con il
brecciolino. L’abitazione era a due piani, molto grande e
accogliente. Entrammo nel salotto e Gemma mi aiutò a portare
al piano superiore la valigia. “Questa è la tua
camera.” Strabuzzai gli occhi nel constatare quanto fosse
carina e accogliente. Ovviamente, essendo la camera degli ospiti, non
era enorme; al contrario era confortevole. C’era un
copriletto sui toni dell’azzurro, una scrivania sotto la
finestra che emanava tanta luce, una grande libreria su una parete e su
quella di fronte una porticina: la cabina armadio. Avevo sempre sognato
di avere una camera del genere, era tutto quello che poteva servirmi.
Mentre stavo ammirando la bellezza di quella stanza, entrò
anche Anne, a braccetto di suo marito. “Potrai
tranquillamente appendere poster, foto…”
Esclamò con un sorriso. “Grazie mille.
E’ davvero splendida.” “Puoi decorarla
come vuoi” Continuò Ben. “E Gemma ti
darà una mano.” Dopo aver mangiato un tramezzino
al tacchino nella cucina dai toni del bianco, su uno sgabello nella
penisola, tornai in camera con Gemma. Aprii la valigia, ne estrassi i
libri, e il necessario per studiare. Cominciammo a riempire la grande
libreria che aveva ancora molti ripiani liberi. Infine presi il poster
del mio gruppo preferito: One Direction. Feci per appenderlo, quando
suonò il campanello. “Andiamo noi, state
tranquille.” Disse Ben, dal piano di sotto. Sentii delle voci
provenire dall’ingresso, ma in un primo momento non ci feci
caso.
Appesi con un po’ di nastro adesivo il poster con
quei cinque ragazzi che mi avevano cambiato la vita.
“Benvenuta in casa Styles.” Disse una voce che
conoscevo fin troppo bene.
Dieci occhi mi guardavano con un sorriso. La voce era del ricciolino,
Harry.
E a Seguito riconobbi con facilità i cinque
ragazzi del poster che avevo di fronte.
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