In the desert of the moon
Titolo: In
the desert of the moon
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 2341 parole fiumidiparole
]
Personaggi:
Sanji Black-Leg, Roronoa Zoro
Genere: Generale,
Fluff, Sentimentale, Vagamente Ironico
Rating: Giallo
Avvertimenti:
Shounen ai, Alabasta Arc, What if?
Colourful Red: #10.
Tuorlo
Tabella/Prompt: Cibo
› 08. Marzapane
One hundred prompt: 7°
Argomento: Astronomia › Pianeta
Binks
Challenge: 21° Deserto
› 03° Speranza
Una ficcy... al prompt: 21.
Astronomia › 85. Misure
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Sanji
volse lo sguardo verso il cielo dopo aver controllato la mappa
spiegazzata fra le sue mani, osservando le stelle per essere sicuro
della posizione in cui lui e Zoro, distante di qualche passo, si
trovavano.
Ore addietro, prima ancora che calasse
la notte, avevano lasciato Yuba
per andare alla ricerca di cibo, vagando alla cieca senza riuscire a
trovare nulla; solo in seguito, quand'erano capitati in un'oasi ormai
prosciugata, avevano almeno potuto raccogliere qualche frutto
dall'aspetto invitante e lo spadaccino si era anche caricato sulle
spalle la carcassa di un lupo del deserto, morto da meno di un giorno e
ancora mangiabile, secondo il parere del cuoco. Aveva imparato a sue
spese che non andava sprecato nulla né andava gettato
ciò
che si poteva ancora consumare, e se quel lupo avrebbe potuto
finalmente riempire i loro stomaci prima dell'incontro con quel
famigerato Crocodile, beh... allora era più che deciso a
portarselo dietro, spellarlo per bene una volta arrivati a destinazione
e a cucinarlo alla ciurma e a quel curioso vecchietto di nome Toto.
Al pensiero di uno spezzatino, il suo
stomaco si fece sentire a gran
voce e reclamò cibo che lui, in quel momento, non avrebbe
potuto
dargli, poiché non aveva la benché
minima intenzione
di cominciare a preparare il lupo lì, anche
perché non
avrebbe avuto gli strumenti necessari per farlo e dubitava che Zoro,
fissato com'era con quelle sue dannate spade, gliele avrebbe prestate
per tosare l'animale e farne a pezzi la carne. Sospirò e
distolse lo sguardo dalle stelle, infilando una mano al di sotto del
cappuccio per grattarsi distrattamente il capo. Magari avrebbero potuto
mangiare qualche frutto che avevano raccolto per placare i morsi della
fame...
«Ohi, cuoco... sei sicuro che
questa sia la direzione
giusta?» La voce di Zoro lo distrasse e si voltò
appena
verso di lui, vedendolo sistemarsi meglio in spalla la carcassa del
lupo. Dal canto suo, guardandosi intorno, lo spadaccino non vedeva
altro che una vasta distesa di sabbia che si perdeva per chilometri e
chilometri, e gli sembrava alquanto strano che quello scemo sapesse
esattamente dove stavano andando. Poteva capire Vivi - in fondo era il
suo regno, quello, ed era merito suo se erano arrivati fino a Yuba -,
ma quel damerino aveva passato tutta la vita in mezzo al mare... cosa
diavolo poteva saperne di un deserto?
Sanji sollevò un
sopracciglio, sbuffando ilare prima di tornare
a guardare avanti e fargli cenno di allungare il passo. «Sin
da
bambino ho vissuto su una nave nell'oceano e sono stato un marinaio,
marimo», sembrò volergli ricordare poi, resistendo
all'impulso di arraffare l'accendino per dar finalmente fuoco a quella
pagliuzza che aveva fra le labbra da una buona manciata di minuti. La
cartina si era ormai inumidita e presto o tardi si sarebbe mangiato il
tabacco all'interno del cilindro, ma, ora come ora, poco gli importava.
Il sapore che danzava sulle sue papille gustative riusciva a calmarlo
comunque. «So leggere le stelle. Me l'ha insegnato Paty, uno
dei
cuochi che lavora al Baratie».
«Io non so un accidente di
astronomia».
«Non ne dubitavo»,
ironizzò, e Zoro si
accostò a lui appositamente per fulminarlo con lo sguardo.
«Ohi, mi stai dando
dell'idiota?» borbottò,
già pronto ad afferrarlo per il bavero dei vestiti e fare a
botte; Sanji alzò subito una mano in segno di resa,
mordicchiando ancora una volta il filtro già umido della
sigaretta.
«Sta' calmo, gorilla tutto
muscoli. Non mi sembra nemmeno che sia
il momento adatto per metterci a litigare», gli fece notare,
sorridendo nel vedere lo spadaccino sbattere le palpebre e poi,
storcendo il naso come se fosse appena stato costretto ad inghiottire
letteralmente un rospo, bofonchiò chissà cosa tra
sé e sé e annuì, convenendo con lui.
Bene. Almeno
su qualcosa erano d'accordo. «Quanta
acqua è rimasta, piuttosto?»
Pur lanciandogli un'ultima occhiataccia,
quasi volesse averla vinta
comunque lui, Zoro mise da parte i diverbi e, avvolgendo il braccio
intorno alla vita del lupo per evitare che gli cadesse,
trafficò
con il legaccio che teneva fissata la borraccia alla cintura,
stappandola con i denti per controllarne l'interno; richiusa e rimessa
al proprio posto, fece spalluce. «Quattro sorsi per uno,
più o
meno».
«Otto sorsi d'acqua... se li
dosiamo bene dovrebbero bastare»,
affermò Sanji, guardandosi intorno con attenzione, almeno
per
quanto la luce lunare glielo permettesse, prima di indicare
con un cenno della mano una costruzione di pietra che si ergeva a
metà nella sabbia, essendo stata sicuramente seppellita da
probabili tempeste. «La
vedi quella? L'abbiamo
incontrata poco dopo essere usciti da Yuba, quindi siamo abbastanza
vicini. Ancora un paio d'ore di cammino, non di
più».
Zoro imprecò a denti stretti,
e stavolta fu lui a sollevare lo
sguardo verso il cielo. Quand'erano partiti sotto ordine di Nami non
aveva creduto che avrebbero sfacchinato così tanto per
spostarsi
anche solo di pochi chilometri, anche se avrebbe dovuto immaginarlo sin
da subito. Avevano impiegato un mucchio di tempo per giungere a Yuba,
cosa gli aveva dato la certezza che non arebbe stato lo stesso per
lasciarla? E il lato negativo della cosa era proprio il caldo che si
pativa in mezzo a quel dannato deserto, però, se non voleva
rischiare di beccarsi qualcosa e stramazzare con il viso sulla sabbia,
avrebbe dovuto tenersi addosso tutto il vestiario che indossava,
copricapo incluso. Con gli abiti locali sembravano tutti dei perfetti
idioti, ma almeno ne sarebbero usciti vivi.
«Quando questa storia
sarà finita, ho intenzione di
preparare a tutti voi un pranzo da re». Sanji
ridacchiò
d'un tratto tra sé e sé, come se invece di
parlare con
Zoro stesse informando se stesso di quella decisione.
«Quintali
di carne alla griglia per Rufy, dolci di marzapane e tuorli d'uovo
bollito a forma di mostro marino per Usopp e Chopper, una torta al
cioccolato fondente per le mie bellissime Nami-san e Vivi-chan...
potrei anche essere magnanino e decidere di prepararti qualche onigiri
fuori mano e rifilarti il mio sake migliore, marimo», la
buttò lì in tono distratto, tanto che Zoro si
accigliò.
«Come mai sei così
stranamente di buon umore?»
Sanji scrollò semplicemente le spalle, gettando finalmente
la sigaretta in tasca. Tanto sarebbe stata inutilizzabile, e, in quel
momento, non avrebbe comunque fumato. «Sarà l'aria
del
deserto. Oppure sto cominciando ad avere le allucinazioni, che ne
sai», replicò sarcastico, scoccandogli un'occhiata
prima
di sorridere, divertito. «Magari in questo momento ai miei
occhi
sei un miraggio e ti sto immaginando come una bellissima donna, per
quanto potresti saperne».
Zoro sentì un brivido
corrergli lungo la schiena, e fu certo che
la colpa non fosse da imputare all'aria fresca che, durante la notte,
si innalzava fra le dune. «Spero vivamente che tu stia
scherzando, ricciolo».
«Certo che sto scherzando!» rimbrottò
immediatamente Sanji, arricciando il naso. E sì che l'aveva
messo in mezzo lui, quello stupido discorso da quattro soldi.
«Nemmeno un miraggio riuscirebbe a rendere un armadio a
quattro
ante come te, per di più con quel brutto muso che ti
ritrovi, favoloso come
una bella donna avvenente... è psicologicamente impossibile,
anche volendo».
«Non so se prenderla come un'offesa o come un
complimento».
«Prendila come vuoi,
marimo», bofonchiò nel sentire
fin troppo bene la nota sarcastica nelle parole del Vice Capitano. «Ma
per una volta ti
converrebbe approfittare della mia gentilezza senza stare sempre a
lamentarti».
Zoro si lasciò sfuggire uno sbuffo ilare, picchiettando
il dorso peloso del lupo. Era ancora morbido e per
niente rasposo come aveva immaginato che sarebbe diventato una volta
morto, e, se avesse potuto, si sarebbe volentieri fermato e appisolato
da qualche parte, usandolo come cuscino.
A quel pensiero scosse il capo, guardando finalmente il compagno.
«Strano, di solito la gentilezza la riservi alle donne...
anche
se non ti si filano nemmeno di striscio».
«La speranza è
l'ultima a morire, non lo
sai?» replicò il cuoco, anche se non sembrava lui
stesso
convinto delle parole appena pronunciate. E, probabilmente intuendolo,
Zoro agitò semplicemente una mano per liquidare la faccenda.
A
volte anche lui capiva quando non era il momento di infierire su
qualcosa, e quel frangente era uno di quelli.
«Ah, lascia perdere, cuoco. Vediamo di darci una mossa,
piuttosto».
Sanji parve cogliere al volo
quell'occasione di tacere, non
volendo intraprendere per niente quel determinato discorso. Amava le
donne, venerava le donne, avrebbe fatto di tutto per una donna... ma
non sembrava avere con loro il successo che desiderava. Per una volta,
e detestava ammetterlo, era maledettamente d'accordo con quanto aveva
detto Zoro, anche se non glielo avrebbe confessato nemmeno morto.
Bizzarro. Davvero
bizzarro.
Trovarsi a concordare con qualcosa detto da quella testa d'alghe era la
prova che il mondo stesse andando a rotoli, poiché lo
spadaccino
era l'ultima persona sull'intero pianeta che avrebbe potuto avere voce
in capitolo su qualcosa, secondo il suo modesto parere. Per
carità, Zoro era forte, bravo a combattere con la spada e
maturo
all'occorrenza, ma di donne non ne capiva davvero un accidente. Non
bastava essere un bell'uomo - e quel marimo lo era, negarlo sarebbe
stato stupido - per far breccia nel cuore delle donne... no? Altrimenti
lui avrebbe avuto milioni di donne già da un
pezzo. A quel
suo stesso pensiero, Sanji sospirò, sentendosi stranamente
demoralizzato. Non bisognava fare di tutta l'erba un fascio, non erano
necessari due pesi per due misure e di donne ne era pieno il mondo,
però, accidenti, forse era proprio lui quello che non
andava.
Aveva per caso una maledizione che scacciava il genere femminile da
lui? Bah, avrebbe tanto voluto saperlo e mettere ordine nel suo
cervello.
Troppo preso da quelle sue stupide turbe
- perché, aye,
in mezzo al deserto era alquanto stupido pensare ad un bel seno
prosperoso e a quanto sarebbe stato bello toccarlo -, non fece
attenzione a dove metteva i piedi e inciampò in un sasso
nascosto fra la sabbia, e fu solo grazie al pronto intervento di Zoro,
che lo aveva immediatamente afferrato per un braccio, che non si
sfracellò la faccia contro il rialzamento di pietra che un
tempo, prima della guerra, era appartenuto alla fiancata di una casa.
Merda, ci era mancato maledettamente poco.
«Si può sapere a che diavolo stai
pensando?»
bofonchiò il Vice Capitano in tono di rimprovero, mollandolo
solo dopo averlo rimesso in piedi lui stesso. «Guarda
dove vai, idiota d'un cuoco».
Preso alla sprovvista, Sanji
ringraziò il cielo che fosse
notte e lo spadaccino non potesse vederlo con attenzione in viso,
poiché si sentì andare letteralmente le guance in
fiamme
per l'imbarazzo. Aveva fatto la figura del completo stupido... per di
più con quel cretino di Zoro, accidenti. «Il bue
che dice
cornuto all'asino», volle comunque ribattere, per quanto
sapesse
che stavolta le parole di quello scemo d'un marimo non erano poi
così lontane dalla verità. «Tieni
stretti quel lupo, piuttosto»,
soggiunse, ricomponendosi per fulminarlo con lo sguardo e indicarlo poi
da capo a piedi con indice e medio. «Se
ti azzardi a perderlo, o se solo provi a perderti tu stesso, vengo a
cercarti, ti sfondo il culo a suon di calci e ti ci metto a te a
rosolare sul fuoco».
Zoro
sollevò un sopracciglio. «Bella prova, cuoco. Ti
prenderò sul serio solo quando riuscirai a stare in piedi
con le
tue stesse gambe», lo prese in giro, ignorando gli epiteti
ben
poco cordiali che gli vennero immediatamente lanciati contro da Sanji,
che si calmò solo una buona ventina di minuti dopo, un po' a
causa del sonno che gravava su entrambi e un po' a causa della
stanchezza. A suo dire erano quasi arrivati - aveva visto un altro
punto di riferimento, per quanto lui, all'andata, non avesse poi fatto
caso a qualcosa più di tanto -, anche se la strada da fare
era
ancora piuttosto lunga. E se contavano il fatto che quasi non si
reggevano più in piedi, beh... la vedeva dura.
«Forse ci converrebbe fermarci
per riposarci un
po'», si fece sentire d'un tratto Sanji, levandosi il
cappuccio e
indicando con un cenno del capo una concava naturale
scavata nella
roccia dalla sabbia e dal vento durante i secoli. «Lì
dentro saremo al sicuro da eventuali tempeste».
«Era ora», bofonchiò Zoro.
«Stavo morendo di sonno».
«E perché diavolo non me l'hai detto?»
«Tanto non mi avresti
ascoltato, che senso aveva?»
ironizzò, dirigendosi a passo di marcia verso il punto
precedentemente indicato dal cuoco, che se n'era rimasto indietro a
borbottare tra sé e sé per quella scarsa
considerazione.
Però, tutto sommato, lo spadaccino aveva ragione: non gli
avrebbe dato retta e avrebbe continuato per la sua strada, visto che
era risaputo che Zoro dormisse a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Scuotendo il capo per scacciare quei
pensieri, Sanji lo
raggiunse, vedendolo sistemare la carcassa di quel lupo - carcassa che
stava cominciando un po' a puzzare, a dirla tutta - in un angolo,
liberarsi della giacca e distenderla sulla sabbia, così da
ricavare un giaciglio improvvisato sul quale avrebbe potuto riposare
senza problemi, cosa che fece qualche istante dopo con un lungo sospiro
soddisfatto. E, accidenti a lui, quel letto arronzato aveva proprio
l'impressione di essere abbastanza comodo. Senza nemmeno rifletterci su
più di qualche secondo, quindi, si sdraiò a sua
volta nel
poco spazio rimastogli e si addossò allo spadaccino,
avvolgendogli un braccio intorno ai fianchi. E Zoro aprì di
scatto gli occhi nell'avvertire quel contatto, abbassando lo sguardo
sulla sua zazzera bionda.
«Ohi, che
diavolo...?» cominciò
incredulo, ma Sanji gli tappò immediatamente la bocca.
«Non azzardarti a dire niente, marimo»,
borbottò di
rimando, allontanando la mano solo per sistemarsi meglio contro il suo
petto. Era solo per stare al caldo che si era avvicinato a
quell'idiota, mica per altro... o almeno fu con quella scusa che
cercò di convincere se stesso, tanto che si maledisse
mentalmente per quel pensiero. Sbuffò, abbassando le
palpebre.
«Vedi di dormire, chiaro? Appena farà giorno ci
rimetteremo subito in marcia. Buonanotte».
Zoro lì per lì si
accigliò per quel suo
modo di fare, però, una volta passato lo smarrimento
iniziale
che lo aveva colto, si ritrovò a sollevare un angolo della
bocca
in un sorriso, incrociando un braccio dietro alla testa per portare
contro di sé il cuoco con l'altro, godendosi il calore che
stava
cominciando a disperdersi nei loro corpi.
Una tregua del genere non era male, una
volta ogni tanto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Aye, aye,
purtroppo lo so. Ci ho messo secoli
per
aggiornare questa raccolta, l'ultima storia risale a... non ne go la
minima idea, ma risale a troppo tempo fa con quella ZoNami Nakamaship.
L'ho un po' trascurata a favore di altre raccolte, altre long fiction e
altre one-shot, e la cosa mi dispiace molto, moltissimo, visto
che quando l'ho
cominciata ero davvero contentissima, essendo la prima raccolta che
avevo
intenzione di postare sul fandom appena arrivata
Comunque sia, credo che alla fine le storie non saranno più
trenta, bensì cinquanta. Giacché io scrivo
principalmente
ZoSan, conclusa questa sarebbe stupido cominciare un'altra raccolta che
segue più o meno la stessa base di questa, quindi mi
conviene
incorporare i nuovi capitoli in una sola e cambiare quel Thirty in
Fifty, anche se Thirty mi piace di più *rotola*
Non so se lascerò quel numero o meno, anche
perché per me significa qualcosa, ma si vedrà
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
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Farai felici milioni di
scrittori.
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