Alright
Alright
“Kuro-tan”.
“…”
“Ehi, Kuro-tan”.
“…”
“Guarda che lo so che stai ascoltando!”
“…”
“Kuro-tan, non mi ignorare!”
Non c’è nessun
motivo, assolutamente nessuno, per cui dovrebbe rispondergli, diamine.
Dev’essere notte fonda, e il riposo è sacrosanto.
Soprattutto se l’alternativa è sentire la voce di quel mago da strapazzo che parla in continuazione.
“…”
All’improvviso tace, e
darebbe quasi l’impressione di essere rassegnato alla sconfitta,
se solo non si trattasse di lui. Più che una resa, sembra una
ritirata strategica, preludio ad un attacco più serrato.
E, purtroppo, le sue previsioni sul suo conto si dimostrano sempre esatte.
“Kuro-tan, Kuro-rin, Kuro-puu, Kuro-pii, Kuro-sama …”
Girato su un fianco,
perfettamente immobile, una smorfia di fastidio gli deforma sempre
più il volto ad ogni soprannome idiota che la voce infantilmente
cantilena. Ma non cederà, non gli darà questa
soddisfazione …
“… Kuro-min, Kuro-pippi …”
… neanche morto …
“… Cagnone …”
Kurogane si volta di scatto,
inviperito, e riesce a stento a trattenersi dallo sguainare Ginryuu.
“La vuoi smettere?” Sbraita, al limite della sopportazione.
L’idiota non sembra
affatto spaventato dal suo scatto d’ira: si porta, invece, un
dito alle labbra, ridendo compiaciuto. “Sei proprio un paparino
maldestro: così sveglierai Syaoran-kun e Mokona “, ha il
coraggio di dire, indicandoli con un cenno del capo.
L’uno accanto
all’altro, avvolti nel mantello da viaggio del ragazzo, dormono
tranquillamente a pochi metri di distanza da lui, apparentemente
inconsapevoli di quello che sta succedendo. Il ninja sbuffa.
Se dovessero svegliarsi sarebbe colpa sua, non certo mia.
Gli lancia un’occhiata
accigliata, sedendosi più dritto. Che fosse sveglio da un
po’, se n’era accorto: la sua abituale posizione di riposo
è quella di uno che rischia il soffocamento -col viso premuto
contro il mantello, a pancia in giù-, e invece era da un
po’ che se ne stava lì disteso supino senza muovere un
muscolo. Lo aveva sentito spostarsi. E anche adesso, del tutto
incurante, si limita a parlargli da sdraiato, voltando solo il collo
per guardarlo.
Sembra più sveglio che mai, in ogni caso.
“E allora? Che vuoi a
quest’ora?” Chiede, scorbutico, ma questa volta abbassa la
voce: non ha nessuna intenzione di disturbare il sonno di chi riposa,
come invece un certo Fay D. Flourite ama fare. “E prega che sia una cosa
seria: Ginryuu muore dalla voglia di prendere un po’ d’aria
…”
“Ma certo che è
una cosa seria!” Il mago si mette seduto con un unico movimento,
incrociando le gambe sul mantello, e sorride, enigmatico. “Mi
è appena capitata una cosa straordinaria, Kuro-rin. Ti andrebbe
di sapere di che si tratta?”
E Kurogane si irrigidisce,
sull’attenti: perché conosce quel sorriso. E’ sempre
lo stesso, stupido sorriso che gli rifila quando deve tirar fuori
un’altra delle sue idee balzane, ma preferisce prima godersi
l’aspettativa delle sue parole, come un bambino. Ha imparato a
temere quel sorriso, perché è sempre, sempre fonte di
fastidi e guai.
Ma non vede più quel
sorriso inquietante da tanto, probabilmente dal disastro in cui ha
dovuto trasformarsi in vampiro. Non ha assolutamente idea di come si
misuri il tempo con tutti questi continui spostamenti spazio-temporali
o quello che è, ma si basa su un personalissimo sistema di
misurazione che conta quanto spesso i membri del gruppo cambino
atteggiamento, per questo sa che ne è passato tanto. Il che pone
premesse sufficienti per essere così diffidente -più del
solito, ad ogni modo.
“Non fingere di chiedere
il mio parere quando faresti comunque di testa tua”, ribatte,
esasperato. “Parla e basta, senza farla troppo lunga.”
“Oh! Kuro-pon muore dalla voglia di ascoltare il mio racconto!”
Rieccolo, a manipolare la
realtà come gli è più comodo. Come diavolo riesce
a stare calmo con un individuo del genere? “Ehi, tu
…”
“Non serve essere
così impaziente, ti accontento subito!” Lo interrompe
l’altro, con un sorrisetto soddisfatto, e davvero questa volta
Kurogane si trattiene per pura forza di volontà dal farlo a
fette. “E’ stata una giornata estenuante oggi, con
l’arrivo in questo nuovo mondo e con l’esplorazione, e alla
fine ero anche abbastanza stanco: così, sai, credevo che avrei
dormito senza interruzioni. Ma così non è stato.”
“Se eri così stanco, perché hai deciso di seccarmi a quest’ora?” Brontola Kurogane.
“E’ proprio questo
il punto!” Lo vede sporgersi in avanti con aria seria, come se
stesse parlando di un importante affare di stato. “Stavo
dormendo tranquillamente, quando all’improvviso mi sono ritrovato
sveglissimo. Per nessun motivo apparente, sembrava. E allora ho
cominciato a pensare …”
Rapidamente si porta una mano sotto il mento, alzando gli occhi al cielo e mimando un’espressione pensierosa. “Avrò sentito avvicinarsi qualche minaccia?”
Finge di chiedersi a voce alta, da esibizionista qual è. Non ha
fatto tutto quel chiasso quando si è svegliato, ne è
sicuro. “Così mi sono guardato intorno da ogni parte, alla
ricerca di eventuali pericoli, ma ho visto che tu, Kuro-myu, continuavi
a riposare, e quando c’è qualche pericolo lo fiuti
all’istante …”
“Ripeto, non sono un dannato cane!”
“… e così
mi sono fermato. La serata era tranquilla, non c’era niente in
movimento. E poi ho pensato di colpo: va tutto bene.”
L’idiota tace, indirizzandogli un sorriso largo, probabilmente creando un’altra delle sue pause ad effetto.
Detesta dovergli sempre dare soddisfazione, ma pare non ci sia altra scelta.
Mette da parte l’orgoglio a malincuore. “E poi?”
Il mago gli rivolge uno sguardo di genuina sorpresa. “E poi? Non ti sembra sufficientemente straordinario quello che ti ho detto?”
Kurogane si irrigidisce. “Eh?”
“Il racconto è finito, Kuro-sama. Non c’è niente poi.”
Cosa fa, lo prende in giro?
Lui sfodera di nuovo
quell’espressione carica di sottintesi, fissandolo. “Va
tutto bene, è questo il motivo per cui mi sono svegliato,
è questo l’elemento insolito che percepivo. Va tutto bene, Kuro-tan.”
E non aggiunge altro: non serve.
Perché Kurogane ha già capito.
Più che la frase, ha rilevanza il tono di cauta, incredula sorpresa che il mago ha assunto.
Sperimentare la libertà, dopo tanto tempo, non è un affare di poco conto.
Il verso di un animale
notturno in lontananza interrompe il flusso dei suoi pensieri; Kurogane
lo fissa, mentre lui stira le braccia in alto, con un sospiro
soddisfatto, e rivolge un sorriso mite alle due lune che si intravedono
tra i rami degli alberi sopra di loro.
“Va tutto bene perché quel bastardo di Fei Wong è morto?” Gli chiede.
Gli occhi dell’altro si
restringono, ma il sorriso è ancora lì. Scuote piano il
capo. “Va tutto bene perché tutti noi siamo dove vogliamo
essere.”
Torna a guardarlo negli occhi. “Eh, Kuro-run? Non ho ragione?”
Si è sbagliato. A ben
guardarlo, non è lo stesso, stupido sorriso che gli rifila di
solito. E’ un po’ meno stupido, questo.
Forse perché non è più fastidiosamente falso.
Se non sta includendo anche se stesso, in quel tutti noi, questa volta lo ammazza davvero.
Sbuffa, e inconsciamente
rilassa i muscoli delle spalle. “Parla per te. Ascoltare uno
stupido mago che soffre di insonnia è il modo più inutile
di trascorrere il tempo.”
“Come sei crudele! Pensavo saresti stato felice di sentirmi aprire tanto il mio cuore a te!”
Che idiota.
“Perché mai dovrei essere felice per una cosa del
genere?” ribatte, e gli scocca un’occhiataccia. “Di
tutti i dannati momenti in cui potevi metterti a fare riflessioni
esistenziali sulla tua vita, dovevi scegliere proprio adesso, nel cuore
della notte, quando non rischi più la tua pellaccia?”
Non è più
arrabbiato, ormai. Forse dal Regno del Giappone, quando per la prima
volta lui gli ha dimostrato di saper usare la zucca, e di non
rincorrere più propositi suicidi che erano costati loro tempo e
agitazione. Però ci tiene ugualmente a fargli sapere che i
suddetti propositi sono stati la trovata più stupida che potesse
inventare per complicare le cose. Gli sembra il minimo, dal momento che
è un miracolo che siano ancora tutti interi per questo …
“Sono in ritardo, eh?” Gli chiede all’improvviso il mago, semplicemente.
Ha uno sguardo strano, tutt’a un tratto.
“Ci puoi giurare”, grugnisce Kurogane in risposta.
Un sorriso mesto e un’espressione ferma e consapevole sono la risposta. “Mi dispiace”, dice.
Kurogane tace.
E poi, ancora una volta, gli
viene dimostrato che avrebbe fatto tanto meglio a non rispondergli,
poco prima. L’altro allunga una mano, e comincia a dargli pacche
sulla testa, come a un bravo cagnolino ubbidiente. “Su, su! Non
dovrai più preoccuparti di questo, paparino. Abbiamo tanto altro
a cui pensare!” Esclama, di nuovo gioviale. Come accidenti fa a
cambiare umore così in fretta? “Ci sono ancora da
recuperare gli altri Syaoran-kun e Sakura-chan, e prima o poi troveremo
il modo di farcela, perché Syaoran-kun ci crede. E nel
frattempo, i nostri pargoli avranno bisogno di noi, così
dobbiamo fare i bravi genitori e occuparci di Syaoran-kun e Mokona
quando si sentiranno giù o quando si faranno male. E poi ci sono
i nostri amici da salutare, nuovi mondi da vedere, vecchie dimensioni
da ritrovare …”
“Continua pure a blaterare senza senso da solo, io torno a dormire.”
Si gira su un fianco,
liberandosi dalle pacche fastidiose, ben deciso a fargli capire che
è davvero ora di darci un taglio. Lo sente ridacchiare tra
sé, perfettamente rilassato.
“Buonanotte, Kuro-rin.”
E dai fruscii e rumori,
Kurogane capisce che dev’essersi girato prono, questa volta, e
che magari ora ha intenzione di dormire senza pensare troppo. Il
silenzio totale che segue, interrotto solo dal soffio del vento tra gli
alberi e quegli strani versi notturni, sembra confermare
l’ipotesi.
Tira un sospiro, decidendosi a richiudere gli occhi.
“Va tutto bene perché tutti noi siamo dove vogliamo essere. Eh, Kuro-run? Non ho ragione?”
Sogghigna tra sé, soddisfatto.
Meglio tardi che mai, stupido mago.
---
E' facile che ci si svegli nel cuore della notte per pensare a
chissà quanti problemi. La cosa che invece non capita spesso
è svegliarsi proprio per assaporare la mancanza totale
di problemi. E per personaggi come Fay, che libero da disgrazie e
problemi non lo è stato mai finora, la cosa dev'essere
particolarmente difficile. E particolarmente sconvolgente. Ho voluto
auspicare esattamente questa felicità per lui, alla fine della
serie: perché lui, come anche gli altri, se l'è
guadagnata a caro prezzo, quella felicità. E Kurogane non
poteva, ancora una volta, che essere presente in questo ulteriore passo
in avanti -perché lui è l'unico a poterlo capire davvero,
e lo sanno entrambi.
Padme Undomiel
|